martedì 14 febbraio 2012

Eternit a Bagnoli, reato prescritto l'ultima beffa. De Magistris: "Sentenza amara, ora la bonifica". - di Dario Del Porto

Eternit a Bagnoli, reato prescritto l'ultima beffa    De Magistris: "Sentenza amara, ora la bonifica" 


Cesaro: "Verdetto crudele e incomprensibile per le famiglie dei napoletani". Nello stabilimento napoletano  gli operai colpiti da patoligie legate all'amianto sono almeno 573.


La prescrizione lascia il dramma di Bagnoli fuori dalla storica sentenza della magistratura torinese sulle morti bianche nelle filiali italiani dell'Eternit. E per i lavoratori dello stabilimento napoletano, dove gli operai colpiti da patologie sono almeno 573 e oltre 400 hanno perso la vita, si tratta dell'ultima beffa dopo tante sofferenze. I giudici hanno riconosciuto i reati di disastro e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e condannato a sedici anni di reclusione ciascuno i due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni. Ma il collegio ha dichiarato prescritti i reati contestati per il periodo successivo al 13 agosto 1999, come nel caso di Bagnoli e Rubiera-Reggio Emilia.

LA TESTIMONIANZA/ "Mio padre ucciso dall'eternit"

Adesso resta solo la strada dell'azione civile per ottenere il risarcimento del danno. Ecco perché il sindaco Luigi de Magistris parla di sentenza che "è anche causa di amarezza per la nostra comunità: tante famiglie napoletane non hanno trovato giustizia a causa della prescrizione. Resta comunque un verdetto fondamentale - aggiunge il sindaco - perché chiama in causa, rinnovando l'urgenza di una risposta, il tema della bonifica e della riqualificazione di Bagnoli. Ci auguriamo che il governo finalmente fornisca i fondi per bonificare l'area", conclude De Magistris. Il presidente della Provincia Luigi Cesaro parla di "sentenza tanto eclatante e innovativa ma anche crudele e incomprensibile per le famiglie napoletane che hanno visto la vita dei propri cari distrutta dall'amianto". Anche Dino Di Palma e Giuseppe De Cristofaro di Sel ritengono che sia stata "fatta giustizia ma solo in parte".

Gli avvocati Roberto Rosario, Vincenzo Gargiulo, Gennaro Marrazzo e Alessandro Talarico, che hanno rappresentato la parte civile degli operai napoletani, commentano: "Restiamo in attesa di leggere le motivazioni che dovranno chiarire il motivo per cui si è verificata una disparità di trattamento tra gli operai di Napoli e Rubiera da un lato e Casale e Cavagnolo dall'altro. Reputiamo, d'istinto, possa aver inciso la data di accertamento della patologia come discriminante. Ma in ogni caso - concludono i legali - valuteremo mezzi di impugnazione, ciò anche in considerazione di decessi avvenuti dopo il 1999". 

Al processo sono stati ascoltati testimoni che hanno descritto la strage silenziosa dei lavoratori di Bagnoli. "Sapevamo che c'erano malattie - ha raccontato uno di questi - mio padre, anche lui lavoratore all'Eternit, morì di abestosi nel 1965. Il capo del personale disse a me e mia madre che era dispiaciuto ma che mi avrebbero assunto se non avessimo "fatto confusione". Entrai nel 1969". Altri testimoni hanno parlato di malattie contratte anche da persone che non lavoravano nello stabilimento ma abitavano nella zona. Vittime di un dramma cancellato dalla prescrizione. 



http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/02/14/news/eternit_a_bagnoli_reato_prescritto_l_ultima_beffa_de_magistris_sentenza_amara_ora_la_bonifica-29864333/?ref=HREC1-38

“Il governo dica no agli F-35 e alle Olimpiadi a Roma”. Un appello di Pancho Pardi a Mario Monti.






Signor Presidente del Consiglio

C’è in Italia una diffusa opinione pubblica che guarda con attenzione al suo governo. Ci si interroga sull’equità della manovra economica, sulla continuità-discontinuità col governo precedente; si auspica una politica progressiva per il lavoro; si spera in un cambio di registro su scuola, università e ricerca. Argomenti su cui non è difficile immaginare una pluralità di punti di vista.

Ma ci sono due temi che spiccano per la loro virtuale neutralità. La cittadinanza attiva li ha già individuati e su questi si attende un autentico piglio rinnovatore. 
Invita quindi il suo governo a non dissipare risorse già scarse, e assai più necessarie per altri fini, nell’acquisto di costosi cacciabombardieri da guerra, già apparsi ad altri paesi inaffidabili sotto il profilo tecnico e inutili nel contesto delle future azioni di pace. 

Chiede inoltre al suo governo di non firmare la proposta di candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. L’esperienza ultradecennale ha dimostrato che l’ospitalità di grandi eventi sportivi mondiali produce solo rischi di collasso economico, pessima gestione del territorio, costruzione di impianti giganteschi destinati al’abbandono, spese senza limiti per l’erario pubblico, guadagni smisurati solo per le cricche affaristiche private. 

Signor Presidente del Consiglio
l’opera del suo governo è osservata senza pregiudizi da molti cittadini ma una sua eventuale decisione a favore di queste due incalcolabili disgrazie ridurrebbe di molto la loro fiducia nei suoi confronti.


Per firmare l'appello



http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-governo-dica-no-agli-f-35-e-alle-olimpiadi-a-roma-un-appello-di-pancho-pardi-a-mario-monti/

Lavoro: in Italia troppi squilibri, arriva team Ue.

Una manifestazione di disoccupati a Napoli in un'immagine d'archivio.


Tra pochi giorni a Roma per favorire utilizzo fondi strutturali.


(ANSA) - BRUXELLES, 14 FEB - Il lavoro in Italia e' ormai una guerra tra generazioni: troppo flessibili i giovani e troppo garantiti gli adulti, una spirale che porta a disuguaglianze eccessive e che la Commissione europea intende interrompere aiutando il governo a creare piu' impiego. Tra qualche giorno (tra il 16 e il 24 febbraio) partira' per Roma la squadra anti-disoccupazione di Bruxelles, per lavorare con governo, parti sociali e rappresentanti dell'industria, e spiegare loro come utilizzare i fondi strutturali europei ancora non impiegati, per creare lavoro.

Gli esperti Ue andranno nei sette Paesi dove la disoccupazione giovanile alle stelle ha fatto scattare l'allarme di Bruxelles, cioe' Spagna (49,6%), Grecia (46,6%), Portogallo (35,1%), Lituania (31,1%), Slovacchia(30,7%), Italia (30,1%) e Lettonia (29,9%).

Ma per la Commissione, l'emergenza italiana e' unica nel sua genere: la maggior parte dei giovani disoccupati ha almeno una laurea, ma non trova lavoro, e l'estrema flessibilita' dei giovani contrasta con le troppe garanzie degli adulti: ''La disoccupazione giovanile in Italia e' causata da molti fattori tra cui la segmentazione del mercato del lavoro e un sistema squilibrato di sostegno alla disoccupazione che ha creato diseguaglianze tra le generazioni'', scrive la Commissione Ue presentando la sua squadra (dieci esperti in occupazione, formazione, politica regionale), che riferira' al presidente della Commissione Jose' Barroso, il quale riferira' a sua volta al vertice dei capi di Stato il 1-2 marzo.

L'Italia ha ancora il 30% di fondi europei non spesi, e l'Europa l'ha piu' volte incoraggiata ad utilizzarli. Ora, i tecnici di Bruxelles spiegheranno di persona alle autorita' come sfruttare un potenziale capace di mettere in moto un circolo virtuoso: dare fondi alle piccole e medie imprese, per consentirgli di assumere giovani, e inoltre promuovere l'apprendistato per non tenere fermi i giovani laureati.

Arrestato vicepresidente del consiglio regionale dell'Umbria.



PERUGIA (Reuters) - I carabinieri di Perugia hanno arrestato oggi il vice-presidente del consiglio della Regione Umbria, Orfeo Goracci della Federazione della sinistra (ex Rifondazione), e altre otto persone, con l'accusa di avere creato un'associazione a delinquere finalizzata a gravi reati della pubblica amministrazione, quando Goracci era il sindaco di Gubbio tra il 2006 e il 2011.
E' quanto emerge dall'ordinanza di arresto del gip di Perugia, da cui emerge che Goracci è accusato anche di violenza sessuale aggravata dal fatto di essere un pubblico ufficiale.
Secondo l'accusa dei pm, l'ex sindaco di Gubbio, assieme ad alcuni assessori rosso-verdi e con la complicità di funzionari dell'amministrazione comunale, avrebbero creato un sodalizio per infrangere le regole in merito al piano urbano comunale e un pacchetto di assunzioni e promozioni.
Nell'ambito della stessa inchiesta Goracci era già stato raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione e concussione.
Oltre al vice-presidente del consiglio regionale dell'Umbria, eletto sindaco di Gubbio nel 2001 e riconfermato nel 2006, sono state arrestate altre otto persone. Quattro sono finite in carcere: Maria Cristina Ercoli, assessore comunale nel periodo 2006-2011 ed ex vice-sindaco di Rifondazione comunista (ora Federazione della sinistra); Lucio Panfili, assessore sempre nel periodo dal 2006 al 2011, dei Verdi; Lucia Cecili, dirigente del Comune, responsabile dell'ufficio personale all'epoca dei fatti e Graziano Cappannelli, ex-assessore.
Altre quattro sono finite ai domiciliari: Nadia Ercoli, nella polizia municipale durante nel periodo 2006-2011; Antonella Stocchi in consiglio comunale nello stesso periodo; Paolo Cristiano, segretario comunale tra 2006 e 2011 e Marino Cernicchi, ex-assessore.
Al momento non è stato possibile raggiungere i legali degli interessati per un commento.
Il segretario nazionale di Rifondazione comunisa, Paolo Ferrero, in una nota spiega di aver sospeso Goracci a novembre di avergli "chiesto pubblicamente" di dimettersi dalla carica di vice presidente del Consiglio regionale.
Tutti gli indagati, dice il gip nella sua ordinanza hanno costituito una "associazione per delinquere per essersi tra loro associati allo scopo di commettere una serie indeterminiata di delitti di abuso d'ufficio, concussione, falso in atti pubblici e soppressione di atti pubblici".
I reati sarebbero stati commessi anche "per avere stabilmente piegato lo svolgimento di pubbliche funzioni al perseguimento di interessi privati consistenti in vantaggi politico elettorali, mantenimento di posizioni di potere e sviluppo della carriera, vantaggi economici per se stessi e per soggetti loro legati da vincoli di vicinanza politica, amicizie e sentimentali (per il Goracci)".
Diversi dipendenti del Comune di Gubbio, oltre ad altre persone estranee all'amministrazione, "invisi o ostili al sodalizio venivano stabilmente posti in condizione di emarginazione, sfavoriti nello sviluppo della carriera, minacciati, estorti e ingiustamente penalizzati in un clima di intimidazione e paura".
Per Goracci i guai giudiziari non finiscono qui, perché l'ex sindaco viene anche accusato di violenza sessuale aggravata "per avere in due distinte occasioni costretto una dipendente alla quale inviava numerosi sms e pressanti inviti per intrattenere rapporti sessuali, a subire atti sessuali baciandola, cingendole le spalle e tirandola a sé contro la volontà della donna", si legge nell'ordinanza del gip.

Omicidio Sandri, Cassazione conferma. Nove anni e quattro mesi a Spaccarotella



L'agente della Polstrada è stato giudicato colpevole dell'omicidio volontario del tifoso della Lazio anche nell'ultimo grado di giudizio. Confermata la tesi del Pg: "Lo sparo non era indirizzato alle ruote della macchina ma ha colpito direttamente il ragazzo".


Confermata anche in Cassazione la condanna a 9 anni e 4 mesi per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella. L’agente è stato dichiarato colpevole dell’omicidio volontario del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri, avvenuto l’11 novembre 2007 sull’A1 nei pressi dell’area di servizio Badia del Pino, ad Arezzo. La Corte ha quindi rigettato il ricorso presentato dai legali di Spaccarotella contro la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’Appello di Firenze, che aveva riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale, ed ha dato ragione al sostituto procuratore generale,Francesco Iacoviello. Quest’ultimo sosteneva che “l’agente non sparò alle gomme quella mattina dell’11 novembre 2007 quando fu ucciso Gabriele Sandri”, e l’ha ribadito questa mattina nella requisitoria. La Cassazione, dunque, ha sposato in pieno la tesi della pubblica accusa.

Il fatto era accaduto l’11 novembre 2007 quando Gabriele Sandri e altri quattro amici, tutti tifosi biancocelesti, stavano viaggiando in macchina verso lo stadio Meazza per Inter-Lazio. Durante la sosta nell’area di servizio di Badia al Pino, vicino Arezzo hanno incrociato un gruppo di tifosi juventini, che stavano andando a Parma, e la pausa caffè è degenerata in rissa. L’agente Spaccarotella sentite urla e grida e vista fuggire un’auto ha pensato a una rapina al benzinaio ed ha azionato la sirena. L’auto, però, non si è fermata ed allora l’agente ha sparato uccidendo Gabriele Sandri, che per gli amici ancora dormiva sul sedile posteriore dell’auto.

Spaccarotella, che non ha subito carcerazione preventiva durante le indagini preliminari, era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione per omicidio colposo, determinato da colpa cosciente. In secondo grado i fatti erano stati qualificati come omicidio volontario per dolo eventuale e la pena era stata elevata a nove anni e quattro mesi di reclusione. Con il rigetto del ricorso dell’imputato in Cassazione, la sentenza è diventata definitiva. Cominceranno ora gli adempimenti per l’esecuzione della pena, che dovrebbero concludersi nelle prossime ore, o domani, con il trasferimento di Spaccarotella in carcere.

Lacrime e commozione da parte dei familiari di Sandri, presenti in aula. Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, alla lettura della sentenza ha dichiarato soddisfatto: “E’ una sentenza di diritto ed è una vittoria di tutti. Giustizia è fatta anche se non è stato facile”. Mentre l’agente, alla notizia della condanna, ha commentato: “Affronterò la situazione da uomo”.


lunedì 13 febbraio 2012

E questi sarebbero i black bloc che hanno manifestato ad Atene.







Da Face book

Eternit, condannati a 16 anni i due ex vertici Schmidheiny e de Cartier.



Torino - (Adnkronos) - Questa la decisione della corte presieduta dal giudice Giuseppe Casalbore. Il magnate svizzero e il barone belga, accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche, sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo. Ai familiari delle vittime 30mila euro di risarcimento. PmGuariniello: sentenza ha reso realtà un sogno. Due anni e 66 udienze per un processo che farà storia. Sono circa 3.000 in Italia i decessi all'anno per amianto. MinistroBalduzzi: "Una sentenza storica"


Torino, 12 feb. - (Adnkronos) - Si è concluso con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis Cartier il processo Eternit. I due, entrambi ex vertici della multinazionale dell'amianto, erano accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Per loro il giudice Casalbore ha anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici.
Entrambi sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo mentre i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere per quelli di Rubiera e Bagnoli perché i reati sono estinti.
Per i familiari delle vittime, la corte ha stabilito un risarcimento di 30mila euro per ogni congiunto. Trentacinquemila euro di risarcimento invece per alcuni malati, 100mila per ogni sigla sindacale, 4 mln per il comune di Cavagnolo, 20 mln per la Regione Piemonte e una provvisonale di 15 mln per l'Inail.
Venticinque milioni di euro di risarcimento è invece previsto per il Comune di Casale Monferrato. Nelle scorse settimane l'imputato svizzero aveva offerto all'amministrazione comunale un risarcimento di 18 milioni di euro con l'impegno del Comune a ritirare la costituzione di parte civile. Dopo un tira e molla il Comune aveva però rinunciato all'offerta. L'appello a non accettare quello che molti avevano definito un ''patto con il diavolo'', era arrivato anche dal ministro alla Salute, Renato Balduzzi, che si era impegnato a trovare, insieme all'amministrazione, i soldi necessari alle bonifiche.
"Quando abbiamo cominciato pensavamo che fosse un sogno. Questo sogno con la sentenza di primo grado viene realizzato", commenta il pm Raffaele Guariniello aggiungendo: "Mi sembra di sognare". Per il procuratore capo Giancarlo Caselli, che ha assistito alla lettura della sentenza, "i processi Thyssen ed Eternit dimostrano che qualcosa è cambiato e sta cambiando, più cultura e più sensibilità per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali del cittadino".
Di "sentenza storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici" parla il ministro della Salute, Renato Balduzzi che sottolinea: "Ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una sentenza esemplare ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale. La sentenza di Torino conferma che l'Italia sta facendo la sua parte".
''Una risposta esemplare al problema della tossicità dell'amianto'' che ''inchioda alle proprie responsabilità chi ha gestito per anni questo problema con leggerezza''. Così il sindaco di Casale Monferrato Giorgio Demezzi. "Sono soddisfatto. Finalmente c'è l'accertamento di una situazione che denunciamo da 30 anni: quello che è avvenuto è accaduto per responsabilità di qualcuno: si è passati da una voce alla certezza giuridica", afferma l'avvocato Sergio Bonetto, che assiste circa 300 parti civili.
''Un processo storico e una sentenza esemplare'', ha commentato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, secondo il quale ''la sicurezza non può essere più considerata un costo per le imprese ma uno degli elementi fondamentali per renderle avanzate e competitive, altrimenti il rischio per l'Italia è che possa rappresentare l'area europea del lavoro a basso costo e a massimo rischio''.
Fuori dal palazzo di Giustizia sono stati in tanti ad aver raccolto l'invito a partecipare al presidio promosso dall'associazione Voci della Memoria di Casale Monferrato: ex operai della Thyssenkrupp, familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e di quella del Moby Prince, delegazioni di lavoratori provenienti da tutta Italia e anche da oltralpe. Sui cancelli del Tribunale sono state affisse numerose foto delle vittime e decine di striscioni che in diverse lingue chiedono giustizia per i morti dell'amianto mentre un tratti di strada davanti alla struttura è stato chiuso al traffico.
"La prima battaglia l'abbiamo persa, sicuramente faremo appello", commenta dal canto suo l'avvocato Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny.
I legali dei due imputati avevano chiesto per entrambe l'assoluzione per non aver commesso il fatto: secondo le difese De Cartier, dal 1971, aveva ricoperto solo ''un ruolo minoritario senza compiti operativi'' mentre Schmidheiny avrebbe provveduto a fare diversi investimenti per la sicurezza dei lavoratori, in base alle conoscenze dell'epoca sull'amianto. Di Amato aveva messo in dubbio la validità stessa di un processo celebrato a più di trent'anni di distanza dai fatti contestati che lederebbe il principio di difesa perché il tempo trascorso "rende quasi impossibile - aveva detto - a chi è accusato difendersi al meglio: i documenti non si trovano, molti testimoni non ci sono più e quelli che ci sono non sono attendibili perché i fatti sono troppo lontani da ricordare". Tra poche ore si saprà a chi la verità giudiziaria darà ragione. Milionari i risarcimenti richiesti dalle oltre 6mila parti civili: solo la Regione Piemonte ha chiesto 69 milioni di euro per il danno patrimoniale.