di Maria Loi - 10 giugno 2010
Palermo. I nomi sono più o meno noti. Si tratta di imprenditori, alcuni già condannati, che stamani sono stati raggiunti da un’altra ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio ed intestazione fittizia di beni.
E’ emerso dall’operazione antimafia condotta dalla Polizia di Stato sotto la direzione del Dipartimento mafia ed economia della Dda palermitana che stamattina, a Palermo, ha portato all’arresto di 19 persone tra le quali Vincenzo Rizzacasa, Francesco Lena, Filippo Chiazzese, l’imprenditore Salvatore Sbeglia, e i fratelli Francesco Paolo e Giuseppe Sbeglia nonché i nipoti Marcello e Francesco Sbeglia.
Sono stati notificati in carcere invece i provvedimenti a carico dei boss Nino Rotolo, Francesco Bonura, Vincenzo Marcianò, Carmelo Cancemi e Massimo Troia. Tra l’altro sono state sottoposte a sequestro preventivo anche aziende, imprese e beni immobili per diverse centinaia di milioni di euro.
Al centro dell’inchiesta il sistema degli appalti ai quali Cosa Nostra non voleva rinunciare. L’infiltrazione nel mercato edilizio avveniva attraverso imprenditori e una rete di insospettabili che controllavano consorzi operanti in campo nazionale e numerose società di primo piano nel mercato palermitano. “Cosa Nostra, attraverso imprenditori di primo piano continua a controllare la gestione di appalti pubblici e privati e, in questo caso l’intero ciclo produttivo dell’edilizia fino alla fase finale dello smaltimento dei rifiuti” ha detto il pm Scarpinato, neo procuratore generale a Caltanissetta.
Il provvedimento firmato dal gip Maria Pino è il frutto di indagini che si sono avvalse di intercettazioni ambientali e di servizi sul territorio a partire dagli anni 2005 e 2006 sino ad oggi, e che hanno permesso di svelare i sofisticati sistemi mediante i quali l’organizzazione mafiosa ha mantenuto nel tempo un pervasivo controllo di tutto il ciclo produttivo del mercato edilizio: dalla fase di acquisto dei terreni, alla gestione delle cave di inerti, all’imposizione delle imprese addette a tutti i comparti produttivi, sino alla fase di smaltimento dei materiali nelle discariche.
Uno degli imprenditori arrestati oggi a Palermo è Vincenzo Rizzacasa, 63 anni, accusato di trasferimento fraudolento di valori, perché avrebbe gestito attraverso le sue società il patrimonio del boss Salvatore Sbeglia. L’architetto Rizzacasa è il rappresentante legale dell’azienda Aedilia Venusta srl, l’azienda sospesa da Confindustria Sicilia perché non era in linea con il codice etico sottoscritto dagli industriali nel 2007. La società ha come dipendente e direttore dei lavori Francesco Sbeglia condannato in primo grado a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e come direttore tecnico il padre di Francesco, Salvatore Sbeglia, considerato un uomo d’onore della famiglia della Noce e già condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Contro la decisione di Confindustria Vincenzo Rizzacasa ha deciso di trascinare in Tribunale Confindustria per danni all’immagine. Tre giorni fa è arrivato il responso del giudice del Tribunale di Palermo che ha reintegrato l’Aedilia Venusta nelle fila di Confindustria. Ma dopo l’operazione odierna i vertici dell’associazione degli industriali hanno già deciso di riunirsi domattina in un consiglio direttivo straordinario per sospendere di nuovo l’azienda edile di Rizzacasa.