Ma la risposta politica non è arrivata dal presidente del Consiglio. Ma dal Capo dello Stato e dal titolare dell’economia. E’ stato sempre Tremonti, nel pomeriggio, a partecipare a un vertice di maggioranza e a incontrare poi i rappresentanti dell’opposizione incassando la disponibilità a non intralciare i passaggi in aula della manovra. Tremonti ha ricevuto e discusso gli emendamenti che l’opposizione intende presentare, accogliendone alcuni. Domani incontrerà anche le autonomia locali. In tutto questo Silvio Berlusconi è rimasto in totale e assoluto silenzio. Soltanto con una nota nel primo pomeriggio si è palesato, dopo una settimana di latitanza. ”Uniti e coesi nell’interesse comune” perché la crisi “minaccia tutti”, recita la nota di Palazzo Chigi.
Berlusconi non aveva reagito neanche alla telefonata di Angela Merkel che gli ha chiesto di abbreviare i tempi di approvazione della manovra, che ha già perso sui mercati un terzo del suo valore. Lo ha riconosciuto anche il ministro Ferruccio Fazio: “Questa manovra è già stata bruciata”. E se il cancellerie tedesco è arrivato a telefonare al poco stimato Presidente del Consiglio significa che la situazione, vista da oltralpe, è a dir poco grave: un Paese senza guida, abbandonato. “E’ incredibile che non ci siano state reazioni da parte del governo”, commenta facilmente Romano Prodi. E di fatto Silvio Berlusconi era chiuso nel silenzio da una settimana. Piazza Affari continuava a registrare record in negativo e sabato il premier ha lasciato Roma per raggiungere la Sardegna e trascorrere il fine settimana a Villa Certosa. E sarebbe riapparso soltanto questa mattina. Ma non a Bruxelles, dove è in corso la riunione dell’Ecofin, o a Palazzo Chigi per accelerare l’approvazione della manovra finanziaria, ma alla conferenza stampa del Milan. Così Merkel ha telefonato al Cavaliere prima e ha poi spronato a un intervento anche Giulio Tremonti.
Il ministro dell’economia è riuscito, come detto in tandem con Napolitano, a blindare l’approvazione della manovra in tempi rapidi: già entro venerdì. Il Pd, con Anna Finocchiaro, ha garantito disponibilità a far passare il provvedimento sia in Senato sia alla Camera. Invocando però “le dimissioni del governo subito dopo”. Anche Romano Prodi concorda: “Ci vorranno alcuni punti in cui governo e opposizioni dovranno convergere. Una tregua ma non un governissimo, perché non reggerebbe un giorno. E’ necessario un momento di unità e di forza per reagire alle speculazioni. E’ così che l’Italia deve presentarsi”. Infine Rosy Bindi: “Il Paese ha bisogno di un governo autorevole e di una maggioranza seria. Invece abbiamo un governo truffaldino e una maggioranza rissosa che insieme hanno provocato un disastro economico e azzerato la credibilità dell’Italia”.