martedì 29 marzo 2011

Si suicida operaio sospeso dal lavoro.



Si è lanciato dalla tromba delle scale, nel palazzo dove ha sede la ditta. La magistratura ha aperto un'inchiesta.

Un operaio di un'impresa di pulizia di 50 anni, A. L., che lavorava per la Pubbliservizi, una società che gestisce la pulizia di scuole e giardini per conto della Provincia di Catania, si è suicidato lanciandosi dalla tromba delle scale dove ha sede la ditta. Soccorso dal personale del 118 l'uomo è stato trasportato all'ospedale Cannizzaro, ma è deceduto durante il percorso.

Al dipendente e ad altri due colleghi era stato notificato un provvedimento disciplinare, una lettera di contestazione, vale a dire una sospensione cautelativa, da parte dell'azienda, nell'ambito di accertamenti relativi al furto di un automezzo, forse un camion, avvenuto nei giorni scorsi. La sua posizione all’interno della faccenda era comunque ritenuta marginale. Resta da capire il motivo del provvedimento data la posizione dell’operaio.

L’operaio, che è iscritto alla Filcams Cgil, il sindacato di categoria, in passato aveva lavorato per la Cesame, l'industria catanese che produceva sanitari. Ma dopo il fallimento dell’azienda, era stato posto in mobilità e successivamente assegnato alla Pubbliservizi.

“La tragedia si sarebbe potuta evitare” afferma il segretario della Filcams, Salvatore Leonardi, “se si fosse rivolto a noi avremmo potuto risolvere il problema” continua il sindacalista che dice di sentirsi profondamente amareggiato per l’accaduto.

La magistratura intanto ha aperto un’inchiesta.

di Piera Farinella

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=89



Sant'Ambrogio - G. Giusti.


Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que' pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti–tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che, girellando una mattina,
capito in Sant'Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.

M'era compagno il figlio giovinetto
d'un di que' capi un po' pericolosi,
di quel tal Sandro, autor d'un romanzetto
ove si tratta di promessi sposi...
Che fa il nesci, Eccellenza? o non l'ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,
in tutt'altre faccende affaccendato,
a questa roba è morto e sotterrato.

Entro, e ti trovo un pieno di soldati,
di que' soldati settentrionali,
come sarebbe Boemi e Croati,
messi qui nella vigna a far da pali:
difatto, se ne stavano impalati,
come sogliono in faccia a' Generali,
co' baffi di capecchio e con que' musi,
davanti a Dio diritti come fusi.

Mi tenni indietro; ché piovuto in mezzo
di quella maramaglia, io non lo nego
d'aver provato un senso di ribrezzo,
che lei non prova in grazia dell'impiego.
Sentiva un'afa, un alito di lezzo:
scusi, Eccellenza, mi parean di sego
in quella bella casa del Signore
fin le candele dell'altar maggiore.

Ma in quella che s'appresta il sacerdote
a consacrar la mistica vivanda,
di sùbita dolcezza mi percuote
su, di verso l'altare, un suon di banda.
Dalle trombe di guerra uscìan le note
come di voce che si raccomanda,
d'una gente che gema in duri stenti
e de' perduti beni si rammenti.

Era un coro del Verdi; il coro a Dio
là de' Lombardi miseri assetati;
quello: O Signore, dal tetto natio,
che tanti petti ha scossi e inebriati.
Qui cominciai a non esser più io
e, come se que' cosi doventati
fossero gente della nostra gente,
entrai nel branco involontariamente.

Che vuol ella, Eccellenza, il pezzo è bello,
poi nostro, e poi suonato come va;
e coll'arte di mezzo, e col cervello
dato all'arte, l'ubbie si buttan là.
Ma cessato che fu, dentro, bel bello
io ritornava a star come la sa:
quand'eccoti, per farmi un altro tiro,
da quelle bocche che parean di ghiro

un cantico tedesco lento lento
per l'âer sacro a Dio mosse le penne.
Era preghiera, e mi parea lamento,
d'un suono grave flebile solenne,
tal che sempre nell'anima lo sento:
e mi stupisco che in quelle cotenne,
in que' fantocci esotici di legno,
potesse l'armonia fino a quel segno.

Sentìa nell'inno la dolcezza amara
de' canti uditi da fanciullo; il core
che da voce domestica gl'impara,
ce li ripete i giorni del dolore:
un pensier mesto della madre cara,
un desiderio di pace e di amore,
uno sgomento di lontano esilio,
che mi faceva andare in visibilio.

E quando tacque, mi lasciò pensoso
di pensieri più forti e più soavi.
«Costor», dicea tra me, «Re pauroso
degl'italici moti e degli slavi,
strappa a' lor tetti, e qua senza riposo
schiavi gli spinge per tenerci schiavi;
gli spinge di Croazia e di Boemme,
come mandre a svernar nelle maremme.

A dura vita, a dura disciplina,
muti, derisi, solitari stanno,
strumenti ciechi d'occhiuta rapina,
che lor non tocca e che forse non sanno:
e quest'odio, che mai non avvicina
il popolo lombardo all'alemanno,
giova a chi regna dividendo, e teme
popoli avversi affratellati insieme.

Povera gente! lontana da' suoi,
in un paese qui che le vuol male,
chi sa che in fondo all'anima po' poi
non mandi a quel paese il principale!
Gioco che l'hanno in tasca come noi».
Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,
colla su' brava mazza di nocciolo,
duro e piantato lì come un piolo.



Lampedusa: cittadini in rivolta
Rimosso il blocco davanti al porto.

***

Un po' di decenza!
Stamattina il premier era impegnatissimo nel suo show personale!

Caspiterino! Poffarbacco!

Lui si impegna, 24ore al giorno per raddoppiare il capitale personale, dategli il tempo!

PS. Non è personalmente lui ad occuparsene, ma i suoi collaboratori, stando alle sue affermazioni, peraltro rafforzate (?????) dal giuramento sui figli e sui nipoti (io al posto loro incomincerei a fare i dovuti scongiuri), ma è come se lo fosse...mentre si esibisce nei bunga bunga...

Mi sovviene il G. Giusti: "Che fa il nesci eccellenza, o non l'ha letto? Intendo: in tutt'altre faccende affaccendato, a questa roba è morto e sotterrato!"

(pressappoco, per quel che ricordo, ma resta il senso).
Buona notte.


lunedì 28 marzo 2011

Ferilli: "Su Ruby mi scandalizza più l'abuso di potere che il fatto che fosse minorenne".


Dal nostro team a Fukushima: “Evacuare subito la popolazione”


La nostra squadra di radioprotezione è arrivata nella zona di Fukushima. Ieri nel villaggio di Iitate, a 40 km a Nord-Ovest della centrale - e a 20 km oltre la zona ufficiale di evacuazione - abbiamo trovato livelli di contaminazione tali che la popolazione, soprattutto donne incinte e bambini, deve essere evacuata subito.

Team di esperti a lavoro in Giappone

A Iitate i nostri esperti hanno rilevato tra 7 e 10 micro Sievert per ora (µS/h). Questi valori si riferiscono alla sola radioattività esterna e non considerano il rischio aggiuntivo causato da inalazione e/o ingestione di particelle radioattive. Vivendo in quest’area, in soli cinque giorni viene superato il limite per la dose annua che è di 1000 µS/h.

Stare a Iitate non è sicuro. Le autorità giapponesi lo sanno ma non fanno niente per proteggere gli abitanti né per informarli dei rischi che corrono. Devono definire immediatamente zone di evacuazione intorno alla centrale di Fukushima in base ai valori di radioattività effettivamente presenti nell'area. Ancora duemila persone, inoltre, starebbero ancora nell'area di massima esclusione.


Ingrandisci la mappa dei rilievi di radioattività fatti dal nostro team

Gli effetti che la ricaduta radioattiva avrà sulla popolazione locale sono preoccupanti. Un nuovostudio commissionato da Greenpeace Germania al Dr. Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, rivela che l'incidente alla centrale giapponese di Fukushima ha già rilasciato abbastanza radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l’nternational Nuclear Event Scale (INES). 7 è il livello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo a Cernobyl.

Stando alle ultime notizie, il Primo Ministro giapponese sapeva del rischio di fusione del nocciolo dal primo giorno dell'incidente, ma ha autorizzato lo scarico di vapore dal reattore solo due giorni dopo, aumentando probabilmente i danni al combustibile nucleare e al sistema di raffreddamento.

Oltre a fare chiarezza sui reali rischi di questa crisi nucleare, la migliore mossa per il Giappone e per tutti i governi è smantellare subito le centrali nucleari e investire in efficienza e rinnovabili.

http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/team-fukushima/?utm_source=SilverpopMailing&utm_medium=email&utm_campaign=nostro%20team%20a%20Fukushima%20(cyber)&utm_content=


Noi con l’Anm. - Sandra Bonsanti



Comincia una nuova drammatica settimana per la giustizia e non si può non fare i conti con le strategie finora messe in campo per contrastare l’attacco alla magistratura da parte del governo e della sua maggioranza.

Gli unici che si stanno battendo come leoni e lo stanno facendo in nome di una giustizia per tutti e non per pochi o uno soltanto sono i magistrati stessi e la loro Associazione, la Anm. Con toni più o meno infiammati ma ugualmente fermi e decisi stanno spiegando agli italiani le trappole e gli inganni contenuti nella riforma. Ma la loro voce, competente e civile, viene dileggiata e contrastata e tacitata con slogan e manifesti, sul web e per le strade delle nostre città. I principali telegiornali pubblici parlano con messaggi imposti da Ghedini e Alfano.

L’opposizione dice dei NO ma è molto divisa: c’è chi rivaluta la Bicamerale e l’onorevole Boato. Chi lancia appelli per una apertura al dialogo senza condizioni. Chi perde tempo a spiegare che alcune proposte del governo “erano anche le nostre”. Chi interpreta l’invito a riforme condivise del Capo dello Stato come un invito a mollare, a trattare magari al ribasso.

E ad ogni incertezza o esitazione, la maggioranza si spinge più in là, chiede ed ottiene qualcosa di sempre più punitivo nei confronti dell’autonomia della magistratura e dell’uguaglianza dei cittadini.

Non aver creato una diga in questi anni, in presenza di un presidente del Consiglio che ha come obiettivo ultimo non il governo del Paese ma la propria salvaguardia dai processi che lo riguardano, rimane la vera colpa della politica che l’opposizione non ha fatto. Un patrimonio semplice e rivendicato di “non possumus” sui diritti fondamentali e sulla separazione dei poteri avrebbe chiarito che “oltre” (come dice Bersani) non si poteva andare, perché “oltre” c’è solo violazione di legalità e ingiustizia per tutti.

Oggi bisogna che tutta la società civile si faccia carico di dar voce alla magistratura, siamo noi cittadini che dobbiamo parlare, contrastare e opporsi, contrastare e incalzare, contrastare e informare.

Dire NO alle LEGGI SPECIALI di Berlusconi. Spiegare quali sono invece le vere riforme che farebbero funzionare la giustizia. Le cito dall’elenco più volte richiesto dall’Anm:

1) abolizione dei tribunali inutili

2) abolizione degli inutili formalismi nelle procedure penali e civili

3) effettiva informatizzazione degli uffici e del processo

4) l’ufficio del giudice e riqualificazione del personale amministrativo

5) incremento e razionalizzazione delle risorse umane e materiali per gli uffici

6) una seria depenalizzazione

7) una reale riduzione del contenzioso civile.

Questo servirebbe per far funzionare la giustizia. Perché una seria opposizione non fa propri questi sette punti e per essi decide di battersi in Parlamento e nel Paese con i pochi media ancora a disposizione? Perché non fare tutti, Centro, Pd, IdV quadrato su questa riforma? Timore di apparire “sdraiati” sulla posizione dell’Anm? Sempre meglio, più onorevole e dignitoso che servire anche indirettamente gli interessi oscuri e palesi di questo governo.

Sempre meglio, comunque, di quella penosa ammissione: “Erano anche proposte nostre”. Per rivendicare un primato e spalancare la porta non al confronto ma a un mercanteggiamento perdente e tanto dannoso per tutti. Il vero riformismo dovrebbe costruire una cultura più avanzata, non sollecitare il ritorno alla giustizia che abbiamo conosciuto ai tempi del Porto della nebbia, quando nulla si muoveva che non fosse voluto dal potente al governo in quel momento. Alla giustizia degli Armadi della vergogna, degli insabbiamenti, delle stragi senza colpevoli, dei silenzi di Stato. Tutto questo in Italia lo abbiamo già avuto.

Anche per questo, perché siamo convinti che senza l’autonomia vera della magistratura non ci sia uguaglianza dei cittadini, noi siamo contro la riforma del governo e le leggi ad personam che in queste ore la maggioranza si affretta ad approvare in Parlamento.

- Un dubbio: chi assicura i magistrati?

http://www.libertaegiustizia.it/2011/03/28/noi-con-lanm/



Redditi dei parlamentari, B in un anno raddoppia.



Non solo si conferma il più ricco tra i politici, ma in un anno ha quasi raddoppiato il proprio reddito. Il presidente del Consiglio ha dichiarato 40.897.004 euro rispetto ai 23.057.981 dell’anno precedente. A leggere le dichiarazioni patrimoniali dei deputati relative al 2009, oggi consultabili a Montecitorio, le possibili “classifiche” sono infinite. Tra i presidenti dei due rami del parlamento,Gianfranco Fini e Renato Schifani, è il secondo ad avere un reddito superiore. La seconda carica dello Stato ha dichiarato 229.918 euro contro gli 186.563 euro della terza carica. Mentre tra gli avvocati difensori del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo, è il titolare del “mavalà” a vincere dichiarando 1.297.118 euro contro i 530.847 di Longo. Balza all’occhio, fra l’altro, la posizione del ministro dell’Economia. Giulio Tremonti ha dichiarato redditi pari a 301.918 euro, in netto aumento rispetto all’anno precedente quando, grazie a una serie di detrazioni fiscali, aveva denunciato 39.672 euro.

Stupiscono anche i redditi dei non eletti Guido Bertolaso e Daniela Santanché. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Protezione Civile ha dichiarato un reddito imponibile di 860.195 euro. Santanché, invece, 642.517 euro.

Paperon de Paperoni Silvio Berlusconi nelle dichiarazioni dei redditi figura come “separato”, non risultano nuovi acquisti di auto, barche o di partecipazioni in società. Ha venduto una comproprietà al 50% di un appartamento a Milano. Tra i beni immobili a lui intestati risultano due appartamenti in uso abitazione a Milano, due box e altri tre appartamenti nella stessa città, dove ha in comproprietà anche altri due immobili. Inoltre è iscritto nella dichiarazione dei redditi un immobile nel Comune di Lesa, in provincia di Novara. Compaiono le proprietà nell’isola di Antigua: un terreno, un immobile e un altro terreno acquistato il 13 marzo 2009. Infine, tre depositi di gestione patrimoniale presso la banca popolare di Sondrio, il Monte dei Paschi di Siena e la Banca Arner Italia spa.

Escluso il premier, il più ricco in Consiglio dei ministri è il titolare della Difesa, Ignazio La Russa, che nel 2010 ha dichiarato un reddito imponibile per il 2009 di 374.461 euro. La Russa tiene dietro anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con i suoi 301.918 euro. E’ testa a testa, poi, tra Tremonti e Renato Brunetta, che dichiara 300.894 euro. Mentre il più “povero” tra i ministri è il veneto Giancarlo Galan, con i suoi 149.938 euro. Tra le curiosità, si segnala il Guardasigilli Angelino Alfano, che dichiara 168.318 euro e allega la dichiarazione dei redditi della moglie, Tiziana Miceli, che guadagna più di lui, con i suoi 229.074 euro. Il primo dei leghisti è Roberto Calderoli, solo tredicesimo con 174.850 euro.

La classifica dei ministri, dunque, in ordine decrescente, vede dopo La Russa, Tremonti e Brunetta, il titolare della Sanità, Ferruccio Fazio (256.811 euro), seguito da Franco Frattini(237.219 euro), il neoministro Francesco Saverio Romano (236.295 euro) e Stefania Prestigiacomo (222.911 euro).

Sotto la soglia dei 200 mila, tutti gli altri ministri. A partire da Sandro Bondi, che però da una settimana ha lasciato la carica (dichiara 184.591 euro). Seguono Altero Matteoli (183.648 euro), Raffaele Fitto (179.787 euro), Mariastella Gelmini (176.981 euro), Roberto Calderoli (174.850 euro), Michela Vittoria Brambilla (173.818 euro), Maurizio Sacconi (172.394 euro), Gianfranco Rotondi (172.061 euro).

Nella metà bassa della classifica il ministro dell’Interno Roberto Maroni (170.711 euro), seguito da Elio Vito (169.432 euro), Angelino Alfano (168.318 euro), Umberto Bossi (167.957 euro), Giorgia Meloni (165.941 euro), Mara Carfagna, che risulta dunque essere la più “povera” tra le ministre (165.849 euro). Chiudono la classifica il vice ministro leghista Roberto Castelli (164.358 euro), il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani (161.911 euro) e il neoministro della Cultura Giancarlo Galan (149.938 euro).