martedì 3 maggio 2011

Menti eccelse del PdL - (naturalmente ironico) - Lehner (Pdl): “Sepoltura in pelli suine per combattere l’islamismo”



“Mi rivolgo al pragmatico ministro Maroni, perché, come prevenzione scientifica delle eventuali azioni stragiste di al-Qaeda, mobiliti la cooperazione emiliano-romagnola e toscana per la produzione industriale di pelli di maiale fornite di zip per la perfetta chiusura stagna”.

Questo è quanto chiede Giancarlo Lehner, deputato “Responsabile”, che motiva così la sua richiesta: “Non è uno scherzo, bensì l’uovo di Colombo, trattandosi di un deterrente micidiale contro il terrorismo islamico. Per dissuadere gli aspiranti kamikaze ed i professionisti del terrorismo, basterebbe far loro sapere attraverso delle pubblicità-progresso che l’Italia è attrezzata per dare ‘degna’ sepoltura, dentro pelli suine, ai loro caduti. Il kamikaze, infatti, vede nella morte il mezzo rapido per ascendere nel Paradiso maomettano, dove fontane, frescure e vergini son lì per arrecargli eterna e concreta beatitudine. Viaggio ascensionale che verrebbe impedito proprio dal seppellimento dentro un feretro di cotenna suina” conclude Lehner.

http://frontierenews.it/2011/05/lehner-pdl-sepoltura-in-pelli-suine-per-combattere-lislamismo/


Per saperne di più:

Il 18 febbraio 2011 annuncia il suo ingresso del gruppo parlamentare a sostegno della maggioranza di Iniziativa Responsabile. "Dopo una vita politicamente spericolata, ho messo la testa a posto. Dalla settimana prossima, a Montecitorio, sarò assiso sui banchi dei 'Responsabili' ", afferma in una nota il deputato che lascia così il gruppo del Popolo della Libertà della Camera.

A seguito di alcune accuse rivolte nei suoi scritti alla magistratura è stato condannato per diffamazione aggravata: la prima volta dal Tribunale di Trento per il pamphlet, edito daMondadori, Attentato al governo Berlusconi: articolo 289 Codice Penale, in cui effettuava riferimenti a iniziative della magistratura accostandole al reato di "Attentato agli organi Costituzionali"; la seconda volta, in seguito a un articolo pubblicato dal quotidiano Il Giornale il 29 gennaio 2004 dal titolo Un'indagine malata e avente per oggetto un'istruttoria del pm milanese Ilda Boccassini: quale sanzione accessoria alla condanna, il Tribunale di Brescia ha disposto la pubblicazione della sentenza emessa a carico di Lehner e dell'allora direttore responsabile Maurizio Belpietro sulla prima pagina de Il Giornale del 27 aprile 2007, in corpo doppio rispetto ai normali caratteri tipografici, nello spazio normalmente riservato al fondo.

(wikipedia)




Il deficiente del giorno: il ministro Brunetta.



BRUNETTA: "HO UNA SUPERIORITÀ MORALE, CULTURALE..., ETICA E IDEOLOGICA NEI CONFRONTI DI QUESTA SINISTRA, CHE MI FA SCHIFO"

TORINO – "Sento di avere una superiorità morale, culturale, etica e ideologica nei confronti di questa sinistra che mi fa leggermente schifo: lo ha detto, nel pomeriggio, a Torino, il Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.;In questi tre anni di Governo – ha aggiunto Brunetta – e' successo di tutto, ma noi abbiamo vinto tutto, anche con un partito composito come il Pdl. Noi abbiamo vinto le politiche, le europee, le regionali, ora ci apprestiamo a vincere le comunali a Napoli, certamente, e Torino. Abbiamo gestito la piu; grande crisi economica. E questo Paese non ha fatto la fine della Grecia, del Portogallo e della Spagna, che pure ci dava lezioni. Nessuno ha ritirato i propri risparmi dalle banche come in Inghilterra. Il Governo tiene bene la barra ben dritta;Lorsignori, come io chiamo la sinistra – ha continuato Brunetta – hanno cambiato tre segretari e Bersani, anche lui in cambiamento, sarebbe il quarto. Non si sa che cosa vogliono, non hanno proposte costruttive ma soltanto demonizzano e insultano. Mi chiedo – ha concluso – è questa la sinistra?
(fonte fb)

Cosa pensano di lui:

Che furbetto quel Brunetta



La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni. di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo


E per chi volesse sapere di più:





lunedì 2 maggio 2011

George Carlin - Usanze civiche - Sub ita


Rassicurazioni al posto della sicurezza - Marco Travaglio.




"Impedire il voto è un abuso di potere" Giuristi e intellettuali difendono il referendum. - di Carmine Saviano



Da Zagrebelsky a Rodotà un appello sul sito del Comitato sì acqua pubblica per difendere il diritto dei cittadini ad esprimersi sui beni comuni e il nucleare.


ROMA - Un abuso di potere. Con governo e maggioranza parlamentare "schierati militarmente" per impedire il voto ai referendum su acqua pubblica e nucleare. Parte da qui la denuncia del comitato "Sì Acqua Pubblica". Che ha diffuso in rete un "Appello per i referendum". In calce le firme di giuristi ed esponenti del mondo dell'economia e della cultura. Da Stefano Rodotà a Gustavo Zagrebelsky, da Ugo Mattei a Grande Stevens. Sotto accusa la cortina fumogena creata dal governo con l'annuncio di una legge ad hoc per acqua pubblica e servizio idrico. Un "escamotage avvilente che dà la misura del loro dilettantismo giuridico e della loro miserabilità politica".

La posta in gioco è alta. E ha a che fare con i beni comuni. Ovvero: con le risorse a cui ogni cittadino deve poter accedere senza nessun tipo di restrizione. "E' la prima volta che si fa una battaglia giuridica e politica su questi temi", dice a Repubblica.it Ugo Mattei, professore di diritto civile a Torino. "Abbiamo la possibilità di invertire la rotta, di fermare le privatizzazioni ideologiche sponsorizzate dal governo. In Italia c'è una possibilità straordinaria". Un'occasione data dalla fisionomia stessa della campagna referendaria. Una battaglia che, grazie al lavoro congiunto di accademici ed esponenti dei movimenti, ha raggiunto "maturità politica e competenza tecnica".

Il no all'election day. Il dito è puntato contro le manovre del governo. "Quali che siano le forme tecniche che si porranno in essere, è del tutto evidente che il solo scopo di questa iniziativa è scongiurare un voto popolare che si teme ampiamente a favore dell'abrogazione definitiva di ogni piano nucleare e delle norme di legge relative alla così detta privatizzazione dell'acqua". Ed è per controbattere a queste manovre che il Comitato ha chiesto di vigilare sul corretto comportamento del governo e sull'effettivo accesso alla conoscenza del referendum.

"Le recenti manovre del governo volte ad evitare il voto referendario attraverso l'affrettata predisposizione di atti aventi forza di legge in materia di nucleare e di acqua costituiscono un caso di scuola di abuso del potere della maggioranza ai danni del pronunciamento diretto tramite referendum del corpo elettorale. Quali che siano le forme tecniche che si porranno in essere, è del tutto evidente che il solo scopo di questa iniziativa è scongiurare un voto popolare che si teme ampiamente a favore dell'abrogazione definitiva di ogni piano nucleare e delle norme di legge relative alla così detta privatizzazione dell'acqua. Oltretutto la forma del decreto legge, resa necessaria dai tempi ormai prossimi del voto, mancherebbe dei requisiti costituzionali della necessità e dell'urgenza, oltreché della tempistica necessaria per la sua conversione, aggiungendo un ulteriore vulnus costituzionale a questo triste attacco alla democrazia diretta. Il governo, non pago di aver rifiutato l'election day confidando in tal modo di poter scongiurare il realizzarsi del quorum referendario, sperperando centinaia di milioni di euro in violazione del precetto costituzionale di imparzialità e buona amministrazione, cerca con ogni mezzo di impedire il legittimo esercizio del pronunciamento popolare richiesto da oltre due milioni di cittadini che hanno firmato per i referendum. Indipendentemente dalla nostra posizione sul merito dei quesiti, riteniamo che il fine perseguito dal governo sia così palesemente in contraddizione con lo spirito delle richieste referendarie da rendere giuridicamente impercorribile questo escamotage.

I primi firmatari: Ugo Mattei, Franzo Grande Stevens, Luca Nivarra, Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Alberto Lucarelli , Giangiacomo Migone, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Elisabetta Grande, Giacomo Marramao, Livio Pepino, Nerina Boschiero, Laura Pennacchi, Cristina Trucco, Giorgio Parisi, Eva Cantarella, Pietro Rescigno, Elena Paciotti, Lorenza Carlassarre, Marcello Cini, Luigi Ferrajoli, Guido Martinotti, Elsa Fornero.
Ecco il testo dell'appello, che i cittadini possonosottoscrivere sul sito del Comitato 1



Biancofiore dei miracoli.



Per Michela Biancofiore l’uccisione di bin Laden può essere letta “come un nuovo enorme miracolo regalato da Giovanni Paolo II al mondo”.

Difficile crederci, ma ha detto proprio così.

Dunque da oggi sappiamo che il Vaticano ha cambiato i dieci comandamenti, è favorevole alla pena di morte e lo è talmente tanto che se non ci si arriva per vie umane allora si scomodano addirittura i santi e i beati.

Un po’ come se Papa Wojtyla avesse detto ai mafiosi, quel giorno: “Convertitevi, e morite”.

http://bracconi.blogautore.repubblica.it/2011/05/02/biancofiore-dei-miracoli/

..per chi non lo sapesse, questa raffinata Signora è la "costituzionalista" che il 13 gennaio a "8 1/2", tentava di impedire a Stefano Rodotà di dire la sua sulla sentenza della Corte Costituzionale. Sembra che la costituzionalista sia colei che ha scritto materialmente la legge sul legittimo impedimento bocciata impietosamente 12 a 3. Una vera esperta in "sana e robusta costituzione" (magari con l'aiutino di qualche chilo di botulino)... (tafanus)

*****

Diplomata presso l'istituto magistrale e imprenditrice.

Nel 2005, appena eletta consigliere provinciale di Bolzano per FI, presentò un singolare disegno di legge per dare contributi pubblici del 50% a chi volesse rinnovare il proprio tagliaerbacon un modello nuovo, nella necessità di ridurre l'inquinamento atmosferico (PM10) originato dalle attrezzature per il giardinaggio.

Propose di far sventolare il tricolore da ogni maso del Süd-Tirol. È chiamata anche "Lady Caldarrosta" per aver dato, nella campagna elettorale del 2005, sacchetti di caldarroste ai passanti.

Nel 2005 organizzò un comizio per Berlusconi in Piazza Tribunale a Bolzano ricordato per il solo "collegamento via cellulare" visto che Berlusconi non poté arrivare di persona. Il comizio è ricordato, oltre che per l'assenza di Berlusconi, per il mega "manifesto-bandiera" di 39 metri per 13 posto dinnanzi al Tribunale, che suscitò polemiche e denunce in Tribunale per mancanza di autorizzazioni (decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n.42). Sempre nel 2005 fu fotografata accanto al premier Silvio Berlusconi quando questi mostrò il dito medio alzato durante un comizio in Piazza Vittoria a Bolzano.

Rieletta alle elezioni politiche del 2008 ma nel collegio della Campania, nonostante le origini altoatesine nella lista del PDL. È prima firmataria di alcune proposte di legge, tra cui:

  • C.2964, DDL sul legittimo impedimento (approvato come testo unificato)
  • C.1483 Modifica all'articolo 7 della Costituzione, concernente l'inserimento del riconoscimento delle radici culturali giudaico-cristiane
  • C.1484 Ripristino della festività del 4 novembre quale Festa dell'Unità nazionale e delle Forze armate

Nel 2010 ha festeggiato il proprio compleanno ad Arcore assieme a Silvio Berlusconi. In tale occasione ha dichiarato: «Mi ha praticamente visto crescere politicamente, ormai abbiamo un rapporto quasi filiale. Non credo che ci siano tanti altri berlusconiani accaniti come me». (wikipedia)




Geronzi, che liquidazione. - di Alberto Statera



Tutto si tiene a Trieste nel cuore del Leone quando si tratta di retribuzioni degli amministratori e dei top manager. Il siluramento di Cesare Geronzi è costato alla compagnia 16,65 milioni di euro, somma congrua secondo l'amministratore delegato Giovanni Perissinotto visto che, in caso di mancato accordo, il pensionamento d'autorità dell'ex banchiere di Marino sarebbe costato assai di più. Insomma, le Generali avrebbero fatto un risparmio liquidando Geronzi con un'indennità di circa 1,4 milioni al mese per undici mesi di lavoro, da aggiungere allo stipendio di 2,32 milioni di euro annui, più benefit vari, come appartamenti, voli su aerei privati e faraoniche ristrutturazioni di uffici.

Ma chi e come ha proposto e approvato questa somma che ha suscitato proteste dei fondi esteri e l'invio di un segnale forte da parte della Banca d'Italia, astenutasi sui piani di incentivazione nell'assemblea di sabato? A delibare il caso e a decidere è stato il Comitato remunerazioni della compagnia, presieduto da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni e membro autorevole della supercordata geronziana incardinata su Gianni Letta e l'ex piduista Luigi Bisignani. Delibera presa senza colpo ferire dal momento che, dopo le dimissioni di Leonardo Del Vecchio, l'unico componente del Comitato oltre al presidente era rimasto Lorenzo Pellicioli. Il 9,7 per cento dei fondi esteri non se l'è sentita di approvare la delibera scaroniana, che potrebbe essere invalidata, e la Banca d'Italia e si è astenuta. Un'astensione che, come è tradizione nei comportamenti dell'istituto, suona come una censura di fatto.

Qualche azionista, in margine all'assemblea di sabato a Trieste, ha fatto un calcolo sommario di ciò che l'ex presidente di Generali ha incassato di emolumenti negli ultimi quattro anni e mezzo, da quando ha lasciato Unicredit con una buonuscita di 20 milioni giustificata come "emolumento straordinario che costituisce anche un premio alla carriera", giungendo a un totale di circa 55 milioni di euro. Ora a Trieste dicono di essere più tranquilli, perché come presidente della Fondazione Generali - non ancora noto l'emolumento - Geronzi può firmare spese fino a un massimo di 9.999 euro, come con qualche vendicativo sogghigno ha assicurato Perissinotto.

Ma, a parte il costoso pensionamento dell'ex "banchiere di sistema", in margine all'assemblea è corsa qualche attendibile indiscrezione sullo stile geronziano, assai poco triestino, negli undici mesi di presidenza del Leone. Quasi sempre vittima dei modi spicci dell'ex presidente, nelle severe sale del Leone, il secondo amministratore delegato Sergio Balbinot. "Oh, a questo gli manca il testosterone", ha esclamato a voce non sufficientemente bassa il presidente in una recente riunione del consiglio d'amministrazione, secondo il ricordo nitido di un testimone. Balbinot, con apprezzabile aplomb, ha fatto un po' di ironia su sé stesso con gli amici: "Ormai mi chiamano 'Coso'". Da quando, uscendo dalla sala di un convegno l'ex presidente chiese ostentatamente al portavoce: "Aho, 'ndo sta Coso ?". E quello: "il dottor Balbinot è ancora dentro".

a.statera@repubblica.it