venerdì 6 luglio 2012

Le devastazioni ed i responsabili. Genova, 22 luglio 2001 - Scuola Diaz


Terminate le manifestazioni domenica 22 luglio la città di Genova rilevò i danni: le devastazioni cagionate da elementi violenti, mai arrestati nonostante le numerose chiamate alle forze dell'ordine da parte di cittadini e persino da parte dell'allora presidente della Provincia di Genova, attuale sindaco della città Marta Vincenzi, e nel corso degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, causarono notevoli danni a proprietà private e pubbliche ed a distanza di anni, la grandissima maggioranza dei responsabili, sia tra i manifestanti che tra le forze dell'ordine, non è ancora stata identificata, mentre quasi tutti i fermati dalle forze dell'ordine, con un totale di 329 arresti, nei giorni degli scontri sono poi risultati estranei ai fatti contestati, o non sono state individuate responsabilità specifiche a loro carico.

Cassonetti dei rifiuti rovesciati in via Montevideo
Alcuni sospettarono la responsabilità da parte di simpatizzanti del movimento internazionale Black block, il cui arrivo dell'ala più estremista in Italia era stato preannunciato nelle settimane precedenti alle manifestazioni dalle autorità tedesche a quelle italiane ma, nonostante tali avvisi, essi non furono fermati alle frontiere diversamente da altri manifestanti, e i simpatizzanti di tale movimento solitamente usi rivendicare come propria pratica di lotta azioni simili compiute in passato, questa volta negarono la loro responsabilità, e prove della loro partecipazione non sono state trovate, perlomeno per quello che riguarda una partecipazione organizzata.
Da testimonianze di manifestanti e giornalisti che seguivano i cortei autorizzati, risulterebbe che parte dei componenti del gruppo di "manifestanti violenti" che vestivano di nero e che si mossero liberamente per la città durante i cortei e le manifestazioni, non sembrava parlare italiano e suscitò polemiche anche la presenza dell'allora vice presidente del Consiglio Gianfranco Fini nella sala operativa della Questura genovese, presenza che, da diversi giornalisti dell'area di sinistra[100], venne messa in relazione ai molti abusi poi compiuti dalle forze dell'ordine.
Il 14 dicembre 2007 24 manifestanti son stati condannati in primo grado a complessivi 110 anni di carcere[101], le condanne riguardano gli scontri in via Tolemaide ed i cosiddetti fatti del "blocco nero"; tra i condannati 10 sono stati giudicati responsabili per devastazione e saccheggio, 13 per danneggiamento ed uno per lesioni, la resistenza a pubblico ufficiale è stata scriminata per tre imputati in quanto i giudici ritennero che la resistenza alle cariche della polizia durante il corteo delle tute bianche era legittima solo per tali tre imputati, al contrario dei danneggiamenti successivi.[102] In appello, nell'ottobre 2009, 15 dei manifestanti sono stati assolti, sia per l'intervento della prescrizione, sia perché la carica dei carabinieri in via Tolemaide è stata nuovamente valutata come illegittima e quindi la reazione a questa è stata considerata una forma di legittima difesa, sia con assoluzione piena per una manifestante già assolta in primo grado. Ai 10 condannati (accusati di devastazione e saccheggio) sono tuttavia state sensibilmente aumentate le pene rispetto a quelle erogate in primo grado, per un totale di 98 anni e 9 mesi di carcere.[103][104][105][106]

Genova G8 - Infiltrati e "Black bloc"




Bruno la vespa....


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Particella di Dio - Higgs Boson spiegata in video. - Simone Zigiotto


Scoperta la Particella di Dio


Pochi giorni fa al Cern di Ginevra gli scienziati di fama mondiale si sono riuniti per festeggiare una scoperta che potrebbe contribuire alla realizzazione di nuove e interessanti scoperte nel campo della fisica: la particella di Dio.Nelle ultime ore si è parlato molto nei telegiornali, internet e carta stampata di questa scoperta, ma in quant hanno veramente capito che cosa è la "particella di Dio"?. Prima di tutto il vero nome è 'bosone di Higgs' ed è ispirato al nome dello scienziato che ha scoperto l'esistenza di uno speciale bosone (le particelle che trasportano una forza) in grado di conferire una massa a tutte le altre particelle, e quindi possiamo dire che riesce a conferire loro l'esistenza in quanto oggetti materiali. Per questo motivo la potenza del bosone di Higgs è "divina".La NASA ha recentemente pubblicato un filmato (a fondo articolo visibile) che illustra attraverso un cartone animato cosa sia la "Particella di Dio", in modo da rendere la scoperta il piu' comprensibile possibile anche a chi di fisica non ne capsice molto.
particella di dio
Per farla breve, nell'universo esistono un numero sconosciuto di particelle ma gli scienziati ne hanno trovate solo 12. La macchina che ha scoperto l'esistenza della "particella di Dio" utilizza 9600 magneti, dei quali 1746 sono superconduttori raffreddati con 190 tonnellate di elio a 1,9 Kelvin. Se prendiamo in considerazione il fatto che l’universo che ci circonda ha una temperatura media di 2,7 Kelvin, l’acceleratore del Cern è l’oggetto più freddo che esista nel cosmo, cosi' come l'oggetto più vuoto: i tubetti percorsi dai protoni contengono meno materia dello spazio interstellare. Questo acceleratore riesce in qualche maniera a distruggere particelle per poi ricostruirle in un modo nuovo, il che permette di vedere nei minimi dettagli che cosa sta succedendo a livello sub-atomico.
Gli scienziati ci invitano a pensare alla massa come una caratteristica similare alla carica elettrica che le particelle hanno e non hanno. Provate, ad esempio, ad immaginare l'universo come un campo (appunto il campo di Higgs) in cui le particelle sentono l'effetto a seconda della loro massa.
Se siete ancora confusi, vi lascio al filmato illustrato che sicuramente riuscirà a spiegarvi meglio di me che cosa sia "la particella di Dio".

Scuola Diaz: l'azzeramento dei vertici della polizia ci pone un problema. - Maurizio Tortorella


Scuola Diaz: l'azzeramento dei vertici della polizia ci pone un problema

Un giovane militante del Genoa Social Forum fermato la notte fra il 21 e  il 22 luglio 2001 dopo la perquisizione compiuta da polizia e  carabinieri nella scuola Diaz, sede del Genoa Social Forum, a Genova.Credits: ANSA / LUCA ZENNARO

Giustizia è fatta, ma l'interdizione ai pubblici uffici a una serie di  eccellenti investigatori comporta dei rischi per tutti noi.


Con la sentenza di oggi sulle violenze alla Scuola Diaz di Genova la Cassazione mette la parola fine (almeno dal punto di vista giudiziario) a una vicenda durata oltre 11 anni e continuamente segnata da grandi polemiche, da recriminazioni, da falsità.
Giustizia è fatta, e definitivamente, al di là di quelle che sono le opinioni personali.
Ma la sentenza adesso pone anche una serie di problemi all’amministrazione della Polizia di Stato, che vede azzerata parte dei suoi più alti vertici investigativi: molte condanne, infatti, comportano l'interdizione dei pubblici uffici. La risposta del Viminale è stata rapida: «Il ministero dell'Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte» ha assicurato il ministro Annamaria Cancellieri. Questo vuol dire che lasceranno i loro posti Giovanni Luperi, ex vicedirettore dell'Ucigos e attuale capo della sezione analisi dell'Aisi, i servizi segreti interni; Francesco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine; Gilberto Caldarozzi, direttore dello Sco, il Servizio centrale operativo; e con loro i dirigenti di alcune importanti squadre mobili e di altri uffici territoriali.
I loro sono tutti nomi entrati nelle cronache per successi investigativi anche recenti, come l'identificazione e l'arresto dell'autore dell'attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Negli anni precedenti, prima e dopo le violenze alla Diaz, alcuni dei condannati hanno ottenuto straordinari risultati nella lotta alla malavita, al terrorismo, ma soprattutto alla criminalità organizzata, con un elenco di latitanti eccellenti assicurati alla giustizia, primo fra tutti Bernardo Provenzano. L’uscita dai ranghi di una serie di grandi investigatori porrà un bel problema alla Polizia di stato. Ma dopo tutto anche a tutti noi.
Loro "erano" un problema: quello dei depistaggi e delle cariche delle forze dell'ordine.
C'è da sperare solo che per le nuove nomine vengano tenute in conto la serietà, la serenità e la maturità di chi dovrà ricoprirle.

Appalti e grandi eventi: escort e case a politici per ottenere favori





Il manager Giacchetto le avrebbe messe a disposizione di una decina di parlamentari. Mazzette anche per aggiudicarsi le forniture in occasione della visita del Papa.


PALERMO - Per spianarsi la strada per guadagni futuri Fausto Giacchetto, titolare della Media Partners & Consulting srl, avrebbe messo a disposizione di una decina di parlamentari nazionali e regionali appartamenti nel centro di Palermo ed escort. I «favori» dell'imprenditore vengono fuori nell'inchiesta della Procura di Palermo su una serie di presunte turbative d'asta e corruzioni legate ad appalti e grandi eventi in cui Giacchetto è coinvolto assieme ad altre sette persone tra le quali una parente, un funzionario dell'assessorato regionale al Turismo, due suoi dipendenti e altri imprenditori.
I politici che, come risulta da alcune intercettazioni, avrebbero goduto di case e prostituite, che rilasciavano pure la fattura, non sono indagati: non è stato provato, infatti, che, in cambio, Giacchetto abbia ricevuto da loro favori. Tra i parlamentari che, secondo quanto emerge dall'indagine, avrebbero avuto, a vario titolo, contatti con il manager ci sarebbero esponenti del Pdl, Mpa, Udc e Fli.
Dall'inchiesta dei pm palermitani è venuto fuori che in cambio di denaro il funzionario dell'amministrazione regionale avrebbe agevolato Giacchetto e altri imprenditori da lui segnalati per ottenere appalti per alcuni grandi eventi della Regione siciliana come la visita del Papa a Palermo due anni fa. Mazzette piuttosto ingenti che arrivavano, a seconda dell'appalto, anche a 100-200mila euro. «Ti do 50mila a te e altri 50mila all'altro», dice Giacchetto in una delle intercettazioni finita agli atti dell'indagine. Per l'imprenditore la corruzione era un costume abituale. Tanto che quando uno dei suoi dipendenti fu interrogato dai pm, il manager non si preoccupò, ma si limitò a chiedere chi erano gli inquirenti e le forze dell'ordine che stavano indagando. In un altro caso, a novembre scorso, Giacchetto avrebbe dato 4000 euro in contanti a un ispettore della Forestale che aveva fatto degli accertamenti sulla regolarità della piscina a casa della suocera. Sarebbe stato l'ispettore a chiedere il denaro alla donna per chiudere un occhio e Giacchetto non avrebbe fatto una piega: ulteriore riprova che le mazzette, per lui, erano un'abitudine. A dare il via alle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Maurizio Agnello, è stato l'esposto di un imprenditore escluso dalle gare per la fornitura di servizi in occasione della visita del Papa. Adesso gli inquirenti stanno passando al setaccio i documenti di Giacchetto sequestrati nei suoi appartamenti e nei suoi uffici. In una cassetta di sicurezza sono stati trovati alcuni orologi da collezione e 400 mila euro in contanti. In tutto i pm avrebbero riscontrati irregolarità nell'aggiudicazione di appalti di 12 eventi, ma questa sarebbe solo la punta dell'iceberg. Giacchetto, infatti, si è occupato di numerose manifestazioni a livello nazionale.

Bpm, perquisizioni a Milano e Roma. Sisal e Capgemini, ad indagati: “Corruzione”. - Antonella Mascali

massimo ponzellini interna nuova


Nel decreto di perquisizione, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, c'è scritto che i due manager, Petrone e Mondani, “in qualità di amministratori delle società versavano o promettevano di versare denaro a Ponzellini attraverso una società a quest'ultimo riconducibile" perché amministrata da sua figlia.

Nell’indagine sull’ex presidente della Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini, finisce sotto accusa anche l’amministratore delegato della Sisal, Emilio Petrone e quello di una importante società di servizi, la Capgemini, Maurizio Mondani. Il pubblico ministero di Milano, Roberto Pellicano li accusa entrambi di corruzione privata, come Ponzellini e come il suo ex braccio destro, Antonio Cannalire. Questi ultimi due agli arresti domiciliari.
Su disposizione del magistrato, il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano ha eseguito diverse perquisizioni. Non solo negli uffici e nelle abitazioni di Petrone e Mondani ma anche in quelli del Consorzio del Parco dell’Aniene. Perqusizione, inoltre, a casa e nell’ufficio di un professionista, A. S., non indagato, sospettato di aver avuto un contratto fittizio con la Bpm di “200 mila euro” all’anno, annota la Gdf ma che potrebbe essere stato un mediatore di rapporti illeciti per conto dell’allora presidente Ponzellini. Il suo contratto “stranamente non firmato dal direttore generale ma da Enzo Chiesa, indagato per associazione a delinquere con Ponzellini e Cannalire”.
Nel decreto di perquisizione, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, c’è scritto che Petrone e Mondani “in qualità di amministratori delle società versavano o promettevano di versare denaro a Ponzellini attraverso la società GM762 a quest’ultimo riconducibile (l’amministratore è la figlia Rachele, ndr)”.
“Petrone, in qualità di Ad della Sisal versava o prometteva di versare la somma di 860 mila euro nel 2011. Mondani in qualità di Ad di Capgemini versava o prometteva di versare nel corso degli anni 2009, 2010 e 2011 la somma complessiva di 432 mila euro per indurre Ponzellini e Cannalire a compiere più atti di violazione dei doveri inerenti il loro ufficio, in modo da favorire le predette società o società collegate nei procedimenti di concessione e mantenimento del credito bancario o, nel caso di Capgemini, nell’affidamento di incarichi di consulenza da parte della Bpm a Milano tra il 2009 e il 2011″.
Nel decreto di perquisizione, il pm Pellicano smonta dal punto di vista dell’accusa la memoria difensiva della Sisal che giustifica i rapporti con la Bpm e con Cannalire: “Se infatti è vero che che i rapporti di Sisal con la Bpm precedono la nomina di Ponzellini a presidente della banca, lo è altrettanto il fatto che i rapporti sia con Cannalire e con la GM762 sono successivi a tale nomina”. Questi dati, prosegue il pm potrebbero essere una coincidenza ma “dovrebbe essere spiegato perché la Sisal affermi che a giugno 2011 si era perfezionato un accordo (per 120 mila euro, ndr), quando Rachele Ponzellini (amministratore della GM762) durante la conversazione del 29 settembre 2011 rivolta al proprio padre Massimo Ponzellini, subito dopo essersi lamentata che nessuno stava pagando ‘…Capgemini ci paga il 30….non ci paga nessuno….allora so che hai lì vicino (Petrone)’”, ne invochi l’intervento presso lo stesso Petrone al fine di ‘sapere se ci mandano innanzitutto il contratto firmato e pi anche col fatto che ci siamo messi d’accordo, avevamo emnesso la fattura, Pala ci aveva dato l’ok, però non è ancora arrivato niente….quindi di sentire un attimo…’”.
Gli inquirenti sono convinti, in base anche una serie di mail sequestrate, che l’iniziativa “partiva da Petrone….ed è ragionevole pensare che fossero già stati presi accordi con Ponzellini”. Per quanto riguarda i rapporti tra Ponzellni e la società di servizi Kapgemini, l’accusa sospetta anche che Ponzellini, in ottimi rapporti con il mondo politico del centrodestra potesse ricevere soldi o promesse di soldi in cambio di una sua attività da lobbista per far ottenere alla società eventuali commesse pubbliche.
Dalle perquisizioni emerge anche un altro finanziamento anomalo della Bpm dopo quello alla società Atlantis del latitante Francesco Corallo. In questo caso a segnalarlo alla procura di Milano sono stati i nuovi vertici della Bpm che hanno ordinato una verifica interna. Si tratta di 60 milioni di euro ottenuti tra maggio e luglio del 2010 dal Consorzio Aniene scarl per un progetto edilizio alla periferia di Roma.
In questa vicenda Ponzellini è interessato da molto vicino. Quel Consorzio (tra i partner il gruppo Salini e Stefano Todini) vede socio al 20% lo stesso Ponzellini con la Penta spa e la Mb sviluppo industria spa. Non c’è da stupirsi se il finanziamento “anomalo” aveva avuto parere negativo dall’ufficio crediti della Bpm ( non c’erano garanzie) ma aveva ottenuto il via libera dell’allora Cda, con l’astensione formale di Ponzellni. E sempre la Mb è la società che ha venduto al Consorzio il terreno su cui voleva costruire. Ponzellini, insomma, uno e trino. Finanziatore e doppio beneficiario