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domenica 19 settembre 2021

Bergoglio nemico di donne e gay. - Cinzia Sciuto



Nelle recenti dichiarazioni il pontefice ribadisce la linea della Chiesa: l’aborto è omicidio e il matrimonio è solo fra uomo e donna.

Quando papa Bergoglio è in alta quota perde i freni inibitori che a terra lo fanno essere prudente e circospetto, e si lascia andare a dichiarazioni sperando forse che rimangano fra le nuvole. E invece le sue parole atterrano con lui. E sono parole pesanti che smentiscono ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la vulgata del papa “progressista”. Certo, per scoprire cosa ha detto bisogna leggere i giornali giusti: l’AvvenireLiberoil Foglio. Già, perché la Repubblica e il Corriere della Sera, comprensibilmente in imbarazzo giacché da anni strombazzano la narrazione del papa progressista, titolano sulla parte più innocua del discorso del papa, quella sul cardinale Burke, novax finito in terapia intensiva.

E allora, rivolgiamoci alla fonte più autorevole per vedere invece le cose più significative che ha detto il papa. Il titolo dell’Avvenire non può essere più chiaro: “Il Papa: l’aborto è omicidio. Il matrimonio solo tra uomo e donna”. E riporta le testuali parola di Bergoglio: “L’aborto è più che un problema, è un omicidio. Chi fa un aborto uccide. Nei libri di embriologia alla terza settimana del concepimento tutti gli organi sono già formati. È una vita umana e va rispettata. Principio chiaro. E a chi non lo capisce farei due domande: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Scientificamente è una vita umana. E per questo la Chiesa è così dura su questo argomento, perché se accettasse questo, è come se accettasse l’omicidio quotidiano”.

La storia del sicario (che sarebbe il medico che fa abortire una donna) è già stata usata da questo papa, niente di nuovo dunque. E il richiamo alla scienza è francamente del tutto strumentale: la scienza descrive un percorso biologico che inizia con l’incontro di due gameti e si conclude con la nascita di un bambino. Introdurre discontinuità in questo percorso è una scelta etica che va compiuta alla luce di diverse considerazioni (a partire dalla tutela della salute e della autonomia di chi una vita umana piena e compiuta lo è già, ossia la donna che la vita umana in formazione porta in grembo). Le parole del papa, pronunciate a pochi giorni dall’approvazione di una agghiacciante legge sull’aborto in Texas, che di fatto rende illegale l’aborto in qualunque circostanza (incluso stupro e incesto) oltre la sesta settimana (quando una donna spesso non sa neanche di essere incinta), chiariscono ancora una volta come la libertà, l’autodeterminazione e la libertà delle donne non abbiano posto nella dottrina della Chiesa.

Quanto al matrimonio, ecco le parole del papa: “Il matrimonio è un sacramento e la Chiesa non ha il potere di cambiare i sacramenti così come il Signore li ha istituiti. Ma ci sono leggi che cercano di aiutare la situazione di tanta gente di orientamento sessuale diverso. È importante che vengano aiutati, ma senza imporre cose che per la loro natura nella Chiesa non vanno. Se una coppia omosessuale vuole condurre la vita insieme, gli Stati hanno possibilità civilmente di sostenerli, di dargli sicurezza di eredità, di salute. I francesi hanno una legge su questo non solo per gli omosessuali, ma per tutti coloro che vogliono associarsi, ad esempio tre vedove che vogliono vivere insieme. Ma il matrimonio è matrimonio, è l’unione tra un uomo e una donna”. Il ragionamento di Bergoglio è ineccepibile sul piano dottrinale: per la Chiesa il matrimonio è un sacramento ed è possibile solo fra uomo e donna. Bene. Peccato che al papa sfugga che il matrimonio prima di essere un sacramento è un istituto civile ed è lo Stato, non la Chiesa, a stabilirne le caratteristiche. Non si vede dunque per quale motivo lo Stato non dovrebbe aprire il suo istituto agli omosessuali, come già in altri Paesi, lasciando naturalmente la Chiesa libera di celebrare il matrimonio religioso fra chi vuole lei. La confusione sul punto, specie in Italia, è alimentata anche dal fatto che nel nostro Paese i due istituti – il matrimonio civile e quello religioso – sono distinti sul piano del diritto, ma spesso coincidono sul piano temporale. Grazie al matrimonio concordatario, infatti, i preti sono investiti del ruolo di ufficiali civili e di norma in Italia contestualmente al matrimonio religioso (cattolico) viene celebrato quello civile. Val la pena ribadire che questa è un’anomalia che riguarda solo alcuni Paesi, fra cui l’Italia appunto. In altri Stati i due istituti rimangono separati e il matrimonio civile viene celebrato nelle sedi civili, di fronte a funzionari civili, di norma prima dell’eventuale rito religioso. Che agli occhi dello Stato, dunque, non ha nessun valore.

Chi sostiene la vulgata del papa progressista di fronte a queste posizioni palesemente reazionarie di solito risponde che ok è vero, Bergoglio è un tantinello conservatore sul fronte dei diritti civili, ma vuoi mettere sui diritti sociali? Chi è che ormai difende i diritti dei lavoratori? Chi è che si schiera in difesa della madre terra? Su questo punto due brevi osservazioni: la prima è che la distinzione fra cosiddetti diritti “civili” e “sociali” fa acqua da tutte le parti. Una donna lavoratrice che di fronte a una gravidanza indesiderata non sa cosa fare dovrebbe essere tutelata nella sua interezza: come lavoratrice senza l’incubo di sentirsi sotto ricatto e come donna pienamente in grado di decidere sul proprio corpo e sulla propria vita. La seconda osservazione è che il presunto progressismo sociale di Bergoglio è esso stesso una grande illusione. Come ha argomentato Marco Marzano, “su questo terreno la Chiesa si limita infatti ad auspicare che nella società non si producano conflitti insanabili, che i ricchi siano capaci di misericordia per i poveri, che le classi e i gruppi sociali convivano in armonia e senza troppe lacerazioni, che le persone non si impegnino così tanto a fare affari al punto di dimenticarsi di Cristo e soprattutto della sua sposa”. Soprattutto continua Marzano, “questo non è mai il terreno delle scomuniche o delle condanne esplicite”, come invece accade quando a essere in gioco sono i cosiddetti temi etici. Qui la Chiesa è pronta a scendere in campo con tutta la sua forza. E ne ha ben diritto, sia chiaro. Che sia però anche chiaro che, per chi ha a cuore i diritti (senza aggettivi), si tratta di un’avversaria.

(credit foto ANSA / Tiziana FABI / POOL / AFP)

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giovedì 12 febbraio 2015

Divorziati e risposati, cardinale Burke contro Bergoglio: “No ad aperture”. - Francesco Antonio Grana

Divorziati e risposati, cardinale Burke contro Bergoglio: “No ad aperture”

Il porporato americano, a cui il Papa ha affidato l’incarico onorifico di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, si scaglia contro di lui: "Non posso accettare che si possa dare la comunione a una persona che sta vivendo un’unione irregolare perché è adulterio. L'unione tra omosessuali non ha niente a che fare col matrimonio"

“Resisterò al Papa se ci saranno le aperture ai divorziati risposati e ai gay. Non posso fare altro”. Nuovo durissimo attacco del cardinale statunitense Raymond Leo Burke, tra i principali oppositori, anche nel Sinodo dei vescovi sulla famiglia dell’ottobre 2014, della linea aperturista incoraggiata da Bergoglio. Burke, classe 1948, nativo di Richland Center nel Wisconsin, viene nominato vescovo da san Giovanni Paolo II che lo ordina personalmente nella Basilica Vaticana il 6 gennaio 1995. Ma èBenedetto XVI a imporgli la berretta cardinalizia nel 2010 e ad affidargli il prestigioso ruolo di prefetto del Supremo Tribunaledella Segnatura Apostolica, la “Cassazione vaticana”. Ruolo dal quale Bergoglio lo ha rimosso, subito dopo il Sinodo, per affidargli l’incarico onorifico di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Una rimozione che, però, non è stata una conseguenza della posizione contraria al Papa che Burke ha assunto durante le due settimane di dibattito sinodale. Già prima dell’assemblea, infatti,Francesco gli ha aveva comunicato la sua intenzione di spostarlo dal vertice della “Cassazione vaticana”, ma che avrebbe voluto farlo soltanto dopo il Sinodo per fargli prendere parte al dibattito nelle vesti di capo dicastero della Curia romana. Burke, non nuovo ad attacchi durissimi contro Bergoglio, non ci sta a rimanere in silenzio nei mesi precedenti il secondo Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà nell’ottobre 2015 e dal quale dovranno uscire soluzioni concrete per l’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati.

Per il porporato, infatti, “non c’è dubbio che quello che stiamo vivendo è un tempo difficile, doloroso e preoccupante. Io non vorrei – sottolinea Burke – fare del Papa un nemico”. Anche se la sua opposizione alla linea di Bergoglio è netta e chiara: “Non posso accettare che si possa dare la comunione a una persona che sta vivendo un’unione irregolare perché è adulterio. E la questione delle unioni tra persone omosessuali non ha niente a che fare col matrimonio. Questa è una sofferenza che alcune persone hanno di essere attratte sessualmente, contro la natura, da persone dello stesso sesso”. Per il cardinale, quindi, nessun tipo di apertura per i divorziati risposati e nemmeno per gli omosessuali, nonostante Francesco abbia affermato, pochi mesi dopo la sua elezione: “Chi sono io per giudicare un gay?”. E alla vigilia del primo Sinodo sulla famiglia abbia chiesto di “prestare attenzione ai battiti di questo tempo”.

Per Burke, però, nonostante questo acceso dibattito, “la Chiesa non è minacciata perché il Signore ci ha assicurato, come ha detto a san Pietro nel vangelo, che le forze del male non prevarranno, non praevalebunt come diciamo in latino, che non avranno la vittoria sulla Chiesa”. Eppure gli attacchi del porporato contro Papa Francesco si intensificano e si fanno sempre più pesanti. “Molti – aveva raccontato Burke dopo il primo Sinodo – mi hanno manifestato preoccupazione in un momento così critico, nel quale c’è una forte sensazione che la Chiesa sia come una nave senza timone, non importa per quale motivo”.
E su Bergoglio aveva precisato: “Ho tutto il rispetto per il ministero petrino e non voglio sembrare di essere una voce contraria al Papa. Vorrei essere un maestro della fede con tutte le mie debolezze, dicendo la verità che oggi molti avvertono. Soffrono un po’ di mal di mare perché secondo loro la nave della Chiesa ha perso la bussola”. Eppure c’è chi in Vaticano ricorda che, una volta, per attacchi simili al Pontefice, a un cardinale sarebbe stata tolta la berretta rossa.