Spiegare ai cittadini, e in particolare ai dipendenti pubblici, che per colpa della crisi è obbligatorio intervenire immediatamente sulle buste paga loro mentre quel taglio alla politica scatterà solo dai prossimi rinnovi del Senato e della Camera (fra tre anni), dell’Europarlamento (fra quattro) e dei consigli regionali (fra cinque, per la maggior parte) non sarà però facile per il governo. Ma come: la situazione è così grave da imporre il blocco di salari coi quali le famiglie faticano a vivere ma non così grave da bloccare i doppi pagamenti a partiti per una legislatura che non c’è più?
Vale per quella leggina, vale per il taglio ai rimborsi. Che non solo scatterà anche in questo caso negli anni a venire, ma è stato ridotto al minimo del minimo. Sia chiaro: i partiti sono tra i pilastri della democrazia. Ed è interesse di tutti che vivano. Magari non è opportuno, se vogliamo buttarla sull’ironia, che si arrivi a registrarne ufficialmente 156. Ma guai a chi li tocca: ne andrebbe della libertà. Detto questo, i nostri si sono gonfiati e gonfiati fino ad allagare la società, le istituzioni, le municipalizzate, l’economia, il calcio, il teatro, le bocciofile, tutto. E a pesare come in nessun altro posto al mondo. Ricordiamolo: ogni francese contribuisce al mantenimento dei partiti con circa 1,25 euro, ogni tedesco con 1,61, ogni spagnolo con 2,58, ogni italiano con 3 euro e 38 centesimi negli anni «normali» come il 2006, addirittura 4 e 91 centesimi negli anni grassi di doppia razione grazie all’infernale meccanismo in fase di soppressione. Un confronto inaccettabile. Tanto più rispetto a paesi come gli Stati Uniti, dove il finanziamento pubblico alle forze politiche è limitato alla campagna presidenziale: 50 centesimi ad americano. Ogni quattro anni.
Bene, se è vero che per curare uno Stato troppo ingordo occorre «affamare la bestia», anche i nostri partiti avrebbero bisogno di essere «affamati»: partiti diversi, politica diversa. Il progetto di Tremonti era ambizioso: un taglio del 50%. Poi è sceso al 30%, poi al 20%, poi al 10%... Una sforbiciata che, ammesso resista a nuovi aggiustamenti in Parlamento (ci proveranno, ci proveranno…) lascerà comunque agli italiani, in questo settore, il primato dei più «generosi».
Ma un segnale almeno, se proprio il governo non può metter becco nei bilanci di organismi come Quirinale, Camera, Senato, poteva essere dato: l’abolizione di quell’indecente regoletta che consente a chi regala soldi a un partito di ottenere sgravi fiscali fino a 51 volte superiori a quelli che avrebbe donando il denaro a chi si occupa della ricerca sul cancro o della cura di bambini leucemici. Non era una questione di soldi: di principio. È rimasto tutto com’era.
@magic lenin
Antonio Di pietro
Il simbolo della Legalità!!!!!!
Insomma, quali sono veramente i rapporti tra l’ex ministro delle Infra strutture Antonio Di Pietro e l’ex pre sidente del Consiglio dei lavori pub blici Angelo Balducci? Tonino si è sempre chiamato fuori, dicendo di «averlo spostato due volte» quando era ministro. Il suo fedelissimo Stefa no Pedica, però, deputato Idv e consi gliere dell’ex ministro, ha abitato in un alloggio di Propaganda Fide, nel periodo in cui gli immobili della con gregazione erano gestiti proprio da Balducci, alloggio poi ristrutturato da una società di Anemone, altro esponente della «cricca». Sembra che quell’appartamento in un primo tempo fosse destinato proprio a Di Pietro, una circostanza che - se con fermata - risalterebbe ancora di più alla luce di un altro, nuovo fatto.
An che la tesoriera dell’Idv Silvana Mu ra, storico braccio destro di Tonino, soprattutto sulle questioni che inve stono la gestione economica del par tito, ha abitato dal 2006 e abita tuttora in una casa di Propaganda Fide. Un appartamento non grande (un bi locale, 4,5 vani, come si legge nella vi sura catastale) ma in una zona di grande pregio, in via delle Quattro fontane 29, nel cuore di Roma, come risulterebbe anche dai verbali di Zampolini. Il particolare non irrile vante (scoperto dal sito Iltribuno. com ) è che l’appartamento, prima che subentrasse la Mura, era nelle di sponibilità di Anna Di Pietro, la figlia di Tonino, che poi lo lasciò per stabi lirsi a Milano e studiare alla Bocconi. Quell’alloggio,a quanto risulta,fu tro vato sempre grazie alle entrature ec clesiali di Pedica, anch’egli «inquili no » della congregazione, da cui nel 2007 ebbe in assegnazione una casa a Prati, elegante quartiere a due passi dalla Santa Sede.
Leggilo bene stronzo!!!!!!
E' tutto vero!!!!!!!!!!
Una buonissima giornata!!