venerdì 8 novembre 2013

“Antiche Tessiture Lucchesi”



Laboratorio-atelier in via dell’Anfiteatro 85 a Lucca.

Esiste oggi una nuova traccia della seta a Lucca duro e paziente lavoro manuale sui telai di legno, vecchi ma ancora operosi che sapienti mani moderne lavorano per la gioia di coloro che apprezzano la perizia e la magia di questa antica lavorazione
Genni, Ilaria, Lucia, Silvana, , Simona e Tomoko sono le donne delle “Antiche Tessiture Lucchesi” che ci consegnano tele a “traliccio” ed a “opera” come pure il celeberrimo “filaticcio lucchese”, con motivi ornamentali quali la “rosetta di Barga” o il “ quadrattino lucchese”. Le stesse che lavorano nel laboratorio di Palazzo Mansi e nella Torre Guinigi. Sembra quasi una favola. In via dell’Anfiteatro, in una cornice irreale dai muri di mattoni rosso corallo del ‘500. In bella mostra i vestiti, le sciarpe, stole ed altri preziosi accessori pazientemente creati con grande sapienza, pronti ad essere indossati. Se vi trovate a passare di lì, e anche no, andate comunque a trovarle: sono la prova vivente che la seta è radicata nella nostra città. Vi racconteranno una favola che è durata tantissimi secoli. Lunga vita a queste fate moderne”.

(M.T)

http://www.antichetessiturelucchesi.it/chi-siamo/ 

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Maxi traffico di rifiuti tossici indagato padre della Marcegaglia. - Michele Bocci



FIRENZE - Un milione di tonnellate di rifiuti speciali trattati come normali. Ottocento camion che in un anno percorrevano mezza Italia carichi di terra proveniente da bonifiche di distributori di carburante, di scarti di produzione industriale contaminati dal mercurio, di bombolette piene di gas propano. Quei materiali pericolosi finivano in discariche, aree di stoccaggio e zone di ripristino ambientale in Emilia, Toscana e Trentino non attrezzate per smaltirli: diventavano bombe ecologiche. A organizzare il sistema era un'azienda grossetana, l'Agrideco, che falsificava analisi per cambiare la natura dei rifiuti e si accordava con gestori dei siti e trasportatori. Tra i suoi venti clienti anche la multinazionale Procter & Gamble e due grandi gruppi industriali come Lucchini e Marcegaglia, fondato da Steno padre della numero uno di Confindustria Emma, che ora è indagato.

A scoprire il sistema sono stati i carabinieri del Noe, Nucleo operativo ecologico, di Grosseto, che sono partiti da un incidente mortale sul lavoro avvenuto nel giugno 2008 per avviare l'operazione "Golden rubbish" (immondizia d'oro). Hanno messo sotto inchiesta 61 persone, di cui 9 sono finite ai domiciliari e 6 in carcere. Oltre a 5 responsabili della ditta toscana sono stati coinvolti trasportatori, titolari di discariche e siti di stoccaggio, tecnici di tre laboratori, e anche gli stessi clienti, che secondo l'accusa non potevano non sapere dove finivano i loro scarti. Si contestano reati legati alla gestione dei rifiuti, falso e associazione a delinquere.

"Siamo certi della assoluta estraneità dei nostri dirigenti coinvolti, loro malgrado, in un'indagine che chiama direttamente in causa società regolarmente autorizzate, alle quali la Lucchini e numerose altre imprese italiane hanno affidato i servizi di smaltimento dei rifiuti", si difendono dal grande gruppo di acciaierie. Nell'inchiesta sono finiti il direttore responsabile dello stabilimento siderurgico di Servola (Trieste), Francesco Rosato e il responsabile ecologia e ambiente, Vincenzo D'Auria. "I dirigenti interessati dalle indagini non ricoprono più da tempo quegli incarichi - dicono da Marcegaglia - L'azienda si dichiara certa del loro comportamento e confida di poter dimostrare la propria estraneità. Questo materiale è stato conferito a società legalmente autorizzate allo smaltimento. Steno Marcegaglia è indagato in quanto presidente del gruppo". 

Ai domiciliari è finito Mauro Bragagni, 59 anni, ex direttore dello stabilimento di Ravenna da dove sarebbero usciti rifiuti pericolosi, ma ci sono problemi anche per il laboratorio della della Made Hse, appartenente allo stesso gruppo e situata a Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) dove si trova il quartier generale dei Marcegaglia. È stato sequestrato e uno dei tecnici è agli arresti: il sospetto è che nella struttura si compilassero falsi certificati di analisi sui rifiuti.

L'incidente sul lavoro è avvenuto il 26 giugno del 2008 a Scarlino (Grosseto), presso un impianto della Agrideco che gestiva rifiuti pericolosi senza autorizzazione. Quel giorno c'erano circa 100 tonnellate di bombolette mal triturate. Ci fu un'esplosione che impegnò i vigili del fuoco per una settimana. Tra le fiamme morì Martin Decu, operaio romeno di 47 anni. Un suo compagno rimase ustionato. Cinque responsabili dell'azienda - Stefano Rosi di 50 anni, Luca Tronconi di 45, Paolo Meneghetti di 49, Federico Lattanzi di 37, Giovanni Consiglio di 47 anni - ieri sono finiti in carcere, i primi due sono stati denunciati anche per omicidio colposo, lesioni personali colpose e incendio. Da quell'incidente i carabinieri hanno ricostruito il sistema di smaltimento irregolare.

Ieri ai domiciliari sono finiti 4 uomini di Marcegaglia, 3 di Lucchini, un tecnico di laboratorio di Bergamo e 2 responsabili di un sito di smaltimento vicino Trento. Nei guai anche una discarica a Fusignano, il paese di Arrigo Sacchi.


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/10/news/traffico_rifiuti_marcegaglia-2242748/

Condimento per la pasta con i broccoli.


Ingredienti: 1 broccolo, una cipolla bianca di media grandezza, una bustina di zafferano, uva passa e pinoli, olio d'oliva, sale , pepe, pangrattato, parmigiano.

Bollire il broccolo, scolarlo lasciando un po' della sua acqua;
a parte, soffriggere la cipolla tagliata o grattuggiata; quando è imbiondita, versarvi il broccolo sbriciolato con l'aggiunta della sua acqua, condire con pepe, sale, zafferano, pinoli e uvetta.
Cuocere a fuoco lento per una buona mezz'oretta.
A parte cuocere la pasta, vanno benissimo spaghetti o penne o rigatoni, a seconda dei gusti.
In una padellina versare il pan grattato per tostarlo.

Scolare la pasta e versarla nel padellone del condimento, aggiunere il pan grattato tostato ed il formaggio.

Il risultato è quello in alto!


Buon appetito!

Cetta.

giovedì 7 novembre 2013

Processo Trattativa, il pentito: “L’omicidio Dalla Chiesa fatto da Craxi e Andreotti”. - Giuseppe Pipitone

Trattativa Stato - Mafia


È un fiume in piena Francesco Onorato, collaboratore di giustizia e oggi testimone nell'aula bunker del carcere Ucciardone. Parla di Claudio Martelli e dell'omicidio Lima: "Trattativa? Ma quale Trattativa? Io ho visto solo la convivenza tra politica, Stato e mafia”.

L’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa? “Lo hanno fatto i signori Craxi e Andreotti, che si sentivano il fiato addosso”. Claudio Martelli? “Cosa Nostra lo finanziò con 200 milioni per farlo diventare Guardasigilli”.Salvo Lima? “Il primo nome nella lista dei politici da eliminare, insieme a Giulio Andreotti, Calogero Mannino e Carlo Vizzini”. Il gruppo di fuoco della commissione di Cosa Nostra? “Farne parte era come giocare nella Nazionale di calcio”.
È un fiume in piena Francesco Onorato, collaboratore di giustizia e oggi testimone del processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra, in corso a Palermo all’aula bunker del carcere Ucciardone. Il boss aveva cercato di rinviare la sua testimonianza “perché – ha spiegato – non mi sento pronto moralmente e psicologicamente. A causa di un infortunio a mia moglie”. Pochi attimi dopo, però, ci ha ripensato aprendo a giudici e avvocati il libro dei ricordi tra morti ammazzati e rapporti a cavallo tra mafia e istituzioni. Una trentina di omicidi sul groppone, un passato da killer micidiale agli ordini di Saro Riccobono prima, e di Totò Riina poi, Onorato ha spiegato che “fare parte del gruppo di fuoco della Commissione di Cosa nostra era come fare parte della Nazionale di calcio: ci entravano persone con capacità particolari”.
Il 12 marzo del 1992 è suo l’indice che a Mondello preme il grilletto in via Danae: nel mirino c’è la chioma bianca dell’europarlamentare democristiano Salvo Lima, primo politico da eliminare dopo le promesse fatte a Cosa Nostra, e poi non mantenute, sull’annullamento delle sentenze del Maxi processo, divenuto definitivo poche settimane prima. “Non ho fatto l’omicidio Lima perché era nel mio territorio – ha raccontato il pentito collegato in videoconferenza – ma era fuori dal mio territorio, dovevo partecipare anche all’attentato poi fallito del commissario di Polizia Rino Germanà, ma poi ci andò Leoluca Bagarella”.
L’omicidio di Salvo Lima è il primo atto di guerra che Riina rivolge allo Stato, primo pezzo della lunga catena che poi porterà le istituzioni a trattare con la piovra. “I primi politici da eliminare – ha raccontato Onorato – erano Salvo Lima e Giulio Andreotti. Ma c’erano anche Calogero Mannino, Vizzini, i cugini Salvo, Claudio Martelli, Ferruzzi e Gardini”. Secondo il collaboratore di giustizia lo stesso Martelli in passato avrebbe avuto contatti con le cosche. “Io da reggente della famiglia di Partanna Mondello, tra il 1987 e il 1988 presi 200 milioni per finanziare Claudio Martelli perché si diceva che faceva uscire i mafiosi dal carcere: l’abbiamo fatto diventare ministro della Giustizia”. Ed è proprio sui rapporti tra Cosa Nostra e lo Stato in tempi di stragi che Onorato ha concentrato la sua testimonianza. “Perché Riina accusa sempre lo Stato? – ha spiegato il collaboratore – Perché è l’unico che sta pagando il conto, mentre lo Stato non sta pagando niente, per questo motivo Riina tira in ballo sempre lo Stato. Ha ragione ad accusare lo Stato, da Violante ad altri. È lo Stato che manovra, prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa i signori Craxi e Andreotti che si sentivano il fiato addosso. Perché Dalla Chiesa non dava fastidio a Cosa Nostra Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza i politici si sono andati a nascondere. Per questo Riina ha ragione ad accusare lo Stato”. Paradigmatica anche la considerazione che l’ex killer dei corleonesi ha fatto sull’oggetto principale del processo. “Trattativa? Ma quale Trattativa? Io ho visto solo la convivenza tra politica, Stato e mafia”.

Salvia: non l’avete in casa? Ecco cosa vi perdete!

Nei tempi in cui l’erboristeria e la magia bianca erano divise solo da un sottile filo e chi praticava l’una conosceva anche l’altra e viceversa, le streghe a cui era richiesto di conoscere il futuro, o quelle che volevano maggior certezza riguardo al proprio, si rivolgevano alla salvia e durante la notte la depositavano sotto il cuscino.
Si credeva infatti che custodendola sotto il guanciale sarebbero giunti sogni premonitori e le fanciulle avrebbero anche potuto conoscere, in sogno, il nome del futuro marito, inoltre, sempre secondo la magia erboristica, poteva essere usata, con ottimi risultati per allontanare qualsiasi tipo di entità maligna  e per proteggersi.

Quest’aromatica dai mille nomi (salvia degli uccelli, erba sacra, tè di Grecia, erba salvia,  sàlevia) era una delle erbe pi usate in magia, o forse lo è ancora, ed è una delle erbe, ad oggi, maggiormente usate sia in cucina che in erboristeria.
Questa regina delle erbe ha infatti moltissime doti fitoterapiche oltre ad essere comunemente usata tra i principi attivi attivi dei deodoranti, è anche un’ottimo disinfettante ed essendo antispasmodica può essere usata, in infuso, contro i dolori mestruali.  E’ un tonico del sistema nervoso e di digestivo, la dose media da usare va da 1 a 15 mg al giorno ( è importante non superare le dosi massime giornaliere, perché può essere tossica se se ne abusa), si usano le foglie sia per gli infusi, sia nei macerati e possono essere masticate per rinfrescare l’alito e pulire i denti. 
La salvia fiorisce da primavera fino all’estate e le foglie si possono raccogliere nel periodo che va da aprile a luglio e si usano fresche per l’infuso, invece, nel caso in cui volessimo conservarle allora sarà opportuno farle essiccare e poi conservarle ermeticamente.
Può essere coltivata in vaso, non è tra le più facili, ma ha una buona durata se tenuta con cura, non teme il gelo, ma teme l’umidità eccessiva, è importante che sia esposta alla luce e ben arieggiata, preferisci terreni neutri o calcarei e sabbiosi.
Dunque, buoni sogni premonitori a tutte e tutti. [Fonte: salispeziati.it]
Ingredienti:320 g di fusilli, 50 g di pinoli, 60 g di margarina bio o burro bio, 2 rametti di salvia, 50 g di grana grattugiato(non indispensabili), sale, pepe.
Preparazione: fate cuocere i fusilli in abbondante acqua salata bollente. Pulite la salvia con carta assorbente da cucina, quindi sfogliatela.In padella fate sciogliere il burro e rosolate i pinoli e la salvia. Bagnate con poca acqua di cottura della pasta. Scolate i fusilli e conditeli salvia e pinoli. Profumate con il pepe, cospargete di formaggio grattugiato e servite.

mercoledì 6 novembre 2013

La Cancellieri e l'umanità ad intermittenza.



Il Sig Franco De Stefano, da 10 anni è in attesa che vengano rispettati i suoi diritti in nome della sua dignità, ha scritto già tre volte al ministro Cancellieri senza ricevere alcuna risposta.

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Allarme della London School of Economics: “Non rimarrà nulla dell'Italia”. - Roberto Orsi


Nel giro di 10 anni del nostro Paese non rimarrà più nulla. O quasi. E' la conclusione catastrofica cui giunge nella sua analisi il professore Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science (LSE). Che cosa ci sta portando alla dissoluzione e all'irrilevanza economica? Una classe politica miope che non sa fare altro che aumentare le tasse in nome della stabilità. Monti ha fatto così. E Letta sta seguendo l'esempio. Il tutto unito a una "terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d’Europa".
L'ANALISI DI ORSI
“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.
Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo.Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione.
Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori.
La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza , l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa.
L’Italia ha attualmente il livello di tassazione sulle imprese più alto dell’UE e uno dei più alti al mondo. Questo insieme a un mix fatale di terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d’Europa, sta spingendo tutti gli imprenditori fuori dal Paese. Non solo verso destinazioni che offrono lavoratori a basso costo, come in Oriente o in Asia meridionale: un grande flusso di aziende italiane si riversa nella vicina Svizzera e in Austria dove, nonostante i costi relativamente elevati di lavoro, le aziende troveranno un vero e proprio Stato a collaborare con loro, anziché a sabotarli. A un recente evento organizzato dalla città svizzera di Chiasso per illustrare le opportunità di investimento nel Canton Ticino hanno partecipato ben 250 imprenditori italiani.
La scomparsa dell’Italia in quanto nazione industriale si riflette anche nel livello senza precedenti di fuga di cervelli con decine di migliaia di giovani ricercatori, scienziati, tecnici che emigrano in Germania, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia, così come in Nord America e Asia orientale. Coloro che producono valore, insieme alla maggior parte delle persone istruite è in partenza, pensa di andar via, o vorrebbe emigrare. L’Italia è diventato un luogo di saccheggio demografico per gli altri Paesi più organizzati che hanno l’opportunità di attrarre facilmente lavoratori altamente, addestrati a spese dello Stato italiano, offrendo loro prospettive economiche ragionevoli che non potranno mai avere in Italia.
L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi – collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica, che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo del Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale.
L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia.
In conclusione, la rapidità del declino è davvero mozzafiato. Continuando su questa strada, in meno di una generazione non rimarrà nulla dell’Italia nazione industriale moderna. Entro un altro decennio, o giù di lì, intere regioni, come la Sardegna o Liguria, saranno così demograficamente compromesse che non potranno mai più recuperare.
I fondatori dello Stato italiano 152 anni fa avevano combattuto, addirittura fino alla morte, per portare l’Italia a quella posizione centrale di potenza culturale ed economica all’interno del mondo occidentale, che il Paese aveva occupato solo nel tardo Medio Evo e nel Rinascimento. Quel progetto ora è fallito, insieme con l’idea di avere una qualche ambizione politica significativa e il messianico (inutile) intento universalista di salvare il mondo, anche a spese della propria comunità. A meno di un miracolo, possono volerci secoli per ricostruire l’Italia.”