domenica 11 dicembre 2011

Lotta all’evasione, ecco come. - di Bruno Tinti





Cosa funziona nelle misure del presidente del Consiglio Mario Monti: carcere se si mente al Fisco, accertamenti più efficaci e meno burocratici. Ma per capire se le cose possono funzionare bisogna leggere l'articolo undici della manovra.


La lotta all’evasione. Chi è favorevole e chi è contrario? Con buona approssimazione: i lavoratori dipendenti e i pensionati sono favorevoli e il popolo dell’Iva è contrario. Qual è il risultato di una lotta all’evasione ben fatta? I lavoratori dipendenti e i pensionati continuano a pagare le imposte che pagavano prima (con qualche eccezione per quelli – per esempio gli operai in cassa integrazione – che lavorano in nero come imbianchini e arrotondano con 500 euro al mese). Il popolo dell’Iva è costretto a pagare di più. Molto di più.

Se dunque il governo Monti facesse una seria lotta all’evasione, l’accusa di fare cassa ai danni dei poveracci, lasciando ai riccastri i loro privilegi, dovrebbe cadere. A meno di non pensare che i ricchi vadano fucilati per legge, una volta che gli si faccia pagare tutto il dovuto, magari con aliquote più elevate delle attuali (se si elimina l’evasione, l’incremento delle aliquote diventa effettivo, non una grida manzoniana cui corrisponde un aumento dell’evasione), l’art. 53 della Costituzione sarebbe pienamente attuato: anche loro concorrerebbero alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Quindi tutto sta a vedere se Monti la lotta all’evasione intende farla o no. Per saperlo, bisogna leggersi bene l’art. 11 della manovra che, zeppo di richiami ad altre leggi com’è, richiede un po’ di impegno.

Tutta la verità, nient’altro che la verità

Comma 1: quando il Fisco chiede qualche informazione bisogna dirgli la verità; se no, si è puniti con la reclusione fino a 2 anni. E prima? L’art.76delDpr445/2000 puniva le false dichiarazioni rese a pubblico ufficiale; ma, guarda che cosa curiosa, non quelle rese al Fisco. Non siamo ai livelli raccontati dal mio collega Davigo che si sentì dire dal direttore del carcere di Pasadena: “Qui ci sono gli evasori fiscali”. “Ma davvero?” – disse Davigo (da noi nemmeno uno è in prigione). “Eh – disse il direttore – hanno mentito al popolo americano”. Però comunque è un buon segnale.

Comma  2: gli operatori finanziari (banche, intermediari, fondi ecc.) devono (dal 1/1/2012) comunicare periodicamente all’anagrafe tributaria le movimentazioni che hanno interessato i rapporti dei loro clienti, di cui debbono fornire anche i dati identificativi. In pratica all’anagrafe arriveranno gli estratti conto (qui, va detto, si deve ancora vedere come andrà a finire perché, fermo restando l’obbligo di comunicazione, sarà l’Agenzia delle entrate a stabilire la soglia della movimentazione da comunicare; per esempio 5.000 euro no, ma 10.000 sì). Ma si fa anche adesso! Lo dice l’art. 7 del Dpr 605/73. Manco per sogno. Fino ad ora la cosa funzionava così: gli intermediari finanziari comunicavano all’anagrafe l’esistenza dei rapporti. Sicché il Fisco, se per qualche motivo (studi di settore, verifica della Gdf, ecc.), decideva di fare un accertamento (poche volte, il 10% delle dichiarazioni presentate) a Bianco che più bianco non si può, poteva interrogare l’anagrafe e scoprire quanti conti Bianco ecc. aveva. Poi doveva munirsi di una serie di autorizzazioni burocratiche da fargliene passare la voglia e, a questopunto,potevachiederealle banche gli estratti conto. Da lì il lavoro diventava facile: come va che hai una dichiarazione da 20.000 euro e hai movimentato 500.000 euro? Spiegami. Insomma i conti correnti venivano esaminati dopo che il Fisco aveva deciso di fare l’accertamento: servivano come prova dell’evasione.

Per stanare i “giri” sospetti

Con la manovra Monti la situazione è invertita. Le banche comunicano all’anagrafe gli estratti conto, quindi movimentazioni e saldi. Resta solo da paragonarli con le dichiarazioni dei redditi e si sa subito chi pinzare. Poi lo si chiama e gli si chiedono spiegazioni. Non solo; si può anche fare una scala di priorità: Biancoecc.ha una forbice tra il dichiarato e quanto depositato in conto pari a X; Grigio pari a Y; la forbice di X è > di quella di Y; controlliamo Y. Perché non ci siano dubbi sul fatto che proprio in questo modo il Fisco dovrà procedere, l’art. 11 comma 4 della manovra specifica chiaramente che le informazioni fornite dalle banche debbono essere utilizzate dall’Agenzia delle entrate per l’individuazione dei contribuenti a maggior rischio di evasione da sottoporre a controllo. Non male. Si fa sul serio.

I critici: ma il nero non si fa sui conti ufficiali; si fa su quelli intestati alla nonna, alla zia, all’autista, all’amante. Vero. Ma anche questi conti saranno comunicati al Fisco;e la nonna, la zia ecc.,che magari hanno una delle famigerate pensioni da 500 euro, si troveranno a dover spiegare come mai sono titolari di un conto dove girano 200.000 euro. “Eh, me lo ha chiesto mio nipote; poverino, è tanto bravo, mi porta sempre i dolciladomenica”.EBiancoeccè “fatto”.

Tutto questo è una rivoluzione. Fermo restando che sarebbe bene riformare l’intero sistema tributario (ne ho scritto altre volte), con questa semplice (!) procedura si può davvero stanare gli evasori. Il che significa far pagare i riccastrie,quandoavremounpo’ di fieno in cascina, diminuire l’imposizione sui lavoratori dipendenti e i pensionati. Secondo voi, perché quelli di prima una cosa così non l’hanno mai fatta?

sabato 10 dicembre 2011

"Ospedali sempre meno efficienti Tredici miliardi di sprechi l'anno"




Lo rivela il rapporto "Ospedali e Salute 2011", che mette a confronto il valore delle singole prestazioni erogate con i reali costi che hanno per lo Stato. E gli sperperi riguardano anche le regioni del Nord.


di VALERIA PINI

Tredici miliardi di euro svaniti nel nulla, sprecati per l'inefficienza ospedali pubblici del nostro paese. La rete delle strutture sanitarie italiane riceve un finanziamento molto più alto delle prestazioni che eroga, disperdendo una quota del 29%. Centinaia di milioni di euro che, se risparmiati, potrebbero contribuire ad uscire dalla crisi economica. Lo rivela il IX Rapporto "Ospedali e Salute 2011"  dell'Aiop 1, l'associazione italiana ospedalità privata,  appena presentato alla Camera dei deputati, a Roma. L'analisi dei dati rivela inoltre che, probabilmente per la crisi economica, aumentano gli utenti che scelgono i centri pubblici rispetto a quelli privati (l'82,3%  in più rispetto al 79,3% del 2010)

Sprecano anche le regioni del Nord. Lo studio ha confrontato i finanziamenti pubblici per la gestione ordinaria ricevuti dalle aziende ospedaliere con la stima del valore economico delle prestazioni erogate. Si è scoperto che l'inefficienza varia da Regione a Regione, con alcune sorprese. Infatti nonostante si confermi un Mezzogiorno più "sprecone" rispetto al Nord, cresce rispetto allo scorso anno il margine di spreco del Nord (21,8% rispetto al 20,5%). La Calabria è maglia nera con il 46,4% di tasso d'inefficienza.  Sempre nel Nord, la Lombardia perde il primato di regione più virtuosa (19,3% contro il 16,9 % dello scorso anno), superata dal Veneto (17,2%). Emilia Romagna e Lombardia sono le regioni che attraggono più pazienti dal resto d'Italia. Progressi invece per il Centro che guadagna un punto percentuale (passa dal 33,4% al 32,8%). A migliorare, seppur leggermente, sono  due delle regioni sotto commissariamento: la Campania, che passa da 42,4% al 41,7%, e il Lazio che da 43% passa a 41,3 %. Al centro il Lazio è la regione che in termini assoluti spreca più soldi con 1.900 milioni di euro bruciati. Critica anche la situazione delle regioni a Statuto Speciale, dove la media dell'inefficienza tocca il 36,1%, con punte del 41,8% in Sardegna. 

Ci si cura di più. Sarà forse colpa di una popolazione che invecchia sempre di più, ma il rapporto segnala che in Italia aumenta la richiesta di cure. Nell'ultimo anno un cittadino italiano su tre (29,5%) ha usufruito dei servizi ospedalieri, pubblici o privati. Un dato in aumento se paragonato con il 23,8% del 2010. Rispetto allo scorso anno è cresciuta la preferenza per l'ospedale pubblico (82,3% contro il 79,3% del 2010), anche per l'aumento (+2,6%) del ricorso alle strutture di pronto soccorso. In lieve flessione, di conseguenza, i numeri del privato, sia per le strutture accreditate (17,8% contro 19,6%), sia per le cliniche (4,6% contro 5,1%).

I cittadini e i servizi. L'indagine sui cittadini ha inoltre evidenziato una positiva percezione dei servizi ospedalieri. Ha infatti espresso un giudizio "molto" o "abbastanza soddisfatto" il 95,3% dei pazienti del privato accreditato e l'87,8% di chi ha usufruito delle strutture pubbliche e il 96,6% di chi si è rivolto alle cliniche private. L'indagine mette in fine in evidenza che le percentuali dei giudizi "molto soddisfatti" sono decisamente più elevate per il privato accreditato (50,7%) rispetto al pubblico (29,0%) e alle cliniche private (46,7%).



http://www.repubblica.it/salute/medicina/2011/12/01/news/ospedali_pubblici_inefficienti_tredici_milioni_di_sprechi_l_anno-25917735/?ref=HRLV-3

Giacigli di piante aromatiche in Sud Africa i primi 'materassi'.




Risalgono a 77mila anni fa e sono stati ritrovati nel sito di Sibudu. E' un'importante indicazione sulla cultura dei primi uomini moderni nell'Africa meridionale. Erano insetto-repellenti, venivano cambiati di frequente e servivano anche da piano di lavoro.


di ALESSIA MANFREDI

GIOIE e benefici di un buon riposo notturno non erano ignote ai nostri antenati. Che già 77mila anni fa addolcivano il loro sonno usando 'materassi', o più esattamente comodi giacigli preparati con soffici piante locali, alcune delle quali con proprietà insetto-repellenti

È un team internazionale di archeologi a descriverne su Science 1 la scoperta. Ad oggi risultano i più antichi e sono stati ritrovati nel riparo roccioso di Sibudu - nella provincia di KwaZulu-Natal - sito che negli ultimi anni si è rivelato prezioso per la ricchezza e l'importanza dei reperti che ha restituito, fondamentali per fare luce sulla cultura dei primi uomini moderni nell'Africa meridionale: qui sono state individuate tracce di punte di freccia in osso e monili a base di conchiglie fra i più antichi mai ritrovati, nonché la prima testimonianza di colla, composta da resina e ocra.   

Il nuovo tassello aggiunto ora dalla professoressa Lyn Wadley, dell'università di Witwatersrand 2 a Johannesburg, in collaborazione con altri colleghi in Sud Africa, Germania e Stati Uniti - fra cui anche l'italiano Francesco Berna, della Boston University 3 - è di circa 50mila anni antecedente ad esemplari simili finora noti e dà indicazioni rilevanti sul modo in cui gli abitanti organizzavano il loro ambiente quotidiano in tempi così remoti. 

I giacigli rinvenuti nel sito, dove la professoressa Wadley scava dal 1998, sono composti da resti di fusti e foglie di piante acquatiche come falasco e giunco, erbacee e cespugliose come la Cryptocarya woodii. Le stesse che la popolazione locale utilizza ancora oggi per intrecciare stuoie. 
 
"Si tratta di una sequenza di strati spessi qualche centimetro, composti a loro volta da strati ancora più sottili di resti vegetali. La frequenza, almeno 15, e la loro estensione, qualche metro quadrato, nel riparo di Sibudu sembra spiegarsi solo con la loro introduzione nel sito da parte dell'uomo", racconta il professor Berna del dipartimento di archeologia all'università di Boston, co-autore dello studio. I più antichi, particolarmente ben conservati, risalgono a 77mila anni fa; contemporanei quindi ad altre manifestazioni di un comportamento 'moderno' dei nostri progenitori, rinvenute sempre in Sud Africa.

I diversi strati sono sovrapposti gli uni sugli altri all'interno dei sedimenti e l'intera sequenza copre un periodo temporale da 77mila a 38mila anni, e testimonia almeno due fasi di occupazione distinte. "In quella più antica, fra i 77 ed i 73mila anni, i materiali usati sono soprattutto foglie di Cryptocarya woodii, pianta dalle proprietà aromatiche, medicinali ed insetto-repellenti", chiarisce Berna. "Intorno a 58mila anni fa, invece", continua il professore, "si usavano piante acquatiche, come giunco e falasco".

I ricercatori ipotizzano che questo cambio di strategia rispecchi un succedersi di popolazioni diverse, che potrebbe coincidere con un cambiamento demografico: intorno a 50mila anni fa, l'uomo moderno iniziò a migrare dall'Africa per poi rimpiazzare, col tempo, altre forme umane più arcaiche in Eurasia, come il Neandertal.

I giacigli venivano usati non solo per dormire ma anche come superfici per lavorare. L'analisi al microscopio ha rivelato che gli abitanti li sostituivano periodicamente nel corso della loro occupazione. E che li bruciavano con regolarità a partire da 73mila anni fa, probabilmente per rimuovere insetti e preparare il sito per una futura occupazione. 

Chi abitava questa zona, già in tempi così lontani, aveva quindi una conoscenza approfondita delle piante locali e dei loro usi medici. "L'utilizzo di piante repellenti per gli insetti aggiunge una nuova dimensione alla nostra comprensione del comportamento dell'uomo 77mila anni fa", spiega la professoressa Wadley. E "indica che conoscenze botanico-mediche e tecnologiche hanno origini più antiche rispetto a quanto ipotizzato in precedenza, basandosi sulle culture del paleolitico superiore dell'Europa e Medio Oriente, più o meno di 35mila anni fa", conclude il professor Berna. 
Il fatto, poi, che il loro uso continui tutt'ora nella zona intorno a Sibudu rafforza l'ipotesi che certe conoscenze e comportamenti dell'uomo moderno abbiano origini antichissime.  


http://www.repubblica.it/scienze/2011/12/09/news/sud_africa_giacigli_pi_antichi-26242553/?ref=HREC2-15

La Volpe colpisce ancora. - di Marco Travaglio







Sostiene Massimo D’Alema, intervistato da La Stampa, che il governo Monti è stato un trionfo della politica, ma soprattutto del Pd, ma soprattutto di D’Alema, perché un mese fa “l’alternativa non era tra governo tecnico o elezioni, ma tra governo tecnico o permanenza di Berlusconi. Se non si fosse concretizzata l’ipotesi di Monti, la maggioranza di centrodestra non si sarebbe sfarinata e noi avremmo ancora il Cavaliere a Palazzo Chigi. Altro che politica morta… Si è trattato, al contrario, di una positiva operazione politica”. Strano: noi pensavamo che B. si fosse dimesso perché le azioni del suo gruppo erano precipitate in Borsa del 12 % in un solo giorno; ma soprattutto perché alla Camera era sceso a 308 deputati, 8 in meno della maggioranza, dunque sarebbe caduto al primo voto di sfiducia.
Avevamo anche letto da qualche parte che a portargli via l’ultima decina di “traditori”(Carlucci & C.) era stato Paolo Cirino Pomicino, usato da Casini come sherpa per traghettarli nell’Udc: ma evidentemente la Volpe del Tavoliere vuol farci capire che c’era il suo sulfureo zampino anche dietro l’Operazione Cirino. I suoi elettori superstiti, che già stravedono per Monti, ne saranno entusiasti e orgogliosi.

D’Alema spiega poi che andare alle elezioni non conveniva: si rischiava di vincerle (“non le abbiamo chieste nonostante i sondaggi a noi favorevoli”). Molto meglio il governo dei banchieri, perché “una classe dirigente seria sa sfidare anche l’impopolarità per riparare i guasti provocati dalla destra”. Il Molto Intelligente previene la domanda che sorge spontanea: ma sei fuori come un balcone? E replica: “Due mesi di campagna elettorale avrebbero fatto precipitare l’Italia nella condizione della Grecia”.
Sarà, ma due mesi di campagna elettorale han salvato la Spagna, che pareva sull’orlo del baratro e ora sta meglio di noi: di fronte alla prospettiva di un governo legittimato dagli elettori (peraltro al posto di Zapatero, non dei nostri banditi), i mercati han dato agli spagnoli il tempo necessario di votarlo. E non si vede perché non avrebbero dovuto farlo anche con noi. Si dirà: perché la nostra legge elettorale non garantisce la maggioranza nei due rami del Parlamento. Vero: ma, in nome dell’emergenza, il centrosinistra avrebbe potuto presentarsi agli elettori col Terzo polo e Monti candidato premier di un governo a tempo, due anni non di più, che facesse le riforme più urgenti e poi riportasse l’Italia alle urne, con una legge elettorale decente, destra e sinistra di nuovo su fronti contrapposti. Prevedibilmente quello schieramento avrebbe stravinto, avrebbe raso al suolo B., e all’inizio dell’anno avremmo avuto ugualmente un governo Monti. Ma non piovuto dal cielo o dal Colle o dal caveau di qualche banca: consacrato dal consenso degli elettori, dunque politicamente responsabile e non più ricattato da B. e da nessun altro.

Cioè in grado di far pagare il giusto agli evasori, a Mediaset, alla Chiesa e forse persino alla Casta. Cosa che oggi non può fare, anche se quel mattacchione di D’Alema riesce a dire che Monti “fa pagare pure i ricchi”. Chissà quali ricchi ha in mente. Forse il banchiere Geronzi, che ieri ha raccontato al Corriere del suo “ottimo rapporto con D’Alema e Fassino”? O forse Finmeccanica di Guarguaglini e Borgogni, che foraggiava la fondazione dalemiana Italianieuropei sebbene la legge proibisca alle società pubbliche di finanziare la politica? Sull’Ici alla Chiesa, Max spiega che “bisogna studiare una soluzione, esentando gli edifici adibiti al culto e quelli utilizzati per fini sociali”. Ecco, bravo: mentre lui studia, sapete chi è stato a esentare gli edifici religiosi all’Ici se esercitano “finalità non esclusivamente commerciale”, aggirando i paletti imposti dalla Cassazione? Un decreto del 2006 firmato dall’allora ministro dello Sviluppo economico. Che non era il cardinal Ruini, e nemmeno Bertone. Era Pier Luigi Bersani.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/10/la-volpe-colpisce-ancora/176551/

“La bomba a Equitalia? Era la prima rata”


L’attentato contro una delle sedi dell’ente riscossione tributi ha scatenato un’esultanza di stampo calcistico. 
Tutti ormai sanno della bomba esplosa nell’agenzia Equitalia di via Millevoi a Roma. A destare sorpresa, al di là dell’atto in sé, è la reazione degli italiani, sollevati e addirittura felici dal botto.
LE REAZIONI POLITICHE – Come sempre Internet è un termometro ideale per capire bene come le persone hanno vissuto l’accaduto. Su Twitter appaiono chiarissime tre diversi atteggiamenti: alcuni politici, come Renata Polverini, condannano senza se e senza ma l’attentato di matrice anarchica, manifestando assoluta solidarietà a Equitalia e al direttore rimasto ferito nello scoppio, magari richiamando anche l’appello di Mario Monti, secondo il quale Equitalia fa il suo dovere. Altri hanno rilanciato la posizione del presidente Mastrapasqua, secondo il quale Equitalia non fa altro che applicare la legge.
E QUELLE DEI CITTADINI - Altri utenti, pochi, commentano dicendo che per quanto sia comprensibile vista la sete di denari di Equitalia, non è giusto e non ha senso prendersela con persone che lavorano. Infine, e questa è la stragrande maggioranza, qualcuno è pronto addirittura a stappare lo spumante. Ironia, cattiveria, tentativo di capire cosa ci sia dietro il disagio di un’intera generazione che esulta per una bomba esplosa in un luogo simbolo della “non equità”, a dispetto del nome, del sistema Stato italiano.
Perchè ho questa immaggine di 60 milioni di persone che fanno girare il ditino?
Attentato Equitalia – Mia madre: “Già, è ora che iniziamo a mettere delle bombe in un po’ di uffici”
Conosco pacifici trentenni che non condannano il pacco bomba a #Equitalia. La rabbia di questa generazione a volte mi spaventa.
Bomba a #Equitalia : finalmente i primi effetti positivi della manovra.
Bomba ferisce direttore Equitalia . Monti esprime solidarietà al direttore il resto degli Italiani alla prima.
Quello che è successo alla sede di Equitalia denota che non c’è più gente qualificata che sappia costruire ordigni decenti.
Roma, pacco bomba in una sede Equitalia. Il direttore ferito ad un artiglio.
SPINOZA – Sul forum di Spinoza, invece, ci sono tentativi più o meno riusciti di battute che possano strappare un sorriso. C’è da dire che molte di queste, nelle ultime ore, stanno rimbalzando su Facebook:
Esplode pacco bomba in Agenzia Equitalia. Era la prima rata.
Esplode pacco bomba in Agenzia Equitalia. Ora ha 60 giorni per presentare ricorso.
Roma: esplode pacco bomba in Agenzia Equitalia. Questi anarchici, sempre lì a rubarti le idee…
Roma: esplode pacco bomba in Agenzia Equitalia – sono commosso…
Esplode pacco bomba all’agenzia di Equitalia. “Le bombe sono una cosa bellissima” ha commentato l’autore del gesto.
Esplode pacco bomba in Agenzia Equitalia, dopo le lacrime ecco il sangue
COME VEDONO LA COSA I GIORNALI – Anche i siti dei principali quotidiani stanno dando ampio risalto alle reazioni del web. Il Messaggero spara ad alzo zero contro i “commenti shock su Twitter e Facebook”, mentre Il Fatto Quotidiano ha lasciato aperti i commenti, salvo poi buttarsi su una moderazione senza pietà a causa degli insulti, delle accuse, delle esultanze e delle litigate tra coloro che esultavano per l’atto e altri che condannavano questa gioia senza senso.
I PERCHE’ DI UN ODIO – Equitalia, società nata per la riscossione dei tributi, partecipata per il 51 per cento dall’Agenzia delle Entrate e per il 49 per cento dall’Inps, ha dalla sua tutti gli strumenti per riscuotere multe, tasse, sanzioni con il risultato che col passare degli anni è stata vista come un’entità vampiresca buona solo a succhiare soldi ai cittadini con la minaccia di mettere la loro casa o la loro azienda all’asta. Sempre su Twitter in queste ore sta circolando la storia di un uomo, malato d’Alzheimer, che per una multa non pagata di 63 euro si è visto portare via la casa. Nel frattempo l’accusato è morto. La cosa si è risolta con un versamento di 200.000 euro. Al di là della solidarietà, queste cose portano a quanto successo stamattina.


Indennità, cinquemila euro in meno. Tra i parlamentari scatta la rivolta. - di CARMELO LOPAPA




Scontro sul decreto del governo che da gennaio taglia gli stipendi di deputati, senatori e di tutte le cariche elettive. Ma loro non ci stanno: "Decidiamo noi, lede l'autonomia del parlamento". Già tagliato il vitalizio.


Indennità, cinquemila euro in meno  Tra i parlamentari scatta la rivolta

LA RIVOLTA parte dalla Camera e rimbalza in poche ore al Senato. La norma della manovra Monti che prevede un decreto per tagliare già da gennaio le indennità ai parlamentari  -  e con loro a tutte le altre cariche elettive  -  non passa. "Viola l'autonomia del Parlamento", andrà riscritta. E rivista. Su deputati e senatori si abbatte una nuova scure.


La notizia è che, dopo la cancellazione del vitalizio, tra poche settimane anche l'indennità verrà dimezzata o quasi. E ora è braccio di ferro sull'ammontare del taglio. Stipendio da agganciare agli europarlamentari, è la proposta messa per iscritto dai questori del Senato. No, così le spese raddoppiano anziché ridursi, rilanciano da Montecitorio: meglio la media delle indennità nei paesi Ue. 

La prima bocciatura alla stretta arriva dalla commissione Affari costituzionali della Camera, che in queste ore ha espresso parere negativo sul settimo comma dell'articolo 23 della manovra. È la norma che prevede che dal primo gennaio gli stipendi di amministratori, consiglieri, sindaci e parlamentari subiranno un taglio che li equipari ai colleghi europei. A far insorgere le Camere, la previsione del ricorso a un decreto del governo nel caso, ormai probabile, in cui la commissione guidata dal presidente Istat Enrico Giovannini non depositi il previsto studio di comparazione entro fine anno. Nel Parlamento vige l'"autodichia", protestano. 



La prima commissione di Montecitorio ha già bocciato il comma. "Tocca a noi decidere come procedere". Lo stesso accade a Palazzo Madama. "Quell'intervento, giusto nel merito, lede l'autonomia del Parlamento - spiega il senatore questore Benedetto Adragna - Se non lo faranno prima i colleghi della Camera, il nostro collegio dei questori depositerà un emendamento correttivo. Puntiamo all'equiparazione ai parlamentari europei, con tutto ciò che ne consegue". 

Il conto è presto fatto. Oggi l'indennità di un deputato italiano ammonta a 11.704 euro al netto della diaria. La media delle retribuzioni nell'eurozona è invece di 5.339 euro e quello sarebbe l'implicito suggerimento del governo Monti. Invece l'eurodepuato, al quale i senatori si vorrebbero agganciare, guadagna circa 5.900 euro netti mensili. Ma a Bruxelles vigono benefit di peso: i collaboratori sono a carico del Parlamento e i rimborsi spese (come i voli) avvengono a piè di lista, dopo presentazione di ricevute, ma sono "pieni". 

Così, a Montecitorio i tecnici hanno fatto due conti e hanno scoperto che l'adeguamento all'Europarlamento farebbe quasi raddoppiare i costi della "casta" anziché ridurli. Ecco perché col placet della struttura, alla Camera i relatori alla manovra depositeranno nelle prossime ore un emendamento più in linea col progetto Monti. Spiega il questore di Montecitorio Gabriele Albonetti: "Dobbiamo parametrarci a un regime molto più rigido e individuare quale sia la soglia effettiva delle indennità nette, perché il lordo non fa testo, la fiscalità è diversa da paese e paese". 

Quel che è certo è che matura la vera stangata, quella sull'indennità (già decurtata di mille euro a inizio anno). Lamberto Dini si fa portavoce della protesta: "Le nostre retribuzioni sono già sotto la media Ue". Alessandra Mussolini, intervista da "Anna" sostiene che già togliere il vitalizo è istigazione al suicidio", figurarsi il resto. Al rientro degli onorevoli lunedì dal lungo ponte festivo, sarà battaglia. 

Indennità parlamentari, emendamento sui tagli. Fini: "Non è un modo per prendere tempo"




La norma del decreto - che prevedeva fino a 5 mila euro in meno per gli stipendi di deputati e senatori - sarà cambiata. "Il governo non può ledere l'autonomia delle Camere", dicono gli onorevoli. 

 

ROMA - Sarà modificata la norma della manovra che prevede il taglio degli stipendi dei parlamentari a partire da gennaio. Ad annunciarlo per primo è stato uno dei relatori, Pier Paolo Baretta del Partito democratico, spiegando: "Potrebbe arrivare un emendamento del governo o di noi relatori". Dunque, una modifica figlia di un accordo trasversale. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, difende l'iniziativa: 'Escludo che da parte del Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria nei confronti dell'adeguamento del trattamento economico di deputati e senatori italiani alla media europea". Fini però definisce "inappropriato" il tentativo del governo di riformare le indennità per decreto. 

La manovra prevede che il governo 'recepisca' gli esiti del confronto sugli stipendi degli altri parlamenti europei di cui si sta occupando la commissione guidata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini. Il "punto di fondo - ha sottolineato Baretta - è che non può essere il governo a 'recepire' i risultati ma deve essere il Parlamento". "Cosa faremo lo vedremo - ha aggiunto il relatore, ricordando che il Parlamento ha già dichiarato di voler assumere i risultati della commissione. Anche il vicecapogruppo del Pdl a Montecitorio, Massimo Corsaro, dice che non si tratta di un rinvio a tempo indeterminato. "Si sta lavorando per un emendamento - riferisce - in cui si stabilirà un tempo massimo entro cui la commissione Giovannini dovrà intervenire. Eventualmente la nuova formulazione per dare qualche mese in più di tempo".


Dunque gli onorevoli si appellano all'autonomia del Parlamento. Già da giorni, però, si parlava di malumori diffusi tra Camera e Senato. 1Dopo la cancellazione dei vitalizi, infatti, deputati e senatori erano sul piede di guerra. La norma scritta dal governo Monti, per l'adeguamento dello stipendio a quello dei colleghi europei, potrebbe comportare anche un taglio di 5 mila euro in meno alle indennità. I nostri onorevoli hanno infatti un'indennità di 11.700 euro, al netto della diaria mentre gli stipendi percepiti dai parlamentari dei Paesi dell'eurozona ammontano in media a 5 mila euro.

Il presidente della Camera Fini prova ad arginare le polemiche, dando rassicurazioni sui tempi dell'adeguamento: "La commissione dell'Istat terminerà il proprio lavoro nel più breve tempo possibile, mi auguro che lo faccia nelle prossime settimane, dopodichè le due Camere tradurranno in apposite norme interne il risultato dei lavori".