Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 10 ottobre 2013
Le parole sono importanti (parafrasando una frase non mia).
Di alcune parole, non si conosce bene il significato.
"Fascista", ad esempio, è chi interpreta i rapporti sociali come rapporti di forza e quindi con prepotenza e intolleranza...in che modo potremmo attribuirla a Grillo più che a Berlusconi che tiene sotto scacco l'intero paese per scopi personali?
Fascista, pertanto, è il governo che ci manda contro le forze dell'ordine quando contestiamo una legge che non condividiamo o contro la costruzione di opere "incivili" come inceneritori, TAV, centrali nucleari...
I nostri governanti ed i loro servi-pennivendoli farebbero meglio ad imparare il significato delle parole prima di utilizzarle impropriamente.
Il nostro è l'unico paese in cui, quando si discute una legge da approvare, non si pensa al bene che potrebbe arrecare alla cittadinanza, bensì a quali benefici apporterebbe a chi la propone in parlamento.
Anche la parola "Democrazia", che è "governo del popolo", è poco conosciuta, e la Costituzione lo sancisce nel primo articolo che recita:
- L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Quante volte, chi dovrebbe rispettare e onorare questa regola fondamentale, i nostri mandatari - soggetti che agiscono in vece e per conto del loro mandante e si impegnano a rispettare il mandato ricevuto - l'ha ignorata e violata?
Tantissime.
A cominciare, per fare un esempio, dalla legge elettorale.
Legge pensata e approvata per favorire chi non vuole governare democraticamente, cioè con la piena approvazione del "popolo sovrano", bensì con pieni poteri "ad libitum et sine die".
Possiamo, pertanto, ritenere che la nostra sia una democrazia applicata?
Io non credo.
E poichè siamo noi la forza portante del paese, dobbiamo protestare, ribellarci alle continue vessazioni, coercizioni che ci impongono senza tenere conto delle nostre opinioni.
Siamo sotto un regime dittatoriale, e non è questa la forma di governo che abbiamo scelto di avere.
mercoledì 9 ottobre 2013
Premio Nobel Fisica 2013: vincono Peter Higgs e Francois Englert. - Elisa Lepone
E’ stato assegnato quest’oggi il Premio Nobel per la Fisica al belga Francois Englert, della Libera Università di Bruxelles, e al britannico Peter W. Higgs dell’università di Edimburgo. Entrambi, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa: il bosone.
Peter Higgs laureatosi e specializzatosi presso il King’s College di Londra, dopo aver detenuto la cattedra di fisica teorica all’Università di Edimburgo dal 1996 è professore emerito e membro della Royal Society inglese. Ha dato i suoi maggiori contributi nel campo della fisica statistica, della teoria quantistica dei campi, della cosmologia, della teoria delle stringhe e nello studio della supergravità.
François Englert (Etterbeek, 6 novembre 1932), invece, è un fisico teorico belga. Nel 1997 ha ricevuto il premio per l’alta energia e le particelle della EPS e nel 2004 il Premio Wolf per la fisica per lo studio sul meccanismo che unifica le interazioni a corto e lungo raggio generando bosoni di gauge massivi.
Sul lro contributo scientifico si basa la teoria fisica del Modello Standard, che descrive tre delle quattro forze fondamentali note: l’interazione forte, elettromagnetica e debole (le ultime due unificate nell’interazione elettrodebole) e tutte le particelle elementari ad esse collegate.
Le previsioni del Modello standard sono state in larga parte verificate sperimentalmente con un’ottima precisione, tuttavia esso, non comprendendo la forza gravitazionale, per la quale non esiste ad oggi una teoria quantistica coerente, non può essere considerato una teoria completa delle interazioni fondamentali. Il modello standard non prevede inoltre l’esistenza della materia oscura, che costituisce gran parte della materia dell’universo.
Nobel Medicina 2013, a tre biologi per il sistema di trasporto nelle cellule.
L'annuncio a Stoccolma. Il premio da 900mila euro va a due americani, James Rothman e Randy Schekman, e al tedesco Thomas Südhof. Hanno studiato le strade attraverso le quali le proteine e gli altri elementi vengono trasportati.
Il premio Nobel per la Medicina 2013 è stato assegnato a due americani, James Rothman e Randy Schekman, e al tedesco Thomas Südhof (nella foto da sinistra a destra, ndr) per le scoperte sui meccanismi che regolano il sistema di trasporto all’interno delle cellule. Durante la cerimonia, al Karolinska Institutet di Stoccolma, i tre scienziati hanno ricevuto il premio di 8 milioni di corone svedesi, pari a circa 900mila euro, che si divideranno.
Il sistema di movimento è un meccanismo delicatissimo dal quale dipendono funzioni fondamentali, come l’attivazione di fibre nervose o il ruolo degli ormoni nel metabolismo. Come in un grande porto o in una stazione nella quale confluiscono continuamente mezzi carichi di merci, nelle cellule c’è un continuo andirivieni di molecole come ormoni, neurotrasmettitori, citochine ed enzimi: tutte queste sostanze devono essere smistate nella destinazione corretta all’interno della cellula o trasportate al di fuori delle cellule, tutto al momento giusto. I cargo addetti al trasporto sono minuscole “bolle”, vescicole circondate da membrane che trasportano le molecole da un organello all’altro delle cellule o che fondono la loro membrana con quella della membrana esterna della cellula.
Ognuno dei tre biologi ha avuto un ruolo fondamentale nella scoperta. Schekman ha scoperto quali sono i geni necessari per il funzionamento del traffico delle vescicole. Mentre Rothman ha fatto luce sul sistema con cui le vescicole si fondono con i punti in cui devono trasferire il materiale. E Südhof ha svelato i segnali che sono trasmessi all’interno della cellula per far capire alle vescicole quando è il momento di consegnare quello che trasportano.
Rothman, 63 anni, ha cominciato a studiare le vescicole che trasportano le molecole nelle cellule dalla fine degli anni ’70, presso l’università californiana di Stanford, e a partire dal 2008 insegna nel dipartimento di Biologia cellulare dell’università di Yale. Nato nel 1950 nel Massachusetts, si è laureato ad Harvard nel 1976. Oltre che a Stanford ha lavorato nell’università di Princeton, nel Memorial Sloan-Kettering Cancer Institute e nella Columbia University. L’altro americano premiato, il 65enne Schekman, dal 1976 insegna nel dipartimento di Biologia cellulare e molecolare dell’università californiana di Berkeley. Nato nel 1948 nel Minnesota, a St Paul, ha studiato nell’università della California a Los Angeles, dove si è laureato con il Nobel Arthur Kornberg. E’ anche ricercatore per lo Howard Hughes Medical Institute.
Infine il tedesco Südhof, 58 anni, lavora negli Stati Uniti dal 1983, quando si era trasferito nell’università del Texas. Qui ha lavorato con i Nobel Michael Brown e Joseph Goldstein, premiati entrambi per la Medicina nel 1985. Dal 2008 insegna fisiologia cellulare nell’università di Stanford e dal 1991 lavora anche per lo Howard Hughes Medical Institute.
Ma vediamo nel dettaglio in che consiste la scoperta del trio ‘da Nobel’. In un porto grande e trafficato, alcuni sistemi sono tenuti a garantire che il carico corretto sia spedito verso la destinazione finale al momento giusto. La cellula, con i suoi diversi compartimenti, affronta un problema simile: le cellule, infatti, producono molecole quali ormoni, neurotrasmettitori, citochine ed enzimi, che devono essere consegnati all’interno o all’esterno della cellula. In questo caso tempi e luoghi corretti sono cruciali. Randy Schekman era affascinato dal modo in cui la cellula organizza il suo sistema di trasporti, così nel 1970 ha studiato le sue basi genetiche prendendo a modello il lievito. Identificando le cellule di lievito con un trasporto difettoso, lo studioso ha messo in luce qualcosa di molto simile a un sistema di trasporto pubblico mal pianificato, con vescicole accumulate alla rinfusa. Una congestione di origine genetica: Schekman ha identificato, infatti, tre classi di geni che controllano le diverse sfaccettature del sistema di trasporto della cellula. Quando i geni sono alterati, si scatena il caos. Anche Rothman era affascinato dalla natura del sistema di trasporto cellulare: esaminando cellule di mammifero negli anni 1980 e 1990, lo scienziato ha scoperto che un complesso proteico permette alle vescicole di agganciare e fondersi con le ‘membrane bersagliò. Nel processo di fusione, le proteine sulle vescicole e le membrane bersaglio si legano tra loro come i due lati di una cerniera. Un incastro perfetto, che assicura lo scarico corretto del ‘bagaglio’.
Vincere un Nobel? “E’ eccitante, ma il momento in cui si fa una scoperta lo è di più” dice James E. Rothman. Parlando alla tv svedese, il biologo ha confessato che la notizia del premio non lo ha emozionato tanto quanto la scoperta scientifica grazie alla quale lo ha conquistato, messa a segno nel 1993. “E’ un’ebbrezza rara, rarissima – assicura – quando uno scienziato scopre sulla natura qualcosa di fondamentale e, soprattutto, di universalmente valido”.
Carceri: 40 gli istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati e versano in uno stato d’abbandono totale.
Ma l'Italia stanzia 500 milioni in finanziaria per costruirne di nuovi e chiede ulteriori fondi all'Unione Europea.
Roma, 12 gen - Sembra incredibile ma in Italia dove il problema del sovraffollamento delle carceri è diventato un'emergenza nazionale, vi sono 40 istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati versano in uno stato d’abbandono totale. A stilare la scandalosa lista dello spreco di denaro pubblico è stato il partito per gli Operatori della Sicurezza e della Difesa (PSD) i cui iscritti hanno passato al setaccio la situazione delle carceri italiane portando a galla la situazione reale:
- l’istituto carcerario di Morcone (Benevento), per esempio, è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto;
- l’istituto carcerario di Arghillà (Reggio Calabria), parimenti inutilizzato, è mancante della sola strada d’accesso, delle fogne e dell’allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d’avanguardia;
- vi sono intere ed impervie regioni nelle quali il problema delle strutture inutilizzate si sovrappone alla frammentazione ed alla sporadicità di quelle esistenti che costringono i preposti Nuclei traduzioni e piantonamenti a frequenti e rischiosi viaggi diversamente non necessari; è il caso della Sardegna dove sono state frettolosamente dismesse ben otto case mandamentali (Ales, Bono, Carbonia, Ghilarza, Sanluri, Santavi, Terralba e soprattutto, per l’eccezionale spreco, Busachi, che, dopo essere costata 5 miliardi di lire, non è stata mai inaugurata), oppure regioni nelle quali a causa della mancata programmazione in funzione dell’estensione, si è costretti allo stesso andirivieni da e per istituti posti al limite provinciale come per Lecce Nuovo Complesso, sorto nel nord di una provincia che si estende per oltre 70 chilometri, quotidianamente percorsi da tutte le Forze dell’ordine provinciali che, ad esempio, potrebbero utilizzare (con semplici adeguamenti tecnici) la casa mandamentale di Maglie solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semiliberi; ancora maggiore è lo spreco nella stessa provincia, nel comune di Galatina, dove l’istituto penitenziario è del tutto inutilizzato malgrado la posizione strategica;
- ad Udine, si registra la chiusura della sezione femminile del penitenziario a fronte di situazioni “sature” in altri istituti, ormai al collasso;
- a Gorizia risulta inagibile un intero piano dell’istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori, così come a Venezia e a Vicenza, dove la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;
- a Pinerolo (Torino), il carcere è chiuso da dieci anni ma è stata individuata l’area ove costruirne uno nuovo;
- a Revere (Mantova), dopo 17 anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto. Non solo, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati;
- l’istituto carcerario di Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all'uso, è ad oggi ancora chiuso;
- a Pescia (Pistoia), il Ministero ha soppresso la casa mandamentale;
- a Pontremoli (Massa-Carrara), il locale istituto femminile, inaugurato nel 1993, con capienza pari a 30 detenute, è attualmente chiuso;
- ad Ancona Barcaglione, il penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro all'anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20 e i dipendenti 50;
- in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino (Pescara), costruito da 15 anni, non ha alloggiato nessun detenuto. Nella struttura vagano solo cani, pecore e mucche;
- in Campania, l’istituto di Gragnano (Napoli) è stato inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana; lo stesso è accaduto a Frigento (Benevento);
- in Puglia, oltre a Minervino Murge (Bari), struttura mai entrata in funzione, c'è il caso di Casamassima (Bari), carcere mandamentale condannato all'oblio da un decreto del Dipartimento;
- a Monopoli (Bari), nell'ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni;
- ad Altamura (Bari), si aspetta ancora l'inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto;
- non sono state mai aperte le strutture mandamentali di Volturara Appula (Foggia), 45 posti, incompiuto, e Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni;
- Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora del Comune, è inutilizzato;
- a Bovino, è presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre come ad Orsara, nella stessa provincia di Foggia;
- l’istituto di Irsina (Matera), costato 3,5 miliardi di lire negli anni '80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune;
- gli istituti di Mileto (Vibo Valentia) e di Squillace (Catanzaro) sono stati ristrutturati e poi chiusi. In quello di Cropani (Catanzaro), abita solo un custode comunale. Gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Petilia Policastro (Crotone) e Cropalati (Cosenza) sono stati soppressi;
- a Gela (Caltanissetta) esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto;
- a Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all'epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale;
- il carcere di Licata (Agrigento) è completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato;
- ad Agrigento, sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile;
Ciò malgrado il Governo progetta la costruzione di nuovi istituti penitenziari stanziando addirittura 500 milioni di euro con la "finanziaria 2010" chiedendo ulteriori fondi all'Unione Europea con apposita proposta divenuta anche oggetto di una risoluzione dell’Europarlamento.
Tale disastrosa situazione è stata denunciata più volte dal sindacato della Polizia penitenziaria .
La semplice e, soprattutto, notevolmente meno onerosa ristrutturazione degli edifici già presenti sul territorio risulterebbe attuabile sicuramente in tempi brevissimi se confrontati con quelli necessari alla costruzione ex novo di carceri, contribuendo così alla realizzazione della tanto perseguita razionalizzazione del sistema penitenziario, punto programmatico di Governo.
Roberto Fico - Emergenza carceraria
La nostra soluzione all'emergenza carceraria è stata presentata due mesi fa.
E' un piano sostenibile, senza finalità speculative, efficace. Sin dai primi mesi del nostro insediamento ci siamo impegnati per risolvere il problema del disumano sovraffollamento delle celle.
Il nostro progetto non prevede nuove carceri, ad eccezione di un istituto da 800 posti nell'area del napoletano/casertano. Non ci sono vendite e dismissioni. Abbiamo lavorato al recupero funzionale di edifici mal utilizzati e di sezioni chiuse, alla costruzione di nuovi padiglioni e alle riallocazioni di cubature. In questo modo è possibile aumentare la capacità di 22 mila posti, passando da 47040 a 69120 posti, entro il 2015.
Ovviamente per migliorare la situazione occorrono interventi legislativi a monte. La popolazione carceraria è composta per la maggior parte da immigranti, tossicodipendenti e persone in stato di custodia cautelare. E' evidente che bisogna agire sulle leggi che li riguardano e sulla depenalizzazione di reati meno gravi per risolvere veramente la questione.
Vogliamo una risposta seria e duratura al problema. E' solo attraverso soluzioni del genere che intendiamo interessarci alle condizioni del nostro Paese.
https://www.facebook.com/roberto.fico.5?fref=ts
Carceri, messaggio di Napolitano alle Camere: “Servono amnistia e indulto”. -
Messaggio alle Camere sulle carceri: "Il sovraffollamento cronico è incostituzionale". Proposti 3 anni di sconto" su tutte le pene e cancellazione dei reati minori. E a beneficiarne sarebbero soprattutto (e ancora una volta) i politici.
Intervenire d’urgenza, anche con rimedi straordinari: cioè amnistia e indulto. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano manda il suo primo messaggio alle Camere dopo 8 anni e mette al centro il dramma del sovraffollamento delle carceri. Una situazione “intollerabile”, dice il capo dello Stato, la cui soluzione è diventata “inderogabile”, che “umilia” il Paese davanti alla comunità internazionale, è “mortificante” e viola pure la Costituzione. Per “garantire i diritti elementari dei detenuti” e soprattutto per eseguire la sentenza della Corte di Strasburgo che ha già condannato l’Italia nel gennaio scorso intimando di risolvere la situazione entro il maggio 2014. Quindi servono misure straordinarie, come le pene alternative al carcere, ma bisogna fare presto e quindi si dovrà ricorrere – se serve – anche ai provvedimenti di clemenza che potrà decidere il Parlamento: amnistia e indulto. Parole che immediatamente accendono lo scontro sui possibili benefici per il pregiudicato Silvio Berlusconi e innescano uno scontro durissimo tra il presidente e il Movimento Cinque Stelle.
Il messaggio alle Camere del capo dello Stato, dunque, è destinato a diventare l’ennesimo ring sul quale sono destinati a salire i partiti in lotta tra loro, maggioranza o opposizione che siano. Napolitano pone al Parlamento “con determinazione e concretezza la questione scottante” dell’emergenza dei penitenziari e Napolitano aggiunge di dover “mettere in evidenza come la decisione della Corte di Strasburgo rappresenta la mortificante conferma della perdurante incapacità del sistema italiano di garantire i diritti elementari e la sollecitazione pressante ad imboccare una strada efficace”. I dati ufficiali sulla popolazione carceraria, ricorda il presidente, parlano nel 2011 di 64.758 detenuti in carcere con una capienza di 47.615 posti. ”L’Italia – ha spiegato il capo dello Stato – viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti”.
“Le istituzioni e l’opinione pubblica – spiega ancora il presidente della Repubblica – non possono scivolare nell’indifferenza convivendo con una realtà di degrado civile e sofferenza umana”. Per evitare questo sono “necessari immediati rimedi straordinari”, quindi è “opportuno” varare contemporaneamente un provvedimento di amnistia e uno di indulto, perché questo “permetterebbe di conseguire rapidamente i seguenti risultati positivi: l’indulto avrebbe immediato effetto di ridurre popolazione carceraria”, mentre “l’amnistia permetterebbe di estinguere procedimenti per fatti bagatellari”, e con ciò “permetterebbe di ridurre i tempi di custodia cautelare”.
“Amnistia e indulto, ma anche strumenti alternativi”
Napolitano spinge a fondo sulla necessità di utilizzare più strumenti, a partire, con le loro peculiarità, dall’indulto e l’amnistia ma perseguendo anche innovazioni di carattere strutturale e puntando sull’aumento della capienza complessiva degli istituti penitenziari. Tra i rimedi che indica anche una “decisiva depenalizzazione” oltre all’applicazione di pene alternative alla cella: domiciliari o servizi sociali, per esempio. Ma anche “messa alla prova come pena principale”, con la possibilità di iniziare “da subito un percorso di reinserimento” e “riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere”. Per gli stranieri, inoltre, la possibilità di scontare la pena nei loro Paesi d’origine.
Napolitano spinge a fondo sulla necessità di utilizzare più strumenti, a partire, con le loro peculiarità, dall’indulto e l’amnistia ma perseguendo anche innovazioni di carattere strutturale e puntando sull’aumento della capienza complessiva degli istituti penitenziari. Tra i rimedi che indica anche una “decisiva depenalizzazione” oltre all’applicazione di pene alternative alla cella: domiciliari o servizi sociali, per esempio. Ma anche “messa alla prova come pena principale”, con la possibilità di iniziare “da subito un percorso di reinserimento” e “riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere”. Per gli stranieri, inoltre, la possibilità di scontare la pena nei loro Paesi d’origine.
Resta però che “il combinato disposto di amnistia e indulto potrebbe favorire una significativa riduzione della popolazione carceraria”. Il capo dello Stato chiarisce che l’indulto inciderà sulla popolazione carceraria mentre l’amnistia può accelerare i tempi della giustizia e incidere anche sulla custodia cautelare. Quanto all’amnistia, scrive il Quirinale, “di fronte agli obblighi costituzionali e ad un imperativo morale e giuridico penso sia venuto il momento di rivedere le perplessità sull’adozione di atti di clemenza generali. Sull’amnistia non ritengo che il presidente della Repubblica possa indicare la perimetrazione della legge di clemenza, cosa che rientra nelle esclusive competenze del Parlamento e di chi eventualmente avanzerà una proposta di legge in materia”. “Fermo restando l’esclusione dall’amnistia dei reati di particolare allarme sociale come la violenza contro donne – aggiunge Napolitano – non ritengo che il capo dello Stato debba indicare le singole fattispecie da escludere: la perimetrazione dell’amnistia rientra nelle competenze esclusive Parlamento”.
“Risolvere la questione è una necessità inderogabile”
Ad ogni modo – precisa il presidente – quale che sia, serve un intervento d’urgenza, spiega Napolitano. “Sottopongo all’attenzione del Parlamento – scrive il presidente della Repubblica – l’inderogabile necessità di porre fine ad uno stato di cose che ci rende corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo. Esse si configurano come un’inammissibile allontanamento dai principi e dall’ordinamento si cui si basa l’integrazione europea”. La sentenza pilota della Corte europea da cui è partito Napolitano è quella che nel maggio scorso ha condannato l’Italia a risolvere, entro il maggio prossimo, il problema del sovraffollamento negli istituti di pena e a prevedere i rimborsi per i detenuti vittime del problema. L’Italia non può più opporsi in alcun modo alla richiesta che le viene dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, perché la Corte di Strasburgo ha rigettato il suo appello, confermando il verdetto contro l’Italia che aveva già emesso l’8 gennaio scorso. Nella sentenza i giudici condannano l’Italia per aver sottoposto 7 detenuti del carcere di Busto Arsizio e di Piacenza a condizioni inumane e degradanti: condividevano celle di 9 metri quadri con altri due carcerati e non avevano sempre accesso alle docce dove spesso mancava l’acqua calda. La Corte oltre ad aver condannato l’Italia a risarcirli con quasi 90mila euro, ha dato al governo un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento dei penitenziari.
Ad ogni modo – precisa il presidente – quale che sia, serve un intervento d’urgenza, spiega Napolitano. “Sottopongo all’attenzione del Parlamento – scrive il presidente della Repubblica – l’inderogabile necessità di porre fine ad uno stato di cose che ci rende corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo. Esse si configurano come un’inammissibile allontanamento dai principi e dall’ordinamento si cui si basa l’integrazione europea”. La sentenza pilota della Corte europea da cui è partito Napolitano è quella che nel maggio scorso ha condannato l’Italia a risolvere, entro il maggio prossimo, il problema del sovraffollamento negli istituti di pena e a prevedere i rimborsi per i detenuti vittime del problema. L’Italia non può più opporsi in alcun modo alla richiesta che le viene dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, perché la Corte di Strasburgo ha rigettato il suo appello, confermando il verdetto contro l’Italia che aveva già emesso l’8 gennaio scorso. Nella sentenza i giudici condannano l’Italia per aver sottoposto 7 detenuti del carcere di Busto Arsizio e di Piacenza a condizioni inumane e degradanti: condividevano celle di 9 metri quadri con altri due carcerati e non avevano sempre accesso alle docce dove spesso mancava l’acqua calda. La Corte oltre ad aver condannato l’Italia a risarcirli con quasi 90mila euro, ha dato al governo un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento dei penitenziari.
Amnistia, indulto e gli effetti sul caso Berlusconi
Resta da capire come un atto di clemenza possa incidere sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda l’amnistia, disciplinata dall’articolo 151 del codice penale, “estingue il reato, e, se vi è stata condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie” e, per effetto e nei limiti dell’articolo 210 dello stesso codice, “impedisce l’applicazione delle misure di sicurezza e ne fa cessare l’esecuzione”. Pertanto un’amnistia potrebbe risolvere in parte i problemi giuridici del leader del Pdl, almeno per quanto riguarda la condanna passata in giudicato relativa ai 4 anni per la frode fiscale nel processo Mediaset. Rimarrebbero scoperti però gli altri processi in dirittura d’arrivo. L’indulto invece è “causa generale di estinzione della pena, che condona in tutto o in parte la sanzione inflitta con la sentenza di condanna, ovvero la commuta in pena di specie diversa”. Questo provvedimento quindi non cambierebbe la situazione di Berlusconi per quanto riguarda la decadenza da senatore. Si tratta comunque di due atti di clemenza generali, ad efficacia retroattiva e, come tali, si distinguono dalla grazia che, invece, è un provvedimento individuale.
Resta da capire come un atto di clemenza possa incidere sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda l’amnistia, disciplinata dall’articolo 151 del codice penale, “estingue il reato, e, se vi è stata condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie” e, per effetto e nei limiti dell’articolo 210 dello stesso codice, “impedisce l’applicazione delle misure di sicurezza e ne fa cessare l’esecuzione”. Pertanto un’amnistia potrebbe risolvere in parte i problemi giuridici del leader del Pdl, almeno per quanto riguarda la condanna passata in giudicato relativa ai 4 anni per la frode fiscale nel processo Mediaset. Rimarrebbero scoperti però gli altri processi in dirittura d’arrivo. L’indulto invece è “causa generale di estinzione della pena, che condona in tutto o in parte la sanzione inflitta con la sentenza di condanna, ovvero la commuta in pena di specie diversa”. Questo provvedimento quindi non cambierebbe la situazione di Berlusconi per quanto riguarda la decadenza da senatore. Si tratta comunque di due atti di clemenza generali, ad efficacia retroattiva e, come tali, si distinguono dalla grazia che, invece, è un provvedimento individuale.
I provvedimenti di clemenza e i benefici per la politica
Il rischio è che a beneficiare dei provvedimenti di clemenza collettiva non saranno solo i detenuti che soffrono in carcere del sovraffollamento ben oltre i limiti della decenza. Ma anche e soprattutto i “colletti bianchi“, quelli che in galera sono stati mai e che quindi potrebbero non andarci mai. Per parlare ancora più chiaro: coloro che hanno un’inchiesta in corso partirebbero da “meno 3 anni” (almeno secondo il suggerimento del Quirinale) da togliere alla pena che rischiano. I reati contestati ai politici solitamente sono corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato. Questo significa che – quando va bene – con sentenze da 6 anni in su potrà accadere che non si sconterà neanche un giorno di carcere. Questo mentre sono una quarantina i parlamentari sotto inchiesta o sotto processo, mentre si trovano nella stessa situazione centinaia di consiglieri comunali, provinciali e soprattutto regionali (in carica o ex) dopo gli scandali sull’uso improprio dei fondi destinati ai gruppi consiliari nelle varie Regioni.
Il rischio è che a beneficiare dei provvedimenti di clemenza collettiva non saranno solo i detenuti che soffrono in carcere del sovraffollamento ben oltre i limiti della decenza. Ma anche e soprattutto i “colletti bianchi“, quelli che in galera sono stati mai e che quindi potrebbero non andarci mai. Per parlare ancora più chiaro: coloro che hanno un’inchiesta in corso partirebbero da “meno 3 anni” (almeno secondo il suggerimento del Quirinale) da togliere alla pena che rischiano. I reati contestati ai politici solitamente sono corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato. Questo significa che – quando va bene – con sentenze da 6 anni in su potrà accadere che non si sconterà neanche un giorno di carcere. Questo mentre sono una quarantina i parlamentari sotto inchiesta o sotto processo, mentre si trovano nella stessa situazione centinaia di consiglieri comunali, provinciali e soprattutto regionali (in carica o ex) dopo gli scandali sull’uso improprio dei fondi destinati ai gruppi consiliari nelle varie Regioni.
Leghisti scuotono la testa, Cinque Stelle non applaudono
Appena le parole amnistia e indulto sono risuonate nell’Aula della Camera e del Senato (lette dai presidenti Laura Boldrini e Piero Grasso) si è subito capito che il tema sarebbe diventato il nuovo motivo di scontro tra le forze politiche. I deputati leghisti hanno scosso la testa. Il capogruppo Giancarlo Giorgetti si è messo le mani alla fronte. Applausi invece dai banchi del Pdl. “E’ il primo passo verso l’amnistia a Berlusconi con la scusa di risolvere il sovraffollamento delle carceri” scrive subito il capogruppo uscente della Camera del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Nuti su facebook. E i deputati di M5S non hanno applaudito al termine della lettura del messaggio a Montecitorio. E’ stato solo l’inizio dell’ennesima bufera politica. I partiti di maggioranza definiscono il discorso di Napolitano di alta levatura, i Cinque Stelle e la Lega vanno all’attacco. Tanto che alla fine è lo stesso Napolitano a perdere la pazienza: “Chi pensa sia un provvedimento pro-Berlusconi se ne frega dei problemi del Paese”.
Appena le parole amnistia e indulto sono risuonate nell’Aula della Camera e del Senato (lette dai presidenti Laura Boldrini e Piero Grasso) si è subito capito che il tema sarebbe diventato il nuovo motivo di scontro tra le forze politiche. I deputati leghisti hanno scosso la testa. Il capogruppo Giancarlo Giorgetti si è messo le mani alla fronte. Applausi invece dai banchi del Pdl. “E’ il primo passo verso l’amnistia a Berlusconi con la scusa di risolvere il sovraffollamento delle carceri” scrive subito il capogruppo uscente della Camera del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Nuti su facebook. E i deputati di M5S non hanno applaudito al termine della lettura del messaggio a Montecitorio. E’ stato solo l’inizio dell’ennesima bufera politica. I partiti di maggioranza definiscono il discorso di Napolitano di alta levatura, i Cinque Stelle e la Lega vanno all’attacco. Tanto che alla fine è lo stesso Napolitano a perdere la pazienza: “Chi pensa sia un provvedimento pro-Berlusconi se ne frega dei problemi del Paese”.
Primo messaggio alle Camere in 8 anni
Il messaggio sullo stato delle carceri consegnato alle Camere è il primo in 8 anni per il presidente Napolitano. L’inquilino del Quirinale aveva concluso il primo settennato senza alcun messaggio. A pochi mesi dalla sua rielezione al Quirinale ha scelto di inviare al dibattito parlamentare un messaggio su un tema particolarmente che è quello del sovraffollamento delle carceri. Si tratta del suo primo messaggio al Parlamento in quasi otto anni di permanenza al Quirinale. Una mossa inaspettata ma che nasce da lontano. Da tempi non sospetti Napolitano si interessa al degrado carcerario e chiede alle forze politiche di interessarsi al problema nonostante la difficoltà che presenta il varo di un provvedimento – amnistia o indulto – che necessita di una maggioranza di due terzi del Parlamento. Di recente il presidente della Repubblica era tornato con forza sul tema. “Pongo al Parlamento un interrogativo – aveva detto il capo dello Stato durante la visita al carcere di Poggioreale - se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”. Sono 11 anni che le Camere non aprivano un dibattito su un messaggio presidenziale: l’ultimo fu infatti nel 2002 quando Carlo Azeglio Ciampi investì le Camere del tema della libertà di informazione. L’anno successivo peraltro arrivò sulla scrivania dell’allora presidente la legge Gasparri sulle telecomunicazioni e Ciampi la rispedì alle Camere.
Il messaggio sullo stato delle carceri consegnato alle Camere è il primo in 8 anni per il presidente Napolitano. L’inquilino del Quirinale aveva concluso il primo settennato senza alcun messaggio. A pochi mesi dalla sua rielezione al Quirinale ha scelto di inviare al dibattito parlamentare un messaggio su un tema particolarmente che è quello del sovraffollamento delle carceri. Si tratta del suo primo messaggio al Parlamento in quasi otto anni di permanenza al Quirinale. Una mossa inaspettata ma che nasce da lontano. Da tempi non sospetti Napolitano si interessa al degrado carcerario e chiede alle forze politiche di interessarsi al problema nonostante la difficoltà che presenta il varo di un provvedimento – amnistia o indulto – che necessita di una maggioranza di due terzi del Parlamento. Di recente il presidente della Repubblica era tornato con forza sul tema. “Pongo al Parlamento un interrogativo – aveva detto il capo dello Stato durante la visita al carcere di Poggioreale - se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”. Sono 11 anni che le Camere non aprivano un dibattito su un messaggio presidenziale: l’ultimo fu infatti nel 2002 quando Carlo Azeglio Ciampi investì le Camere del tema della libertà di informazione. L’anno successivo peraltro arrivò sulla scrivania dell’allora presidente la legge Gasparri sulle telecomunicazioni e Ciampi la rispedì alle Camere.
E uno, a 88 anni, scrive alle camere un messaggio di 9 pagine?
Per una questione che si protrae da minimo 10 anni?
Si è svegliato adesso o lo hanno fatto svegliare?
Inqualificabile, inoltre, il suo attacco ad una componente del parlamento votata da milioni di persone.
Esigo rispetto! E quando non lo ricevo, non lo rendo!
Per una questione che si protrae da minimo 10 anni?
Si è svegliato adesso o lo hanno fatto svegliare?
Inqualificabile, inoltre, il suo attacco ad una componente del parlamento votata da milioni di persone.
Esigo rispetto! E quando non lo ricevo, non lo rendo!
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