venerdì 25 maggio 2012

I segreti del Vaticano: arrestato il maggiordomo del Papa. Ecco i documenti top-secret divulgati.



È il maggiordomo del Papa il "corvo" che ha fatto uscire dal Vaticano le carte segrete. Si tratta, secondo l'Ansa, di Paolo Gabriele, aiutante di camera della famiglia pontificia, in sostanza il cameriere del Pontefice. Questa mattina Gabriele sarebbe stato ascoltato in un interrogatorio dal promotore di giustizia vaticano, Nicola Picardi. Le autorità vaticane avevano dato notizia del fermo di una persona «in possesso illecito di documenti riservati». Almeno così aveva riferito in mattinata il responsabile della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, senza però rivelare il nome del "corvo".  
Ecco una sintesi dei documenti riservati che il maggiordomo del Papa ha fatto uscire.


«Beatissimo Padre, un mio trasferimento in questo momento provocherebbe smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione da tempo radicate nella gestione delle diverse Direzioni (del governatorato, l’amministrazione vaticana, nda)». È il 27 marzo del 2011. A rivolgersi in termini così drammatici direttamente a Benedetto XVI,  denunciando privilegi, corrutele e zone opache Oltretevere, è un sacerdote di primo piano. Carlo Maria Viganò, un monsignore che viene incaricato nell’estate del 2009 su fiducia del Santo Padre a controllare tutti gli appalti e le forniture del Vaticano. La sua opera di tagli e pulizia dà fastidio. Tanto che finisce vittima  di una congiura per bloccare l’opera di pulizia che aveva avviato. Da novembre Viganò è stato rimosso. È diventando nunzio apostolico a Washington negli Stati Uniti, andando a ricoprire la più prestigiosa rappresentanza diplomatica della Santa Sede nel mondo.È una vicenda inquietante quella denunciata da Viganò al Papa, che riporta indietro le lancette in Vaticano agli anni dei silenzi, delle omissioni, delle denunce silenziate, della rimozione di chi cercava di colpire privilegi, di chi voleva allontanare i mercanti dal Tempio finendo invece lui allontanato, vittima delle sue denunce. Stavolta però Viganò non tace, reagisce a certe logiche della Curia Romana e scrive al Papa e al segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Di più, chiede ai sensi del diritto canonico che sia aperta una commissione di inchiesta su questa vicenda. Si lavora così nelle segrete stanze dei Sacri Palazzi. Chi viene sentito non deve farne parola con nessuno. Tanto che diverse delle persone contattate, come Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dello Ior, la banca del Papa, fa esplicito riferimento all’imposizione del segreto pontificio che vincola le persone che vengono ascoltate. Un segreto che violato prevede sino alla scomunica, un  segreto - giusto per avere un paragone - che venne posto sullo scandalo dei preti pedofili. 
«Quando accettai l’incarico al Governatorato il 16 luglio 2009 - scrive Viganò il 4 aprile 2011 al Papa - ero ben conscio dei rischi a cui andavo incontro, ma non avrei mai pensato di trovarmi di fronte ad una situazione così disastrosa. Ne feci parola in più occasioni al Cardinale Segretario di Stato, facendogli presente che non ce l’avrei fatta con le sole mie forze: avevo bisogno del suo costante appoggio». Appoggio che Viganò fa capire non esserci stato. Le finanze sono in uno stato disastroso:  «La situazione finanziaria del Governatorato -prosegue -, già gravemente debilitata per la crisi mondiale, aveva subito perdite di oltre il 50/60%, anche per imperizia di chi l’aveva amministrata. Per porvi rimedio, il cardinale presidente aveva affidato di fatto la gestione dei due fondi dello Stato ad un Comitato finanza e gestione, composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri. Ad esempio, nel dicembre 2009, in una sola operazione ci fecero perdere 2 milioni e mezzo di dollari. Segnalai la cosa al Segretario di Stato e alla Prefettura degli Affari Economici, la quale, del resto, considera illegale l’esistenza di detto Comitato. Con la mia costante partecipazione alle sue riunioni ho cercato di arginare l’operato di detti banchieri, dai quali necessariamente ho dovuto spesso dissentire». In effetti questo gruppo di banchieri opera senza riconoscimento legale e amministra quasi 300 milioni di investimenti ogni anno. Un portafoglio che si è ridotto - per le perdite - negli ultimi anni.
Chi sono questi banchieri? Volti noti della finanza cattolica. A presiedere il comitato c’è Pellegrino Capaldo, banchiere schivo, già presidente della banca di Roma. Era nella commissione segreta vaticana che concordò il «contributo volontario» per sollevare lo Ior da qualsiasi responsabilità nel crac dell’Ambrosiano con Paul Casimir Marcinkus che portò a Ginevra il 25 maggio 1984 insieme a monsignor Donato de Bonis (quello che dieci anni dopo riciclerà la tangente Enimont ricevuta da Luigi Bisignani sempre allo Ior) l’assegno del silenzio da 242 milioni di dollari. Troviamo poi Gotti Tedeschi, nel comitato fino a quando non è andato al vertice della banca del Papa,  Massimo Ponzellini, già numero uno della Popolare di Milano, indagato per associazione a delinquere dalla procura di Milano nell’inchiesta sui finanziamenti Bpm al gruppo dei videogiochi Atlantis, e Carlo Fratta Pasini, scupoloso presidente della popolare di Verona. 
Viganò taglia i costi e dà sempre più fastidio: «La Direzione dei Servizi Tecnici era quella più compromessa - prosegue -, da evidenti situazioni di corruzione: i lavori affidati sempre alle stesse ditte, a costi almeno doppi di quelli praticati fuori del Vaticano».  La lista dei tagli è infinita, sempre documentata al Papa: «I costi dei lavori sono stati quasi dimezzati». Insomma Viganò taglia del 50% medio ogni lavoro nel piccolo Stato. Un caso su tutti? «Il presepe di piazza S. Pietro del 2009 era costato 550.000 euro, quello del 2010 300 mila euro». E anche il bilancio  ne guadagna passando dal passivo  -7,8 milioni a un attivo di oltre 34 in dodici mesi. Ma l’opera viene «spesso apertamente contrastata, a volte chiaramente boicottata». Tanto che passano pochi mesi e parte «una campagna stampa contro di me e azioni per screditarmi presso i superiori, per impedire la mia successione al cardinale presidente Lajolo, tanto che ormai è stata data per scontata la mia fine». Nel mirino di Viganò degli articoli ritenuti diffamatori usciti su Il Giornale che sarebbero stati confezionati ad hoc  per delegittimarlo. Articoli non riconosciuti dal vaticanista del quotidiano dell’epoca, Andrea Tornielli. Articoli non firmati ma Alessandro Sallusti, il direttore, respinge che si tratti di una manovra denigratoria: “Avevamo all’interno del Vaticano  un insider che scriveva per noi». Quegli articoli sarebbero uno degli strumenti della congiura denunciata dal monsignore. Nel carteggio, Viganò indica anche i nomi e cognomi dei congiurati. Monsignori e laici che avrebbero tramato per interrompere la pulizia su appalti e forniture. Tra questi Viganò indica anche un nome ormai noto alle cronache, il giovanissimo Marco Simeon, amico del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, direttore dei rapporti istituzionali della Rai, consigliere in una fondazione in Vaticano. Simeon batte ogni record in una carriera folgorante: da Genova viene proiettato da giovanissimo all’ombra di Cesare Geronzi prima in Capitalia poi in Mediobanca, tanto da diventare uno dei pontieri da Santa Sede e istituzioni italiane. Non da ultimo persino al professor Mario Monti - ricorda il nostro vicedirettore Franco Bechis durante la puntata - viene raccomandato per incarichi nell’attuale governo.  Simeon smentisce, Viganò rimane vittima dell’antico detto «promoveatur ut amoveatur» ed è diplomatico a Washington ma la storia - è questa l’impressione - è solo all’inizio.



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Cui prodest?




Deduzioni logiche, perchè cogito, ergo: sum.


Il 12 novembre 2011, Berlusconi rassegna le dimissioni da Presidente del Consiglio.
Il 16 novembre 2011, Napolitano nomina un governo tecnico d'emergenza" o, come preferisce definirlo il neo presidente Monti, "governo di impegno nazionale".
Il 15 marzo 2012, "Servizio pubblico" trasmette un'intervista del figlio trentaseienne del boss che chiede un trattamento più soft per il padre.
Il 6 e 7 maggio in Italia si procede alle elezioni comunali in ben 941 comuni.
Nel comune di Parma, al primo turno della tornata elettorale, si delinea un ballottaggio tra Pizzarotti del M5s e Bernazzoli del PD.
Intanto la disfatta della destra di Berlusconi e dei suoi alleati salta subito agli occhi già alla prima tornata in quasi tutti i comuni, vuoi per i trascorsi di Berlusconi, vuoi per le beghe della Lega con il caso Belsito.
Il 9 maggio Provenzano, rinchiuso nel carcere di Parma dove era stato trasferito da un anno, compie un gesto plateale e clamoroso, ne parlano infatti tutti i giornali: finge il suicidio calandosi sulla testa un sacchetto di plastica; tentativo naturalmente fallito poichè effettuato sotto gli occhi vigili degli agenti penitenziari a lui assegnati. 
Un altro fatto eclatante è il silenzio assordante di Berlusconi; lui che non ha mai disdegnato il presenzialismo, lui che amava mostrarsi in pubblico ad ogni piè sospinto a raccontare barzellette, il 7 maggio, mentre si sta procedendo alle elezioni amministrative in 941 comuni, decide di recarsi in Russia per assistere all'insediamento di Putin al Cremlino.
Come mai, e perchè?
Cosa temeva che potesse accadere?
Quello che è poi accaduto!
Il 19 maggio scoppia una bomba alla scuola "Francesca Laura Morvillo Falcone" di Brindisi.
Una ragazza di 16 anni,  Melissa Bassi, perde la vita, una sua compagna ridotta fin di vita, altri 5 compagni feriti.
Quel giorno nella cittadina era attesa la "Carovana Anti Mafia"; altra coincidenza?
Oggi, 25 maggio, rispunta Berlusconi con le sue dichiarazioni oltremodo shoccanti. 


Io, da osservatrice esterna, ma attenta, un'idea me la sono già fatta.


Cetta.



New Guatemala City Sinkhole.


Una foto aerea di una dolina in Guatemala, 2010.
 Una strada a livello di immagine di una dolina in Guatemala, 2010.
La comparsa di una voragine enorme in Guatemala City (mappa) , Guatemala, la Domenica si pensa sia stato innescato dalla tempesta tropicale Agatha, una tempesta violenta che ha colpito l'America Centrale durante il fine settimana.
Dalle fotografie, il sinkhole nuova Guatemala sembra essere di circa 60 piedi (18 metri) di larghezza e circa 300 piedi (100 metri) di profondità, ha dettoJames Currens , un idrogeologo presso l'Università del Kentucky, che spiega come la dolina è stato riferito in grado di deglutire un intero edificio di tre piani.
Doline si possono formare quando terreno saturo d'acqua e di altre particelle diventano troppo pesanti e causare i tetti di vuoti esistenti nel terreno al collasso, Currens detto.
Un altro modo doline possono formare è se l'acqua allarga una frattura naturale in uno strato di roccia calcarea. Come il crack diventa più grande, la terra delicatamente crolla e si sviluppa in una dolina.
In entrambi i casi, il crollo finale può essere improvvisa, Currens detto.
-Ker Than

Svizzera: volo ad energia solare verso Spagna e Marocco.


È partito il primo volo sul Mediterraneo di Solar Impulse, l’aereo svizzero ad energia solare. L’HB-SIA è decollato dall’aerodromo militare di Payerne in direzione di Madrid, prima tappa del viaggio intercontinentale che lo porterà in Marocco. Ai comandi André Borschberg, promotore del progetto con Bertrand Piccard.
“La cosa più straordinaria – afferma Borschberg – è poter volare, salire a 9000 metri e immagazzinare più energia di quanta se ne spenda volando. E’ una sensazione molto piacevole e molto forte.”
Il velivolo ultraleggero in fibra di carbonio dovrà percorrere più di 2.500 km senza una sola goccia di carburante. L’aereo – che ha un’apertura alare di un Airbus e il peso di un’automobile – ha già volato l’anno scorso verso Parigi e Bruxelles

Eminenze grigie....



L'eminenza grigia del PD è esente dall'inchino?

Luigi Lusi pagava, tutti versamenti dell’ex tesoriere della Margherita. - di Valeria Pacelli

luigi lusi 12 interna


Franceschini, Letta e Fioroni rimborsati fino al febbraio 2012. I documenti ora sono sul tavolo dei pm. La risposta dell'ex partito di Rutelli: "E' già stato accertato che i suoi collaboratori non sapevano dei prelievi".

Rutelli, Bianco, Letta, Fioroni, Franceschini, Gentiloni, Marini: dai conti della Margherita gestiti dall’ex tesoriere Luigi Lusi hanno attinto praticamente tutti i vertici del partito nel periodo compreso tra il gennaio 2009 e il febbraio 2012. Quello che fino a ieri era solo la parola di un “ladro” e “corruttore”, come è stato definito dai suoi ex colleghi di partito, ora ha preso forma in documenti ufficiali consegnati ai pm di Roma, Alberto Caperna e Stefano Pesci.
I resoconti dettagliati sono finiti sui tavoli degli inquirenti solo due giorni fa, quando è stata sentita Francesca Fiore, che si è definita la “segretaria particolare” dell’ex senatore. La donna ha consegnato ai magistrati una chiavetta usb con i file excel dei bonifici disposti da Lusi. Dei soldi che sono usciti dal 2009 al febbraio del 2012 ha segnato tutto: chi ne era il beneficiario, ma anche chi andava a ritirarli e, ovviamente, casuale e relativi importi. E da una prima lettura, la documentazione (di cui i pm dovranno ora verificare la veridicità attraverso le ricostruzioni dei movimenti bancari) conferma quello che Lusi ha dichiarato anche in giunta per le autorizzazioni del Senato. Ha tirato in ballo Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Rosy Bindi, Dario Franceschini affermando di aver pagato fatture a questi esponenti del partito.
Molte voci, bisogna dirlo, sono relative al 2009 e quindi sono configurabili come rimborsi per spese elettorali o relative a “prestazioni di stampa o connesse a scadenze elettorali”, come ha affermato a verbale Francesca Fiore. Ma i conti registrati dalla segretaria di Lusi arrivano fino a febbraio del 2012, quando l’allora tesoriere lascia l’incarico e la gestione dei conti. Così i dati relativi all’ultimo anno sono riferibili esclusivamente al primo mese.
Fioroni nel 2010 percepisce circa 180 mila euro tra “rimborsi vari” e “noleggio automezzo”. Un valore nettamente superiore rispetto a quello registrato nel 2012, dove per “spese telefoniche” vengono percepiti 204 euro. Dario Franceschini invece nel 2010 ha ricevuto 162.230 euro e nel 2012 solo 583 euro. A Paolo Gentiloni vanno 72.283 euro per il 2010, 38 mila nel 2011 e 3.154 nel 2012. C’è poi Enrico Letta, con i suoi 132 mila euro percepiti nel 2010 e 1.680 nel 2012. Il file con le voci relative a Francesco Rutelli, è danneggiato e visibile solo in parte. Si legge il dato del 2010: il totale è di 900 mila euro.
I documenti saranno letti con attenzione dai magistrati. Si dovrà comprendere anche perché Lusi disponesse questi pagamenti fino a febbraio del 2012, ciò quando la Margherita non esisteva più. Dopo aver tirato in ballo tutti, sempre in giunta, Lusi aveva affermato di aver pagato “per le loro attività politiche, non direttamente ma attraverso loro intermediari”. Aggiungendo di aver escluso finanziamenti a Pierluigi Castagnetti e Franco Marini, che avevano costituito l’Associazione dei Popolari. Anche se pure Marini figura nei file excel. Nel 2009 riceve 55 mila euro, mentre nell’anno successivo il valore è uguale a zero.
La segretaria di Lusi dice anche altro. Ai pm afferma che “negli ultimi due anni (Lusi, ndr) mi iniziò a passare alcune fatture che dovevano essere “riviste” da lui. Ad esempio verificava se l’Iva veniva indicata al 20% o al 4% (che è l’aliquota per l’attività politica) o se era precisa l’indicazione. Era lo stesso Lusi a dare le indicazioni per le fatture che non andavano direttamente alla contabilità”. Poi conferma l’esistenza dell’accordo tra rutelliani e popolari. E ricostruisce: “Tutto nasce con le europee 2009, quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Verso il 2010 o il 2011 Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perché c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40. Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento”. E ancora: “Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano popolari. E Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece rutelliani. Conoscevo alcune persone che venivano per conto dei singoli politici”. Infatti a ritirare quei rimborsi non erano direttamente i politici nominati, ma loro persone di riferimento.
“Per Bindi veniva o la segretaria o un certo Paolo; per Bocci veniva il suo assistente Paolo Martellini e a volte forse lo stesso Bocci; per Marini c’è ben poco; per Fioroni me le dava di solito lo stesso Lusi o Iannuzzi che mi portava le fatture in busta chiusa; Franceschini non è mai venuto e veniva Giacomelli; per Letta non è mai venuto, credo se ne occupasse Lusi. Quanto a Rutelli le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani, come Mi-lana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Gavini, suo mandatario elettorale”. Tutti pagamenti disposti tramite bonifici. Ma giravano anche soldi in contante che, spiega Fiore, “veniva usato solo per i regali in occasione delle festività o per qualche compleanno o simili. Si trattava solo di regali che faceva lui (Lusi, ndr). Gli importi erano alti, un po’ meno di 10 mila al mese. Per Natale assai di più, solo di enoteca saranno stati 30 mila euro. I destinatari erano politici, specialmente abruzzesi o a lui legati, come Fioroni e Rutelli. Fuori dalla politica potevano essere i parenti e gli amici”. Una testimonianza che potrebbe rivelarsi importante al fine dell’inchiesta. Ma, secondo la Margherita, quando dichiarato da Fiore “conferma ciò che abbiamo sempre detto: la piena separazione tra le spese politiche, assolutamente ordinarie e legittime, e le malversazioni del tesoriere”. I vertici dei Dl hanno così commentato con una nota le rivelazioni sottolineando che “gli accertamenti sulla cassa hanno confermato neppure i più stretti collaboratori del tesoriere erano a conoscenza del reale ammontare dei suoi prelievi”.
da Il Fatto Quotidiano del 25 maggio 2012

La polizia “marcia” con i manifestanti: Blockupy ha la sua foto.

La polizia "marcia" con i manifestanti: Blockupy ha la sua foto simbolo

Francoforte, la polizia scorta i manifestanti di ”Blockupy” in un corteo organizzato il 19 maggio per protestare contro il potere delle banche e un capitalismo definito selvaggio. Il clima è talmente pacifico e sereno da rendere inutili le consuete tenute antisommossa degli agenti che hanno di fatto sfilato senza i caschi. Poco importa che il giorno prima 400 attivisti fossero stati fermati per disordini legati alla protesta: le immagini sono rimbalzate sul web diventando il simbolo di una non violenza possibile anche quando si scende in piazza contro i poteri forti.


http://www.tgtube.it/la-polizia-marcia-con-i-manifestanti-blockupy-ha-la-sua-foto-simbolo/