mercoledì 13 luglio 2011

Tremonti e Napolitano blindano la manovra Sì dall’opposizione: “Ma dopo governo a casa”. - di Davide Vecchi


La legge sarà approvata giovedì al Senato e venerdì alla Camera. L'opposizione, che ha incontrato il ministro dell'Economia, ha garantito che non farà ostruzionismo ma il Pd invoca le dimissioni dell'esecutivo.


Giulio Tremonti e Giorgio Napolitano. Il tandem che ha (temporaneamente) portato fuori dalla crisi Piazza Affari e il Paese si è formato quasi per caso, ed esclusivamente per necessità, in mattinata: a Presidente del Consiglio latitante (ha disertato persino la conferenza stampa del Milan), con gli indici della Borsa ancora in caduta libera e i premier d’Europa “stupiti” dall’immobilismo del governo, la manovra finanziaria in alto mare e il rischio di un emendamento salva Fininvest. Il ministro dell’Economia, spronato anche dai colleghi dell’Eurofin con lui riuniti a Bruxelles, in mattinata ha lasciato il vertice per rientrare a Roma: “Vado a chiudere i Bilanci dello Stato”. Ed è bastato l’annuncio per “calmare” Piazza Affari. Intanto il Capo dello Stato incontrava i leader dell’opposizione, come Giorgio La Malfa, per ribadire personalmente l’invito già lanciato due volte nei giorni scorsi alla condivisione e alla responsabilità. Napolitano, inoltre, ha contattato i presidenti dei due rami del Parlamento per sollecitarli ad abbreviare i tempi dell’approvazione della manovra. Così, quando Renato Schifani ha annunciato che il testo potrà essere votato a Palazzo Madama già giovedì e Gianfranco Fini ha convocato per domani la capigruppo così da pianificare il lavoro della Camera immediatamente dopo il passaggio al Senato, Piazza Affari ha invertito la tendenza. E’ la conferma, per dirla con Pier Carlo Padoan, vicesegretario generale Ocse, “che i mercati vogliono risposte dalla politica. E questo vale sia per l’Italia che per l’Europa”.

Ma la risposta politica non è arrivata dal presidente del Consiglio. Ma dal Capo dello Stato e dal titolare dell’economia. E’ stato sempre Tremonti, nel pomeriggio, a partecipare a un vertice di maggioranza e a incontrare poi i rappresentanti dell’opposizione incassando la disponibilità a non intralciare i passaggi in aula della manovra. Tremonti ha ricevuto e discusso gli emendamenti che l’opposizione intende presentare, accogliendone alcuni. Domani incontrerà anche le autonomia locali. In tutto questo Silvio Berlusconi è rimasto in totale e assoluto silenzio. Soltanto con una nota nel primo pomeriggio si è palesato, dopo una settimana di latitanza. ”Uniti e coesi nell’interesse comune” perché la crisi “minaccia tutti”, recita la nota di Palazzo Chigi.

Berlusconi non aveva reagito neanche alla telefonata di Angela Merkel che gli ha chiesto di abbreviare i tempi di approvazione della manovra, che ha già perso sui mercati un terzo del suo valore. Lo ha riconosciuto anche il ministro Ferruccio Fazio: “Questa manovra è già stata bruciata”. E se il cancellerie tedesco è arrivato a telefonare al poco stimato Presidente del Consiglio significa che la situazione, vista da oltralpe, è a dir poco grave: un Paese senza guida, abbandonato. “E’ incredibile che non ci siano state reazioni da parte del governo”, commenta facilmente Romano Prodi. E di fatto Silvio Berlusconi era chiuso nel silenzio da una settimana. Piazza Affari continuava a registrare record in negativo e sabato il premier ha lasciato Roma per raggiungere la Sardegna e trascorrere il fine settimana a Villa Certosa. E sarebbe riapparso soltanto questa mattina. Ma non a Bruxelles, dove è in corso la riunione dell’Ecofin, o a Palazzo Chigi per accelerare l’approvazione della manovra finanziaria, ma alla conferenza stampa del Milan. Così Merkel ha telefonato al Cavaliere prima e ha poi spronato a un intervento anche Giulio Tremonti.

Il ministro dell’economia è riuscito, come detto in tandem con Napolitano, a blindare l’approvazione della manovra in tempi rapidi: già entro venerdì. Il Pd, con Anna Finocchiaro, ha garantito disponibilità a far passare il provvedimento sia in Senato sia alla Camera. Invocando però “le dimissioni del governo subito dopo”. Anche Romano Prodi concorda: “Ci vorranno alcuni punti in cui governo e opposizioni dovranno convergere. Una tregua ma non un governissimo, perché non reggerebbe un giorno. E’ necessario un momento di unità e di forza per reagire alle speculazioni. E’ così che l’Italia deve presentarsi”. Infine Rosy Bindi: “Il Paese ha bisogno di un governo autorevole e di una maggioranza seria. Invece abbiamo un governo truffaldino e una maggioranza rissosa che insieme hanno provocato un disastro economico e azzerato la credibilità dell’Italia”.



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