Sotto assedio anche le sedi dell'Onu nella capitale libica. In nottata è arrivata la notizia della morte del figlio più giovane del Colonnello. I ribelli hanno festeggiato con grida di giubilo. Preoccupazione da parte del nostro ministro dell'Interno dopo la dichiarazione di guerra all'Italia da parte del Raìs.
Prima la morte (presunta) del figlio più giovane del Raìs, ora un incendio all’ambasciata italiana a Tripoli confermato poco fa dalla Farnesina. La notizia inquieta e non poco alla luce delle parole pronunciate ieri da Gheddafi: “Porteremo la guerra in Italia”. Frasi considerate preoccupanti dal ministro Maroni. ”Gli attacchi contro gli edifici della nostra ambasciata – si legge, invece, in una nota del ministero degli Esteri – non indeboliranno la determinazione dell’Italia a continuare la propria azione, insieme agli altri partner, a difesa della popolazione civile libica in ottemperanza alla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite”. La situazione, però, preoccupa e non poco. Oltre alla nostra ambasciata, infatti, sono state attaccate le sedi dell’Onu. Da qui l’annuncio delle Nazioni Unite di ritirare tutto il proprio personale internazionale dalla capitale libica. La Gran Bretagna, intanto, ha deciso l’espulsione dell’ambasciatore di Libia, “in seguito ad attacchi contro le missioni diplomatiche a Tripoli”, fra cui “l’ambasciata britannica”. Lo ha annunciato oggi il ministro degli esteri William Hague.
La morte del figlio del Raìs sembra aver rinforzato la controffensiva lealista. L’artiglieria del Colonnello ha di nuovo sparato contro la città tunisina di Dehiba, al confine con la Libia. Nei giorni scorsi, nell’area c’erano stati scontri con i ribelli per la conquista di una postazione alla frontiera tra i due Paesi. Nel frattempo i ribelli fanno sapere che l’esercito sta tentando di avanzare su Zenten, città a sud ovest della capitale.
La situazione si complica. E non solo sullo scacchiere libico. Decisivo, a questo punto, è il voto di martedì prossimo sulle tre mozioni presentate da Pd, Idv e Lega. Tema sul quale è intervenuto proprio oggi Umberto Bossi annunciando, senza tanti giri di parole, che se il Pdl “non voterà la nostra mozione, il governo cade”. Eppure uno dei paletti del Carroccio, la data della fine del conflitto, sembra lo scoglio maggiore. “Fissare una data certa è complesso”. Questa la posizione del ministro Frattini.
Il figlio di Gheddafi ucciso e le critiche russe.
Nella notte i raid della Nato hanno ucciso Saif al-Arab Gheddafi, ultimogenito del leader libico. Nell’attacco, secondo quanto racconta un portavoce del governo di Tripoli, hanno perso la vita anche tre nipoti del colonnello. Il leader libico Muammar Gheddafi si trovava nell’edificio colpito da un raid della Nato, ma è rimasto illeso. L’attacco dell’alleanza atlantica ha sollevato dure critiche da parte del governo russo, per il quale, è stato fatto un uso sproporzionato della forze, andando così oltre la risoluzione dell’Onu. E mentre monta la polemica internazionale, sempre oggi il ministro dell’Interno Bobo Maroni è tornato sulla dichiarazione di guerra del Colonnello all’Italia. “Le parole di Gheddafi – ha detto il capo del Viminale – confermano che la situazione è da tenere sotto controllo, lo stiamo facendo e abbiamo intensificato azioni di verifica sul territorio nazionale”. In più la notizia della morte di Saif al-Arab Gheddafi “farà arrabbiare Gheddafi ancora di più”. Da quando è scoppiata la crisi libica comunque “noi abbiamo intensificato le attività di controllo per evitare che succeda qualcosa”.
La notizia della morte del figlio del Raìs è giunta nella notte. I ribelli di Bengasi hanno accolto l’uccisione dell’ultimo figlio di Gheddafi, con urla di giubilo e continue salve di mitra sparate in aria. “Sono così contenti che Gheddafi abbia perso suo figlio che stanno sparando in aria per celebrare (l’evento)”, ha dichiarato il colonnello Ahmed Omar Bani, portavoce militare del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi.
Saif al-Arab Gheddafi era il sesto ed ultimo genito del leader libico. Nato nel 1982, è il figlio di Safia Farkash, la seconda moglie di Gheddafi. Saif al-Arab era anche il figlio più gaudente e meno coinvolto nella gestione dello Stato. Dal 2006 ha studiato a Monaco di Baviera alla Tecnische Universitat. Qui è rimasto coinvolto in una rissa con una guardia del corpo di un night club per difendere la fidanzata che era stata allontanata dal locale. La polizia tedesca nel 2008 gli sequestrò la potente Ferrari 430 per l’eccessivo rumore del motore che si divertiva a mandare fuori giri di notte. Lo stesso anno fu sospettato di contrabbandare armi da Monaco a Parigi in un’automobile con targa diplomatica. Il caso però fu lasciato cadere dalla procura del capoluogo bavarese.
Era Muammar Gheddafi il vero obbiettivo del raid della Nato. Lo ha detto il portavoce del governo di Tripoli, Mussa Ibrahim, in una conferenza stampa. “L’operazione mirava ad assassinare direttamente il leader di questo paese”, ha detto Ibrahim ai giornalisti. “La Guida (Gheddafi) è in buona salute, non è rimasto ferito, sua moglie è anche lei in buona salute e non è rimasta ferita ma altre persone sono state colpite”, ha detto Ibrahim. “L’attacco ha provocato il martirio del fratello Saif al-Arab e quella di tre nipotini della Guida”, ha aggiunto il portavoce. Saif, ha poi detto, aveva 29 anni. In precedenza il portavoce aveva accompagnato i giornalisti stranieri a vedere un edificio bombardato a Tripoli. Visti i danni, molti dei giornalisti hanno dato per scontato che non ci fossero sopravvissuti.
Muammar Gheddafi per la seconda volta sopravvive a un bombardamento aereo. La prima volta perse la figlia, anche se adottiva. Era il 15 aprile 1986 i caccia-bombardieri F111 Usa su ordine dell’allora presidente Ronald Reagan effettuariono un bombardamento su Tripoli ma anche quella volta il Colonnello se la cavò.