giovedì 16 febbraio 2012

Relazione della Dna: le mafie sono forti in tutto il mondo. - di Aaron Pettinari

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E' un quadro allarmante quello presentato nell'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia. Cosa nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita mostrano i muscoli e le infiltrazioni si registrano non solo al sud del Paese ma in tutta Italia e anche nel resto del mondo. La relazione della Dna si apre con il resoconto delle attività investigative della mafia siciliana. Sebbene messa in ginocchio da arresti e confische, Cosa nostra mostra una vivacità criminale che segnala come sia stata superata la cosiddetta fase di “transizione”, dovuta all'arresto dell'ultimo capo corleonese, Bernardo Provenzano e ai suoi successori, come i Lo Piccolo.
“Il dato più inquietante emerso nel 2011 sul fronte mafia è il ritorno dell'uso dell'omicidio come strumento per la risoluzione di problemi dell'organizzazione, che la stessa aveva abbandonato per tutto il 2010”. “Dopo l'assoluta assenza di omicidi di tipo mafioso nel 2010 - nota la Dna - nell'intero distretto di Palermo, nel 2011 si sono verificati cinque episodi delittuosi riconducibili ad attività mafiose o di tipo mafioso. Per questi gravissimi episodi criminosi le indagini sono ancora in corso, non tutti i delitti possono essere ricondotti all'operato di Cosa nostra, ma certamente possono esserlo con riferimento alla matrice del crimine organizzato anche indirettamente controllato dall'organizzazione mafiosa”. Ma “quello che preme sottolineare è la loro non unicità ed il ricorso ad essi da parte di una entità complessa e adusa alle scelte di sommersione come Cosa nostra, che evidentemente ripropone l'omicidio come uno strumento di governo e di risoluzione dei conflitti relativi all'organizzazione, dopo un periodo nel quale tale strumento era stato volutamente accantonato”. 
Quindi viene segnalata una nuova fase dell'organizzazione criminale alla ricerca di una nuova leadership e di nuove strategie operative. Le indagini svolte nel periodo passato ed in particolare fino al 2008, hanno consentito di comprendere come “l'organizzazione abbia tentato di trovare nuovi equilibri interni, per fortuna spesso turbati dall'intervento tempestivo delle indagini che ancora per tutto il periodo in corso sono riuscite a cogliere l'attualità delle vicende dell'organizzazione criminale”. Dalle indagini è emerso come, “a più riprese, Cosa nostra abbia tentato di rinnovarsi attraverso una conferma delle sue strutture di governo a cominciare da quelle operanti sul territorio di Palermo ed in particolare con riferimento alla commissione provinciale di Cosa nostra di Palermo. A conferma che anche nei momenti di crisi, Cosa nostra non rinuncia alla elaborazione di modelli organizzativi unitari ed a progetti volti ad assicurarne la sopravvivenza nelle condizioni di maggiore efficienza possibile”. 

Il latitante numero uno resta sempre Matteo Messina Denaro il cui arresto, viene sottolineato, “non può che costituire una priorità assoluta ritenendosi che, nella situazione di difficoltà di Cosa Nostra, il venir meno anche di questo punto di riferimento, potrebbe costituire, anche in termini simbolici, cosi' importanti in questi luoghi, un danno enorme per l'organizzazione”. Anche perché “a Trapani – scrivono i magistrati - l’organizzazione continua a mantenere un penetrante controllo del territorio e a riscuotere consensi tra l’opinione pubblica”.
La più forte è la 'Ndrangheta, sempre più internazionale
A fronte di una fase di transizione “superata” da parte di Cosa nostra, di una molteplice scissione interna ai clan della Camorra che la rendono potenzialmente più pericolosa sotto il profilo della violenza criminale sul territorio, è la 'Ndrangheta l'organizzazione sulla quale, anche quest'anno, i magistrati  dell'antimafia concentrano particolare attenzione.  
La descrivono come un  “un'organizzazione criminale «presente su tutto il territorio nazionale, globalizzata ed estremamente potente sul piano economico e militare», al punto da «poter essere definita presenza istituzionale strutturale nella società calabrese, interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l'aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale”.
Le indagini portate avanti negli ultimi anni hanno denunciato una “presenza massiccia nel territorio che non trova riscontro nelle altre organizzazioni mafiose”. L'organizzazione “si avvale di migliaia di affiliati che costituiscono presenze militari diffuse e capillari ed, al contempo, strumento di acquisizione di consenso, radicamento e controllo sociale”.
Anche il processo di internazionalizzazione è sempre più veloce e si avvale della presenza all'estero di immigrati calabresi “fedeli alla casa madre si è aggiunta una strutturale presenza (militare e strategica) di soggetti affiliati a 'locali' formati ed operanti stabilmente in Germania, Svizzera, Canada ed Australia che, fermo restando il doveroso ossequio alla 'casa madre', agiscono autonomamente secondo i modelli propri dei locali calabresi autoctoni”. Perciò “la 'Ndrangheta , da fenomeno quasi disconosciuto, può oggi essere considerata una vera e propria “holding mondiale del crimine”. 
Inoltre la “nuova generazione” di 'ndranghetisti, “pur conservando il formale rispetto per le arcaiche regole di affiliazione, oggi non sono solo in grado di interloquire con altre ed altre categorie sociali, ma anche di mettere a frutto le loro conoscenze informatiche, finanziarie e gli studi intrapresi”. La Dna guidata da Piero Grasso ha inoltre evidenziato che “gli inquietanti rapporti intrattenuti con rappresentanti delle istituzioni, con politici di alto rango, con imprenditori di rilevanza nazionale (disvelati da numerose indagini dispiegate in varie regioni nel corso del periodo in esame) non sono soltanto frutto esclusivo del clima di intimidazione e della forza intrinseca del consorzio associativo, bensì il risultato di una progettualità strategica di espansione e di occupazione economico-territoriale, che, oramai, si svolge su un piano assolutamente paritario”. Rapporti con istituzioni e imprese “volti ad intercettare flussi di denaro pubblico, opportunità di profitti e, contestualmente, ad innestare nel libero mercato fattori esterni devianti (di nitida derivazione criminale e di inquinamento economico), ma tendenti verso una nuova fase di legittimazione imprenditoriale e sociale idonea a conferire un adeguato grado di 'mimetismo imprenditoriale' e ciò allo scopo evidente di eludere le indagini patrimoniali ed assicurare, nel tempo, stabilità economica alle attività imprenditoriali”. “Detto fenomeno – aggiunge la Dna - è ancor più evidente nel nord-Italia ove la 'Ndrangheta opera in sinergia con imprese autoctone o, in talune occasioni, dietro lo schermo di esse”. La relazione della Dna, soprattutto in merito alla situazione della mafia calabrese, registra anche importanti risultati. Non sono solo i numeri di sequestri, confische, e arresti di latitanti ma anche una “sorta di risveglio della coscienza civile”, ossia una marcata e consapevole presa di posizione civica che lascia intravedere l’inizio di una strenua lotta culturale ed etica volta al riscatto ed alla progressiva emarginazione del “cancro sociale” che ha attanagliato da decenni la Calabria”. Anche da parte del mondo dell'informazione.
La forte frammentazione della Camorra  
Dopo l'arresto dell'ultimo grande latitante, Michele Zagaria, si trova in una situazione di riassetto degli equilibri. Continuano delitti e omicidi (che non riguardano la provincia di Caserta) in Campania e anche le proiezioni dei clan fuori dai territori di origine. In merito all'organizzazione dei clan i magistrati scrivono: ”I clan hanno strategie comuni ma non inserite in programmi di lungo respiro comuni”. La grande pressione delle forze investigative e di intelligence ha consentito, però, di mettere a segno numerosi colpi contro i clan: dalle numerose confische, ai sequestri preventivi, agli arresti di latitanti. I magistrati, nella relazione, segnalano anche il contributo dato dai collaboratori di giustizia da un lato e la pericolosità che il riacutizzarsi di faide a causa di questa tendenza separatista interna. Due focus sono dedicati ai rapporti con pezzi della politica e pezzi dell'economia ma anche alla devastazione ambientale del territorio”.  
Quindi la relazione lancia un nuovo allarme: “Nelle strategie di espansione criminale che le più strutturate organizzazioni camorristiche perseguono in forza delle risorse finanziarie che riescono a gestire, si registra sempre più frequentemente la presenza di settori del mondo imprenditoriale i quali, in un rapporto di reciproco vantaggio, sono portati a condividere gli obiettivi dei programmi criminosi dei clan camorristici, mettendo a disposizione il proprio know-how, di cui è componente essenziale anche la rete relazionale con professionisti (commercialisti, notai, avvocati, funzionari di istituti di credito, intermediari finanziari, ecc.) o con esponenti politici, nazionali e locali”. “Si tratta di caratteri strategici -prosegue la relazione- che non possono che riguardare i sodalizi che più stabilmente hanno conquistato e conservato una propria egemonia malavitosa innanzitutto a carattere territoriale e che, nell'ambito di una progressiva espansione criminale fondata prevalentemente sul reinvestimento dei profitti, ricercano l'interlocuzione con chi sia in grado di assicurare la moltiplicazione dei profitti medesimi al riparo delle più penetranti investigazioni”. 
Per il passato, situazioni di questo tipo, fa notare la Direzione nazionale antimafia, «erano per lo più riscontrabili in relazione ai clan camorristici della provincia napoletana e casertana, apparendo forse più arduo, in un contesto magmatico come quello dell'area metropolitana, ove talvolta appare difficile pure distinguere tra clan camorristici e bande malavitose a carattere gangsteristico, tessere relazioni stabili con settori dell'imprenditoria». «Ma taluni esiti più recenti di indagini svolte in questo ambito -conclude la Dna- mostrano come anche a Napoli vi siano ormai relazioni criminose di tale natura”. 
Servendosi anche di intermediari finanziari che a tutti gli effetti sono affiliati ai clan, la camorra ricicla e investe all'estero gli enormi guadagni provenienti dai traffici di droga. Soprattutto nel settore immobiliare in Spagna, come fa la famiglia Di Lauro. “Vi è conferma che i rilevantissimi profitti ricavati dal traffico di stupefacenti costituiscono la provvista da riciclare all'estero e da impiegare per investimenti immobiliari in Spagna, anche attraverso l'impiego di posizioni fiduciarie nel principato di Monaco e aventi la sede in Paesi off-shore, con l'imprescindibile contributo di intermediari finanziari, talvolta ritenuti organicamente inseriti nel clan”. 
Il rapporto poi approfondisce anche il traffico di rifiuti dell'organizzazione criminale: “La camorra, in Campania, fa male anche alla salute e provoca, con il business dei rifiuti che inquinano il territorio e arricchiscono le entrate dei clan, l'aumento dei tumori e della presenza di inquinanti come la diossina nel sangue e nel latte materno”. 
“Alcuni dati di natura epidemiologica dimostrano in tutta la loro gravità gli effetti nefasti provocati da scellerate strategie di distruzione del territorio a fini criminali”. “Insomma è ormai manifesta una camorra - conclude Filippo Beatrice, il magistrato della Dna che ha trattato il capitolo della criminalità organizzata campana - che non solo mortifica le iniziative economiche che lecitamente si cerca di intraprendere in determinati territori a rischio di infiltrazione mafiosa, ma che con il suo agire determina effetti perniciosi per la salute della collettività”.
La sottovalutata Sacra Corona Unita
I magistrati la descrivono come un'organizzazione in “evoluzione”. “Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di assoluta attendibilità e ricoprente una posizione apicale nella frangia brindisina della Sacra Corona Unita attestano l’avvenuta introduzione di regole finalizzate a “compartimentare” l'assetto dei gruppi, in modo da renderli più impermeabili alle indagini o alle delazioni. È stata così introdotta la regola “dell'affiliazione solo tra paesani”, adottata dopo le collaborazioni degli anni duemila: per creare dei compartimenti sufficientemente “stagni” l'affiliazione riguardava appartenenti allo stesso gruppo territoriale e anche nella “capriata” dovevano essere indicati esponenti, pur di rilievo, ma “locali”, e comunque non dovevano essere indicati i nomi dei responsabili del gruppo”.
In tutta Italia presenza stabile delle mafie
Non si può parlare di infiltrazioni mafiose al Nord, si legge nella relazione annuale della Dna, ma per regioni come il Piemonte, la Lombardia, il Lazio e la Liguria, in vari passaggi della relazione, si afferma che "le mafie sono presenze stabili" sul territorio. 
Secondo la relazione è da almeno 20 anni che era “intuibile” la presenza della 'Ndrangheta in Lombardia attraverso la pratica, nei confronti di imprenditori, politici e pubblici amministratori, “dell'avvicinamento-assoggettamento (spesso cosciente e consenziente) di soggetti legati negli stessi luoghi da comunanze di interessi”. In proposito, il rapporto osserva che nella regione c'è stato, da parte della malavita calabrese, un «vero e proprio fenomeno di 'colonizzazione'” e non la semplice riproduzione da parte di gruppi delinquenziali autoctoni di modelli di azione dei gruppi mafiosi. Tuttavia i clan che operano nella regione non sono autonomi, ma rispondono ad «una struttura di coordinamento chiamata 'La Provincia' o 'Il Crimine' attiva in Calabria”. 
Alto l'allarme per la presenza della 'Ndrangheta ma anche di alcune famiglie di Cosa nostra, anche in Liguria. La relazione dedica particolare attenzione anche alla situazione in cui versano il Piemonte, sia per la presenza delle 'ndrine che per altri affari criminali comunque coordinate dalle famiglie calabresi, che al Lazio, terra contaminata da Camorra e 'Ndrangheta. 
Anche Toscana, Emilia Romagna (Modena in particolare) e Marche sono oggetto di analisi accurata da parte della Direzione nazionale antimafia.
Lazio, escalation criminale ma non una nuova “banda della Magliana”
Secondo i magistrati a Roma c'è una “violenza efferata”, ma non si può parlare di “nuova Banda della Magliana, in quanto non si ravvisa un gruppo criminale che possa risultare egemone sugli altri o tale da assicurare un effettivo controllo del territorio”. Un certo numero di tali fatti criminosi, spiega la Dna, «non è riconducibile a logiche di criminalità organizzata, ma piuttosto deriva da fatti occasionali (come l'aggressione al musicista nel rione Monti) o rappresenta l'estrema conseguenza di episodi delittuosi di altra natura (come l'omicidio a seguito di rapina in zona S. Basilio). Nello stesso tempo - sottolinea - però occorre ammettere che molte aggressioni, per le modalità esecutive, o per le caratteristiche soggettive delle vittime, o per l'esito delle attività di indagine, risultano invece maturate a seguito di contrasti insorti in un contesto criminale, ed in particolar modo nel traffico degli stupefacenti”. Peraltro, prosegue la relazione, “l'attuale stato delle indagini non ha evidenziato elementi che colleghino tra loro tali fatti di sangue. Al momento non sono emersi elementi per ritenere che tali delitti, o alcuni di essi, rappresentino segnali di un tentativo di monopolizzare il mercato dello spaccio, o azioni di ritorsione ad analoghe azioni delittuose”.
Intercettazioni fondamentali e 41 bis da potenziare
La Dna è quindi intervenuta anche in materia di giustizia in particolare soffermandosi su alcuni strumenti ritenuti essenziali. Il primo punto è quello delle intercettazioni ritenute indispensabili per “l'accertamento dei delitti di criminalità organizzata, specie in ambienti connotati da forte omertà, senza le quali l'azione repressiva ed anche preventiva risulterebbe sostanzialmente priva di ogni efficacia”. 
Il secondo riguarda il 41 bis evidenziato come “imprescindibile”. Per la Dna “deve essere potenziato con nuovi investimenti per la creazione di strutture adatte allo scopo e non certo depotenziato o rispetto al quale si possa addivenire ad una limitazione dei soggetti sottoposti per ragioni diverse dal venir meno della loro capacità di comunicare in maniera efficace con l'organizzazione criminale nella quale continuano ad avere un ruolo di vertice”. “In questo senso -rimarca la relazione della Dna- diviene sempre più necessario individuare nel piano carceri nuove strutture idonee, nate esclusivamente per l'assolvimento della funzione di prevenzione prevista dall'art. 41 bis, e da destinare in via esclusiva a tale scopo”. 
In passato, si ricorda, il problema è stato risolto anche grazie all'impiego di istituti penitenziari particolarmente idonei allo scopo di isolare i detenuti dall'esterno, come le carceri dell'Asinara e di Pianosa, “anche se reazioni fortemente contrarie siano state suscitata da più parti in ordine alla paventata possibilità di una loro riapertura”.


Il pm Tescaroli: ''Lo Ior riciclava i soldi della mafia''.



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Roma. “Lo Ior ha un  grande debito nei confronti di determinati eventi e fra questi anche l’omicidio del banchiere Roberto Calvi”. Sono le parole pronunciate dal sostituto procuratore di Roma Luca Tescaroli al programma  gli “Intoccabili” condotto da Gianluigi Nuzzi.
Dagli scandali finanziari che hanno coinvolto lo Ior sono emersi i troppi silenzi del Vaticano e le forti resistenze ad una collaborazione con la  magistratura italiana. Con quelle resistenze  ha dovuto fare i conti Luca Tescaroli che dal 2002 è titolare dell'inchiesta sulla morte del banchiere Roberto Calvi.

“Nel corso del tempo ci sono state numerose sollecitazioni alla cooperazione da parte del Vaticano che sono rimaste senza risposta” ha spiegato il magistrato facendo riferimento a un'indagine nata da una costola del processo sulla morte di Calvi, e sulla quale sono state presentate tre rogatorie dal 2002 al 2008 all’autorità giudiziaria pontificia per costruire il flusso di denaro su alcuni conti segreti dello Ior. Purtroppo “varie autorità giudiziarie, fra cui lo Ior, ma anche lo stato delle Bahamas non hanno  cooperato” ha detto il magistrato che si domanda: Se non ci fosse nulla da nascondere perché non fornire collaborazione completa? D’altra parte ricostruire quei flussi finanziari anche a distanza di così tanto tempo può essere utile per accendere un faro su un’attività che è rimasta “opaca’.  Soprattutto in virtù di una realtà giudiziaria oramai assodata da una sentenza della  Corte d’Assise d’Appello di Roma del 7 maggio 2010 in cui si legge "Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio. Il fatto nuovo emerso è che avvenivano quanto meno anche ad opera di Vito Ciancimino (ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002, ndr) oltre che di Giuseppe Calò". Ma su questi rapporti imbarazzanti tra Ior e mafia il Vaticano si è ben guardato dal dare risposte. Un silenzio lungo dieci anni che ha spinto il magistrato romano a scrivere lo scorso 16 dicembre al neoministro della Giustizia Paola Severino perché si attivi ufficialmente nei confronti del governo della Chiesa e "solleciti l'evasione delle rogatorie". “Mi auguro che possa esserci un’inversione di tendenza”  ha detto Tescaroli  a Nuzzi soprattutto dopo i propositi del Vaticano di fornire una maggiore trasparenza con l’ introduzione della norma sull’autoriciclaggio. Al tal proposito Tescaroli ha parlato di “riforma copernicana” della Chiesa nella misura in cui però “sarà seguita da atteggiamenti concreti improntati alla trasparenza e alla cooperazione con le autorità giudiziarie che stanno svolgendo indagini”. Il Vaticano però sembra  predicare bene ma razzolare male. E sono tante ancora le resistenze che si incontrano. Una conferma arriva anche dalla notizia di oggi, secondo quanto riferito da alcune agenzie, che lo Ior avrebbe provveduto a trasferire gran parte dei fondi depositati presso nove banche italiane, di cui è cliente, fra le quali Intesa Sanpaolo e Unicredit, in istituti di credito tedeschi. Come mai questi soldi, 180 milioni, sono stati trasferiti all’estero? Il sospetto della procura di Roma è che sia una manovra dietro al quale si nasconde l’evasione. E così quelle pratiche avviate dal Vaticano nel 2009  per entrare nella “white list” e adeguarsi al sistema antiriciclaggio vigente nell’Unione Europea a quanto pare, sono solo parole.

Allarme disoccupazione giovanile, -80mila occupati in nove mesi.






Roma - (Adnkronos) - Audizione alla Camera del presidente dell'Istat, Enrico Giovannini . Nella fascia di età 15-24 la disoccupazione sale al 31%, la più alta dopo la Spagna. Donne più precarie degli uomini. Meno di una su due lavora e solo il 30% nel Sud. Per 800mila dimissioni in bianco. Fornero: "La riforma entro marzo. Ma non si può fare senza un confronto". Al tavolo con le parti sociali:"Severissimi su apprendistato".


Roma, 16 feb. (Adnkronos) - Dopo la forte caduta nel biennio 2009-2010, l'occupazione dei giovani tra 18 e 29 anni continua a calare: a fronte di una moderata crescita complessiva, nella media dei primi tre trimestri del 2011, l'occupazione giovanile ha subito una flessione del 2,5% (circa 80 mila unità). E' quanto evidenzia in audizione alla Camera il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini.
Al contempo, il tasso di disoccupazione dei giovani tra 18 e 29 anni è sceso dal 20,5% del primo trimestre 2011 al 18,6% del terzo trimestre, rimanendo almeno 11 punti percentuali al di sopra di quello complessivo. Tuttavia, se consideriamo la fascia di età 15-24, come proposto dall'Unione europea, la disoccupazione sale al 31%, la più alta dopo la Spagna.
Meno di una donna su due lavora nel nostro Paese, evidenzia Giovannini, e solo il 30% nel Sud, nonostante dal 1995 al 2008 si sia assistito a un aumento quasi ininterrotto dell'occupazione femminile. Le donne, inoltre, continuano ad essere occupate in lavori precari più frequentemente degli uomini e permangono in condizioni di precarietà più a lungo nel tempo.
La distanza dell'Italia dai principali paesi europei nei tassi di occupazione, evidenzia, "nonostante i progressi compiuti, resta estremamente elevata: circa 16 punti percentuali in meno rispetto a Francia e Spagna". Specularmente, il tasso d'inattività delle donne italiane, ricorda il presidente dell'Istat, "rimane tra i più alti in ambito europeo, determinando un'incidenza relativamente modesta della disoccupazione femminile e pari al 9,6%, un punto al di sopra della media nazionale, anche se con una punta del 15,4% nel Mezzogiorno".
Per definire le strategie complessive per l'occupazione, secondo Giovannini, "è necessario, quindi, affrontare le criticità del rapporto delle donne con il mercato del lavoro". Esiste, ad esempio, "una difficoltà delle donne a permanere sul lavoro in concomitanza con una gravidanza". Le 'dimissioni in bianco' "hanno riguardato 800 mila donne nel corso della loro vita".
Nel corso dell'audizione Giovannini ha parlato anche di pensioni. Un risparmio netto di quasi 13 miliardi di euro nel triennio deriverebbe dalla "mancata indicizzazione delle pensioni", ha affermato. ''Altri 4 miliardi sono attesi dalla revisione del sistema pensionistico - ha aggiunto - si tratta di cifre relativamente modeste nell'immediato, ma che hanno natura strutturale e, nel caso della revisione dell'età pensionabile, crescenti nel tempo".
Il presidente dell'Istat ha osservato che nel 2010, circa un quarto (il 24,5%) della popolazione in Italia, in base all'indicatore di Europa 2020, "risulta a rischio povertà ed esclusione sociale, un valore più elevato della media europea (21,5% se calcolata sui soli 17 paesi dell'area euro e 23,4% tra i 27 paesi)". "Il rischio si concentra nel Mezzogiorno (39,4%), tra le famiglie numerose (36,3%), - ha precisato Giovannini - le madri sole (39,0%) e gli anziani soli (32,4%). Tra gli immigrati, l'incidenza arriva al 51% tra le famiglie con almeno un componente straniero".


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Allarme-disoccupazione-giovanile--80mila-occupati-in-nove-mesi_312985182916.html

Scoperti camaleonti nani in Madagascar



Il camaleonte nano Brookesia micra sta sulla punta di un dito (fonte: PLoS ONE)



Piccoli quanto la capocchia di un fiammifero, stanno sulla punta di un dito.


Camaleonti in miniatura, piccoli quanto la capocchia di un fiammifero, sono stati scoperti in Madagascar. Gia' classificati tra i rettili piu' piccoli al mondo, sono lunghi poche decine di millimetri e possono stare sulla punta di un dito. A scovarli tra le foglie della foresta pluviale sono stati i ricercatori guidati dal tedesco Frank Glaw, della collezione zoologica statale di Monaco di Baviera.

Come descritto in uno studio pubblicato su PlosOne, questi esemplari taglia 'extra small' vivono in diverse località del Nord del Madagascar. Appartengono tutti al gruppo conosciuto come 'Brookesia minima' e sono molto simili fra loro: i ricercatori sono riusciti a verificare che appartengono a quattro specie distinte soltanto sottoponendoli a una serie di indagini di tipo genetico.

La specie più piccola delle quattro, battezzata come 'Brookesia micra', è stata trovata in un piccolo isolotto chiamato Nosy Hara e, secondo i ricercatori, la sua evoluzione rappresenta un caso estremo di 'nanismo insulare', un fenomeno dovuto proprio al fatto di vivere in un ambiente particolarmente isolato.

''Le isole sono dei laboratori naturali perfetti per studiare l'evoluzione, perchè qui tutto avviene più velocemente'', spiega Maria Rita Palombo, paleontologa dell'università di Roma La Sapienza di Roma. ''In genere - aggiunge - nelle isole troviamo poche specie di animali che vanno incontro a frequenti variazioni di taglia: i grandi mammiferi tendono a rimpiccolirsi, mentre piccoli mammiferi, uccelli e rettili tendono a diventare piu' grandi, basti pensare al famoso drago di Komodo. Le eccezioni comunque non sono cosi' rare, come nel caso di questi camaleonti nani''. 

Non sono ancora del tutto chiari i motivi che spingono gli animali a variare le proprie dimensioni. ''Il fenomeno può essere favorito dal fatto che i pochi esemplari presenti si incrocino spesso con altri strettamente imparentati, ma non solo'', precisa Palombo. ''Spesso cambiare taglia significa andare a occupare nuove nicchie ecologiche che offrono piu' chance di sopravvivenza''. E così i camaleonti del Madagascar potrebbero aver 'scelto' di rimpiccolirsi per poter mangiare tranquillamente i loro insetti, senza doverli litigare con altri competitori, e questo avrebbe poi permesso loro di sfuggire meglio agli occhi dei predatori.

''L'estrema miniaturizzazione di questi rettili nani potrebbe essere accompagnata da molte specializzazioni della struttura del corpo, e costituisce un promettente campo di ricerca per il futuro'', spiega il ricercatore Frank Glaw. ''La cosa più urgente - aggiunge - è pero ''concentrare i nostri sforzi per la salvaguardia di queste e altre specie microendemiche in Madagascar, che sono pesantemente minacciate dalla deforestazione''.

In arrivo la riforma di Monti meno Irpef dalla lotta all'evasione. - di Roberto Petrini

In arrivo la riforma di Monti meno Irpef dalla lotta all'evasione


A giorni la delega: 720 agevolazioni nel mirino, nuovo catasto. Forti tagli a sgravi e sprechi. Una parte dei risparmi verrà dallo sfoltimento dei 10 miliardi di sconti concessi dal fisco alle imprese. Il soldi in arrivo dalla lotta all'evasione per ridurre le tasse. E scongiurare l'aumento dell'Iva.


ROMA - Il cantiere del fisco è di nuovo aperto. Con l'obiettivo di abbassare i carichi per i contribuenti più deboli e di bloccare l'aumento dell'Iva già pronto per il prossimo anno. Il contenitore dei nuovi strumenti che il governo si propone di mettere in campo è la nuova delega fiscale: aumento Iva evitabile, meno Irpef con i proventi della lotta all'evasione, tagli delle agevolazioni fiscali. 

Accantonata la delega scritta da Tremonti lo scorso anno, che prevedeva pesanti e indiscriminati tagli lineari che avrebbero colpito anche famiglia, lavoro dipendente e pensionati, si apre la strada ad uno sfoltimento delle oltre 720 agevolazioni fiscali del nostro sistema che costano circa 161 miliardi. Sconti che spesso si sovrappongono all'assistenza o che riguardano settori residuali, poco efficaci o frutto del sedimentato lavoro delle lobby. 

L'operazione libererebbe molte risorse alle quali potrebbero aggiungersi la lotta all'evasione fiscale (di cui già a maggio in sede di autotassazione si potranno valutare i primi frutti) e la spending review affidata a Piero Giarda pronta nel giro di tre mesi. Una carta che Monti sembra intenzionato a giocare.  

L'operazione Irpef Giù la prima aliquota coi soldi tolti agli evasori 
"Usare i proventi della lotta all'evasione per dare qualche sollievo ai contribuenti onesti", ha detto Monti. Per ora il governo, per prudenza, non ha voluto cifrare il gettito della lotta all'evasione per quest'anno. Di certo tuttavia si sa che nel 2011 il gettito di cassa del contrasto agli evasori è stato di 11 miliardi. 

Quest'anno la battaglia contro chi non paga le tasse è diventata una vera e propria emergenza dell'esecutivo e con tutta probabilità riserverà qualche sorpresa positiva. Le nuove norme, dalla tracciabilità al monitoraggio dei movimenti bancari, hanno provocato un effetto deterrenza al quale vanno aggiunti i ripetuti blitz della GdF e dell'Agenzia. 

Un primo bilancio dell'andamento del gettito, che terrà conto anche di questi fattori, si potrà vedere tra maggio e giugno in sede di autotassazione. I tecnici del governo stanno studiando dove intervenire: sostanzialmente sull'Irpef con un taglio dell'aliquota più bassa oggi al 23 per cento. Di quanto dipenderà dalle risorse tenendo conto che un punto di Irpef costa circa 5 miliardi e si riflette su tutti gli scaglioni. In alternativa: un intervento sui carichi familiari. 

Il dilemma dell'Iva Aumento 2012 evitabile se si trovano 4 miliardi 
L'obiettivo è quello di disinnescare la mina Iva. Sotto l'emergenza della manovra alla fine dello scorso anno si decise un secondo aumento dell'Iva: 2 punti che scatteranno, se non ci saranno modifiche, dal primo ottobre di quest'anno portando l'aliquota intermedia del 10 per cento al 12 per cento e quella più alta dall'attuale 21 al 23 per cento. 

Un aumento che dovrebbe rimanere immutato per tutto il 2013 e registrare un ulteriore incremento di mezzo punto nel 2014. L'operazione fu fatta per evitare che scattassero i pericolosissimi tagli lineari del 5 per cento su tutte le agevolazioni fiscali, dai carichi familiari a quelli sul lavoro dipendente, per 4 miliardi quest'anno e 16 per il prossimo. 

Tuttavia l'Iva, in fase recessiva, desterebbe qualche perplessità e lo stesso presidente del Consiglio Monti valuta una revisione della norma. L'obiettivo numero uno sarebbe quello di eliminare del tutto il rincaro, in seconda battuta si tenterebbe di dimezzarlo. L'Iva avrebbe infatti un immediato impatto sui prezzi e inoltre colpirebbe i lavoratori dipendenti con reddito medio basso e favorirebbe gli autonomi con reddito medio alto. 

Gli sconti La sforbiciata risparmia le famiglie e i pensionati 
Una massa enorme, sedimentata nel tempo, che riguarda tutti gli aspetti e le pieghe della società. In tutto 161 miliardi e 720 agevolazioni che possono trovare spazio nella denuncia dei redditi di contribuenti e imprese. Il lavoro era stato avviato da Tremonti, ma la cura era violenta: taglio lineare di tutte le agevolazioni del 5 per cento e del 20 per cento.

Stesso peso per i carichi familiari e per gli sconti sui palazzi storici. Nessuna differenza tra le medicine per gli animali e le palestre per i ragazzi. Un calderone. Così è arrivato lo stop del governo Monti (coprendo i mancati risparmi con l'aumento dell'Iva) e rivisitando, ad opera della Commissione guidata dall'attuale sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, le agevolazioni tagliabili. 

Il frutto dell'impresa è che ad ogni agevolazione è stato dato un codice di importanza e molte, relative a famiglia, lavoro e pensioni, sono state dichiarata intoccabili. Tuttavia il bacino d'intervento resta ampio. Si guarda anche al riordino dei 10 miliardi di agevolazioni che vanno alle imprese. 

Gli estimi catastali
Rivalutazione a tappe, grandi Comuni apripista 
L'intervento è stato pesante, circa 10 miliardi sono giunti dall'aumento dell'Imi (la vecchia Ici) introdotta sulla prima casa e soggetta ad un rincaro delle rendite catastali del 60 per cento rispetto al vecchio schema. Tuttavia la rivalutazione delle rendite catastali esistenti ha elevato la base imponibile dell'imposta a circa 4.000 miliardi, mentre il valore di mercato stimato è valutato in 8.200 miliardi, circa la metà del patrimonio esistente rimane escluso dall'imposta.

Tuttavia i valori di mercato differiscono da quelli catastali in modo non uniforme: lo scostamento è maggiore nelle grandi città rispetto ai grandi centri e nelle periferie rispetto ai centri storici. Così si studia, in attesa di una riforma totale del catasto che potrebbe richiedere fino a cinque anni di tempo, una revisione degli estimi urbani medi agendo Comune per Comune, o su zone omogenee e quartieri all'interno dello stesso centro abitato. In questo modo si potrebbero avere una distribuzione meno sperequata dei carichi e spazi per evitare ulteriori aumenti delle rendite. 

La spending review Avviata in tre ministeri la radiografia delle spese 
"Riformare la spesa pubblica non è una missione impossibile". Parola di Piero Giarda, ministro per i Rapporti con il Parlamento, uno dei massimi esperti di spesa pubblica cui è stata affidata la regia della spending review, per rendere più efficiente la spesa pubblica eliminando gli sprechi. 

L'operazione è scattata da meno di un mese e dovrebbe essere portata a termine entro fine maggio. Le revisione della contabilità e delle spese, fin nei minimi dettagli e in tutte le pieghe del bilancio, è già stata avviata in tre ministeri: Interni, Pubblica Istruzione e Affari Regionali. Sembra che al ministero degli Interni sia in fase più avanzata di realizzazione. 

Un meccanismo importante che potrebbe evitare, come ha accennato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti, il "pericoloso" rincaro dell'Iva previsto per l'autunno. Come si sta agendo? L'obiettivo è quello di standardizzare i costi di produzione delle singole unità produttive, dalle scuole alla magistratura ai vari servizi, e poi verificare se tutti i centri di spesa sono al di sopra o al di sotto della media fissata dalla spending review. In tutto si potrebbero incassare 5-10 miliardi fin da quest'anno. 

L'abuso di diritto Trucchi, fusioni, scorpori: ora è caccia alle elusioni 
Abuso di diritto, ovvero elusione fiscale. Nel mirino ci sono i miliardi che sfuggono al fisco in apparenza legittimamente, in realtà grazie ad un ingegnoso e sofisticato slalom tra le norme, formalmente rispettate ma piegate ai propri interessi da holding e grandi gruppi finanziari. Il tema è già sotto gli occhi del governo. 

Obiettivo: verificare ogni volta, come del resto ha fatto spesso la Corte di Cassazione, se l'operazione che viene messa in atto da una società ha un fine puramente economico o serve solo per risparmiare sulle imposte. Del resto la proposta al vaglio parla chiaro: sono vietati tutti gli atti privi di valide ragioni economiche diretti, pur senza violare alcuna specifica disposizione di legge, ad ottenere riduzioni d'imposta, rimborsi o risparmi. 

Chi sarà colpito? Soprattutto le grandi operazioni dei grandi gruppi in grado di muoversi a livello internazionale. Nel mirino alcuni dei più sofisticati meccanismi che attengono soprattutto alla prassi internazionale. In prima linea ci sono fusioni, scorpori e utilizzo delle norme sulla doppia imposizione internazionale. 




http://www.repubblica.it/politica/2012/02/16/news/riforma_fiscale_monti-29968221/

mercoledì 15 febbraio 2012

L'ora della pappa e' finita.






Lassù, nascosti nel loggione, all'interno del teatro italiano, dove ogni tragedia si trasforma in farsa e la memoria del passato è viziata dall'alzheimer ereditario di una società cinica e disgregata. 
Da lassù assistono allo sfacelo da loro creato. 
Quanti sono? Un milione, due milioni? 
Vivono del nostro sangue e non rinunciano neppure alla più piccola goccia. 
Ai vitalizi, agli stipendi d'oro, ai finanziamenti elettorali e a quelli per l'editoria, alle mangiatoie delle Opere Pubbliche insieme a cooperative biancorosse protette dai sindacati. Sono i veri cultori del posto fisso, della poltrona a vita. 


Pasolini, nella sua Ballata delle madri, le incolpava di aver fatto dei figli dei mostri, dei porci di allevamento in vendita per delle bietole e un po' di mangime da ingrasso, dell'ignavia, dell'indifferenza."Madri servili, abituate da secoli/ a chinare senza amore la testa/ a trasmettere al loro feto/ l'antico, vergognoso segreto/ dell'accontentarsi dei resti della festa./ Madri servili, che vi hanno insegnato/ come il servo può essere felice...".

Ieri a Sanremo hanno chiesto gli scontrini nei bar e l'antipolitica, così è chiamata la volontà di partecipazione dei cittadini, è stata buttata in caciara sul palco. 



Poveri italiani, fottuti e contenti, disinformati fino all'ultimo. 


Il miliardo dei rimborsi elettorali non si discute, invece di essere abolito all'istante, e neppure i farabutti che hanno goduto dello Scudo Fiscale (voglio la loro lista on line signor Monti!). Come è possibile rimanere inerti di fronte a un Sistema che regala 6/700 milioni di finanziamenti diretti e indiretti ai giornali ogni anno e sposta le lancette della pensione dopo la tua morte?
Dal loggione ci prendono per il culo e noi li applaudiamo. Vogliono abolire le province ed eleggono consiglieri provinciali. Parlano di necessità di sacrifici e non rinunciano a nessun finanziamento. Rinunciare è facile, è sufficiente restituire i soldi come ha fatto il M5S, non è necessaria neppure una legge per farlo. Quando arrestano i loro assessori, come è avvenuto in Puglia e in Lombardia, si atteggiano e vergini stuprate e corrono sotto la tonaca del prete.
Bisogna affamarli, è l'unica via d'uscita. Togliere ai partiti, ai giornali, alle lobby fino all'ultimo centesimo di danaro pubblico. Il M5S in Parlamento lo farà con l'esempio e con le proposte di legge. Stiamo arrivando. 



L'ora della pappa è finita. Non ci saranno più pasti gratis.


http://www.beppegrillo.it/2012/02/lora_della_pappa_e_finita/index.html

Da Milano a Napoli: arriva la Finanza, aumentano gli incassi. - di Alberto Giuffrè.






Blitz delle fiamme gialle nel capoluogo campano: irregolare l'82% dei negozi, variazioni degli introiti fino a un massimo del 985%. Scoperto un proprietario di Porsche sconosciuto al fisco. Così la lotta all’evasione prosegue sul modello Cortina.

Irregolarità nell'82% delle attività controllate. Aumento degli incassi fino a un massimo di 985%. Diciassette persone denunciate. Sono alcune delle cifre emerse dalle verifiche effettuate martedì 14 febbraio dalla Guardia di Finanza a Napoli. 

Blitz della Finanza, tocca a Napoli -
 Così, dopo i blitz di CortinaMilano - a più riprese -, Roma (e a Sanremo, nel giorno dell'inizio del Festival) le Fiamme gialle sono intervenute anche nel capoluogo campano. In abiti civili i militari hanno controllato le vie dello shopping, tra la zona "bene" di Chiaia e quella residenziale del Vomero, ma anche le aree di mercato. Proprio lo scorso 30 gennaio, tra le vie di Napoli, il corrispondente di SkyTG24 aveva provato a fare acquisti chiedendo lo scontrino. Il tutto documentato con una telecamera nascosta. L'esito dell'esperimento giornalistico, seppur senza fini statistici, non si distaccava molto da quello della Finanza. 

Con la Porsche ma sconosciuti al fisco -
 In tutto sono stati controllati 386 esercizi commerciali, spiega in una nota la Guardia di Finanza che aggiunge: "La presenza dei finanzieri ha determinato una variazione media degli incassi del 133%, con un picco massimo del 985%". Scontrini a parte, il blitz ha portato anche alla scoperta di 66 lavoratori irregolari. Non sono mancati i controlli alle auto di grossa cilindrata per approfondimenti fiscali. In due casi è risultato che gli intestatari di una Porsche Carrera e di una Audi A5 non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi.

I precedenti: Cortina e Milano - "L’Agenzia delle Entrate porta fortuna: con l’agente si moltiplicano le vendite". Con una battuta in un comunicato ufficiale l'Agenzia aveva commentatol'esito dei controlli a Cortina: nel paese infatti, dopo l'intervento delle Fiamme Gialle, i ristoranti hanno registrato incrementi negli incassi fino al 300% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+ 110% rispetto al giorno prima), i commercianti di beni di lusso fino al 400% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+106% rispetto  al giorno prima), i bar fino al 40% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+104% rispetto al giorno prima). A Milano, invece, su 230 attività controllate, 1 su 3 non era in regola con lo scontrino. 

Le polemiche: blitz mediatici o normalità? - E' stato proprio il blitz di fine 2011 a Cortina a scatenare il dibattito. C'è chi ha accusato l'Agenzia delle Entrate di spettacolarizzare la lotta all'evasione. "Fermare le automobili così, ricordava più Hollywood che un paese normale. Sono informazioni che avrebbero potuto ottenere incrociando i dati dell’Aci”, ha detto il sindaco di Cortina, Andrea Franceschi, a SkyTg24. "Interventi di questo tipo servono come deterrente", si è difeso Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate. Ma c'è anche chi ha esultato, come gli"attivisti dello scontrino" che su Internet cercano di sensibilizzare gli utenti sul tema. Ma il nuovo corso della Finanza gode dell'appoggio di Mario Monti che ha commentato così l'attività della Fiamme gialle degli ultimi mesi: "Le mani in tasca agli italiani - ha spiegato il presidente del Consiglio - le mettono gli evasori". 

Nel 2011 recuperati 11,5 miliardi -
 Soltanto nel 2011 lo Stato ha recuperato 11,5 miliardi di euro evasi, ha spiegato a fine gennaio Attilio Befera. Mentre secondo un'inchiesta del Corriere della Sera, tra Tasse non pagate, truffe all'Inps, pensioni di parenti deceduti incassati per anni l'evasione è un'emergenza da 150 miliardi di euro l'anno. Certo, il contrasto al fenomeno pone anche interrogativi legati alla privacy. Ma è lo stesso garante Pizzetti, in un'intervista al Qn a tagliare corto, paragonando la lotta all'evasione a quella al terrorismo: "A quel tempo, in ballo c'era la tenuta democratica del Paese" e oggi "è in gioco la tenuta sociale, e quindi democratica, del Paese. L'anomalia della nostra evasione fiscale è diventata così forte e impudente che servono mezzi di contrasto altrettanto eccezionali". 



http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2012/02/15/blitz_finanza_napoli_evasione_fiscale_controlli_evasione_sontrini_commercianti_dati.html