lunedì 9 luglio 2012

"L'Amaca" di Michele Serra.



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Passa il favore.




Questo sono io, e queste sono tre persone a cui darò il mio aiuto, ma deve essere qualcosa di importante, una cosa che non possono fare da sole, perciò io la faccio per loro e loro la fanno per altre tre persone.

Trevor McKinney presenta alla lavagna la sua idea "passa il favore", Un sogno per domani (Pay It Forward)



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Diaz, De Gennaro: “Le sentenze vanno rispettate anche quando assolvono”.


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Le sentenze vanno rispettate sia quando condannano sia quando assolvono. Anche Gianni De Gennaro interviene, ora che le acque sembrano essersi calmate, nel dibattito seguito allapronuncia della Cassazione su quanto accadde alla caserma Diaz di Genova durante il G8 del2001. Pronuncia che di fatto ha decapitato la Polizia di Stato e che da alcune parti aveva fatto parlare anche di De Gennaro, capo della polizia all’epoca dei fatti. De Gennaro, ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti, affida il suo pensiero a una nota diffusa da Palazzo Chigi. “Le sentenze della magistratura – si legge – devono essere rispettate ed eseguite, sia quando condannano, sia quando assolvono”. Il riferimento, naturalmente, è a se stesso.
“In seguito alle decisioni per i gravi fatti di Genova – spiega il comunicato – le competenti autorità hanno puntualmente adempiuto a tale dovere, operando con tempestività ed efficacia”. “Per quanto mi riguarda – sottolinea De Gennaro – ho sempre ispirato la mia condotta e le mie decisioni ai principi della Costituzione e dello Stato di diritto e continuerò a farlo con la stessa convinzione nell’assolvimento delle responsabilità che mi sono state affidate in questa fase”.
Nella sua nota, De Gennaro aggiunge che “resta comunque nel mio animo un profondo dolore per tutti coloro che a Genova hanno subito torti e violenze ed un sentimento di affetto e di umana solidarietà per quei funzionari di cui personalmente conosco il valore professionale e che tanto hanno contribuito ai successi dello Stato democratico nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata”.
Durissima la reazione di Vittorio Agnoletto, guida del Genoa Social Forum del 2001: “Nelle parole dell’ex capo della polizia non c’è nemmeno l’ombra delle scuse che, se pur solo formalmente, ha chiesto il suo successore Manganelli”. “De Gennaro – aggiunge – con arroganza rivendica ogni cosa e, sfottendo i giudici, osa addirittura affermare che tutto si è svolto secondo la Costituzione, lui che a Genova nel 2001 era il capo della polizia e quindi il responsabile della gestione dell’ordine pubblico”. “Nemmeno una critica – sottolinea Agnoletto – verso i dirigenti di polizia condannati per reati estremamente gravi, ai quali va anzi la sua solidarietà. La stessa solidarietà in nome della quale per undici anni i vertici della polizia hanno cercato di impedire l’azione dei pubblici ministeri e di bloccare i processi. Per tutti gli altri resta solo un generico dolore; nemmeno un accenno alle vittime della violenza provocata dai suoi sottoposti”. “In qualunque altro Paese europeo De Gennaro sarebbe stato sospeso dall’incarico già nel 2001; è inaccettabile – conclude Agnoletto – che resti al governo nel silenzio colpevole di tutto il parlamento”.

domenica 8 luglio 2012

Assisi, il sindaco non vuole le donne: “C’ho provato, ma nessuna è all’altezza”. - Sara Nicoli

claudio ricci interna nuova


La giunta è senza donne e il pidiellino Claudio Ricci ha perso tutti i ricorsi presentati a Tar e Consiglio di Stato. Ma lui non si è arreso e ha fatto colloqui per "aspiranti assessore". Alla fine, però, ha spiegato di non averne trovate rispondenti "al criterio di immediata efficacia operativa".

Ci sono molti modi per guadagnarsi la ribalta delle cronache e la “gloria” politica. E Claudio Ricci, sindaco della serafica Assisi, la terra santa di Chiara e Francesco, si è guadagnato in pochissimo tempo l’astio sincero di tutte le sue compaesane. E non solo. Vinte le elezioni, nel maggio 2011 sotto le bandiere di una coalizione Pdl-Lega-Udc, Ricci ha pensato bene di formare la sua giunta in tempi rapidi. E ci ha messo dentro solo uomini. Di donne, Ricci non vuol sentir parlare. Né in politica, né – tantomeno – nel privato. Una misoginia robusta, di quelle che non crollano neppure davanti alla necessità di garantire, almeno per buon senso, la rappresentanza di genere, le famose “quote rosa”, nelle pubbliche amministrazioni.
Celibe, senza figli, domicilio non conosciuto in città, Ricci è già finito sulle pagine dei giornali per quell’ordinanza che vieta, ad Assisi, di chiedere l’elemosina a 500metri dai luoghi di culto. I concittadini, però, lo conoscono anche per un’altra sua singolare abitudine. Quella che lo porta, in piena notte, nella piazza centrale di Assisi dentro la macchina, a motore e fari accesi, a consultare freneticamente l’Ipad fino alle prime luci dell’alba. Ecco, Ricci è un personaggio un po’ così, che però punta in alto.
Dopo la vittoria alle elezioni si è presentato a Palazzo Grazioli, al cospetto di Berlusconi, chiedendogli un seggio in Parlamento o, meglio, la presidenza della Regione Umbria, ma il Cavaliere, dopo una prima occhiata fugace, l’ha liquidato in modo anche un po’ brusco: “Ma con quelle orecchie a sventola e senza capelli, ma dove vuoi andare mai?”. Delusione cocente per Ricci. Che, tuttavia, non si è perso d’animo. E subito è partito alla formazione della sua giunta nuova di zecca. Dove ha nominato solo assessori maschi. Le associazioni femminili locali e quelle regionali legate ai partiti di opposizione hanno presentato ricorso al Tar. Che lo ha accolto, il 20 giugno del 2012, annullando tutti i decreti di nomina di vicesindaco e assessori perchè lo statuto comunale (all’articolo 30, comma 2) prevede che il sindaco componga la sua giunta “assicurando di norma la presenza di ambo i sessi”.
Insomma, Ricci sembrava definitivamente sconfitto. La sua nota idiosincrasia per l’altro sesso stavolta avrebbe dovuto trovare una compensazione. Ma anche qui, l’uomo ha annunciato l’intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato. E poteva anche essere finita così, in attesa dell’appello. Invece no. Ricci ha consumato una sua personale vendetta. Costruita a tavolino in modo da risultare inattaccabile. Ha cominciato a fare colloqui per aspiranti “assessore” del comune: richiesti titoli di studio, competenza politica, alta managerialità, esperienza amministrativa. La selezione è avvenuta anche sulle candidate alle elezioni del 2011 che avevano ottenuto voti, ma Ricci non ne ha trovata neanche una “rispondente al criterio fondante – si legge nel suo decreto del 2 luglio 2012 – dell’immediata efficacia operativa”.
Certo, il sindaco non ha voluto rendere pubbliche “le specifiche valutazioni” di ciascuna, ma l’esito non è stato comunque “positivo” . Quindi ha rinominato assessori quelli “azzerati” dalla sentenza del Tar: “Io ci ho provato – ha spiegato – ma nessuna era davvero all’altezza”. Inutile chiedersi a quale altezza si riferisse il sindaco. Ma è da rilevare un dato che in tutta questa vicenda ha stupito anche gli osservatori più disincantati: i francescani hanno sposato in pieno la battaglia del sindaco. Il loro fondatore, ne siamo certi, avrebbe fatto l’esatto contrario.

Aldrovandi, la madre e la richiesta di scuse: «Grazie Manganelli. Ma non posso perdonare». - A. Cas.


Patrizia Moretti: «Mio figlio è ancora lì che chiede aiuto».

MILANO - «Accetto volentieri di incontrare il capo della polizia Manganelli ed il ministro Cancellieri». In un post sul blog intitolato a suo figlio, Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti ringrazia per le scuse che le hanno rivolto pubblicamente. «Ma non mi si chieda di perdonare ciò che per una madre è imperdonabile , insopportabile, inconcepibile». Le hanno ucciso il figlio diciottenne. Poi l'hanno insultata soltanto perché pretendeva giustizia. La giustizia ha impiegato sette anni per appurare la colpevolezza di quattro agenti di polizia. E da uno dei quattro colpevoli, non ancora rimossi dal proprio incarico, ha anche ricevuto pesanti insulti. «Non ho mai nutrito rancore nei confronti della Polizia anche se devo ammettere che da quella maledetta mattina le divise mi fanno paura», spiega la madre di Federico, ucciso il 25 settembre 2005 a Ferrara. Ma il passo successivo, il perdono della violenza e della protervia, è davvero difficile: «Ora ci si aspetta che da una persona come me, probabilmente sopravvalutata, ci sia il perdono nei confronti dei quattro poliziotti che hanno tolto la vita a mio figlio Federico. Io non sono forte. Io non sono lungimirante. Io non guardo avanti. Io non passo oltre».
SOLTANTO UNA MADRE - Patrizia Moretti spiega di sentirsi soltanto una madre:«Una madre che non si è voluta rassegnare alle menzogne, ai depistaggi, alle intimidazioni. Sono una madre normale come tutte le madri che hanno partorito il proprio bimbo e lo hanno visto crescere fino a diventare quasi adulto. Quasi. Ecco, io sono debole. Sono debole perché non riesco a voltare pagina. Sono debole perché non riesco a di dimenticare Federico che chiedeva aiuto e rantolava mentre quei quattro non lo ascoltavano e continuavano. Non riesco a dimenticare che tutti hanno sentito, ma nessuno ha ascoltato. Non riesco a dimenticare che se qualcuno, uno fra i tanti, avesse ascoltato la sua coscienza io avrei ancora il mio bambino e vivrei ancora felice nella mia vita anonima ma meravigliosa vedendo il suo farsi uomo».

La necessità aguzza l'ingegno.



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Regione, Lombardo lo nomina lui non può accettare: è in carcere. - Emanuele Lauria


Regione, Lombardo lo nomina  lui non può accettare: è in carcere
Il commercialista era stato designato a Sicilia e Servizi.

LA NOMINA numero 101 è risultata indigesta a Raffaele Lombardo: il designato era già in carcere da qualche giorno. L'ultima, incredibile, storia del poltronificio Regione riguarda Sicilia e servizi, una delle società più ricche dell'universo parallelo di Palazzo d'Orleans, protagonista negli anni scorsi di appalti milionari e assunzioni politico-clientelari all'ombra del business dell'informatizzazione. Martedì scorso si è riunita l'assemblea dei soci, per eleggere il presidente del collegio dei sindaci che era già stato indicato dal governo: Eugenio Trafficante, commercialista di Burgio, provincia di Agrigento. Su di lui era caduta la scelta di Lombardo e l'assemblea ha solo ratificato la nomina, all'interno di una lista di cinque professionisti (tre effettivi e un supplente) presentata assieme al socio privato, che aveva indicato il proprio componente in Massimo Porfiri. Quello che nessuno sapeva, al momento di votare il nuovo collegio sindacale, era l'impossibilità del designato
di accettare l'incarico. Per un semplice motivo: Trafficante era, dal venerdì precedente, recluso nel carcere di Sciacca. Colpito da un provvedimento cautelare nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Roma. L'accusa è quella di stalking: il commercialista era da tempo destinatario di una misura interdittiva, il divieto di avvicinamento a una donna, ma l'avrebbe violata. Per questa ragione è stato arrestato dai carabinieri, che hanno eseguito un ordine di custodia cautelare della Procura. I legali hanno inoltrato istanza di scarcerazione.
Trafficante, 61 anni, negli anni '80 aveva fatto parte della giunta comunale di Sciacca, su designazione del partito repubblicano, e più recentemente è stato assessore comunale a Burgio. Durante questa esperienza, nel 2005, è stato vittima di un attentato: l'incendio doloso del portone della sua abitazione.
L'episodio ha avuto successivamente risalto nell'ambito del processo antimafia "Scacco Matto". L'attentato è stato ricostruito come un gesto vendicativo da parte di uno degli imputati del processo e ascrivibile a episodi di vita personale di Trafficante. Il professionista ha uno studio a Burgio e uno a Sciacca.
Com'è possibile che al timone di una spa pubblica sia stato indicato e poi eletto un commercialista già in carcere? Il commissario liquidatore di Sicilia eservizi, Antonio Vitale, non se lo spiega: "Guardi, io non sapevo proprio dell'arresto di Trafficante: sto apprendendo da lei la notizia. E nessuno, martedì, era a conoscenza di questo fatto. La cinquina con i nomi dei nuovi sindaci della società era stata depositata sette giorni prima l'assemblea dei soci. Evidentemente, al momento dell'indicazione da parte della proprietà, Trafficante non era ancora stato arrestato.
Ma è indubbio  -  prosegue Vitale  -  che qualcuno avrebbe dovuto comunicarci in tempo utile che il professionista designato era stato colpito da un provvedimento restrittivo. Faremo gli approfondimenti dovuti ". Secondo il commissario, l'arresto di Trafficante comporta la sospensione dalla carica di presidente del collegio sindacale: "Il reato di cui è accusato poco ha a che fare con l'attività di revisore dei conti: l'eventuale revoca è una questione di opportunità che devono valutare i soci ". Ma c'è chi sostiene che Trafficante sarebbe già decaduto per legge e che l'assemblea ha sostanzialmente eletto un ineleggibile. Di certo, si macchia di un "incidente" dai contorni paradossali la marcia di Lombardo costellata da nomine: da quando ha annunciato le dimissioni, a fine aprile, ne ha fatte 101. Questa però, forse, non vale.



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