lunedì 2 maggio 2011

Geronzi, che liquidazione. - di Alberto Statera



Tutto si tiene a Trieste nel cuore del Leone quando si tratta di retribuzioni degli amministratori e dei top manager. Il siluramento di Cesare Geronzi è costato alla compagnia 16,65 milioni di euro, somma congrua secondo l'amministratore delegato Giovanni Perissinotto visto che, in caso di mancato accordo, il pensionamento d'autorità dell'ex banchiere di Marino sarebbe costato assai di più. Insomma, le Generali avrebbero fatto un risparmio liquidando Geronzi con un'indennità di circa 1,4 milioni al mese per undici mesi di lavoro, da aggiungere allo stipendio di 2,32 milioni di euro annui, più benefit vari, come appartamenti, voli su aerei privati e faraoniche ristrutturazioni di uffici.

Ma chi e come ha proposto e approvato questa somma che ha suscitato proteste dei fondi esteri e l'invio di un segnale forte da parte della Banca d'Italia, astenutasi sui piani di incentivazione nell'assemblea di sabato? A delibare il caso e a decidere è stato il Comitato remunerazioni della compagnia, presieduto da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni e membro autorevole della supercordata geronziana incardinata su Gianni Letta e l'ex piduista Luigi Bisignani. Delibera presa senza colpo ferire dal momento che, dopo le dimissioni di Leonardo Del Vecchio, l'unico componente del Comitato oltre al presidente era rimasto Lorenzo Pellicioli. Il 9,7 per cento dei fondi esteri non se l'è sentita di approvare la delibera scaroniana, che potrebbe essere invalidata, e la Banca d'Italia e si è astenuta. Un'astensione che, come è tradizione nei comportamenti dell'istituto, suona come una censura di fatto.

Qualche azionista, in margine all'assemblea di sabato a Trieste, ha fatto un calcolo sommario di ciò che l'ex presidente di Generali ha incassato di emolumenti negli ultimi quattro anni e mezzo, da quando ha lasciato Unicredit con una buonuscita di 20 milioni giustificata come "emolumento straordinario che costituisce anche un premio alla carriera", giungendo a un totale di circa 55 milioni di euro. Ora a Trieste dicono di essere più tranquilli, perché come presidente della Fondazione Generali - non ancora noto l'emolumento - Geronzi può firmare spese fino a un massimo di 9.999 euro, come con qualche vendicativo sogghigno ha assicurato Perissinotto.

Ma, a parte il costoso pensionamento dell'ex "banchiere di sistema", in margine all'assemblea è corsa qualche attendibile indiscrezione sullo stile geronziano, assai poco triestino, negli undici mesi di presidenza del Leone. Quasi sempre vittima dei modi spicci dell'ex presidente, nelle severe sale del Leone, il secondo amministratore delegato Sergio Balbinot. "Oh, a questo gli manca il testosterone", ha esclamato a voce non sufficientemente bassa il presidente in una recente riunione del consiglio d'amministrazione, secondo il ricordo nitido di un testimone. Balbinot, con apprezzabile aplomb, ha fatto un po' di ironia su sé stesso con gli amici: "Ormai mi chiamano 'Coso'". Da quando, uscendo dalla sala di un convegno l'ex presidente chiese ostentatamente al portavoce: "Aho, 'ndo sta Coso ?". E quello: "il dottor Balbinot è ancora dentro".

a.statera@repubblica.it



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