La denuncia di una deputata leghista: valeva tremila euro.
Ma il misterioso caso della collana scomparsa non è l’unico: spariscono molte cose, penne, cellulari, computer portatili e capi d'abbigliamento. Bonaiuti: "Appoggiai il cappotto su un divanetto e dopo 15 minuti non c'era più".
ROMA, 26 gennaio 2012 - "No, non cominciamo a usare espressioni come ‘onorevole Diabolik’. Il Transatlantico è una specie di porto di mare. Quindi, addossare la colpa ai parlamentari se sparisce qualcosa è ingiusto". Paolo Bonaiuti, braccio destro di Silvio Berlusconi e qualche tempo fa anche lui vittima di un furto alla Camera, scuote la testa.
Ha appena saputo che la battagliera deputata leghista Paola Goisis ha denunciato la scomparsa della sua collana d’oro del valore di tremila euro. Corsa in Aula per votare, ha dimenticato il prezioso monile in una borsa su un divanetto.
Il giorno dopo ha ritrovato tutto. Fuorché la collana. Spiega la Goisis: "Ho fatto regolare denuncia alla polizia interna di Montecitorio e all’ufficio di sicurezza della Camera. Non potrò però usufruire della polizza assicurativa perché può coprire un furto se è avvenuto in Aula, non in Transatlantico".
Vero: il risarcimento può avvenire solo se accade qualcosa in quei luoghi sottoposti alla diretta vigilanza della Camera, come, a esempio, il guardaroba. Una volta non era così. Bastava presentarsi, denunciare il maltolto e si intascava il rimborso. Norma abolita anni fa dal questore Gabriele Albonetti (Pd). Ma il misterioso caso della collana scomparsa (titolo degno dei migliori romanzi d’appendice), non è l’unico.
Svaniscono molte cose. La classica penna, i cellulari, i computer portatili e i cappotti. Bonaiuti ne aveva uno bellissimo di cachemire bleu. "Fu una cosa incredibile — racconta l’esponente politico fiorentino — Appoggiai il cappotto su un divanetto a fianco dell’ingresso in Aula. Parlai con Pier Ferdinando Casini, uscii per scambiare due chiacchiere con alcuni amici e collaboratori e andai a bere un bicchier d’acqua. In tutto sarò stato impegnato quindici minuti. Beh, il cappotto non c’era più...".
Qualche deputato manolesta? "No, lì siamo tanti. I parlamentari sono una minoranza. Ho sempre creduto che ci fosse stato uno scambio. Tirai un sospiro di sollievo, però, quando mi toccai la tasca destra della giacca: lì avevo messo, come mia abitudine, le chiavi di casa...".
Tra le vittime anche l’ex deputata dell’Ulivo Elisa Pozza Tasca. A lei addirittura scomparve una pelliccia (che ormai portano in pochi) di visone beige chiara del valore di seimila euro. All’epoca dei fatti (era il 2008) la signora si trovava nell’agenzia di viaggi della Camera. Anche l’ex ministro Gianfranco Rotondi non trovò più il soprabito lasciato incustodito mentre lui era impegnato in Aula. Con l’aggravante che, in quel caso, in tasca c’erano le chiavi di casa.
Non meno rumore fece, nel luglio scorso, il supposto precario della Camera che si nascondeva sotto il nome di SpiderTruman, autore di attacchi feroci su Facebook contro la "Casta". Tra queste anche le, a suo dire, finte denunce. Della serie: mi hanno rubato il pc e devo essere rimborsato (anche se non è vero). Ma in fondo, vera o no la presenza di uno o più Pietro Gambadilegno a Montecitorio, il sospetto è sempre quello. Come scriveva il giornale satirico "Il Fischietto" a fine Ottocento: "siamo a Monte Ciborio laddove c’è sempre la tavola imbandita"...