Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis e Gian Michele Calvi. Sono tre i nomi già noti alle cronache sulla Protezione civile, tra quelli dei sette membri della Commissione Grandi Rischi indagati dalla procura dell’Aquila per non aver evacuato la città prima del terremoto del 6 aprile 2009. Su di tutti spicca Franco Barberi. Il predecessore di Guido Bertolaso è a capo della Protezione civile quando scoppia lo scandalo della missione Arcobaleno. Missione umanitaria voluta dal governo D’Alema nel 1999 per sostenere i kosovari in fuga dalla loro terra bombardata dalla Nato che cerca di scacciare le truppe dell’allora leader serboSlobodan Milosevic. L’inchiesta parte per verificare presunte irregolarità nella gestione dell’operazione stessa. In particolare nelle forniture delle divise a vigili del fuoco, Protezione civile e polizia di Stato attraverso la società “no profit” Cesar. Nel 2008 Barberi è rinviato a giudizio insieme ad altre 16 persone. L’accusa per lui è di associazione per delinquere. Per la procura di Bari, secondo quanto riporta l’Ansa, Barberi avrebbe ottenuto la rimozione del prefetto Bruno Ferrante (“che si adoperava contro gli interessi dell’associazione”) dall’incarico di capo di gabinetto del ministero dell’Interno. Il tutto abusando “di una fitta rete di rapporti personali intrattenuti con esponenti apicali della politica, del governo, del sindacato e della pubblica amministrazione”. All’organizzazione è contestato poi di aver favorito ditte amiche nell’aggiudicazione di appalti pubblici (fornitura di divise alle forze di polizia). Il processo, iniziato a marzo 2009, va avanti a rilento. Una serie di rinvii delle udienze per incompatibilità di alcuni giudici sta mettendo a rischio la conclusione del dibattimento. Visto che la prescrizione arriverà tra un anno e mezzo.
Altro indagato di lusso è stato Bernardo De Bernardinis, influente funzionario della Protezione civile. Nel 2009 la procura di Vibo Valentia ne chiede il rinvio a giudizio insieme ad altre dieci persone per le presunte responsabilità connesse all’alluvione avvenuta nella città calabrese il 3 luglio 2006, in cui morirono quattro persone. I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, disastro ambientale. Ma il giudice dell’udienza preliminare proscioglie tutti, per non aver commesso il fatto.
Di Gian Michele Calvi, poi, Il Fatto Quotidiano ha messo in evidenza qualche mese fa il ruolo di punto di contatto tra il duo Berlusconi Bertolaso da una parte e, dall’altra, Gianpaolo Tarantini, ras della sanità pugliese coinvolto nello scandalo delle escort a palazzo Grazioli. Braccio destro di Bertolaso e fratello di quel Gian Luca Calvi, amministratore delegato della Myrmex, che ha rilevato l’azienda della famiglia Tarantini, Gian Michele ancora oggi è uno degli uomini più influenti nella Protezione civile: a lui è stata affidata la guida del progetto Case, ovvero la ricostruzione post terremoto all’Aquila.
LaPresse
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