giovedì 28 giugno 2012

Inflazione, a giugno sale al 3,3%. Il carrello della spesa costa il 4,4% in più.




Roma - (Adnkronos/Ign) - E' quanto rileva l'Istat, secondo le stime preliminari dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività. Registrato un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente. Codacons: carrello più caro di 642 euro a famiglia.
Roma, 28 giu. (Adnkronos/Ign) - A giugno l'inflazione registra un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei confronti di giugno 2011 (era +3,2% a maggio). E' quanto rileva l'Istat, secondo le stime preliminari dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), comprensivo dei tabacchi.
L'Istat rileva inoltre che il differenziale inflazionistico tra beni e servizi aumenta di tre decimi di punto rispetto al mese di maggio. Infatti, rispetto a un anno prima il tasso di crescita dei prezzi dei beni sale al 4,2% dal 4,0% del mese precedente e quello dei prezzi dei servizi si porta al 2,0% (era +2,1% a maggio).
A giugno, il principale effetto di sostegno alla dinamica dell'indice generale deriva dall'aumento congiunturale dell'1,5% dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati, che determina una sensibile accelerazione del loro tasso tendenziale di crescita (2,6% dallo 0,8% di maggio). Per contro, un rilevante effetto di contenimento si deve alla flessione su base mensile dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-2,6%), spiegata dal ribasso dei prezzi di tutti i carburanti.
I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, rileva ancora l'Istat, aumentano su base mensile dello 0,2% e il tasso di crescita tendenziale sale al 4,4%, con un'accelerazione di due decimi di punto percentuale rispetto a maggio 2012 (+4,2%).
Tradotto in termini di costo della vita, spiega il Codacons, significa che una famiglia di 3 persone spenderà per la spesa quotidiana 594 euro in più, mentre per una famiglia di 4 persone la stangata sarà di 642 euro all'anno.
Per il Codacons è particolarmente grave l'aumento dei prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza, dato che colpisce indistintamente ricchi e poveri. "Ha dell'incredibile - commenta il Codacons - il rialzo dei prezzi della frutta fresca, che su base mensile spiccano il volo con un +9,6%. Una speculazione bella e buona, considerato che a giugno ci sono molte meno primizie rispetto a maggio e, quindi, i prezzi avrebbero dovuto semmai scendere".
La stima di Adusbef e Federconsumatori è che la ricaduta complessiva dell'inflazione per le famiglie sarà di +2.474 euro a famiglia nel 2012, sempre che il tasso di inflazione si fermi a questi livelli. "Senza interventi determinati per arginare le speculazioni in atto, soprattutto nel settore alimentare, il tasso di inflazione a fine anno rischia di schizzare anche al 4-5%" conclude la nota.


Droga, trafficanti infiltrati in Mediaset Maxi operazione nella notte, 22 arresti. - Gianni Santucci



MILANO - L’albanese si presenta con mezzo chilo di cocaina e un kalashnikov modificato sul sedile della macchina, una Golf. Dice: «Sai, oggi è un po’ movimentata la zona». Succede in pieno giorno, periferia di Milano. L’acquirente è un grosso trafficante, arrestato nella notte tra mercoledì e 
Uno dei 22 arrestati (Fotogramma)Uno dei 22 arrestati (Fotogramma)
giovedì su ordine della Procura di Milano (pm Antonio Sangermano, ordinanza del Gip Fabrizio D’Arcangelo). Marco Damiolini, 35 anni: era lui che riforniva di droga tre dipendenti di Mediaset che si facevano consegnare la cocaina e in parte la spacciavano all’interno degli uffici di Cologno Monzese, bloccati insieme ad altre nove persone lo scorso novembre, nella prima tranche dell’inchiesta. Con i nuovi arresti (22), giovedì i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano sono risaliti al livello superiore dei trafficanti, gruppi in grado di importare a Milano quintali di droga.
Droga a Mediaset, l'operazione dei carabinieriDroga a Mediaset, l'operazione dei carabinieri     Droga a Mediaset, l'operazione dei carabinieri     Droga a Mediaset, l'operazione dei carabinieri     Droga a Mediaset, l'operazione dei carabinieri     Droga a Mediaset, l'operazione dei carabinieri
L'INTERCETTAZIONE - In una conversazione un capo rimprovera il suo braccio destro perché sta smerciando cocaina troppo pura. E l’altro si giustifica: “Ma non posso dargli neanche la merda a quelli di Mediaset... io lo so già come son fatti quelli... quelli mi portano via trenta grammi a botta…”. In un passo dell'ordinanza, Marco Damiolini parla con Raffaele Laudano: «Mò ti dico una cosa, guarda che Mediaset.... se ti blindano se la cantano. È normale. Lo rivelano... Non gli puoi neanche dare dell'infame. L'amico mio ha preso 12 anni di galera perché lavorava con Maurizio Costanzo. Davide Caffa, lui gli dava la barella... (cocaina) alla Barale, a Costanzo, ad ogni Buona Domenica... gli dava due etti e mezzo. gliela pagavano profumata proprio... è successo... e ha preso dodici anni». La Procura, in assenza di riscontri, non ha ritenuto di dover sentire i personaggi citati. E il pm Sangermano spiega: «Mediaset è completamente estranea alle indagini».
LA REPLICA DI COSTANZO - «Non so di cosa si stia parlando, le cose non mi riguardano in nessun modo, di tutte le persone citate conosco solo Paola Barale. Ancora una volta devo dire "un colpo del sole africano!"». Maurizio Costanzo smentisce così le frasi intercettate.
I CONTAINER - Le indagini hanno individuato un gruppo di ecuadoriani che ha fatto arrivare la cocaina via mare (su container), per via aerea (grazie a corrieri) e con spedizioni postali, recapitate direttamente in una pizzeria di via Gaudenzio Ferrari, vicino ai Navigli milanesi.
Tre dei trafficanti arrestati: da sinistra, Wilmer Alfonzo Aufiero, Marco Damiolini e Raffaele LaudaTre dei trafficanti arrestati: da sinistra, Wilmer Alfonzo Aufiero, Marco Damiolini e Raffaele Lauda
LE COSCHE - E poi i fornitori albanesi. Al centro della trama, il trafficante italiano che aveva una «fame» continua di cocaina: perché il mercato del capoluogo lombardo «assorbe» droga senza fine e allora Marco Damiolini è arrivato prima a mandare un suo corriere direttamente in Bolivia, e poi ha progettato di entrare «in società» con un finanziatore per acquistare alcuni chili di cocaina, per poi uccidere l’uomo e tenere per sé tutti i guadagni. E se qualcuno nella malavita avesse collegato l’episodio, la giustificazione (che il trafficante ha confidato a un suo complice) sarebbe stata: «Cosa ci posso fare io... se lo hanno ammazzato è colpa mia?». Se era un fornitore per ambienti della Tv e dello spettacolo (i vertici Mediaset sono sempre stati ignari, parte lesa), il trafficante ha parlato a lungo anche di affari con la ’ndrangheta: per i «paesani», diceva in un’intercettazione, «me ne prendo cinque, dieci chili a settimana». E poi spiegava la delicatezza degli affari: «Tu devi capire che i calabresi sono gente particolare. Loro ti dicono... "voglio pagarla a 36 e 5 per dire"... se tu gli fai 36 e 51, un centesimo... ti dice.... "no, non la voglio"... perché c’è quel centesimo in più».
CONTROLLI DOGANALI - Indagato anche un dipendente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, che «nella sua qualità di... responsabile del "Reparto Security" dell’aeroporto di Linate... — come scrive il gip D’Arcangelo — si adoperava per garantire l’elusione dei controlli doganali sui bagagli in arrivo presso il suddetto scalo, all’interno dei quali era celata la sostanza stupefacente». Immediata la reazione di Sea: «In riferimento alle notizie di stampa, per le quali risulta che un dipendente di Sea, G.A., sarebbe indagato per un’operazione anti droga condotta oggi dai carabinieri, Sea ha provveduto immediatamente a sospendere a titolo cautelare il dipendente sollevandolo da qualsiasi incarico aziendale».

Confindustria "Italia come in guerra" Corte Conti, "paga il ceto medio".


Confindustria Italia come in guerra Corte Conti, paga il ceto medio

AGI) - Roma, 28 giu. - "Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto". E' il parere del Centro studi di Confindustria che pubblica oggi lo scenario economico. A essere colpite, spiega l'indagine, "sono state le parti piu' vitali e preziose del sistema Italia: l'industria manifatturiera e le giovani generazioni. Quelle da cui dipende il futuro del Paese".
Per il Csc "l'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c'e' stata ed e' tuttora in corso, ed e' combattuta, una volta di piu', dentro l'Europa e dentro l'Italia. Come nei secoli passati, in cui le divisioni e gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti".
CONFINDUSTRIA, SIAMO NELL'ABISSO; PIL 2012 -2,4%
"L'Italia e' nell'abisso". Il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, presentando l'ultima indagine sugli scenari economici, usa queste poche parole per descrivere lo stato del Paese. Il Csc prevede flessioni del Pil del 2,4% nel 2012 e dello 0,3% nel 2013, che seguono incrementi dell'1,8% nel 2010 e dello 0,4% nel 2011. "La recessione italiana si e' gia' concretizzata piu' intensa", si legge nella premessa dell'indagine di Viale dell'Astronomia. "Il 90% dell'arretramento di quest'anno e' gia' acquisito nel secondo trimestre (-2,1%)".
 
CONSUMI FAMIGLIE IN NETTO CALO -2,8%
Per il 2012 i consumi degli italiani sono previsti in marcata contrazione. Lo afferma il Centro studi di Confindustria. La domanda totale calera' del 4,3% (-1% nel 2011). "In particolare - spiega l'analisi - i consumi delle famiglie diminuiscono nettamente (-2,8%), conseguenza della fiducia al minimo storico, dell'ulteriore riduzione del reddito reale disponibile, della restrizione dei prestiti e dell'aumento del risparmio precauzionale". Per gli esperti di viale dell'Astronomia, "gli investimenti crollano dell'8,0% per effetto dell'estrema incertezza e del proibitivo accesso al credito bancario".
NEL 2013 ANDRANNO PERSI QUASI 1,5 MILIONI DI POSTI
Il 2013 si chiudera' con quasi 1,5 milioni posti di lavoro in meno rispetto all'inizio del 2008. Per l'esattezza 1 milione e 482 mila "unita' di lavoro equivalenti a tempo pieno", secondo la stima del Centro studi di Confindustria pubblicata oggi.
  L'occupazione calera' dell'1,4% nel 2012 (-1% gia' acquisito al primo trimestre) e dello 0,5% nel 2013. "Solo sul finire dell'anno prossimo le variazioni congiunturali - spiegano gli esperti - torneranno positive".

Sesto Fiorentino: l’associazione anziani per la Ginori.




SESTO FIORENTINO – L’associazione comunale anziani aderisce alle iniziative promossa dai lavoratori della Richard Ginori come quella di venerdì 29 finalizzate alla salvaguardia della fabbrica e dell’occupazione dei lavoratori. “La presenza della Ginori nel nostro territorio va considerata al di sopra di un bene economico – dice il presidente dell’associazione Arrigo Canzani – seppur essenziale per chi ci lavora e per l’economia locale. La fabbrica, con suoi 300 anni di storia industriale, rappresenta un prezioso e incalcolabile patrimonio lavorativo di sapere, di arte, di scienza, di professionalità, di creatività e quindi di ricchezza sociale”. Per l’associazione anziani “occorre fare appello a tutte le risorse politiche, finanziarie ed umane che hanno a cuore la vicenda Ginori per dare sostegno e sostanza ad un progetto industriale di ripresa, valorizzando le produzioni conosciute e apprezzate in tutto il mondo”.


http://notiziedellapiana.wordpress.com/2012/06/27/sesto-fiorentino-lassociazione-anziani-per-la-ginori/

“I Graviano, gli affari e la villa di B. in Sardegna”. - Peter Gomez e Marco Lillo


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Parla Salvatore Baiardo, gelataio e consigliere comunale del Psdi nella cittadina di Omegna (Verbania). Nel 1996, dopo la cattura dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, Baiardo ha parlato segretamente con gli investigatori della Dia rifiutandosi di mettere a verbale le sue rivelazioni: “Ero il loro riciclatore. Quell’estate erano in vacanza a 200 metri dal Cavaliere”.
“Sono stato un riciclatore dei Graviano, li ho portati a spasso in tutto il nord Italia dal 1989 fino alla mattina del loro arresto. So tutto di loro e dei loro affari al nord e in Sardegna, li ho ospitati, ho le foto e i contratti delle case dove hanno abitato, ma nessun magistrato mi vuole sentire”. Si presenta così Salvatore Baiardo, 55 anni, già gelataio e consigliere comunale del Psdi nella cittadina di Omegna, sulle sponde del lago di Orta in provincia di Verbania. Nel 1996, dopo la cattura dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, Baiardo ha parlato segretamente con gli investigatori della Direzione investigativa antimafia rifiutandosi di mettere a verbale le sue rivelazioni.
L’INFORMATIVA DEL 1996 - Secondo quello che risulta a Il Fatto Quotidiano è infatti lui il protagonista di un’informativa della Dia del 4 novembre 1996. Una nota esplosiva nella quale due investigatori di alto livello raccontano di avere ricevuto da “persona indagata e per la quale pende richiesta di archiviazione a Firenze” una serie di rivelazioni sotto garanzia di anonimato. L’informatore della Dia riferiva “di avere conosciuto i Graviano nel 1989”; “di avere assistito in casa sua tra il ‘91 e il ’92 a una-due conversazioni telefoniche intercorse tra Filippo Graviano e Marcello Dell’Utri dalle quali si evinceva che i due avevano in comune consistenti interessi economici, in particolare nel settore immobiliare, a Milano e in Sardegna”; che il prestanome per i suddetti investimenti era “un imprenditore a nome Rapisarda”; “che i fratelli Graviano erano interessati al finanziamento tramite Marcello Dell’Utri del nascente movimento politico Forza Italia, che avrebbe dovuto garantire i loro interessi in quanto la Dc attraversava un periodo di forte difficoltà”. Sempre lo stesso informatore, secondo la Dia, aveva poi riferito “di avere accompagnato nella primavera del ‘92, o 93 i fratelli Graviano nel ristorante “L’Assassino” di Milano dove avrebbero dovuto incontrare Marcello Dell’Utri, ma di non avere avuto mai la possibilità di assistere personalmente agli incontri”;
Oggi con Il Fatto Quotidiano, che lo ha prima sentito più volte al telefono e poi l’ha incontrato nel suo paese di residenza, Baiardo non conferma il suo ruolo di ex informatore. E quando gli si cita il rapporto della Dia replica solo: “Io non sono mai stato all’Assassino”. Poi dice: “Graviano lo ha anche specificato. Ha detto scrivete che Baiardo non è un confidente, ma un favoreggiatore”. Lui, del resto, vuole parlare di altro. Dice di essere in grado di scagionare Giuseppe Graviano dall’accusa di aver ucciso Borsellino e di poter dimostrare che gli ultimi due pentiti che accusano il suo amico boss stanno mentendo o quanto meno dicono molto meno di quel che sanno. Una cosa, comunque, Baiardo la conferma: “A metà degli anni 90 gli investigatori mi hanno fatto ponti d’oro perché collaborassi. Ancora due ore prima del mio arresto si sono seduti al tavolo e mi hanno offerto un miliardo e mezzo, una villa, una nuova vita per me e la mia famiglia. Poi ci hanno provato anche i magistrati in carcere. Ma ora che invece voglio parlare io di altre cose, i giudici non mi convocano”. E così Baiardo – dopo 15 anni di silenzi – quando i due nuovi pentiti della cosca di Brancaccio, Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, hanno cominciato a raccontare i segreti della strage di via D’Amelio, ha provato a contattare i giornali. Con tempismo perfetto, quando Giuseppe Graviano e i suoi legali lo hanno cominciato a tirare in ballo nei processi per confutare le accuse dei collaboratori di giustizia, Baiardo ha inviato una mail a Il Fatto.
IL TEMPISMO DELLE RIVELAZIONI – E adesso, prima al telefono e poi seduto a un tavolo, racconta tra qualche reticenza e molti sorrisi, i suoi anni formidabili. Cominciati nel 1989 quando a lui che viveva al nord da sempre, Cesare Lupo (suo cugino acquisito e cognato di Tranchina), porta a Omegna i Graviano. Lupo, a sua volta cognato dei Graviano, nel 2001 è stato arrestato perché considerato nuovo boss di Brancaccio. Tranchina, invece, si è buttato pentito. E Baiardo ce l’ha con lui: “Dice un sacco di minchiate. Ha raccontato di avermi consegnato solo una ventina di milioni di lire per farmi acquistare una gelateria, ma si dimentica di altri 18 miliardi che nel corso degli anni mi ha consegnato in buste e valigie. Dice che Giuseppe ha fatto saltare in aria Borsellino (in realtà Tranchina sostiene di avere comprato per il boss il telecomando e di averlo accompagnato a fare i sopralluoghi in via D’Amelio nei giorni precedenti alla strage, ndr), quando il 19 luglio del ‘92 Giuseppe era da me a Omegna. E c’è pure la prova. Quel giorno la polizia ci ha fermato per un controllo. Io avevo i miei documenti. Quelli di Giuseppe portavano il nome di un certo Francesco Mazzola, solo che ora gli investigatori sostengono che quel verbale non si trova. Filippo invece era a Padova. Insomma, dico io, quei due possono averne anche ammazzati cento, ma questa della strage Borsellino mi sembra una cioccolatata”.
IL REBUS DI PUNTA LADA - Baiardo parla con un forte accento lombardo, ha i capelli lunghi e gli occhi nascosti dagli occhiali scuri. Spiega che quando i Graviano cominciarono a frequentare Omegna, lui li presentò a tutti i suoi amici: “C’erano industriali, professionisti, gente di ogni tipo. Rimanevano con me per settimane poi a un certo punto pensarono di trasferirsi lì. Era il 1991, io cercai anche una villa, loro si davano da fare per trovare delle possibilità per investire i loro soldi”. A Capodanno festeggiano tutti assieme all’Hotel San Rocco di Orta San Giulio.“Ci sono anche le foto”, dice Baiardo, “gli investigatori le hanno sequestrate”. Poi parla delle vacanze estive nell’Agrigentino, assieme a una coppia di amici e molti mafiosi, ma nega che gli sia stato presentato anche Matteo Messina Denaro, l’attuale capo di Cosa Nostra, “C’era della gente, non so chi fossero”, dice. Quindi la vacanza delle vacanze: la Sardegna. Un rebus che ha fatto impazzire gli investigatori. I Graviano, ospiti di una grande villa a Punta Lada, sono lì il 17 e 18 agosto del ‘93, un mese dopo gli ultimi attentati da loro organizzati (al Pac di Milano e alle Basiliche di Roma). Si crogiolano al sole con le fidanzate, mentre Silvio Berlusconi sta mettendo a punto nella sua villa gli ultimi preparativi in vista della nascita di Forza Italia. In Sardegna c’è anche, come risulta dai suoi tabulati telefonici, Baiardo. Ma cosa facevano in Sardegna i Graviano? Questo è quello che ci ha esattamente detto in uno dei colloqui con lui che qui riportiamo fedelmente.
“Sono stati lì due estati. Nel 1992 ho affittato io la villa per loro e invece di sentire me i magistrati sentono le cazzate di Tranchina e Spatuzza. Andate a vedere la villa pagata da me, affittata da me. Era in linea d’aria a 200 metri dall’ex presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi, ndr). Via mare ci si arriva perché era proprio sul mare. Poi da quello a dire che si conoscessero e si frequentassero c’è ne passa. Io l’ho affittata nel 1992. Poi presumo che nel 1993 abbiano ripreso la stessa villa, ma il contratto non l’ho fatto io”.
E che facevano i Graviano in Sardegna?Vacanze, ma poi avevano anche persone con cui si incontravano e facevano gli affari loro.
Ma se facciamo i nomi di…(Baiardo ci previene) Flavio Carboni (poi indagato per gli affari con Marcello Dell’Utri anche in Sardegna nel 2009, ndr), Rapisarda (che crea tra il 1992 e la fine del 1993 proprio con Marcello Dell’Utri una serie di società, ndr), gira e rigira – chiosa – son sempre i soliti. (Poi nell’ultimo colloquio Baiardo farà marcia indietro sui due nomi, ndr).
Ma Tranchina dice un’altra cosa…Tranchina parla di un appartamento sulla piazzetta con i negozi e i magistrati si accontentano di questa versione. Ma quando mai! Nel 1992 la villa in cui alloggiavano i Graviano c’era costata 200 milioni, 130 nel mese di agosto e 70 milioni per settembre. Negli appartamentini stavamo noi e nel villone c’erano loro.
Ma lei ha conservato il contratto di affitto?Guardi io ho tutto. Ci sono i filmini, le fotografie, le agende di quegli anni che parlano. Poi leggo che Spatuzza sostiene che Giuseppe Graviano ha l’asso nella manica, allora diamo retta a Spatuzza e aspettiamo che Graviano si giochi quest’asso.
Secondo lei perché Graviano ha chiesto che lei sia sentito per approfondire queste cose? Forse vuole mandare un segnale a qualcuno? Vuole far sapere che c’è una persona che sa tutto quello che è successo nell’estate del 1993?È una sua supposizione. Ma ci può anche stare. Io però sarei uno stupido ad andare in galera per calunnia.
Lei però ha fatto due confronti nel 2009 con i fratelli Graviano in carcere e ha detto di non conoscerli. Ora vuole essere sentito?L’avvocato dei Graviano lo ha chiesto al processo per l’omicidio Di Matteo, ma loro hanno preferito acquisire proprio i verbali di quei confronti in cui non dicevo nulla. L’avvocato di Giuseppe mi ha detto: ‘Siccome è la quarta volta che lo chiedo, la convocherò in appello’.
Ma lei cosa vuole dire ai giudici?Che Graviano il giorno della strage di via D’Amelio non era lì. Io non voglio che le mie figlie credano a queste cose. E poi non se ne può più delle balle che dicono questi due. Spatuzza dice che non mi conosce e che non è mai venuto al nord. Solo una volta a Bologna. Minchiate. Si è dimenticato che mi ha incontrato tre volte dopo l’arresto dei Graviano quando ha preso in mano lui il mandamento di Brancaccio e veniva lui qui al nord a curare i loro interessi. La terza volta, nel 1996, lo fece con arroganza. Venne a pretendere la bellezza di 800 milioni di lire dei Graviano perché, diceva, erano della cosca. Anche Tranchina dice che mi ha portato 20 milioni per la gelateria, ma è un’altra minchiata. Tranchina mi ha portato 18 miliardi di vecchie lire. Allora era il loro uomo di fiducia poi ha perso colpi, era il cognato di mio cugino, Lupo, che era il braccio destro del Graviano, altro che 20 milioni per la gelateria.
Baiardo lei descrive uno scenario in cui nelle testimonianze dei pentiti sono spariti i soldi…Guardi io vivevo con i Graviano in quel periodo. Quando stavamo a Venezia alloggiavamo in un palazzo di tre piani sul Canale. Lo abbiamo affittato dagli imprenditori Bisazza, quelli delle piastrelle. Non so se mi spiego. Tre piani uno più bello dell’altro. Anche lì abbiamo speso una bella cifra.
Resta una domanda, la più importante: Baiardo, che ci facevano al nord i Graviano? Davvero Dell’Utri incontrava Filippo Graviano per parlare di affari?Di queste cose non voglio parlare adesso. C’è già la Dia di Firenze che mi martella, l’ultima volta son venuti tre mesi fa. Non voglio parlare di questo.
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Addizionali Irpef.




Un amico, ex collega, inconsapevole  di quanto deciso dal governo, mi ha posto una domanda sulle addizionali regionali e comunali che ci sono state trattenute dall'Inps, ed io gli ho risposto così:

Si sapeva che avrebbero effettuato queste trattenute. E' un gioco al massacro, non sanno dove altro recuperare i soldi, che non gli bastano mai, e noi rappresentiamo la loro miniera, la mucca da mungere, sempre nel mirino perchè più facili da individuare e tartassare. Se sapessero e volessero fare meglio il loro lavoro, quello di costringere tutti a pagare le tasse, non si accanirebbero sempre sugli stessi. Ma si sa, le connivenze fanno comodo alla politica bastarda che, per assicurarsi i "voti di scambio" e, quindi, la loro permanenza nelle stanze del potere, chiude non uno, ma entrambi gli occhi. Se non si elimina questa classe politica, non cambierà mai nulla.


Era tutto contenuto nel famoso decreto "Salva Italia",  Decreto Legge , testo coordinato 06.12.2011 n° 201 , G.U. 27.12.2011


Qui una semplificazione:
http://www.tasse-fisco.com/dichiarazione-dei-redditi-730-o-unico/addizionale-regionale-comunale-irpef-aumenti-2012/10098/

Cetta.

Terapie personalizzate molecolari per tumore al polmone.

Tumore al polmone: ecco i farmaci intelligenti, aprono la strada alla  terapia personalizzata


(AGI) - Roma, 27 giu. - Fino a qualche anno fa un paziente con una dignosi di tumore al polmone aveva a disposizione esclusivamente la chemioterapia. 
"Oggi abbiamo intrapreso la strada giusta,quella della terapia biomolecolare", afferma Cesare Gridelli, presidente della 3 Conferenza internazionale di Oncologia toracica (CIOT), Direttore del dipartimento di Onco-ematologia AORN "S.G. Moscati" di Avellino. "Abbiamo scoperto che la forma piu' frequente di tumore al polmone - il carcinoma polmonare non a piccole cellule - forma che colpisce anche i non fumatori, si caratterizza con alterazioni genetiche specifiche e cosi' - spiega Gridelli nel corso di una conferenza stampa - sono stati messi a punto farmaci "intelligenti" in grado di colpire questi bersagli,risparmiando le cellule sane". I farmaci bersaglio hanno rivoluzionato l'approccio terapeutico al trattamento del tumore al polmone: "si va incontro alla terapia personalizzata, e' importante quindi che i pazienti non si perdano d'animo e cerchino il Centro che possa garantire la terapia in modo completo", continua l'esperto, che riporta numeri sorprendenti: "abbiamo nella pratica clinica farmaci per una mutazione, l'EGFR, che rappresenta il 10 per cento circa dei casi. Questi farmaci nei pazienti con mutazione, hanno dimostrato grande efficacia con percentuali di regressione, anche in pazienti pretrattati con chemio, del 60-70 per cento e un raddoppiamento della sopravvivenza". Dati assolutamente sorprendenti,concordano gli esperti, se confrontati con quelli della chemioterapia. Ma non tutte le strutture oncologiche hanno la possibilita' e nel caso di diagnosi superficiali questo e' un grosso limite,perche' priva il paziente di possibilita' terapeutiche. "Significa che nel nostro Paese c'e' ancora una buona percentuale di pazienti, la maggioranza, che accede solo alla chemio. In un futuro molto vicino - conclude Cesare Gridelli - sara' possibile, inserendo il tessuto in un'apparecchiatura, effettuare tutti i test genetici contemporaneamente,dando subito l'identikit genetico del tumore".(AGI) .
http://salute.agi.it/primapagina/notizie/201206271236-hpg-rsa1013-terapie_personalizzate_molecolari_per_tumore_al_polmone