Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 22 luglio 2011
Moro, Imposimato: un 'commando' era pronto a salvarlo. Ma il blitz fu annullato.
I miracoli di don Verzè. - di Vittorio Malagutti
Milioni di euro dirottati in hotel di lusso in Costa Smeralda e speculazioni immobiliari, favori agli amici e progetti megalomani. Così è stato ridotto sul lastrico il San Raffaele.
Don Verzé è arrivato anche lì. Niente ospedali. Niente opere di bene. Più prosaicamente un hotel a quattro stelle, il Don Diego, riservato a una clientela d’élite, almeno a giudicare dai prezzi: anche cinquemila euro per una settimana in alta stagione. L’albergo è di proprietà della Fondazione Monte Tabor, la stessa che controlla il San Raffaele. La gestione però è affidata a un’altra società, la San Diego srl che fa capo a cinque azionisti. Uno di loro è l’attore Renato Pozzetto (quello di Cochi e Renato). Un altro, con una quota del 20 per cento, si chiama Mario Cal. Proprio lui, il braccio destro di don Verzé, il manager che si è suicidato lunedì scorso.
DUNQUE la Fondazione ha dirottato milioni di euro dalle attività sanitarie a quelle alberghiere e uno dei massimi dirigenti della fondazione stessa si è messo personalmente in pista, con un investimento di poche decine di migliaia di euro, per partecipare agli utili dell’iniziativa. Utili che per la verità ancora non si vedono, visto che l’hotel Don Diego viaggia in rosso. L’iniziativa sarda è tutto sommato una piccola cosa, almeno se confrontata con il miliardo e più di debiti che grava sul San Raffaele, ma riesce a dare un’idea di come andassero le cose nel regno di don Verzé. Con l’andar del tempo una miriade di investimenti sballati e di progetti megalomani ha minato alle fondamenta la grande opera del sacerdote visionario. Con il contorno, come si vede nel caso dell’hotel San Diego, anche di evidenti conflitti di interessi.
“Tutto è possibile a chi crede”, ripete il novantenne gran capo della Fondazione Monte Tabor. Quasi tutto, verrebbe da correggere. Se per esempio si impiegano nelle iniziative più disparate parte dei soldi versati dalla Regione Lombardia per i rimborsi dei medicinali e dei ricoveri in convenzione (oltre 400 milioni l’anno), allora è chiaro che si corre dritti verso il dissesto. Per un po’, infatti, il peso di questa strategia folle è stato fatto ricadere sui fornitori. E così il debito verso le aziende che riforniscono il San Raffaele, dalle aziende farmaceutiche a quelle informatiche, è esploso fino a superare i 500 milioni.
IN PAROLE POVERE i finanziamenti pubblici sono stati in parte assorbiti da iniziative che nulla avevano a che fare con il bene comune. Tipo la colossale cupola con l’arcangelo sulla sommità costata oltre 60 milioni. Oppure il nuovo ospedale di Olbia, costato oltre 200 milioni di euro in buona parte finanziati dalle banche. Una struttura finita di costruire pochi mesi fa e che sembra destinata restare ferma fino a quando non si chiarirà il destino dell’intero gruppo sanitario. Poi c’è il capitolo delle speculazioni immobiliari. Basta fare un viaggetto di pochi chilometri da Milano fino a Cologno Monzese, una cittadina dell’hinterland. Qui una società del San Raffaele, la Edilraf a suo tempo amministrata da Cal, ha restaurato una villa storica immersa in un parco dove ha anche costruito decine di appartamenti. All’operazione aveva partecipato anche il gruppo Diodoro costruzioni diPierino Zammarchi, che però alla fine del 2008 si è sfilato. Adesso tutto è fermo. Invenduti gli appartamenti, fin qui proposti a prezzi giudicati fuori mercato. Fermi anche l’auditorium e il ristorante che avrebbero dovuto essere consegnati al comune di Cologno. Nel frattempo la Edilraf ha accumulato debiti per oltre 60 milioni di cui quasi 35 verso le banche e 16 milioni nei confronti della stessa fondazione Monte Tabor. Adesso anche la Edilraf è in vendita. Trovare un compratore però sarà un’impresa. A meno di non cedere a prezzi di saldo. Lo stesso discorso vale per molte altre partecipazioni. Il Vaticano, che ha preso il comando al San Raffaele, potrebbe quindi essere costretto a svendere. Ma in questo modo non sarà facile tappare il buco lasciato da don Verzé. Salvo miracoli, ovviamente.
Festa del peperoncino, la Polverini arriva in elicottero. Il cronista del Fatto viene insultato. - di Carlo Tecce
Il presidente del Lazio arriva con un volo della Protezione civile alla kermesse organizzata a Rieti dal consigliere Rai Guglielmo Rositani. Che se la prende con il giornalista quando chiede conto del costoso viaggio a fronte dei tagli promessi dal governatore
Ore 18, la Polverini atterra con un po’ di ritardo all’aeroporto Ciaffulli, un’auto con il sindaco Giuseppe Emili aspetta a motori spenti. Ma i più nervosi sono i camerieri che osservano il rinfresco in Prefettura, un omaggio per le autorità in trasferta con le fuoriserie di Stato: il ministro Paolo Romani, i sottosegretari Roberto Rosso (Agricoltura) e Alfredo Mantica (Esteri), i consiglieri Rai, Antonio Verro e Alessio Gorla. Nessuno ha il coraggio di afferrare le bruschette con la ‘nduja prima che le mani di Romani e Polverini possano graffiare la tavolata, mentre la gente guarda spaesata il palazzo Papale vuoto, dove – dicono i manifesti – Rositani e istituzioni apriranno le danze. La Polverini e Rositani lasciano senza esitazioni la Prefettura e quei prodotti tipici, quelle 400 specialità di peperoncino, che soltanto a Rieti puoi trovare. É impossibile capire se la Polverini che annuncia i risparmi di casta sia la stessa Polverini che ordina un elicottero per la festa del piccante. Non risponde: “Non ho nulla da spiegare. Pago tutte le spese che faccio, non scoprirai nemmeno una cena a mio carico. L’importante è che non vado con i soldi pubblici, vai tranquillo caro”. L’affettuoso “caro” del presidente regionale è accompagnato da spintoni e insulti di Rositani: “Vada via, cretino, altrimenti la prendo a schiaffi. Non ha capito? Le do uno schiaffo”.
NON È FACILE condannare il volo del presidente Polverini, più di 15 mila euro per un viaggio di 60 chilometri, la strada statale Roma-Rieti è un girone dantesco con curve bastarde, code irritanti, fameliche prostitute e simpatici autostoppisti. E non provate a suggerire il treno diretto. Arriverà, abbiate fede: a Rieti l’aspettano dai tempi di Giovanni Giolitti. Una speranza rinvigorita negli ultimi vent’anni con le promesse proprio di Rositani che, calabrese di Varapodio (ora è sindaco), sul miraggio ferroviario ci ha costruito una carriera politica. Tra enormi peperoni rossi e verdi di polistirolo, piantine messicane che decorano la piazzetta, ieri era il giorno di Rositani. Una gloria cercata con passione, e forza: la Rai ha annullato il Consiglio di amministrazione per l’invito a casa Rositani, qualcuno ha colto al volo (la Polverini in senso letterale), qualcuno ha declinato (il direttore generale Lei). In piedi sul palchetto davanti ai porticati, come se fosse un comizio di Totò, Rositani raduna e mostra a una folla (modesta, in verità) i grandi di Roma che visitano la città di Rieti.
Paolo Romani ha una faccia stanca e dubbiosa. Del tipo: io che ci faccio qui? L’agenda del ministro era strana: una cerimonia ad Herat in Afghanistan e un intervento per “Rieti cuore piccante”. Non è preparatissimo: “Dobbiamo fare ricerca sul peperoncino per le nostre industrie”. Il sindaco Emili è onesto: “Non mi piace il peperoncino, però possiamo investire”. La Polverini scalda il pubblico come fosse in concerto: “Rieti è il centro agricolo più grande d’Europa. Questo fine settimana entrerà nella vostra storia”. Ma è ancora il sindaco Emili a stupire: “Ringraziamo i rappresentanti esteri. E in particolare l’ambasciatore dello Zimbabwe. Applausi”. Come, come? Il Paese che ispirò una battuta telefonica di Mauro Masi: “Le pressioni per bloccare Annozero… nemmeno nello Zimbabwe”.
(Ha collaborato Fabrizio Colarieti)
Berlusconi: "Abbiamo un debito forte ma gli italiani sono benestanti"
Al termine del vertice straordinario dell'eurozona che ha deciso un nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia, il premier, che era arrivato in ritardo, spiega per quale motivo non c'era bisogno di parlare della situazione del nostro Paese.
Della manovra italiana si parla nel passaggio del documento finale in cui si afferma che "tutti gli Stati membri dell'eurozona aderiranno strettamente agli obiettivi di bilancio concordati, miglioreranno la loro competitività e affronteranno gli squilibri marcoeconomici" e che "i deficit in tutti i Paesi, eccetto quelli sotto programma (per ottenere i prestiti dell'eurozona e dell'Fmi, (Grecia, Irlanda e Portogallo, ndr) saranno portati sotto il 3% al più tardi entro il 2013". "In questo contesto - prosegue il testo - salutiamo con favore la manovra finanziaria recentemente presentata dal governo italiano, che gli consentirà di portare il deficit sotto il 3% nel 2012 e di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014".
La giornata di Berlusconi a Bruxelles inizia con un inconveniente. Il presidente del Consiglio arriva infatti a vertice iniziato. Scuro in volto, riferiscono alcune agenzie, non rilascia dichiarazioni. Il presidente Ue Herman van Rompuy dà il via ai lavori intorno alle 13.30 con mezz'ora di ritardo sul previsto. Berlusconi fa il suo ingresso nel palazzo intorno alle 13.43.
BERLUSCONI IN RITARDO: FOTO 2 - VIDEO 3
Dopo il vertice Berlusconi dice anche di aver "lanciato una proposta che è stata bene accolta ed è stata ritenuta buona da tutti: fare la riunione dell'Eurogruppo in Grecia. E aggiunge che il primo ministro di Atene George Papandreou "si è impegnato a programmarla alla ripresa dopo le ferie estive".
Quanto ai risultati dell'incontro di Bruxelles, il Cavaliere ne dà un giudizio ampiamente positivo: "Abbiamo lavorato bene. Abbiamo difeso l'euro. Abbiamo rassicurato i mercati mondiali che l'area euro è solida. Tutti i Paesi hanno messo da parte gli egoismi e hanno fatto capire che nessuno stato Ue può fallire. Abbiamo lavorato per evitare il rischio contagio. C'è un chiaro impegno dei Paesi a non far fallire nessuno Stato dell'area euro". A suo dire, l'ammontare complessivo dei finanziamenti per la Grecia è di 160 miliardi di euro: "Il totale del finanziamento alla Grecia è di 109 dal Fondo Europeo", a cui si devono aggiungere altri "37 miliardi" dati su base volontaria dagli "istituti privati" e a questa cifra si devono sommare altri stanziamenti vari per arrivare a "160 miliardi".
Un piano Marshall da 109 miliardi per salvare la Grecia.
I 17 leader dell'eurozona, riuniti a Bruxelles, discutono un intervento eccezionale per risollevare il paese in crisi. La Finlandia: "Atene dia in garanzia il Partenone". Berlusconi si presenta in ritardo.
In ogni caso resta il riferimento al gigantesco intervento di aiuti americani all’Europa distrutta dalla seconda guerra mondiale per dare l’idea della serietà della situazione: “La Grecia è un caso unico nella sua gravità”, dice ancora la bozza, “per questo richiede una soluzione eccezionale”. Gli stati membri e la Commissione europea, prosegue il documento, “mobiliteranno tutte le risorse necessarie al fine di fornire assistenza tecnica eccezionale per aiutare la Grecia a mettere in atto le riforme”.
Da registrare l’inedita proposta della Finlandia che, a quanto riferiscono fonti diplomatiche, avrebbe chiesto ai greci di offrire in garanzia beni paseggistici e ambientali come l’Acropoli, Partenone compreso, e addirittura qualche isola dell’Egeo. Secondo il governo di Helsinki, lo Stato greco possiede beni per 300 miliardi di euro, sufficienti a garantire i prestiti. Il nuovo governo di Helsinki, di centrodestra e d’impronta euroscettica, aveva annunciato una stretta alla solidarietà comunitaria.
Inoltre, il neodirettore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, incontrerà il ministro delle finanze greco Evangelos Venizelos il 25 luglio. Ed è stato il governo di Atene chiederlo, anche se un portavoce del Fmi ha escluso che il paese si appresti a chiedere nuovi aiuti.
Intanto la Borsa di Milano ha chiuso in forte rialzo, tra le migliori in Europa, con il Ftse Mib tornato stabilmente sopra i 19 mila punti, in rialzo del 3,76% a 19.490. Dopo un avvio debole, le quotazioni hanno puntato al rialzo proprio in seguito alle notizie provenienti da Bruxelles sui previsti aiuti alla Grecia.
giovedì 21 luglio 2011
Don Gallo - Piazza Alimonda - 20 luglio 2011
Profilo greco.
La Camera adotta le prime misure di austerità. Inizia a mettere i deputati a pane e acqua.
Il voto per l’autorizzazione all’arresto di Papa si è concluso con 319 sì e 293 “potrei esserci io al suo posto”.
Alfonso Papa ha lasciato l’aula tra gli abbracci dei colleghi. Aveva tutta l’aria di un arrivederci a presto.
“Fermare l’escalation di arresti”, ha dichiarato Berlusconi dalla cima.
Berlusconi: “Non voterò mai per mettere le manette a qualcuno”. Quelli sono gli infami.
Papa: “Ho detto ai miei figli che forse non tornerò a casa”. Lo so, mi è arrivato l’invito alla festa.
Varata la Finanziaria. Ma il Tavernello non si è infranto.
Dopo l’approvazione, il decreto è stato inviato al Quirinale. Testo greco a fronte.
La manovra colpirà soprattutto le famiglie con figli a carico. Sono più lente nella fuga.
Il testo prevede tagli per gli asili. È ora che anche quei piccoli stronzetti contribuiscano al risanamento del paese.
(Colpite famiglie, istruzione e scuole materne. L’unico modo per sfamare i vostri figli sarà ridurli in stato vegetativo)
“È come sul Titanic” ha detto Tremonti spronando l’orchestrina.
Tremonti: “Siamo come il Titanic”. A parte gli incassi.
G8 di Genova, si celebra il decimo anniversario. Le bottiglie le porta la polizia.
(Sono passati già dieci anni dalle violenze del G8. Sembra oggi)
La cosa più incredibile di quei giorni è che Scajola verrà ricordato per altro.
All’aeroporto di Genova furono installate batterie di missili terra-aria. Ma i gabbiani non attaccarono.
Molti criticarono la creazione di una zona rossa. Tranne l’Avis.
Durante gli scontri, un carabiniere sparò e uccise il giovane Carlo Giuliani. I colleghi intervennero prontamente roteando l’indice.
Gli agenti sostennero di aver fatto solo il loro dovere. In effetti il cartellino dell’estintore diceva: “Ogni abuso sarà severamente punito”.
Una camionetta passò avanti e indietro sul Carlo Giuliani, ancora vivo. Un elegante omaggio a Pasolini.
Oggi Carlo Giuliani avrebbe 33 anni. Ma non un lavoro.
Nella notte la polizia fece irruzione nella scuola Diaz dove dormivano alcuni manifestanti. Per prendere i loro dentini.
Gli abusi degli agenti non passarono sotto silenzio. Le indagini condotte dalla magistratura hanno portato a pesanti promozioni.
A Bolzaneto fu sperimentata la tortura. Poi il centrodestra è stato costretto a tagliare i fondi per la ricerca.
Un’altra immagine emblematica del G8: il vicequestore Perugini che tira un calcio in faccia a un quindicenne mentre i colleghi cercano di fermarlo. Era di seconda.
Per molti, Genova resta ancora una ferita aperta. I poliziotti lavorarono bene.
http://www.spinoza.it/2011/07/21/profilo-greco/