venerdì 26 aprile 2013

Berlusconi, Boccia (Pd): M5s fa propaganda su ineleggibilità.


Boccia PD, Di Girolamo Pdl.

ROMA (Reuters) - Chiedere di rendere ineleggibile Silvio Berlusconi "non è una priorità per il paese ma un modo per continuare a fare propaganda".

Lo dice il deputato del Pd Francesco Boccia intervenendo su Sky tg24.

"Capisco che il tema possa appassionare. Intanto la norma è una bufala e quando [Beppe] Grillo porterà questa proposta, che a mio avviso non sarà nemmeno all'ordine del giorno, quando arriverà in aula ci confronteremo e vedremo", ha detto Boccia.

Il Movimento 5 stelle vuole proporre, all'esame della Giunta per le elezioni, un'interpretazione di una legge del 1957 che renda Berlusconi ineleggibile per il conflitto di interessi legato alla proprietà di Mediaset.

Silvio a Dallas.



SILVIO VA A DALLAS ED I SUOI ESULTANO PERCHE' PARE SIA STATO L'UNICO ITALIANO AD ESSERE INVITATO...PER FARSI UNA DORMITA ALL'ARIA APERTA.

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Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi. - Davide Vecchi


Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi


Dalle casse della fondazione dell'istituto di credito senese sono usciti un mare di soldi nell'era Mussari-Mancini. 'Doni' milionari a esponenti di destra e di sinistra, contributi ai sindacati, alle organizzazioni religiose e alle associazioni degli amici.

Dalla fondazione Ravello, oggi presieduta dall’attuale capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, alla Giuseppe Di Vittorio della Cgil. Dai circoli Arci alla fondazione Craxi, fondata e presieduta da Stefania. Dai bonifici per l’ex senatore del Pdl, ora candidato sindaco a Pisa e storico braccio destro dell’ex ministro Altero Matteoli, Franco Mugnai (legale nel caso Ampugnano). Poi fondi a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana. A partire dalla Regione fino a numerosi Comuni. Tranne uno: Gagliole, l’unico con un’amministrazione di centrodestra.
A scorrere le 400 pagine di estratto conto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, degli anni compresi tra il 2007 e il 2009, si ricostruisce la fitta rete di sovvenzioni ed erogazioni distribuite ad amici e non. Per lo più si tratta di fondazioni, enti, amministrazioni targate centrosinistra. Ma Giuseppe Mussari, già passato alla guida di Rocca Salimbeni, guardava a Roma. All’Abi, dove approda nel 2010, ma anche al Palazzo nel quale sa di poter confidare in rapporti trasversali, da Giuliano Amato a Giulio Tremonti. Siena doveva essere solo un trampolino di lancio, come spiegano negli atti i pm titolari dell’inchiesta sull’acquisto Antonveneta, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso. Banca e fondazione un utile portafoglio. Si sponsorizza tutto. Dai circoli ricreativi alle associazioni politiche, come la Karl Popper che, di matrice socialista, appoggia, negli anni, i due sindaci Maurizio Cenni e Franco Ceccuzzi. Quest’ultimo costretto a rinunciare a ricandidarsi perché avrebbe raggiunto un accordo di spartizione con Denis Verdini. L’indagine è ancora in corso.
Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: arcidiocesi (120 mila euro), varie onlus e 50 mila euro alla provincia. Guidata da Antonio Maria Gabellone, ex Dc oggi Pdl, legato a Vincenzo De Bustis e, in particolare a Lorenzo Gorgoni, membro del Cda di Mps. Ma è anche terra politica di Massimo D’Alema e della Banca 121 acquistata da Rocca Salimbeni. I versamenti sono compresi tra i diecimila euro e i due milioni, che vanno alla fondazione Ravello, per un importo complessivo che sfiora il miliardo e che si perde nel totale delle uscite della Fondazione: 17.983.686.939 euro complessivi di movimentazione in 36 mesi. Per lo più dovuta alle operazioni di compravendita sui mercati in vista dell’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta.
Alimentata dai fondi versati all’Università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. Fino ad assottigliarsi e perdersi in mille rivoli con bonifici da 50 mila euro anche a singoli preti. Meglio assicurarsi la buona parola di tutti. Tra i 3 miliardi versati per l’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta ai piccoli bonifici ci sono, ad esempio, uscite per dieci milioni alla Cressidra Sgr Spa, un gestore di fondi chiusi riservati nonché azionista di Anima Sgr insieme a Banca Popolare di Milano, Credito Valtellinese e la stessa Banca Monte dei Paschi. Rocca Salimbeni condivide con Anima il presidente dei sindaci: Tommaso Di Tanno, oggi indagato. Tra i più noti tributaristi italiani, legato ai Ds, in particolar modo a D’Alema e Vincenzo Visco, di cui è stato consigliere economico in via XX Settembre, Di Tanno non si è accorto della voragine che Mussari, Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, hanno creato in Mps. E’ stato anche revisore dei bilanci dei partiti per Montecitorio.
L’elenco delle uscite è infinito. L’estratto conto è negli atti del processo per l’aeroporto Ampugnano che vede Mussari rinviato a giudizio per falso ideologico in concorso e turbativa d’asta. Parte della documentazione raccolta durante le indagini, in particolare quella relativa alla Fondazione e a Mps, è confluita nell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta. Nulla, al momento, sarebbe stato rilevato di anomalo nelle operazioni partite dal conto corrente della Fondazione. A subire il contraccolpo maggiore è stata la città, dal Comune all’Università, dall’azienda ospedaliera alle contrade del Palio, che si sono ritrovate private, da un anno all’altro, delle laute erogazioni. Se ne sarà fatta ormai una ragione, invece, la fondazione oggi presieduta da Brunetta. La fondazione Ravello, che stava a cuore a Mussari anche per la presenza di Filippo Patroni Griffi nel consiglio generale di indirizzo, non riceve più nulla. Così come la fondazione Craxi: ultimo bonifico ricevuto 15 mila euro nel marzo 2009. L’anno successivo le erogazioni concesse si sono fermate a complessivi 109 milioni e su un totale di 2657 domande presentate solamente 779 sono state soddisfatte. Nel 2012 sono state ulteriormente ridotte a 21 milioni e per il 2013 è previsto lo stanziamento di appena cinque milioni di euro. Da Mps, del resto, non arrivano più i dividendi frutto del “maquillage bilancistico” di Mussari e la banda del 5 per cento.

mercoledì 24 aprile 2013

Il PdR non può essere rieletto.



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Google è in prima linea per la creazione di energie rinnovabili. - Emanuele Boncimino

Post image for Google è in prima linea per la creazione di energie rinnovabili.

A Mountain View tengono alla salute del pianeta; sebbene possa sembrare una trovata pubblicitaria, gli investimenti nel campo delle rinnovabili sono arrivati a quasi un miliardo di dollari. I primi accorgimenti derivano dalla creazione di impianti eolici nelle vicinanze dei data center così come l’installazione dei pannelli solari vicino alle sedi amministrative. Questo però è nulla se non si riescono a coinvolgere anche i partner, così Google ha deciso di rendere disponibili le alternative verdi a chi ne faccia richiesta. Per l’occasione è stato creato un documento che riassume i modi e gli obbiettivi che Larry Page e soci perseguono.

La realizzazione di questi piani è giunta a compimento con lo sviluppo del data center di Lenoir. Il progetto è stato accompagnato da un programma di Duke Energy, produttore di energia elettrica, che rifornirà le grandi società alla ricerca di energia verde. L’operazione dovrebbe completarsi in circa tre mesi.
La scelta di bigG e delle compagnie che decideranno di seguire questa strada ha delle ripercussioni su larga scala: la fornitura di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili potrà arrivare anche a soggetti che non hanno le abilità o le risorse per accedervi. 
Anche in questo caso ci sono alcuni ostacoli da affrontare: le strutture deputate alla creazione di elettricità devono essere realizzate dalle società ed in molti casi una commissione statale deve approvare i progetti. Non meno importante è la programmazione che si deve fare nel calcolo tra costi e benefici per la realizzazione dell’impianto.

CONGO & COLTAN: UN OLOCAUSTO TACIUTO PER AMORE DELL'ELETTRONICA -



Quello avvenuto in Congo può essere considerato il più grande olocausto dell'era contemporanea, taciuto al mondo e alla storia, perpetrato dalle grandi multinazionali dell'elettronica che permettono atroci crimini pur di estrarre il MIRACOLOSO COLTAN. le compagnie che fanno uso di minerali rari e semiconduttori, hanno sostenuto e finanziato un etnocidio di oltre 8 milioni di morti nell'Africa centro-occidentale.

-Che cos’è il coltan?

Molti pensano che molte guerre Africane siano la causa di conflitti tribali, ma non è così. Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 8 milioni di persone in Congo ed è oggi, uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, un metallo più prezioso dei diamanti.
Il coltan è la combinazione tra 
columbite-tantalite o columbo-tantalite la percentuale di quest’ultima appunto è quella che determina il prezzo del Coltan, dal Coltan si estrae la Tantalite , che è quello che serve nei nostri componenti tecnologici. Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi HI TEC (come la playstation) serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione e rendono possibile un notevole risparmio energetico.

-Ma come si lega il problema della guerra al coltan?

L’ 80 % del Coltan in circolazione si trova solo in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano queste miniere ed i congolesi che vengono pagati 200 dollari al mese (la paga di un normale lavoratore in Congo è di 10 dollari al mese).
Questo scatena una vera e propria corsa alle miniere da parte dei guerriglieri che se ne vorrebbero impadronire, non solo dal Congo ma anche dalla vicina Uganda e Rwuanda.
Ma come è facile prevedere estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente. Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori e impotenza sessuale, viene estratto dai minatori a mani nude… 
Le miniere di Coltan hanno l’aspetto di grandi cave di pietra, il minerale si ottiene spaccando la roccia; spesso i guerriglieri del RDC (Rassemblement Congolaise pour la Democrazie ) si divertono a terrorizzare i civili ed i minatori uccidendoli nelle miniere,tanto che racconta un ragazzo i lavoratori hanno dovuto scavare delle buche in cui ripararsi ogni volta che arrivano i ribelli. Qualche anno fa in Italia la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza del Coltan di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra.

I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il Coltan come sempre non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, tutt’altro, servono a finanziare la guerra, comprare Armi, dar da mangiare ai soldati. Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale) Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony, non basta ma sotto c’è anche un mercato nero del coltan che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani.

Come detto precedentemente il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, oggi ne costa 100, ma questo mercato è estremamente instabile ,perché nel 2004 quando la richieste da parte dell’occidente erano tantissime arrivò a costare 600 dollari al kg.
Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte. Da piccolo mi venne insegnato che la risoluzione della guerra è sempre la PACE , temo che in questo caso se nulla cambierà, la fine della guerra del Congo, si otterrà solo con la fine delle sue risorse minerarie, e guerra e distruzione si concentreranno in un altro.... .... meraviglioso posto…..da distruggere.

Angelo Calianno


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Lega, arrestato l’ex tesoriere Belsito. “Maxi yacht al figlio di Bossi coi fondi pubblici”.


Lega, arrestato l’ex tesoriere Belsito. “Maxi yacht al figlio di Bossi coi fondi pubblici”


Secondo il gip, la barca da 2,5 milioni di euro è stata acquistata con i fondi del partito per Riccardo Bossi. In manette anche l’imprenditore veneto Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania coi soldi del Carroccio indagato da tempo dalla procura di Milano, e il procacciatore di affari Romolo Girardelli.

Nuova svolta nell’inchiesta sui fondi del Carroccio. L’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, è stato arrestato dalla guardia di finanza per associazione a delinquere, truffa aggravata, appropriazione indebita e riciclaggio nell’ambito delle indagini sulle presunte irregolarità nei conti del partito coordinata dalla procura di Milano. Secondo i pm, Belsito aveva dato vita a un ”comitato d’affari” che utilizzava la propria influenza per gestire presunti rapporti illeciti nel mondo dell’imprenditoria italiana.
E spunta anche uno ”yacht del valore di 2,5 milioni di euro” acquistato da Riccardo Bossi, figlio di Umberto. Lo yacht, stando all’ordinanza del gip Gianfranco Criscione, che ha firmato gli arresti richiesti dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, sarebbe stato comprato con l’appropriazione indebita dei fondi del Carroccio. Nell’ordinanza si fa riferimento, infatti, a una nota di polizia giudiziaria del 3 ottobre scorso, dalla quale si evince che l’espulsione di Belsito dalla Lega “ha tutt’altro che interrotto il criminoso e criminogeno rapporto tra il medesimo Belsito e Girardelli, da ultimo incentrato sulle questioni relative a uno yacht”. Si tratta di uno yacht “del valore di 2,5 milioni di euro, che Riccardo Bossi, figlio di Umberto Bossi, avrebbe a suo tempo acquistato avvalendosi di un prestanome grazie a un’ulteriore appropriazione indebita di Belsito”. La stessa nota della Gdf, chiarisce il gip, “fa emergere pure che Belsito tuttora intrattiene poco trasparenti rapporti d’affari con un’esponente della Lega Nord di Chiavari, tale Dujany Sabrina”. Il gip sottolinea, infine, per i quattro arrestati il “concreto e fortissimo pericolo di reiterazione dei reati”.
Belsito ”da tesoriere – osservano i pm – ha tentato di depredare il patrimonio della Lega e ha interpretato il ruolo di uomo politico con l’unica finalità di approfittare delle opportunità che tale qualifica gli offriva”. Insieme a Belsito è finito in manette anche l’imprenditore veneto Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania coi soldi del Carroccio indagato da tempo dalla procura di Milano. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano riguarda anche altre due persone. Una di queste, arrestata dalla guardia di finanza, è Romolo Girardelli, il procacciatore di affari che era legato, stando alle indagini, proprio a Bonet. Mentre la quarta persona è ancora ricercata e sarebbe all’estero.
L’inchiesta un anno fa, con le prime perquisizioni e le prime informazioni di garanzia, aveva travolto la Lega, portando anche alle dimissioni da segretario del Senatur, Umberto Bossi. L’ex leader della Lega, infatti, è indagato da mesi per truffa ai danni dello Stato, mentre i suoi due figli, Renzo “il Trota” e Riccardo, sono accusati di appropriazione indebita. L’inchiesta era prossima alla chiusura e poi è arrivata la svolta di stamani, con gli arresti anche per l’ipotesi di associazione per delinquere. Nelle nuove misure cautelari sarebbe contestato anche il riciclaggio. L’indagine avrebbe ricevuto nuovi ‘impulsi’ da approfondimenti disposti sul ‘capitolo Fincantieri’.
Nell’ambito delle indagini, stando a quanto era emerso nelle scorse settimane, i pm avevano quantificato in circa 19 milioni di euro le spese sospette con fondi pubblici ottenuti dalla Lega, quando a guidare la tesoreria c’era Belsito. Alcune settimane fa Roberto Maroni in un comizio a Pontida aveva portato alcune buste contenenti “i diamanti di Francesco Belsito”, invitando i segretari nazionali a consegnarli alle ”sezioni più meritevoli”.
Secondo quanto si apprende da fonti del Carroccio, la Lega si considera lesa dall’attività del suo ex tesoriere e si costituirà parte civile in un eventuale processo. Belsito, Bonet e Girardelli sono indagati anche dalla Dda di Reggio Calabria in un filone calabrese dell’inchiesta sulla gestione dei fondi del Carroccio. In particolare per l’ex tesoriere l’ipotesi di reato è riciclaggio con l’aggravante di avere favorito la cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano insieme ad altre sette persone.