Non c’e che dire, dopo il Brexit e Trump, il vento sembra essere decisamente cambiato e il populismo sta soffiando forte anche in Italia se persino l’Economist ha sentito l’impulso di liquidare una Riforma pasticciata come quella della Costituzione Boschi-Verdini , anche perché si è reso conto che probabilmente non passerà, dunque è sceso in campo senza preavviso a sostegno del NO … ma intanto fa terrorismo politico e aggiunge «Il rischio è che il principale beneficiario potrebbe essere lo scombussolato M5S».
Interessante però notare che dal 12 agosto 2015 Exor, la holding della famiglia Agnelli, è diventato il primo azionista del settimanale economico inglese, passando dal 4,7% al 43,4%, quindi mentre tutti gli altri media controllati dalla grande finanza e dagli industriali fanno il loro endorsement per il SI’, i padrini anglo-americani del governo Renzi e dell’Economist Group prendono le distanze da una Riforma talmente raffazzonata, che invece di semplificare l’iter legislativo tra le due Camere, lo complica a tal punto da provocare possibili inestricabili contenziosi, per di più non toccando minimamente il bicameralismo paritario, anzi rendendolo ancora più macchinoso e intricato.
Del resto la Costituzione del ’48 era stata scritta da persone quali Umberto Terracini, Piero Calamandrei, Emilio Lussu, Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Sandro Pertini, Aldo Moro, Ignazio Silone, Arturo Labriola …
invece quella del 2016 è stata scritta da Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Angelino Alfano, Denis Verdini, Ivan Scalfarotto, Beatrice Lorenzin, Federica Guidi, Maria Anna Madia, Roberta Pinotti, Pietro Carlo Padoan, Andrea Orlando, Paolo Gentiloni, Graziano del Rio, Dario Franceschini, Giuliano Poletti, Davide Faraone.
Cosa avremmo potuto aspettarci?
Dunque, cominciato lo showdown per Renzi, ormai mancano pochissimi giorni, e abbiamo assistito a tutto il bestiario possibile nel suo massimo splendore, sono volati insulti e accuse, letterine per gli italiani all’estero, lettere doppie e triple, arrivate anche ai parenti morti, dunque fare una sintesi delle ultime esternazioni servirà per sondare il clima goliardico e giocherellone delle forze politiche, che naturalmente tentano di confondere il vero senso della riforma.
Naturalmente il conduttore di Palazzo Chigi si è preoccupato immediatamente di premiare lo style system dello stilista cazzone, perciò lo ha prontamente nominato rais della sanità campana. Proprio per questo, la partita va giocata senza esclusione di colpi, e se ci scappa un bel fuck off, ben venga. Interviene De Luca che, dopo aver augurato la morte ad Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e perfino alla sua collega di partito Rosy Bindi, lancia proposte indecenti all’elettorato: «Prendiamo Franco Alfieri (sindaco di Agropoli), notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella. Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso..»
In risposta Grillo ha screditato Renzi, dichiarando che avrebbe una paura fottuta del voto e che si comporta come una scrofa ferita che attacca chiunque senza distinzione, inoltre si dedica all’insulto gratuito e alla menzogna sistematica. Renzi mente quando dice «Io guadagno la metà dei parlamentari 5 Stelle», perché in realtà lui guadagna il doppio … basta fare un giretto su google e si trova l’importo della sua retribuzione che è pari a 10.000 € lordi al mese, mentre i parlamentari del M5S prendono uno stipendio di 5.000 € lordi e il resto lo versano al microcredito per le imprese. Renzi mente ancora quando dice che «Questa riforma è contro la casta», in realtà la riforma è stata scritta dalla casta per la casta sostenuta dalla casta, e Napolitano è il suo padre padrone.
In verità «L’Italia è stata a lungo la maggiore minaccia alla sopravvivenza dell’euro e dell’Unione europea», esordisce l’Economist, «il suo Pil procapite è fermo ai livelli degli ultimi Anni 90. Il suo mercato del lavoro è sclerotizzato. Le sue banche sono riempite di crediti deteriorati. Lo Stato è aggravato dal secondo debito sovrano più alto dell’Eurozona, al 133% del Pil. Se l’Italia dovesse virare verso il default, sarebbe un problema troppo grave da risolvere».
Di fronte a questo disastro Renzi ha puntato tutto sulla riforma costituzionale, che garantirebbe la fantomatica governabilità, sotto mandato diretto delle grandi banche d’affari che gestiscono il potere del mondo, accusando il cattivo funzionamento della macchina istituzionale di essere l’origine dei problemi dell’Italia. Ma il possibile beneficio derivante da una maggiore governabilità, spiega ancora il giornale, è oscurato dal rischio di dare eccessivo potere in mano a un suolo uomo, proprio «nel Paese che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è vulnerabile al populismo in maniera preoccupante».
E poi ancora la testata economico finanziaria, che sembra parlare a tratti come Travaglio, evidenzia alcuni punti molto discutibili della riforma, in primis il fatto che il Senato non sarebbe eletto, ma «la maggior parte dei suoi membri sarebbero scelti tra consiglieri regionali e sindaci dalle assemblee regionali» … e questo sembra essere un problema, dal momento che «Regioni e Comuni sono gli strati più corrotti del governo, e i senatori godrebbero dell’immunità parlamentare», rendendo il Senato «una calamita per i peggiori politici d’Italia».
Secondo il giornale inglese poi, non è vero che in Italia si fatica ad approvare le leggi, e comunque il maggior beneficiaro del connubio riforma e legge elettorale rischia di essere proprio Grillo, «un ex comico e leader del Movimento 5 stelle, una coalizione astrusa che vuole promuovere un referendum per lasciare l’euro», che nei sondaggi segue il Pd di Renzi a pochissimi punti di distanza. Insomma «lo spettro di mister Grillo primo ministro, eletto da una minoranza e cementato dentro il Palazzo dalle riforme di mister Renzi, è qualcosa che molti italiani – e tanti in Europa – troverebbero problematico». Ma se davvero bastasse il fallimento di un referendum a far collassare l’euro, questa «sarebbe il segnale che la valuta corrente è tanto fragile che la sua fine era solo una questione di tempo».
Intanto naturalmente le tv di stato ed anche quelle private, controllate soprattutto dal PD di Matteo Renzi e dal suo ex (?) compagno di merende Silvio Berlusconi, sparano a raffica contro le firme false dei 5 Stelle, colpiti da un’inchiesta per aver falsificato le firme alle comunali 2012 … coinvolti anche deputati, via agli interrogatori, qualcuno nega, qualcun altro si avvale della facoltà di non rispondere, chi ha rifiutato di sottoporsi all’esame della calligrafia, ed è rimasto in silenzio davanti ai giornalisti … neanche fosse il Processo ai Casalesi del 2008, che al contrario tv e giornali ignorarono di buon grado. In realtà tanto rumore per nulla, si tratta di firme registrate irregolarmente, insomma un peccato veniale, che hanno trasformato la vicenda in un polverone di regime. Ma il solito bla bla denigratorio non spiega, non approfondisce, non entra nel merito, però è molto funzionale a distrarre il giudizio dei cittadini, serve a screditare l’avversario politico e ad orientare quella parte di opinione pubblica, che aveva creduto nel MoV e nella sua onestà.
Ovviamente i faccendieri della carta stampata e dei tg spazzatura tacciono ripetutamente sulla storia ben più grave della falsificazione di atti pubblici del PD in Piemonte, durante le regionali del 2014, dove nove tra politici e funzionari del Partito democratico di Torino hanno patteggiato pene tra cinque mesi e un anno nel processo per le liste a sostegno di Sergio Chiamparino.
Quanto alla Riforma, Renzi mente spudoratamente, perché modificare 47 articoli su 139, significa produrre un’altra Costituzione, diversa e antagonista nella sua impostazione, mutando nell’essenza l’organizzazione dello Stato, i rapporti tra i diversi poteri e la relazione tra il potere e i cittadini.
Gravissima infatti è l’abrogazione dell’articolo 58, che sancisce il diritto dei cittadini di eleggere i senatori, e perciò vanifica l’art. 1 della Costituzione, che stabilisce invece che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
La sovranità, scippata ai cittadini viene consegnata alle oligarchie di partito che controllano i consigli regionali, rivelando il progetto oligarchico di accentramento del potere ai danni degli italiani che vengono espropriati del loro diritto di voto, restringendo gli spazi di partecipazione democratica.
L’Italicum poi è la vera chiave della riforma, perché conferisce ai capi partito il potere di nominare ben cento deputati della Camera, mediante il sistema dei capilista bloccati, inseriti di autorità nelle liste elettorali presentate nei 100 collegi nei quali cui si suddivide il Paese.
E poi alla sostanziale soppressione della sovranità popolare, alla rimozione del ruolo di controllo del parlamento nei confronti dell’esecutivo, si somma anche la condanna all’irrilevanza del ruolo delle minoranze che, avranno a disposizione solo 290 deputati contro i 340 della maggioranza governativa.
Ma dato che il diavolo veste troika, il piano consiste anche nel trasformare l’Italia in un Paese governabile da un regime oligarchico sempre più autoritario rispetto a quello attuale, trasferendo sovranità ed eliminando sistemi di controllo, in modo da subordinarlo ai voleri di Bruxelles, e per consegnare il controllo delle banche italiane ai potentati finanziari stranieri.
Una riforma sciagurata, voluta da un potere che agisce fuori dalla scena politica italiana (ob-scoena), che mira sostanzialmente ad abolire lo stato di diritto, la rappresentanza democratica, il potere dell’opposizione e il welfare.
Con l’art.117 poi la Riforma Renzi-Boschi stabilisce che il legislatore italiano sia direttamente e gerarchicamente sottoposto ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, mentre Francia e Germania non lo sono, quindi subordina l’Italia a Parigi e Berlino… contravvenendo all’art. 11 della Costituzione tuttora vigente «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.»
L’Italia di Renzi è dunque destinata a diventare il Sud dell’Europa, terra di degrado sociale, culturale ed economico, terra d’immigrazione selvaggia di quei tre milioni di profughi pronti a riversarsi sul suo territorio, senza avere alcuna possibilità di alzare muri sulle proprie coste, dato che l’unico muro naturale rappresentato dalle Alpi, sarà una barriera straordinariamente funzionale alla sua deriva geopolitica, determinata dalle oligarchie euroatlantiche.
I sondaggi danno stabilmente il NO intorno al 55%, mentre il SI’ al 45% … al gradasso di Palazzo Chigi dunque per vincere non resta che puntare su terrorismo mediatico, minaccia di esplosione dello spread ed eventuali default di banche … magari anche sui brogli elettorali del voto all’estero. Niente di più facile, perché come ci ha raccontato il Fatto Quotidiano, il voto all’estero si è trasformato in una modalità perversa di cattura del consenso degli italiani che vivono all’estero, per cui i brogli sono tantissimi ed anche piuttosto abusati.
Come sostiene l’ambasciatrice Cristina Ravaglia, la dirigente della Farnesina che si occupa del tema, nel suo documento inviato al Quirinale e al governo, dopo le politiche 2013, il sistema per corrispondenza è «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero» … il diritto costituzionale alla segretezza del voto non può essere garantito all’estero dal voto per corrispondenza, perché i consolati si riducono ad essere semplicemente uno sportello postale, mentre le ditte che si occupano di stampa e spedizione in Italia del materiale elettorale sono ditte private di fiducia dei vari consolati. Ravaglia in sostanza è il massimo conoscitore della legge Tremaglia, dei suoi limiti e dei suoi trucchi.
In questo contesto diventa semplice taroccare i voti, perché il materiale elettorale arriva per posta senza alcuna protezione e nessuna ricevuta, le schede sono falsificabili perché non hanno alcuna filigrana e vengono stampate da ditte private, che ricevono l’appalto dai consolati. Il certificato elettorale e il codice dell’elettore sono dati alla portata di tutti quelli che hanno già partecipato a competizioni elettorali.
(Antonio Guadagnini, consigliere regionale di SiamoVeneto, Spiega la facilita dei Brogli per le schede Estere.)
«Circa l’8% dei plichi torna indietro per «errore nella spedizione, cambio di indirizzo, rientro in Patria o trasferimento». Che cosa succede a questi plichi rientrati? La legge prevede che siano inceneriti, ma non che si compili un elenco di questi elettori non raggiunti. Così, grazie all’alto numero di astensioni e all’impossibilità di effettuare controlli su elenchi specifici, qualcuno potrebbe stampare le schede e le buste, duplicare un semplice tagliando con il numero/codice dell’elettore che può essere individuato attraverso la banca dati messa a disposizione dal Ministero.
La cosa è risaputa negli ambienti esteri e tra le autorità ministeriali, infatti a Castelnuovo di Porto, località nei pressi di Roma dove vengono scrutinati i voti degli italiani all’estero, spesso sono state rinvenute schede dai colori diversi o palesemente votate da un’unica persona. Insomma il voto estero, se ci sarà uno scarto minimo tra le parti, potrebbe essere decisivo.
Inoltre Oscar De Bona, presidente dei bellunesi nel mondo ed ex assessore ai flussi migratori della Regione Veneto, racconta quello che gli hanno riferito tanti suoi associati: la compravendita di schede elettorali «In Sudamerica le schede le comprano per 50 dollari» … «Cinquanta dollari per ogni scheda elettorale. Passavano delle persone, strada per strada, e chiedevano di comprare le schede degli italiani all’estero» Riferisce De Bona «Succede in Brasile, dove soltanto i veneti sono decine di migliaia e a volte rappresentano la maggioranza della popolazione di intere cittadine. Ma abbiamo avuto segnalazioni anche dall’Argentina. E perfino dalla Svizzera, pur se in Europa il fenomeno è meno rilevante perché c’è più controllo».
In Veneto se ne parla da anni, ogni volta che si vota arrivano segnalazioni da parenti e amici emigrati, che denunciano procedure approssimative e pastrocchi, quando non veri e propri brogli. Ma stavolta Antonio Guadagnini, consigliere regionale di SiamoVeneto, ha presentato un ricorso.
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