Il primo provvedimento del governo Conte, visionato dall'agenzia Ansa, è diviso in 11 articoli e inserisce alcune misure per ridurre il precariato nei contratti di lavoro. Poi sanzioni per le imprese che lasciano l'Italia dopo aver ricevuto gli aiuti dallo Stato. Contro la ludopatia previsto il blocco di sponsorizzazioni di giochi e scommesse e di "tutte le forme di comunicazione" comprese "citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli".
Limiti per i contratti a termine, multe alle aziende che incassano aiuti di Stato e poi delocalizzano e stop totale alla pubblicità di giochi e scommesse, non solo in televisione. Sono questi alcuni dei punti che saranno toccati nel Decreto dignità, primo atto del governo Conte e che è previsto in discussione del consiglio dei ministri tra il 27 e il 28 giugno. Il provvedimento, la cui bozza è stata visionata dall’agenzia Ansa, è diviso in 11 articoli e all’interno ci sono alcuni dei temi su cui si sono concentrati gli annunci di Luigi Di Maio dal momento dell’insediamento dell’esecutivo e in campagna elettorale. Innanzitutto sono previste misure per limitare il precariato, quindi modificando la disciplina dei contratti a termine liberalizzati dal decreto Poletti approvato nel marzo 2014. Poi gli interventi per contrastare la ludopatia e il pacchetto fiscale, che comprende tra le altre cose, il rinvio della fattura elettronica per i benzinai e l’abolizione del redditometro.
Contratti a termine più cari, tetto quattro proroghe – Si interviene innanzitutto sui contratti a termine. Non viene toccato il limite massimo di durata che resta di 36 mesi, ma ogni rinnovo a partire dal secondo avrà un costo contributivo crescente dello 0,5 per cento. Inoltre si stabilisce che le proroghe non potranno essere più di 4 (attualmente si può arrivare fino a cinque). Viene anche aumentato a 270 giorni il termine per impugnarlo.
Tornano le causali, anche somministrazione in tetto 20% – Ci saranno tre tipologie di causali per giustificare il contratto a termine: esigenze temporanee e oggettive, connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, o relative a picchi di attività stagionali. Le causali dovranno essere indicate al primo rinnovo o per quelli oltre i 12 mesi. Anche i contratti in somministrazione andranno conteggiati nel limite del 20% previsto per contingentare le assunzioni a termine.
Multe per chi delocalizza da 2 a 4 volte i benefici – Alle aziende che hanno ricevuto aiuti di Stato che delocalizzano le attività prima che siano trascorsi dieci anni arriveranno sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto. Previsto anche che lo stesso beneficio venga restituito con gli interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. Andrà recuperato, con un meccanismo di ‘recapture’, anche l’iperammortamento in caso di delocalizzazione o cessione degli investimenti.
Tutela occupazione con aiuti di Stato – Nel caso la concessione di aiuti di Stato preveda una valutazione dell’impatto occupazionale, i benefici vengono revocati in tutto o in parte a chi riduca “i livelli occupazionali degli addetti all’unità produttiva o all’attività interessata dall’aiuto nei dieci anni successivi alla data di conclusione dell’iniziativa”.
Stop totale a pubblicità giochi e scommesse, multe da 50mila euro – Nel documento è stato anche inserito un intervento per contrastare la ludopatia. Ovvero si prevede il blocco totale agli spot sul gioco d’azzardo, che dal 2019 scatterà anche per le sponsorizzazioni e “tutte le forme di comunicazione” comprese “citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli”. A chi non rispetterà il divieto arriverà una sanzione del 5 per cento del valore della sponsorizzazione o della pubblicità” comunque di “importo minimo di 50.000 euro”. Gli incassi andranno al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Restano le sanzioni da 100mila a 500mila euro per chi viola il divieto durante spettacoli dedicati ai minori.
Doppio binario benzinai, spesometro cumulato a fine anno – Come preannunciato da Di Maio, nel pacchetto fiscale è previsto il rinvio al primo gennaio 2019 dell’obbligo di fattura elettronica per l’acquisto di carburanti da parte delle partite Iva, che potranno mantenere fino a fine anno anche la carta carburante. La misura dovrebbe valere solo per la vendita al dettaglio e non per tutta la filiera (con un costo stimato tra i 30 e i 50 milioni di euro). Tra i correttivi allo split payment possibile lo stop per i professionisti (circa 35 milioni) e una accelerazione dei tempi dei rimborsi Iva. Prevista anche l’abolizione del redditometro, visto l’uso “davvero limitato” dello strumento, e un rinvio al 31 dicembre dell’invio cumulato dei dati dello spesometro (la prossima scadenza sarebbe settembre).