domenica 3 luglio 2011

Avidità e crepuscolo degli dei. - di Guido Rossi


L'illimitata possibilità d'accumulazione del denaro è passata da una forma di potere sociale a quella di potere politico. L'enorme quantità di moneta transitata dai mercati e dagli istituti finanziari, sia quelli regolamentati, sia quelli fuori d'ogni controllo grazie alle ideologie della deregolamentazione, le cosiddette shadow banks, non ha per nulla aumentato, bensì ha diminuito, la capacità produttiva delle economie reali.

Il capitale è stato diretto, infatti, verso operazioni ad alto rischio, ad oltraggiosi e stratosferici compensi ai protagonisti di una nuova e fortunosa elìte, nonché alla creazione di irrealistici valori di titoli finanziari infettati da bolle speculative. Questa era dell'avidità ha propagato la sua metastasi agli stati e alla politica delle democrazie costituzionali, contagiandosi, quasi senza avvedersene e mettendo a rischio la loro stessa esistenza. La speculazione selvaggia ha ormai preso di mira lo strumento fondamentale della politica economica dei paesi democratici, cioè il debito pubblico, imponendo ora rigorosi, quanto rischiosi regimi di austerità, che hanno permesso sia in Europa, sia negli Stati Uniti, di sperperare prima i surplus negli anni buoni dello sviluppo economico invece che accantonarli, al fine di poter stimolare la domanda aggregata per uscire dalle crisi negli anni cattivi.

Il patto di stabilità, ad esempio, impone ora a Eurolandia di mantenere il deficit di bilancio sotto il 3% del PIL e il debito pubblico, rispetto a questo, al 60%. Sembra andare in questa direzione la discussa manovra italiana. Il sistema è dunque privo di ogni flessibilità. Quella flessibilità che i governanti tedeschi oggi ignorano e disprezzano non ricordando di averla adottata qualche anno fa, quando la Germania soffrì di recessione economica.

E' necessario poi, per stimolare la ripresa e la domanda, che la politica economica e quella monetaria non siano disgiunte, sicché riguardano un problema di grande attualità, cioè la totale indipendenza della banca centrale europea. Il suo ruolo rispetto al Parlamento Europeo dovrebbe essere ridefinito, poiché la sua politica, finora quasi esclusivamente diretta al controllo dell'inflazione, ha comunque un peso politico di grande e crescente importanza per il suo controllo sul sistema bancario europeo. Insomma, il ruolo delle banche centrali, è sempre più politico e non può essere, pur nella loro indipendenza, conflittuale con quello dei governi, almeno nelle democrazie costituzionali.

I problemi si presentano non diversi negli Stati Uniti d'America, dove il Presidente Obama si trova in grande difficoltà a far approvare dal Congresso un bilancio che possa garantire riforma fiscale e nello stesso tempo investimenti per il piano sanitario e la disoccupazione, ai fini di mantenere le tante promesse da lui fatte in campagna elettorale. Il rischio è quello invece che queste difficoltà, se non superate con "stimoli e creatività" secondo l'opinione di P. Krugman ripresa anche nell'articolo di ieri su questo giornale, portino un lungo periodo di alta disoccupazione e di povertà per milioni di cittadini americani, soprattutto giovani, vecchi o economicamente vulnerabili. E mentre i titoli di stato di alcuni paesi europei rischiano il declassamento, ciò sta avvenendo anche per quelli del Tesoro americano. La libera stampa americana non ha mancato di aspramente criticare il Presidente Obama, il quale, come scrive l'ultimo numero dell'autorevole New York Review of Books, dice e promette nelle sue innumerevoli apparizioni televisive in casa e all'estero cose ben diverse rispetto a quelle che fa. Il panorama è vasto: dalla guerra in Libia, illegalmente continuata senza l'approvazione del Congresso alla sempre rinviata chiusura di Guantanamo, alla politica estera e militare in Siria, Egitto e soprattutto Afghanistan e poi all'uccisione di Bin Laden, dettata da istinto di vendetta più che da principi di giustizia. Il tutto a causa di una "guerra al terrore", la quale ha tolto ogni diritto umano ai sospetti nemici combattenti (gli enemy combatants) che, con questo gioco di parole, nessuna Convenzione di Ginevra protegge. Barack Obama sembra allora trovar mestiere più piacevole quello di fare il Presidente del mondo, piuttosto che degli Stati Uniti, preferendo così l'autorità simbolica delle dichiarazioni galattiche invece che l'autorità concreta di direzione politica, il che fa di lui, secondo l'articolo citato, un Presidente più famoso che popolare.

Né può stupire che uno dei maggiori costituzionalisti americani, non certo radicale, Bruce Ackerman, in un suo recente libro the Decline and Fall of the American Republic (Harvard University Press, 2010) abbia dato un amaro identikit dei presidenti degli Stati Uniti che operano a danno della Repubblica americana. Ma la comparazione non è difficile con le altre democrazie occidentali, compresa la nostra. I punti fondamentali dell'analisi riguardano: l'elezione di persone carismatiche, al di fuori della tradizionale classe politica, che agiscono affidandosi ad esperti dei media per individuare speranze e falsi problemi che dominano un pubblico dibattito irrazionale. Essi poi governano con ministri super lealisti, mentre le loro azioni unilaterali vengono legittimate da un uso improprio dei poteri di emergenza e giustificate con il "mandato ricevuto dal popolo". Ha continuato Ackerman ancora sul New York Times del 20 giugno. In conclusione, sembra fuori discussione che il potere esecutivo tende, in base allo spirito dei tempi, ad operare fuori della legge e delle regole dello Stato di diritto, sicché si erodono i cardini delle democrazie costituzionali, sopraffatte dal capitalismo finanziario, il quale dominato dall'attività ha fatto crollare simboli e speranze, come certamente è capitato con il carismatico Presidente Obama.

Che la globalizzazione finanziaria abbia dunque provocato anche una sorta di Götterdämmerung?
Crepuscolo degli dei ai quali si sono sostituiti i nuovi sacerdoti dell'avidità.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-07-03/avidita-crepuscolo-102452.shtml?uuid=AafzPwkD&p=2


Assegni più leggeri da 8 a 150 euro. La nuova mappa della previdenza.


Il costo della stretta: quattro miliardi e mezzo in due anni.

Il ministro dell'Economia  Giulio Tremonti
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti
ROMA - La nuova stretta sulla previdenza costerà ai pensionati italiani almeno 4 miliardi e mezzo di euro nei prossimi due anni. Sempreché l'inflazione non continui ad aumentare, rendendo più doloroso il blocco, totale o parziale, della rivalutazione degli assegni superiori ai 1.428 euro lordi mensili. Il freno all'indicizzazione porterà nelle casse dello Stato 2,2 miliardi di euro l'anno: l'effetto sulle pensioni più basse sarà quasi impercettibile, ma sugli assegni più alti l'impatto sarà consistente. Per fare i suoi calcoli il governo ha immaginato un indice di rivalutazione delle pensioni dell'1,5% sia nel 2012 che nel 2013, anche se c'è il rischio concreto, visto l'attuale andamento dei prezzi, che l'indice debba essere rivalutato in misura maggiore. Se arrivasse al 2%, il risparmio sulle pensioni, e dunque il mancato recupero del potere d'acquisto per i pensionati, salirebbe a 3 miliardi di euro l'anno, 6 miliardi nel biennio.

Clausola di salvaguardia
Tenendo per buone le stime del governo, un pensionato che percepisce 1.500 euro lordi mensili dovrà rinunciare a 8 euro l'anno, che salgono a 60 euro nel caso di una pensione mensile di 2.000 euro, a circa 100 se l'assegno è di 2.500 euro, oltre 150 euro su una pensione di 3.500 euro. Sacrifici mitigati solo in parte da una clausola di salvaguardia inserita nel decreto, che rende il blocco della rivalutazione meno aspra rispetto a quelli varati nel 1992 dal governo di Giuliano Amato e nel 1996 dall'esecutivo guidato da Romano Prodi. Mentre allora il blocco fu totale per le pensioni più alte, questa volta un minimo di perequazione ci sarà per tutti. I 3,2 milioni di pensionati che ricevono un assegno da tre a cinque volte il minimo (476 euro), cioè tra 1.428 e 2.380 euro lordi mensili, subiranno solo un taglio del 55% dell'indicizzazione solo sulla quota eccedente i 1.428 euro. E così per i pensionati più ricchi: perequazione totale sui primi 1.428 euro, al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380 euro, nessuna rivalutazione sulla parte eccedente (invece del 75% come avviene oggi).

In pensione più tardi
Oltre alla perdita del potere d'acquisto, ci sarà da fare i conti con l'aumento dell'età pensionabile dovuto alle misure varate negli anni scorsi, e che hanno effetto già da quest'anno. Sui requisiti minimi per la pensione di anzianità giocheranno, infatti, sia il meccanismo delle quote, che già dal 2011 ha portato l'età minima a 61 anni (ma con almeno 36 anni di contributi), che le finestre mobili introdotte con la manovra triennale dell'anno scorso, mentre per le donne che lavorano nel settore pubblico nel 2012 l'età minima per la pensione di vecchiaia salirà di colpo da 60 a 65 anni. Dal 2014 in poi, per tutti, bisognerà considerare anche l'effetto dell'agganciamento automatico dell'età di pensione alle speranze di vita. E, dal 2020, anche per le donne che lavorano nel settore privato partirà l'aumento progressivo dell'età minima, da 60 a 65 anni.Di fatto, già da quest'anno, l'età minima della pensione di anzianità è aumentata di due anni per i lavoratori dipendenti e di due anni e mezzo per gli autonomi. C'è stato il passaggio da "quota 95" a "quota 96", cioè 61 anni di età invece di 60 con 35 anni di contributi. In più sono scattate le finestre mobili, che di fatto mangiano un altro anno alla pensione: l'assegno previdenziale, infatti, comincia ad arrivare 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti minimi per i dipendenti, 18 mesi per gli autonomi. Dal 2013 si passerà a "quota 97" per i dipendenti e a "quota 98" per gli autonomi, quindi l'età minima salirà ancora di un anno rispetto a oggi. E nel 2014, un anno prima del previsto, entrerà in gioco il meccanismo dell'adeguamento automatico dell'età minima alle speranze di vita. In sede di prima applicazione l'aumento dell'età di pensione non potrà essere superiore a tre mesi. Dal 2018, però, scattano gli aggiornamenti triennali, che saranno pieni, e capaci di produrre effetti consistenti. Basti pensare che l'Istat ha calcolato che nel 2050, rispetto al 2007, le speranze di vita, a 65 anni, aumenteranno di 6,4 anni per gli uomini e 5,8 anni per le donne.

Appuntamento al 2020
L'appuntamento successivo è fissato al 2020, anno in cui inizierà il percorso di progressivo adeguamento delle pensioni di vecchiaia delle donne nel privato, dagli attuali 60 ai 65 anni degli uomini. Dal 2020 ci vorrà un mese in più, dal 2021 due mesi, e così via, per arrivare a regime nel 2032. L'effetto di tutti questi provvedimenti inciderà in modo molto rilevante sulla spesa pubblica. Ai 4 miliardi e mezzo che saranno risparmiati nei prossimi due anni con la mancata rivalutazione, si devono aggiungere i risparmi attesi dall'agganciamento della pensione alle speranze di vita, modesti nei primi anni (2,1 miliardi di euro dal 2014 al 2020), ma molto rilevanti negli anni successivi: 13 miliardi di risparmio nel decennio 2020-2030, e ben 19 miliardi di euro dal 2030 al 2040. Più quello che si risparmierà con l'aumento dell'età di pensione delle donne e l'allungamento dell'età per effetto delle quote e delle finestre.

La rivoluzione assistenziale
Altri risparmi verranno dalla sistemazione del contenzioso previdenziale nel settore agricolo, prevista dal decreto appena varato dal governo. Ma in prospettiva gli effetti più consistenti sono attesi dalla riforma di tutto il meccanismo dell'assistenza, contemplata dalla delega per la revisione del sistema fiscale, e che si configura come una vera e propria rivoluzione. Il primo passo sarà la revisione degli indicatori della situazione economica dei contribuenti, l'indice di "bisogno" che regola le prestazioni assistenziali. Il vecchio Isee andrà in pensione, e sarà sostituito da un meccanismo che terrà in maggior conto la composizione del nucleo familiare. Poi il passaggio fondamentale sarà la revisione dei criteri per poter ricevere gli assegni. Saranno riconsiderati i parametri per le pensioni di invalidità e anche quelli per le pensioni di reversibilità che si tramandano ai coniugi, che sono 4,8 milioni e che costano 38 miliardi di euro l'anno (34 all'Inps, 4 all'Inpdap). Una cifra molto elevata, pari al doppio di quella che si spende in Francia e in Germania e al triplo di quanto costano, in media, le pensioni di reversibilità in Olanda. E non è tutto, perché la riforma prevede anche un ruolo diverso per l'Inps. Sarà l'agente pagatore e terrà il "fascicolo elettronico" di ciascun assistito. Ma a fare selezioni e controlli per l'accesso e il diritto alle prestazioni saranno Regioni e Comuni. Che dovranno rispettare criteri ben precisi, a meno di non volerci rimettere di tasca propria.

Mario Sensini

http://www.corriere.it/economia/11_luglio_03/sensini_assegni-piu-leggeri_a5887fac-a54b-11e0-980c-35d723c25df8.shtml?fr=box_primopiano

Il Quirinale: Non ancora ricevuto il testo della manovra.


ROMA
- "Si precisa che a tutt'oggi la presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E' quanto scritto in una nota diffusa dalla presidenza della Repubblica in merito alla manovra varata la settimana scorsa dal governo.

"Poichè molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvato dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si legge nella nota diffusa dal Quirinale - si precisa a tutto oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge".


Manovra correttiva 2011: stretta su pensioni, aumento ticket e stop turn over in PA.



Berlusconi: non c'è alcuna necessità di manovra... di TMNews

(Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da Berlino rassicura il Paese: non ci sarà alcuna manovra correttiva per i conti pubblici italiani, come ventilato dai giornali. 13 gen 2011 - fonte: http://www.dailymotion.com/video/xgjtm4_berlusconi-non-c-e-alcuna-necessita-di-manovra-correttiva_news )

Invece:

È pari a 47 miliardi di euro la manovra che approderà domani al consiglio dei ministri. Di questi 2 miliardi serviranno al finanziamento delle spese di quest'anno, cinque per le spese del prossimo anno, 20 per la correzione dei conti per il 2013, E 20 per la correzione dei conti per il 2014. Si preanunciano strette sulle pensioni, stop al turn-over nel pubblico impiego con retribuzioni congelate per un anno, semplificazione del processo civile, liberalizzazione delle professioni e facilitazioni per la costituzione di mprese. Vediamo nel dettaglio le principali misure:

PENSIONI: Scatterà dal 2014 l'agganciamento dell'età pensionabile alle aspettative di vita. Inoltre per le donne ci sarà l'incremento di un anno Dell'età di pensione già a partire dal 1 gennaio 2012. Un altro anno scatterà dal 2014 e per ogni biennio successivo fino al 65 anni di età. Uno stop anche alla rivalutazione automatica delle pensioni d'oro. Il provvedimento riguarderà le pensioni che superano di cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps. Per le pensioni di misura compresa tra 3 e 5 volte Il trattamento minimo di pensione Inps la rivalutazione sarà del 45%

BLOCCO DEL TURN OVER NELLA PA: Stipendi sospesi per un altro anno nella pubblica amministrazione e blocco del turn over nella PA. Il blocco dei trattamenti economici arriverà dunque fino al 31 dicembre 2014 (oggi è al 2013). Il blocco del turn over per un altro anno riguarda le amministrazioni dello Stato, ad esclusione dei Corpi di polizia, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per le agenzie fiscali, e gli entipubblici non economici.

PROCESSO CIVILE: In materia di processo civile sono in arrivo misure dirette a garantire una maggiore efficienza della giustizia. Viene fissato in sei anni il tetto della durata massima dei processi per ciascun grado di giudizio.

CONTENZIOSO INPS: I processi in materia previdenziale di valore non superiore a 500 in cui sia parte l'Inps e che risultano pendenti in primo grado alla data del 31 dicembre 2010 e per i quali a tale data non è intervenuta sentenza si prevede l'estinzione di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente.

SANITA': Sulle ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale si dovrà pagare un ticket di 10 euro mentre è previsto il pagamento di 25 euro per i codici bianchi al pronto soccorso. Il provvedimento prevede anche 486,5 milioni di euro per il 2011 per il Ssn. Il finanziamento per il 2013 e' incrementato dello 0,5% rispetto al 2012 ed e' ulteriormente incrementato dell'1,4% per il 2014.

PROFESSIONI: Vengono abrogate alcune restrizioni per rendere più facile l'accesso alle professioni. Si stabilisce in particolare che le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle professioni previste dall'ordinamento vigente, diverse da quelle di avvocato, notaio, architetto, ingegnere, farmacista, autotrasportatore, sono abrogate quattro mesi dopo l'entrata in vigore del decreto legge.

SCUOLA: Novità anche nel settore scuola. Le materne, le elementari e le medie saranno raccolte in istituti unici e si prevede una riorganizzazione delle infrastrutture Per garantire continuita' didattica nell'ambito dello stesso ciclo di istruzione. La scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado saranno aggregate in istituti comprensivi. Quanto personale scolastico, l'organico dovrà restare invariato nell'anno 2012-2013 rispetto all'anno appena terminato. Vanno mantenute inoltre per il prossimo biennio le disposizioni della legge 133 del 2008, che hanno portato all'aumento del numero di studenti per ogni professore e alla riduzione del personale Ata del 17%.

RICORSI FISCO: Si prevede che chi intende presentare ricorso presso le commissioni tributarie dovrà pagare fino al 1500 Euro. I costi sono suddivisi per scaglioni: 30 euro per controversie di valore fino a 2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000.

NUOVA ANAS: Si prevede la nascita dal gennaio 2012 dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali e con essa la 'nuova' Anas con una una profonda riorganizzazione nell'attuale assetto e 'mission' dell'Anas.

SPENDING REVIEW: Già a partire dal 2012 la Ragioneria generale dello Stato darà inizio a un ciclo di 'spending review' mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato. Se non vengono trasmessi i dati senza giustificato motivo entro il termine previsto, si prevede come sanzione una riduzione della retribuzione di risultato, dei dirigenti responsabili nella misura del 2 per cento.

ALTA VELOCITA': In arrivo anche un sovrapprezzo per gli operatori dell'alta velocità. Una misura che vuole consentire lo sviluppo dei processi concorrenziali nel settore dei trasporti ferroviari assicurando nel contempo la copertura degli oneri per i servizi universali di trasporto ferroviario di interesse nazionale che sono oggetto di contratti di servizio pubblico.

CROCE ROSSA: Privatizzazione della Croce Rossa Italiana dal 1 gennaio 2012. Diventando privata la struttura opererà in regime di diritto privato come associazione umanitaria a carattere volontario e di interesse pubblico.

PROTEZIONE CIVILE: Nuove risorse per la protezione civile saranno reperite attraverso l'otto per mille. Già dal 2011 viene autorizzata una spesa di 64 milioni di euro all'anno. La spesa sarà destinata alla gestione dei mezzi della flotta aerea del Dipartimento della protezione civile.

FONDI IMMOBILIARI PUBBLICI: È anche prevista la dismissione del patrimonio disponibile attraverso fondi immobiliari chiusi, promossi da Regioni, prvince e comuni e partecipati da una sgr costituita dal Tesoro.

MISSIONI INTERNAZIONALI: Vengono rifinanziate le spese in scadenza per le missioni all'estero con settecento milioni di euro.

FONDO LETTA: La dotazione del fondo strategico a sostegno dell'economia reale istituito presso il Consiglio dei ministri e' ridotta di 252 milioni di euro per l'anno 2012, di 392 milioni di euro per l'anno 2013, di 492 milioni di euro per l'anno 2014, di 592 milioni di euro per l'anno 2015, di 542 milioni di euro per l'anno 2016, di 442 milioni di euro per l'anno 2017, di 342 milioni di euro per l'anno 2018, di 292 milioni di euro per l'anno 2019 e di 242 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020.

http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_10431.asp


sabato 2 luglio 2011

Murdoch sbatte la porta a Silvio: via Mediaset Plus da Sky.


berlusconi murdoch 304

«Da oggi Mediaset Plus non è più distribuito da Sky a causa di gravi inadempimenti contrattuali di Rti». Con questa nota Sky Italia scarica il canale satellitare targato “biscione” dalla sua piattaforma, precisando che «il contratto stabiliva, tra i vari impegni che Mediaset Plus avrebbe incluso all'interno del proprio palinsesto, anche programmi particolarmente graditi al pubblico come Chi vuol esser milionario, La Corrida, Striscia la Notizia, Paperissima, Zelig. Questi programmi - conclude l'emittente satellitare - non sono mai stati inclusi». L'amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge, si è detto sorpreso che il «gruppo Mediaset rinunci ad una platea televisiva di oltre 13 milioni di italiani che accedono ai programmi Sky, dopo aver già rifiutato di accogliere le nostre campagne pubblicitarie sulle proprie reti, rinunciando così ai relativi proventi».

Mediaset, dal canto suo, ha fatto sapere che chiederà a Sky il risarcimento dei danni causati «dalla illegittima e inefficace risoluzione unilaterale di un contratto in vigore fino al termine del 2012». Non l'hanno certo presa bene, a Cologno Monzese. «La nuova azione legale - prosegue la nota dell'azienda - si va ad aggiungere alle ingiunzioni chieste da Mediaset al Tribunale di Milano per irregolari pagamenti da parte di Sky. La volontà, o la necessità, di non onorare i corrispettivi pattuiti non può esprimersi in atti arbitrari e pretestuosi, che vanamente si cerca di giustificare, come fa Sky, invocando l'adempimento di presunti impegni contrattuali in realtà inesistenti».

Che i rapporti tra Sky e Mediaset non fossero proprio idilliaci si è sempre saputo. Il Cavaliere e i suoi governi hanno sempre provato a mettere i bastoni tra le ruote della creatura del magnate australiano. E adesso la multinazionale restituisce il colpo.




Sanità in Sicilia: scarsa e costa un milione di euro/ora.



La Corte dei Conti della Regione Sicilia, dal proprio bilancio annuale, ha fatto sapere che la spesa per la sanità nel 2010 è stata di un milione di euro all'ora. Giovanni Coppola, procuratore generale d'appello della Corte dei conti, ha sottolineato che rimane sempre alta la spesa per le strutture convenzionate. Un miliardo e 96 milioni di euro il costo. Tuttavia emerge anche un dato positivo come la riduzione del deficit. Infatti sono stati risparmiati 98,6 milioni di euro con una riduzione del 62%. La Corte dei Conti ha sottolineato anche come la qualità dei servizi sanitari in Sicilia sia notevolmente scarsa al punto - ironizzano - che i siciliani preferiscono l'aereo come cura.


Saldi, la crisi fa salire l’attesa In un anno chiusi 400 negozi.


Via agli sconti, i veneti pronti a spendere 300 milioni. Ma i commercianti storcono il naso: «Troppo in anticipo»

Al via i saldi anche in Veneto (archivio)

Al via i saldi anche in Veneto (archivio)

VENEZIA—Conto alla rovescia per l’apertura dei saldi estivi, che in virtù dell’accordo sottoscritto in Conferenza delle Regioni lo scorso 24 marzo per la prima volta partono il primo luglio in tutta Italia (posticipa all’8 luglio solo Bolzano). Una novità che ne introduce una seconda: questa svendita di fine stagione, vuoi per la crisi vuoi per l’aumento di costi e bollette, è particolarmente attesa da un numero sempre crescente di veneti ormai rassegnati a comprare abbigliamento, calzature e pelletteria solo con i ribassi, ma anche dai commercianti. Per molti di loro potrebbe essere l’ultimaoccasione per sopravvivere. Nell’ultimo anno infatti nella nostra regione hanno chiuso i battenti 400 negozi tradizionali, strozzati dal calo degli introiti (-1,5% dall’inizio del 2011) e da spese di gestione e affitto schizzate alle stelle.

Lo rivela il dossier del Cescot, l’osservatorio economico di Confesercenti, il cui presidente Maurizio Francescon spiega: «Purtroppo in Veneto esiste un turn-over di vetrine velocissimo, che tocca il 20% degli operatori, ovvero 51 mila attività. Di queste, 9 mila trattano abbigliamento, 2 mila calzature e pelletterie e 1600 tessile e biancheria: ecco, ogni anno abbassa definitivamente le serrande tra il 4% e il 5% del totale delle tre categorie. A sparire sono gli esercizi di famiglia, i più antichi, sostituiti da realtà in franchising gestiti direttamente dalla catena madre, da servizi specializzati come la moda donna giovane o l’uomo, oppure da monomarca usati come promozione dalle grandi griffe, cui costa meno aprire un negozio piuttosto che comprare pubblicità. Il saldo tra abbandoni e nuovi arrivi è in attivo, ma con un duplice problema: muore il commercio di famiglia e si allarga il delta tra l’utile operativo, in crollo, e i costi, in crescita. Forbice alla base del continuo turn-over». Ecco spiegate le speranze riposte nei saldi dagli operatori di settore. «Nei primi tre giorni di sconti si realizza il 50% del fatturato legato al periodo (che si conclude il 31 agosto, ndr) —avverte Francescon—e nei primi quindici l’80%. Secondo le nostre proiezioni, ogni famiglia dovrebbe spendere tra 250 e 270 euro, per un importo regionale di circa 280/300 milioni ».

Proiezioni che tranquillizzano solo in parte le associazioni di categoria, scontente per un avvio troppo anticipato delle occasioni. Eppure l’anno scorso la maggior parte dei loro iscritti aveva contestato la partenza ritardata al 17 luglio. Mai contenti? «Siamo soddisfatti per la data comune a tutta Italia, che però andava spostata in agosto— rileva Maurizio Franceschi, presidente regionale di Confesercenti— non ha senso fissare le svendite di fine stagione ad estate appena iniziata. E solo per correre dietro alla grande distribuzione, che tende a voler partire sempre prima, in un’ottica di liberalizzazione degli sconti cui aspira da sempre. E invece i saldi tradizionali sono ancora l’unica opportunità per l’acquirente di vedersi realmente scontare un capo visto prima a cartellino intero. Devo però sottolineare che abbiamo i magazzini ancora pieni, cominciamo ora a vendere e farlo a metà prezzo è una perdita non da poco, anche se riusciremo a smerciare quasi tutto. Da qualche tempo, poi, vanno in saldo anche articoli non contemplati dalla normativa sui ribassi, applicata ad abbigliamento, calzature e pelletteria. Parlo per esempio di profumeria, occhialeria, elettrodomestici, settori liberi di praticare sconti tutto l’anno ma che si accodano alle occasioni estive».

Irritato Massimo Zanon, numero uno di Confcommercio Veneto: «Non parlo volentieri dei saldi, perchè a quelli estivi è stato tolto il significato originario. Partono troppo presto eppure sono regolamente "bruciati" da altre vendite promozionali, per di più pagano la crisi economica che ha lasciato ben poco nelle tasche della gente. Chi stabilisce il calendario dei ribassi deve mettersi in testa che svendere significa prima di tutto svuotare il magazzino al termine di una fase dell’anno, non scontare e basta». Di parere esattamente contrario l’Aduc (Associazione diritti utenti e consumatori): «I ribassi sono concepiti per favorire i commercianti, non gli acquirenti, quindi aspettiamo che il legislatore nazionale li cancelli. E consenta agli esercenti di lanciare promozioni quando e come vogliono, perchè almeno ne trarrebbero vantaggio il sistema economico nella sua globalità e, nel dettaglio, la qualità dell’offerta».

Michela Nicolussi Moro

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/1-luglio-2011/saldi-crisi-fa-salire-l-attesa-un-anno-chiusi-400-negozi-190993977540.shtml