“Ma Cantone ha fatto la domanda?” scrive il parlamentare pd Cosimo Ferri a Luca Palamara, il 5 febbraio 2019. Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia, è stato un magistrato con grandissima influenza nella corrente di Magistratura Indipendente. Palamara in quel momento è il vero leader di Unicost. “Ma per dove?”, chiede Palamara a Ferri, che gli risponde: “Per Perugia, lo sapevi?”. Ferri ritiene che sia per questo motivo che l’attuale procuratore generale di Ancona, Sergio Sottani, non ha presentato domanda per Perugia. Al Fatto risulta che il procuratore generale di Ancona non fosse informato della candidatura per la Procura di Perugia, alla quale non era interessato.
Se la nomina di Cantone alla guida della Procura di Perugia, per Palamara, è “da evitare assolutamente”, un motivo c’è. Non teme per se stesso, per l’indagine che lo vedrà indagato, della quale sa almeno dal settembre 2018. Il suo timore – se incrociamo questo scambio di battute con le altre intercettazioni del fascicolo che vede Palamara indagato per corruzione – è un altro: probabilmente ritiene che Cantone non sia il procuratore adatto a indagare sull’esposto che, proprio in quei mesi, il pm Stefano Fava sta per presentare a Perugia. Un esposto sull’ex procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e sull’aggiunto Paolo Ielo.
Infatti Fava – anch’egli poi indagato a Perugia per rivelazione del segreto e favoreggiamento nei riguardi di Palamara – nella primavera del 2019 presenta un esposto al Csm, affinché si valuti la posizione di Pignatone che, a suo avviso, avrebbe dovuto astenersi da un fascicolo d’indagine (del quale lo stesso Fava era titolare e che gli sarà revocato). Nell’esposto si accenna anche alle modalità di astensione del procuratore aggiunto Paolo Ielo.
Fava però intende andare oltre: denunciare la vicenda a Perugia. E nella strategia di Palamara per il futuro della procura di Roma – per la quale punta sul procuratore generale di Firenze, Marcello Viola – la denuncia di Fava assume un ruolo centrale: è necessario nominare un procuratore che porti avanti la pratica che riguarda Ielo e Pignatone. Intercettato con l’ex consigliere del Csm Luigi Spina, per esempio, quando si discute della possibilità che a guidare la procura di Perugia sia Giuseppe Borrelli (ovviamente estraneo a questa vicenda) Palamara dice: “…oh Borrelli… è molto appoggiato da Area (la corrente di sinistra interna alla magistratura, ndr)”. Spina conferma che l’influente magistrato di Area, Giuseppe Cascini, ne appoggerebbe la candidatura. E Palamara è un problema: trova impossibile poter condividere il suo vero intento con Cascini che, peraltro, è procuratore aggiunto proprio a Roma. Equivarrebbe a rivelargli il suo piano: “oh e come faccio a parlargli dei cazzi di perugia che Stefano tra gli altri vuole denunciare Ielo e Pignatone a Perugia… ”. Non sarà la prima volta che Palamara esprime questo suo interesse: vuole che si insedi un procuratore che porti avanti il futuro esposto. Esposto che Fava, però, non ha mai presentato perché, nel frattempo, è finito indagato. Ha fatto altro, però. Interrogato, ha depositato ai pm perugini gli atti in suo possesso affinché – se ne avessero ravvisato gli estremi – potessero aprire un fascicolo d’ufficio. Non sappiamo se sia mai stato aperto. Nel caso dovrebbe gestirlo proprio Cantone che, per Palamara, era “da evitare assolutamente”. E adesso, proprio di Fava e Palamara, da procuratore capo, gli toccherà occuparsi.
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