martedì 5 novembre 2013

Caso Ligresti: Anna Maria Cancellieri, un Guardasigilli ricattabile? - Peter Gomez

A dimostrazione di come in Italia, una volta toccato il fondo, sia sempre possibile mettersi a scavare arrivano le annunciate non dimissioni di Anna Maria Cancellieri. La ministra della Giustizia a poche ore dall’arresto di un noto pregiudicato per tangenti (don Salvatore Ligresti) ha telefonato alla sua compagna. E, dopo essersi scusata per non aver chiamato prima (il minimo, visto che lo storico mazzettaro era sotto inchiesta da mesi per falso in bilancio e aggiotaggio), ha espresso solidarietà alla donna. Poi, per la gioia degli azionisti della FonSai rovinati dalle scorribande dell’indagato e della sua famiglia, le ha ripetuto per due volte che quanto era accaduto non era “giusto”. Infine ha chiuso e ha detto: “Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me, non lo so cosa possa fare, però guarda son veramente dispiaciuta”.
In qualunque democrazia degna di questo nome una telefonata come questa sarebbe bastata da sola per spingere qualsiasi governo a dare alla Cancellieri il ben servito. Qui no. Nel Belpaese arriva invece la fiducia a prescindere ancor prima che la Guardasigilli chiarisca dettagliatamente in Parlamento i suoi rapporti con il pregiudicato.
Vedremo cosa accadrà alle Camere (poco immaginiamo). Per ora si può solo dire che, pure dopo le numerose interviste, i fati da spiegare restano ancora molti. Qualche esempio: don Salvatore era il proprietario della casa dove viveva e vive il figlio della ministra ed era l’azionista di maggioranza della società per cui il giovane manager lavorava (ne è uscito con una liquidazione da 3,6 milioni di euro). Tutto questo ha influito sulla decisione della Guardasigilli di chiamare una persona che non sentiva da mesi? E ancora: perché la Cancellieri dopo l’inchiesta Mani Pulite che aveva portato in carcere sia Salvatore che suo fratello Antonino (quest’ultimo ha confessato tangenti alla Guardia di Finanza per 150 milioni di lire) ha continuato a frequentarli? Era opportuno e giusto per un funzionario dello Stato?
Non pensa la ministra che così facendo ha permesso a don Salvatore di sostenere, in un interrogatorio di pochi mesi fa, di averla sponsorizzata con Silvio Berlusconi in occasione di un passaggio importante della sua carriera prefettizia? Affermazione che se è vera (ma lei smentisce) racconta come la Cancellieri avesse dei debiti di gratitudine nei confronti del pregiudicato siciliano. E che se è falsa conferma invece la grave imprudenza dimostrata nel coltivare l’amicizia con dei personaggi come i Ligresti e nel continuare a rivendicarla (“con Antonino abbiamo un rapporto trentennale”, dice ora).
Di tutto questo però in un paese messo in ginocchio dai tengo famiglia e degli amici degli amici si discute assai poco. Si sprecano invece gli elogi perché la Guardasigilli ha di fatto mantenuto la parola data alla compagna di don Salvatore: un mese dopo la telefonata del “conta su di me” la Cancellieri parla infatti con l’altro mazzettaro di famiglia (Antonino) e poi segnala alla direzione delle carceri le cattive condizioni di salute di una delle figlie di don Salvatore, Giulia, detenuta nonostante una fortissima anoressia e per questo poi scarcerata dalla magistratura.
Così oggi, con il sostegno di quasi tutte le larghe intese, la ministra ripete di essere orgogliosa di come si è comportata e spiega di essersi mossa solo per “umanità”, esattamente come aveva fatto con altri 110 carcerati. A suo dire il fatto che la procura di Torino abbia ricordato come la giovane Ligresti sia uscita di prigione senza che sui pm fossero avvenute pressioni di sorta, conferma la correttezza del suo operato.
L’autodifesa, va detto chiaro, è però solo una squallida furbata. È un inganno che finisce per infangare anche le parti buone della carriera – prima come prefetto e poi come governante – di Anna Maria Cancellieri.  Ma c’è poco da stupirsi. Per preoccuparsi della propria reputazione è necessario averne una. Ma ormai la Guardasigilli dei Ligresti una reputazione non ce l’ha più.
In questa storia, infatti, il punto non sono i poteri del ministro che, come responsabile delle carceri, segnala ai vertici del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) i casi di detenuti a rischio di cui viene a conoscenza . In discussione ci sono invece i suoi doveri.
Un esponente di governo non telefona alla compagna di un pregiudicato appena riarrestato e men che meno si mette a disposizione. Se lo fa, immaginando oltretutto che la linea sia sotto controllo, accetta il rischio di infangare se stesso e l’istituzione che rappresenta. Un prefetto come la Cancellieri può benissimo essere amica e frequentare, senza saperlo, dei corruttori, ma quando scattano le manette e poi arrivano le condanne interrompe i rapporti. Oppure cambia mestiere.
Se non lo fa spalanca la porta a qualsiasi sospetto. Persino a quello infamante di essere in qualche modo ricattabile: o dai Ligresti o dal blocco di potere da sempre presente alle loro spalle. Se non tronca subito ogni relazione permette ai cittadini di pensare che anzi è stata messa lì proprio per quello. Seduta a Roma su una poltrona chiave, la Giustizia, che ora non per caso nessuno, o quasi, le vuole togliere.

DETERSIVO PER LA LAVATRICE FAI DA TE, FACILE ED ECONOMICO.

detersivo 1

Ecco la mia ricetta per fare il detersivo casalingo che nulla ha da invidiare a quelli comperati al supermercato. Anzi, semmai il contrario…vista la differenza di prezzo!

Vi serve un bel pentolone grande, all’interno del quale dovrete riscaldare 4 lt di acqua, quasi fino all’ebollizione. Dopo aver spento il gas si aggiunge un sapone di marsiglia di qualsiasi marca vogliate (anche quello che costa poco va benissimo). Come? Grattugiatelo grossolanamente e buttatelo dentro l’acqua. Qualche istante e il sapone si dissolverà completamente. A questo punto aggiungete quattro cucchiai colmi di bicarbonato e….il gioco è fatto. Semplice, no?

Il consiglio che mi sento di darvi è di fare queste operazioni la sera, così da lasciare riposare il tutto la notte intera (con il coperchio sopra). La mattina poi frullate con un quasliasi mixer e otterrete un detersivo liquido in tutto e per tutto. Io normalmente lo imbottiglio nei bidoncini da 5 lt dell’acqua che utilizzo per il ferro da stiro. 

Come lo utilizzo?
Di solito ne metto due cucchiai dentro la vaschetta dosatrice della lavatrice. Non solo pulisce che è una meraviglia ma  inquina meno e non dà allergie alla pelle. Inoltre, se avete i bianchi (solo bianchi)  provate a lasciarli in ammollo tutta la notte…la mattina continuate il lavaggio e vedrete! Vi usciranno bianchi come la carta, parola mia!

E per ammorbidente? Semplice, utilizzo solo l’aceto. Per farvi capire, io con una bottiglia di aceto da nemmeno 1 euro vado avanti una ventina di giorni.
Va bene sia per la biancheria bianca che colorata a qualsiasi temperatura. Ma uso l’aceto anche per il pavimento e per le superfici della cucina perchè è un antibatterico naturale!

Tornando al detersivo, tenete presente che il composto ottenuto diventa poi una poltiglia densa; quindi, quando lo mettete nella vaschetta del detersivo spingetelo dolcemente dentro altrimenti rimane intero e rischia di non scendere giù nel cestello.

Per chi invece vuole metterlo direttamente nell’oblò oppure ha la vaschetta dosatrice al suo interno, consiglio di mettere i soliti due cucchiai di detersivo dentro un bicchiere e diluirlo lì con dell’acqua tiepida; a questo punto, una volta mischiato il tutto, potrete versarlo nella vaschetta o direttamente nell’oblò.
Se vorrete usare anche l’aceto come ammorbidente naturale riempite normalmente fino al segnetto la vaschetta dell’ammorbidente e se volete un pò di profumo aggiungete due gocce di profumo naturale comperato nelle erboristerie.

Col sapone di marsiglia si può lavare la buccia della frutta meglio dell’Amuchina che è candeggina!!

Io ci pulisco il bagno, inumidendo prima la spugna, passandola poi sopra il panetto di sapone di marsiglia .. è fenomenale!
Prima spendevo un occhio della testa in detersivi, adesso solo 5 euro al mese!

Spero tanto di esservi stata utile,

Silvana Ticli, una Mammarisparmio come te!


Pubblicità ingannevole.



La Pianura Padana è una delle aree più inquinate d'Europa a causa delle cosiddette "polveri sottili", che derivano dai processi di combustione (attività industriali, inceneritori, centrali elettriche a biomassa) e sono estremamente pericolose, perché cancerogene.
(fonte: Legambiente) 


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La Maddalena, il centro congressi del G8 è vuoto e cade già a pezzi.

La Maddalena, il centro congressi del G8 è vuoto e cade già a pezzi



Gian Antonio Stella racconta sul Corriere della Sera dell'avveniristico Main Center della Maddalena, che "cade a pezzi". Le opere che solo quattro anni fa erano nuove di zecca sono in condizioni catastrofiche.

La Maddalena, il centro congressi del G8 è vuoto e cade già a pezzi
La Maddalena, in Sardegna, doveva ospitare il G8 che Silvio Berlusconi decise di spostare a L'Aquila dopo il terremoto del 2009.
Il centro congressi del G8 è nuovo e già perde pezzi. Doveva rilanciare La Maddalena, dopo 4 anni è vuoto. Prima tirata a lucido in abito da festa e poi, dopo il G8 fantasma traslocato all'Aquila, lasciata sola con il suo sogno infranto e i suoi cocci da raccogliere.
Gian Antonio Stella racconta sul Corriere della Sera dell'avveniristico Main Center, che "cade a pezzi". Le opere che solo quattro anni fa erano nuove di zecca sono in condizioni catastrofiche. L’area delegati ha delle parti di tetto strappate dal vento. Le colonne degli antichi depositi dell’arsenale sono già arrugginite dopo un restauro costosissimo.
La beffa più amara è che la Regione Sardegna deve pagare per la struttura quattrocento mila euro l’anno di Imu.
Cadono a pezzi, solo quattro anni dopo, le costosissime strutture costruite per il G8 poi spostato all’Aquila. E i soldi dati ieri per finire la bonifica, potete scommetterci, non basteranno.Sono 11 milioni e rotti, i nuovi stanziamenti decisi dal ministero dell’Ambiente e dalla Regione Sardegna per completare il risanamento «dello specchio acqueo antistante l’ex Arsenale militare di La Maddalena».
Il problema è che secondo l’inchiesta sulla «bonifica fantasma» (avvisi di indagini concluse sono stati inviati a 17 indagati eccellenti, da Bertolaso a Balducci) l’area con fanghi neri impregnati di idrocarburi lasciati dai vecchi insediamenti militari è di dodici ettari, non sei: Il doppio di quanto si pensasse. I periti della magistratura dicono che per la bonifica servono almeno 19 milioni. I maddalenini non hanno più fiducia in nessuno. Si sentono traditi.
Alla Maddalena, giurava Silvio Berlusconi nel dicembre di cinque anni fa, «è stata fatta la più grande bonifica ambientale mai fatta in Italia in modo che l’isola diverrà un’attrazione turistica assolutamente all’avanguardia». E il governo assicurava, sfidando la Ue che avrebbe aperto una procedura d’infrazione su tutte le violazioni delle regole, che i lavori per il G8 sarebbero stati fatti «nel massimo rispetto ambientale». E ancora tre giorni prima del terremoto all’Aquila che avrebbe spinto il Cavaliere a mollare l’arcipelago, Bertolaso affermava: «Abbiamo bonificato una zona inquinata in un parco nazionale, abbiamo portato le barche dove c’erano i sommergibili e ora garantiamo l’occupazione a un migliaio di persone». Sì, ciao… Mai vista un’assunzione.
La bonifica che venne fatta all'epoca non servì non solo a rimuovere il divieto di balneazione, ma nemmeno quello di navigazione e di ancoraggio. Fabrizio Gatti scriveva sull'Espresso: "Un porto turistico costato complessivamente 377 milioni di euro pubblici nel quale yacht, barche e gommoni non possono attraccare".
Scrive ancora Stella:
Quello che più fa salire il sangue al cervello è però l’edificio futuristico del «Main Center» che doveva ospitare le personalità più illustri del mondo e che si protende sull’acqua del bacino. Le spettacolari vetrate sui fianchi erano coperte da una specie di alveare, un grande merletto di vetro e acciaio voluto per dare insieme un po’ d’ombra e insieme trasparenza, stanno giorno dopo giorno sgretolandosi. «Uno schifo», si sfoga l’architetto Stefano Boeri, autore del progetto, «Lo vedo e sto male. Sono pazzi a lasciarlo finire così».

 http://www.today.it/rassegna/g8-la-maddalena-bonifica-edifici-abbandonati.html


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lunedì 4 novembre 2013

I nuovi imprevisti del Monopoli.



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L’AQUILA: VI RICORDATE LE «CASETTE» DI BERLUSCONI? - Giuseppe Caporale

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Dai dubbi sulla sicurezza alle inchieste tutti i flop delle “casette” di Berlusconi.

Isolatori sismici fallati, infiltrazioni d’acqua, riscaldamento rotto, cedimenti di intonaco. Nessun servizio intorno, né pubblico né privato. Il tutto dentro 185 palazzine sparse nella periferia che oggi — dopo appena quattro anni dalla loro realizzazione — sono nuove aree di degrado urbano.
La storia delle case provvisorie volute dall’ultimo Governo Berlusconi per 19mila terremotati dell’Aquila, dopo il sisma dell’aprile del 2009, è costellata di flop. Per questo “miracolo aquilano” come lo definì l’allora premier visti i tempi record di consegna degli alloggi, lo Stato ha speso 900 milioni di euro senza seguire il codice degli appalti, ma con affidamenti in “emergenza” ad (appena) sedici ditte nazionali.
La costruzione delle “new town” fu seguita dai media con dirette tv e programmi ad hoc, con tanto champagne nel frigorifero a favore di telecamera.Ma dal giorno dell’inaugurazione in poi, il “progetto C.a.s.e.” di Guido Bertolaso, allora capo della Protezione Civile, ha cominciato a venire giù. Pezzo dopo pezzo. Il primo atto è un’impietosa relazione redatta dagli ingegneri dell’ufficio tecnico dell’Aquila, pochi mesi dopo la consegna degli appartamenti.
«Sono evidenti segni di deterioramento degli edifici che sono inaccettabili» è il giudizio finale corredato da un centinaio di fotografie a conclusione di due mesi di certosini sopralluoghi in ogni angolo di quelle costruzioni. Piastra dopo piastra, ballatoio dopo ballatoio,garage dopo garage. Ringhiera dopo ringhiera.
Ma è solo l’inizio. Poco dopo, la Procura dell’Aquila apre un’inchiesta sui settemila isolatori sismici che sostengono i 185 palazzi. E la scoperta è amara, amarissima. Almeno duecento degli isolatori sismici a pendolo montati sui pilastri che sostengono gli edifici sono destinati a sbriciolarsi se mai la terra dovesse tornare a tremare come quel 6 aprile di 4 anni e mezzo fa. E quel che è peggio, nessuno è in grado di dire oggi — nemmeno la ditta che li ha prodotti e montati, la società «Alga» — quali strutture esattamente appoggino su quei pezzi fallati.
Per questa vicenda, poche settimane fa il giudice del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, ha condannato con rito abbreviato a un anno di reclusione Mauro Dolce, responsabile del procedimento del progetto C. a. s. e., accusato di frode nelle pubbliche forniture.

TOCCANO I CONTANTI, SCOPPIA IL FINIMONDO. - Claudio Borghi Aquilini



Stanotte sarà Halloween e in mezzo a tanti vampiri e zombie non sarà difficile scorgere l'ombra di uno che si sperava se ne fosse ormai andato dal governo per sempre e che, invece, sembra essere ricomparso in un suo simile: stiamo parlando di Monti, «tornato» sotto le sembianze del ministro dell'Economia Saccomanni che, diligentemente, ogni giorno tenta (con successo) di proseguirne le dannose politiche. Pensiamo alla proposta di ridurre ancora l'utilizzo del contante. 

A cosa serve davvero? 

Nei regimi dittatoriali ogni provvedimento liberticida aveva sempre come causa un nemico. 
Nell'eurodittatura fiscale, in cui siamo nostro malgrado finiti, la caccia all'evasore è la scusa più gettonata. In nome di questo spauracchio ci stiamo cacciando da soli nella tonnara che Monti aveva candidamente descritto quando disse che per tassare come si deve «occorreva un monitoraggio della ricchezza che al momento ancora mancava». Ecco la verità, altro che evasione fiscale! 

Costringere i soldi in banca, confinarli nei conti più spiati del mondo, dove il prelievo potrà essere effettuato semplicemente schiacciando un bottone, servirà a depredare con più facilità i risparmi degli italiani, completando il lavoro di fino già iniziato con i beni immobili. Il fatto poi che i conti fruttino alle banche ricche commissioni non guasta, anzi, può diventare un'astuta forma di ulteriore tassazione nel momento in cui, a monte, si impongano prelievi aggiuntivi proprio sugli istituti di credito. Non dimentichiamo poi che così, esattamente come con l'Iva, si comprimono ulteriormente i consumi interni, diminuendo le importazioni: il tutto torna perfettamente col disegno perverso di Monti. 

Pensiamoci: la lotta all'evasione e alla crisi vietando il contante è evidentemente una bufala: dal 2010 ad oggi la soglia consentita per i pagamenti in banconote è crollata da 12.500 a 1.000 euro, se funzionasse davvero per quel che si dice, a quest'ora l'evasione dovrebbe essere azzerata e il Pil alle stelle. Invece stranamente la cifra della presunta evasione-spauracchio lievita ogni anno e la crescita è un lontano ricordo. Parallelamente però, guarda coincidenza, le tasse sui risparmi si sono triplicate. Con buona pace di quelli fissati con le «basse aliquote delle rendite finanziarie» (modo tassogeno di chiamare i risparmi utilizzato da Letta in giù), se consideriamo un 3% (ottimistico) di rendimento e il 2% di inflazione, sul guadagno reale, fra imposte e bolli, la tassazione è dell'80% (10 di interessi al netto dell'inflazione vengono decurtati da 6 per il 20% di tassa e da 2 per il bollo). 

Le tasse non hanno portato alcun vantaggio ma che importa, basta dire che c'è la luce in fondo al tunnel e qualcuno ci crede. Logico che a fronte di questo azzeramento dei rendimenti e messi di fronte a rischi non da poco (vedi Cipro e futura legge sul bail-in bancario) il risparmiatore possa essere tentato dal vecchio caro materasso. Ebbene, proprio per evitare questo legittimo modo di sottrarre capitali, anche perfettamente legali, all'occhio ingordo del fisco niente di meglio della bella idea di vietare il contante. In questo modo il risparmio dell'onesto (quello del disonesto difficilmente è mai stato «al sole») è esposto alla mercé di chiunque voglia prelevarlo, magari ascoltando quell'«innocente» articoletto del Fondo monetario internazionale che pochi giorni fa suggeriva un bel prelievo secco del 10% su tutti i conti. 

La botta finale sulla testa del tonno contribuente chiuso nella tonnara del conto tracciato.
E questi soldi a chi andranno poi?
Alla «redistribuzione»? Ma ovviamente no, se ne andranno all'Europa per il fiscal compact così come se ne sono ormai andati i 51 miliardi (a oggi) pagati per i fondi salvastati. Scherzetto senza dolcetto.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12544&mode=thread&order=0&thold=0