martedì 9 dicembre 2014

Il delitto del piccolo Loris Stival La madre fermata per omicidio. - Alberto Samonà



Svolta nelle indagini per l’omicidio del bimbo di otto anni. Il provvedimento contro la Panarello dopo circa sei ore di interrogatorio in procura. Il marito: “Se è stata davvero lei mi cade il mondo addosso. Non ci posso credere”.

La svolta era attesa da giorni e ieri è arrivata puntuale.Veronica Panarello, 25 anni, è stata fermata stanotte con l’accusa dell’omicidio del figlio Loris, assassinato la mattina di sabato 29 novembre a Santa Croce Camerina.
Il provvedimento di fermo è arrivato dopo circa sei ore di interrogatorio in procura a Ragusa, al quale la donna è stata sottoposta dal capo dell’ufficio giudiziario Carmelo Petralia e dal sostituto Marco Rota. Non avrebbe confessato, ma il provvedimento di fermo è stato emesso comunque sulla base degli elementi raccolti in questa settimana da chi indaga sul delitto.
Carabinieri e polizia erano entrati oggi pomeriggio a casa Stival, in via Garibaldi, a Santa Croce Camerina e dopo qualche minuto Veronica Panarello e il marito Davide Stival sono stati fatti entrare in un’auto civetta della polizia e portati via. La donna, avvolta in un cappuccio nero, è stata accompagnata in procura a Ragusa, dove è arrivata alle 17.48 e, sempre insieme al marito, è stata fatta entrare da un ingresso posteriore.
Ad indurre i magistrati a interrogarla ancora una volta ci sono gli esiti degli esami in laboratorio sui frammenti organici trovati sotto le unghie del piccolo Loris, da cui emergerebbe che il bambino prima di essere stato legato e strangolato con le fascette di  plastica, avrebbe tentato di difendersi.
La versione della Panarello in merito a orari e spostamenti, non ha retto alle verifiche delle forze dell’ordine e i magistrati l’hanno interrogata per chiarire tutti i punti oscuri e contraddittori del suo racconto su quella mattina di sabato 29, quando il piccolo Loris è stato assassinato e gettato in un canale di cemento a tre chilometri dal paeseÈ stato, infatti, completato l’esame sia delle immagini di tutte le telecamere presenti lungo il tragitto che la donna sostiene di aver compiuto sabato, sia dei tabulati telefonici del suo cellulare. Elementi sui quali i magistrati hanno insistito, alla luce del fatto che il racconto della Panarello è apparso in antitesi con le prove raccolte in questi giorni.
In serata, parlando con gli inquirenti, il marito di Veronica ha dichiarato: “Se è stata davvero lei mi cade il mondo addosso, non ci posso credere…”. Alle 23,30 in procura è arrivato il suo legale, l’avvocato Francesco Bellardita.
Nel pomeriggio, qualche minuto prima di allontanarsi con Veronica e il marito, in casa Stival erano entrati il capo della squadra mobile di Ragusa, Nino Ciavola, insieme al comandante del Reparto investigativo dell’Arma di Ragusa,  Domenico Spadaro. Per oltre un’ora carabinieri e polizia hanno letteralmente preso d’assedio l’area in cui si trova la casa della famiglia del piccolo Loris e hanno anche realizzato un cordone, per tenere lontani i giornalisti e gli operatori che si affollavano in zona fin dal mattino. Dopo qualche minuto, gli agenti sono usciti con la donna e il marito e sono partiti con diverse vetture alla volta di Ragusa.
Il suo legale, l’avvocato Francesco Villardita, anche adesso continua a ripetere che la donna non è indagata: “Per quanto mi riguarda, non c’è nulla di nuovo, non cambia nulla”.
E intanto, arrivano i primi commenti dei vicini di casa della coppia: “E’ una cosa inattesa che speriamo si chiarisca presto, lei è sempre stata una mamma perfetta: affettuosa e attenta”. Cosi’ dei vicini di casa commentano la presenza di polizia e carabinieri che hanno prelevato la mamma di Loris Stival. “E’ un doppio dramma per il bambino e anche per lei, noi siamo convinti che lei non c’entri alcunché”.
Per tutta la mattina di oggi un elicottero della polizia ha sorvolato per diverso tempo il perimetro del paese, mentre il vescovo di Ragusa, monsignor Paolo Urso, deponendo una corona di fiori per l’Immacolata, ha detto di pregare per Loris, affidandolo alla Vergine: “Preghiamo per un bambino, di nome Loris, e lo affidiamo alla Vergine, perché la Madre tenerissima lo possa accogliere nella serenità e la gioia del cielo”.
E fanno discutere le parole scritte dalla zia Antonella Stival poche ore fa sul proprio profilo Facebook: “Bastardi costituitevi”, aveva scritto la donna rivolgendosi al plurale.
Una frase non sfuggita ai giornalisti. E da qualche ora la donna ha chiuso il proprio profilo, motivando la decisione in questo modo: “Per ciò che riguarda i miei pensieri scritti sul mio diario, non fanno riferimento alla mia diretta conoscenza delle cose, ma solo ad un frutto dei miei pensieri addolorati da questa tragedia che ha colpito la mia famiglia ed al desiderio di giustizia, come credo l’abbia qualsiasi essere umano che si sente parte lesa”.
“Il giornalismo “spazzatura” – ha aggiunto – non fa altro che mal interpretare la nostra rabbia ed il nostro dolore, cercando a tutti i costi di infangare la nostra famiglia e metterci l’uno contro l’altro. Da questo momento in poi, come ho chiuso il telefono di casa ed il mio cellulare agli sciacalli mediatici, chiuderò questo mio profilo FB e mi adopererò alla dovute denunce legali per stalking e distorsione delle cose scritte o narrate.  Avete fatto del sano diritto d’informazione, una macchina di bugie e di diffamazione. Vergognatevi!!!”.
Emergono, intanto, particolari su un altro “post” che Antonella Stival aveva pubblicato ieri sulla propria bacheca Facebook. Adoperando un gioco di parole aveva scritto, riferendosi evidentemente ai fatti di questi giorni, “InFausto pensiero“, alludendo a un nome proprio maschile. A quanto pare, la persona in questione sarebbe tale Fausto M. parente della coppia, il quale oggi si è detto totalmente estraneo ai fatti, nonostante in questi giorni sia stato sentito dalle forze dell’ordine. In passato, l’uomo sarebbe stato collega di Veronica presso la stessa struttura, il “Donnafugata resort”.

Ha collaborato Francesco Ragusa

lunedì 8 dicembre 2014

Noi, il debito, lo stiamo pagando. - Rita Pani


Tempo fa girava su Internet una barzelletta carina, che pressappoco recitava: "Noi il debito non lo paghiamo". 
Esilarante. 
C'erano anche le immagini a far da corollario, con i giovani studenti incazzati e gli ultimi esemplari di operai, ormai estinti e trasformati in schiavi.
Sì, fa ridere sempre quella barzelletta, un po' come quell'altra che s'intitolava "Costituzione".
C'era un fine umorismo nella storiella che noi non avremo pagato il debito, perché per debito s'intendeva "la crisi economica", la più grande burla dell'ultimo millennio. 
C'era della perversione nell'accanimento col quale si diceva che mai avremmo pagato, perché a pagare siamo sempre noi.
La questione della mafia capitolina è l'esempio più eclatante di cosa sia realmente la crisi economica, ma sarebbe stupido non ammettere che non è solo Roma a funzionar così, ma tutta questa splendida landa desolata e violentata che è la nostra povera Italia.
Reggio Calabria, comune nel quale vivo da un paio d'anni (per disgrazia o per fortuna, ancora non so) è un altro esempio di bufala stratosferica. 
C'è la fame più nera, ma non è crisi economica. Sono anni e anni di ruberie mafiose, che hanno creato la voragine di bilancio, svuotato le casse del comune (a volte anche le stanze del comune). 
Il governo della città fu commissariato, l'ex sindaco già condannato in primo grado … e indovinate un po' chi sta pagando? Noi. 500 e rotti euro di tassa sulla spazzatura, che cambia nome ogni sei mesi e non sai più cosa stai pagando, quanto e come. Per inciso, la spazzatura resta ancora accumulata sulla strada, spesso – immagino – per essere usata come arma di ricatto verso il nuovo giovanissimo sindaco.
Noi lo paghiamo il debito, eccome se lo paghiamo!
Le spese straordinarie per la ricostruzione de L'Aquila, per esempio? Ricordate? "Troveremo i soldi per ridare ad ogni cittadino la casa che ha perso." E non fa più ridere la barzelletta, perché noi tutti pagammo e stiamo ancora pagando per le case di cartone che crollano, e per i soldi che i ladri si son rubati.
Lo paghiamo con la nostra vita, ogni giorno, perché per rimpinguare le casse svuotate dai banditi a libro paga delle mafie, continueranno oggi e domani a succhiare il nostro sangue.
Quante cose scontate, ho scritto. Quante banalità … e già temo il commentatore illuminato che mi parlerà di movimenti e gente onesta. 
E già mi rivedo intenta a spiegare per l'ennesima volta che prima di cambiare le regole, bisognerebbe cambiare chi le regole le scrive, e di certo non si può fare "andando a votare" secondo una legge scritta dalla mafia criminale che ci ha governato, e tanto meno si può accettare di andare a votare con una legge scritta da questi nuovi burattini inanimati, che prima o poi sostituiranno la Gazzetta Ufficiale con Twitter, dove ogni articolo di legge avrà valore se accompagnato da un "selfie".
Magari mi verrebbe anche di scrivere che bisognerebbe tornare in montagna, ma ho paura. Se leggessi "E ma cazzo quest'inverno non c'è manco neve", temo non reggerei.
Però sì … bisognerebbe tornare in montagna.

Rita Pani (APOLIDE)

Le cartellate pugliesi.



Ingredienti:

1 kg. di farina 00
500 gr. si semola di grano duro
2 uova intere
150 gr di olio di oliva
una manciata di zucchero semolato
vino bianco q.b.
olio per friggere q.b.

Procedimento: 

miscelare la farina con la semola, formare un buco all'interno,mettere le uova, l'olio ed impastare con il vino bianco, lavorare bene l'impasto finchè non sarà liscio ed omogeneo, non deve risultare appiccicoso, deve sembrare una normale pasta fresca.

Metterla sotto un canovaccio per non farla asciugare troppo mentre la lavoriamo. Prendete un pezzo di pasta non molto grande e passatela nei rulli della macchina per la pasta al primo numero, poi quando sarà bella liscia la sfoglia passarla al n.5, deve essere sottile ma non troppo. 
La sfoglia deve essere senza strappi. 
Prendere una rotella taglia pasta di quelle dentellate e rifinire i 2 bordi, e tagliare tre strisce x tutta la lunghezza della sfoglia. 
Partendo da sinistra, prendere la pasta e pizzicarla formando una piccola conca, continuando fino a finire la striscia. 
Prendere il primo capo a sinistra e girare premendo per far attaccare la pasta e continuando a girare intorno formando una specie di rosa. 
Mettere su di un vassoio di cartone in modo che si asciughino fino a che si è finita tutta la pasta. 
Mettere abbondante olio per frittura in un ampio tegame e quando è bello caldo mettere le roselline, dovranno risultare belle dorate. 
Con una schiumarola giratele per farle dorare da ambo i lati e continuate fino ad esaurimento delle rose preparate,metterle intanto che si friggono su carta assorbente per far sgocciolare l'olio. 
Se volete, come fanno alcuni gli spargete su del miele, noi le passiamo nel mosto di vino cotto. 
Ora lo vendono anche nei supermercati o al mercato cittadino. 
Scaldate in una pentola un pò di mosto, se è troppo denso aggiungetevi un goccio d'acqua, ma di solito a contatto con il calore diventa liquido. 
Passate un pò per volta le roselline nel mosto,rigirandole in modo che si impregnino bene ed uniformemente e mettete in una ciotola. Il dolce è pronto! 
Altrimenti un'altra variante è sciogliere del cioccolato che più vi piace fondente della percentuale che preferite o al latte e aiutandovi con un cucchiaio mettete il cioccolato sopra la rosa appoggiare su foglio di carta alluminio e lasciare asciugare.

https://www.facebook.com/ApuliaTV/photos/a.913026068716621.1073741847.216008305085071/913813728637855/?type=1&theater

domenica 7 dicembre 2014

3 dicembre 2012: i misteri nascosti dell'allineamento planetario con le Piramidi di Giza. - Federica Vitale



Allineamento planetario
È l'atteso 3 dicembre che vede SaturnoVenere e Mercurio allinearsi dopo 2737 anni. Combinazione che non si verificherà per altri 28 mila anni. E il particolare ancor più interessante è che l'allineamento di questo giorno corrisponde esattamente alla disposizione del complesso di Giza, ossia tra le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Tuttavia, una precisazione va fatta: i tre pianeti sono allineati in verticale e non in orizzontale come si può notare in molte immagini. Queste ultime, forse, potrebbero essere state "adattate" per rendere l'evento ancor più suggestivo.  
Tuttavia le voci che si inseguono sul web sono molte e talora discordanti. Secondo alcuni, infatti, tale allineamento non sarebbe neppure così raro. L'ultimo risalirebbe ad un passato recente: il 2005. Una correlazione dunque che, seppur rispecchiando l'allineamento con le tre stelle centrali della cintura di Orione, non rappresenta una rarità e nemmeno un presagio di una possibile catastrofe imminente ad esso collegata.
Ma non è tutto. La convergenza planetaria del 3 dicembre 2012 ha un altro particolare decisamente enigmatico: Marte. La piramide rossa o North Pyramid, facente parte sempre del complesso di Giza, corrisponde matematicamente alla posizione di Marte nel cielo, la stessa che si verificherà subito dopo il tramonto del Sole e anch'esso in combinazione con gli altri tre pianeti. Ciò significa che quattro pianeti e le piramidi corrispondono perfettamente.
Che significato hanno gli allineamenti tra le piramidi e questi quattro pianeti? Nel corso degli anni, riguardo le piramidi si sono rincorse numerose interpretazioni e informazioni, alcune a loro modo arricchite anche da qualche speculazione. La maggior parte di queste si concentrano intorno all'idea che ad aver costruito le piramidi siano stati proprio gli alieni.
C'è chi vede nella costruzione del complesso, invece, un progetto generato da Dio. Infatti, sono in molti a pensare che la Grande Piramide sia un riferimento ad un passo della Bibbia. Tuttavia, la teoria più affermata e condivisa è quella che vuole tale piramide come emblema architettonico che simboleggia il pianeta Terra. La geometria della piramide racchiude tutti i dati in una identificazione elegante del pianeta ed esprime il senso in cui si relazionano tra loro gli eventi passati, presenti e futuri.
Alla luce di tutto ciò, chi ha costruito la Grande Piramide può effettivamente essere un alieno? La risposta potrebbe essere affermativa, se ci si basasse esclusivamente sulla sua conoscenza avanzata. I calcoli sofisticati hanno fatto in modo che si verifichi un'esatta correlazione tra gli astri del cielo e le costruzioni terrene.
Sono anche in molti coloro i quali si chiedono, ed è palese farlo, se ci sia una qualsiasi coincidenza o correlazione con la profezia maya che vorrebbe la fine del mondo aver luogo soli 18 giorni dopo. Esaminiamo le date: 3/12/12 e 21/12/12. Alcuni appassionati ricercatori si sono soffermati a valutare tutti quei fenomeni che si verificheranno fino alla fantomatica data della fine del mondo. A partire dall'allineamento dei pianeti con il complesso di Giza il 3 dicembre 2012, il 21 dicembre 2012 la Sfinge sarà direttamente proiettata verso la Cintura di Orione, esattamente alle 11:11 del mattino. A separarci dal 21 dicembre ci sono 25920 minuti. E questo è un numero decisamente interessante.
La precessione degli equinozi si riferisce ai fenomeni osservabili della rotazione dei cieli, un ciclo che si estende per un periodo di circa 25.920 anni, oltre i quali le costellazioni sembrano ruotare lentamente intorno alla Terra. Inoltre, la velocità della luce è di 300.000 km al secondo; la luce, nel giorno solare, si estende su 25.920 milioni di chilometri. E per continuare, la rivoluzione della Terra intorno al Sole è compiuta ad una velocità di 30 km al secondo e si estende su 25.920 km al giorno. Infine, il numero medio di respiri in un uomo, pare, raggiunga i 25.920.
Un'ultima curiosità, nel caso ancora ne aveste bisogno: nella banconota da un dollaro, che raffigura una piramide, sembra sia stata decifrata anche una data: 12/21/12, appunto (secondo la disposizione anglosassone).

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati" - Matteo Scarlino

Salvatore Buzzi

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati"

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati"
Per la "29 Giugno - Onlus" un fatturato di 25,2 milioni di euro e un utile di 800 mila euro. Destra e sinistra, nessuna differenza per Buzzi. L'importante è fare affari su immigrati e rifiuti.

Buzzi, il signore delle coop rosse sodale del 'Nero' Carminati: "La droga rende meno degli immigrati".
Un uomo di sinistra, dell'ultrasinistra, di quelli che però quando si tratta di fare affari non guarda in faccia a nessuno. E' l'immagine di Salvatore Buzzi, tratteggiata dal pubblico ministero Michele Prestipino durante la conferenza stampa per raccontare gli arresti di Mondo di MezzoDetenuto negli '70 e '80 per omicidio, Buzzi uscito dal carcere ha un'intuizione: far soldi con le cooperative degli ex detenuti. E' l'inizio di un piccolo impero, costruito, si evince ora grazie all'ordinanza di custodia cautelare, anche grazie alla contiguità con Carminati. Un impero che riesce a mettere allo stesso tavolo destra e sinistra che riesce a far soldi tanto con una parte politica che con l'altra. Un lavoro di lobbying instancabile che sfrutta il mondo di sotto per corrompere il mondo dei vivi. La cooperativa 29 Giugno, il consorzio Eriches 29 le sue creature più conosciute.
Così viene descritto Buzzi nell'ordinanza firmata dal Gip Flavia Costantini: "Salvatore Buzzi, organizzatore, gestisce, per il tramite di una rete di cooperative, le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della  accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche aggiudicate anche con metodo corruttivo, si occupa della gestione  della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti".
Buzzi faceva soldi con gli immigrati. Un sistema consolidato per il quale aveva corrotto Luca Odevaine ex vicecapo di gabinetto all'epoca del'amministrazione Veltroni. Quest'ultimo è la chiave di un sistema che prende il suo nome. "Un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell'emergenza immigrati". Ancora nell'ordinanza si legge che Odevaine "utilizzava i propri contatti istituzionali per suggerire soluzioni ed indirizzare le autorita' competenti ad assecondare le indicazioni dallo stesso suggerite, dirette ad agevolare gli interessi degli imprenditori che con lo stesso condividevano interessi di natura economica, ed avvalendosi del credito garantito anche della sua qualificata posizione istituzionale nell'ambito del Tavolo di Coordinamento Nazionale".
E Odevaine era stipendiato da Buzzi. Cinquemila euro al mese. Lo ricorda in più passaggi dell'ordinanza. Soldi che però rientrano tutti dice con soddisfazione: "Noi quest'anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato. I soldi li abbiamo fatti sui zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati".
Più immigrati, più soldi. Strutture da trovare, da affittare o da comprare e da riempire con i migranti provenienti dall'Africa. E proprio nel periodo emergenza Africa ha influenzato le decisioni dell'amministrazione nel biennio 2012 2014. Tutto con una perfetta divisione delle quote di mercato con l'Arciconfraternita, che Buzzi nomina più volte nei suoi discorsi. Un'ossessione gli immigrati per il signore delle coop rosse. In un'intercettazione il perché: "Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno".
Non solo immigrati però. Buzzi faceva soldi, e tanti, anche grazie ai rapporti con Ama. L'amministratore pubblico di riferimento per lui durante il periodo della Giunta Alemanno, risultava Franco Panzironi, arrestato, ex amministratore delegato Ama. "Vantando uno strettissimo rapporto con l`allora sindaco, Panzironi, a fronte del periodico pagamento di tangenti e di versamenti in favore di Fondazioni della sua stessa area politica, si è reso disponibile per l`aggiudicazione di appalti, lo stanziamento di fondi del Comune di Roma e lo sblocco dei relativi pagamenti alle società cooperative controllate dal sodalizio" hanno sottolineato gli investigatori. "Ci sono tre appalti che finiscono a società vicine a Carminati attraverso la corruzione dei dirigenti: quello per l'assegnazione differenziata del 2011, quello per la raccolta delle foglie e un altro appalto" ha detto il procuratore aggiunto Michele Prestipino nel corso della conferenza stampa sull'operazione Mondo di Mezzo.
Caduto Alemanno ed eletto Marino, Buzzi si è messo subito a bussare alle porte dei dipartimenti per "vendere il prodotto". Il successo, a suo dire, era stato ottenuto con Coratti: "Ohh... me so comprato Coratti", esclama il manager della 29 giugno. Per arrivare a lui aveva messo a libro paga il suo caposegretaria Figurelli, con 1000 euro al mese. Diecimila solo per incontrare Coratti a pranzo. E al presidente dell'Aula Giulia Cesare erano stati promessi 150.000. Questo sempre secondo il racconto fatto da Buzzi, riportato nell'ordinanza. Obiettivo far sbloccare un appalto per la raccolta multimateriale di Ama.
Di che business parliamo? Nessuna carta "giudiziaria" ma, semplicemente, la relazione di Salvatore Buzzi in occasione dell'assemblea di bilancio della 29 Giugno. I dati risalgono al 29 maggio 2014. Quel giorno, in via del Frantoio a Roma, sede della 29 Giugno, erano presenti molti esponenti politici e, chi non c'era, è stato pubblicamente ringraziato (compresi alcuni indagati). Ebbene, le previsioni di bilancio del 2014 parlano, per la "29 Giugno - Onlus", di un fatturato di 25,2 milioni di euro e di un utile di 800 mila euro. Per la "29 Giugno - servizi" di un fatturato di 9,9 milioni di euro e di un utile di 130 mila euro. Per la "Eriches 20" di un fatturato di 13,08 milioni e di un utile di 250mila euro. Sommando questi soldi ad altre imprese del gruppo, ecco un fatturato di 55,9 milioni e un utile di 1,5 milioni.

Marino: «Mai parlato con Buzzi». Ma parlano le foto.



Marino e Buzzi

Buzzi e Marino

Il sindaco a 'Otto e mezzo', su La7, dice (dal minuto 13' 58''): «Mai parlato con Salvatore Buzzi». Non è vero. Queste le foto presenti sul sito della cooperativa 29 Giugno.  “Non ho mai avuto conversazioni con Salvatore Buzzi” ha detto, chiarito e ribadito il sindaco di Roma Ignazio Marino intervistato da Lilli Gruber cercando così di prendere le distanze da Buzzi, condannato per omicidio negli anni ’70, presidente della coop “29 giugno” e secondo gli inquirenti braccio destro del Re di Roma Massimo Carminati e anello di congiunzione fra Legacoop, il Pd e  i 37 arrestati e 100 indagati con l’accusa di associazione mafiosa nell’inchiesta “Mafia capitale”.
Ma alcune foto pubblicate proprio sul sito della cooperativa di Buzzi smentiscono il sindaco di Roma. Negli scatti si vede Marino nel corso di una visita alla sede della cooperativa di Buzzi. Nella foto compaiono lo stesso Buzzi, Marino e il vicesindaco Luigi Nieri.

http://www.linkiesta.it/buzzi-marino

Dalla Melandri a Veltroni, da Zingaretti ad Alfano. La carriera di un pregiudicato per spaccio che diventa Capo della polizia provinciale di Roma ma non può portare la pistola. - Fabio Carosi




Zingaretti, Gabrielli, Odevaine, Paluzzi

Sul caso Odevaine, l'uomo che il re delle Coop e reggente di Mafia Capitale Salvatore Buzzi diceva di stipendiare con 5 mila euro al mese, le carte parlano chiaro. Nell'aria c'era qualcosa che non funzionava ma tutti tacevano o facevano finta di non sentire, trincerandosi dietro l'alibi della battaglia politica o dietro quell'espressione "macchina del fango" che è stata usata dalla politica per difendersi dagli attacchi scomodi.
TRASPARENZA ALLA ROMANAChe Luca Odevaine non fosse un esempio di specchiata limpidezza non poteva non accorgersene Nicola Zingaretti. Il "suo" capo della Polizia Provinciale, passato indenne dal rapporto fiduciario con Giovanna Melandri ministro per i Beni Culturali e poi chiamato a fare il Vice capo di Gabinetto con Veltroni, secondo la regola che i più efficienti, venivano premiati, già al Campidoglio si infila nei guai. 
E' il 2011 e secondo le indagini della magistratura la "macchina infernale" di Massimo Carminati e del socio Salvatore Buzzi è già in azione. Luca Odevaine finisce sotto processo per abuso d'ufficio. Al centro dell'inchiesta condotta da Maria Cordova c'è l'affitto di un fabbricato per alcune famiglie senza casa che sarebbe stato "noleggiato" a prezzi superiori a quelli di mercato. Il business per chi affitta è notevole: ogni anno il Campidoglio spendeva oltre 33 milioni di euro che lieviteranno ancora sotto Alemanno. Odevaine si difenderà dall'accusa sostenendo che per quel contratto era stata fatta una "regolare gara tra privati". La tecnica è quella in uso da sempre nella pubblica amministrazione: la somma urgenza giustifica una richiesta di offerta a pochi soggetti e in un batter d'occhio il lavoro è aggiudicato.
Nel frattempo Odevaine è già alla Provincia di Roma. A chiamarlo è stato Nicola Zingaretti che gli affida la Polizia Provinciale e la Protezione Civile. Ma qualcuno sente puzza di bruciato sul personaggio e spedisce al presidente una serie di interrogazioni. Affaritaliani.it le ha rintracciate in un vecchio scatolone, poiché negli archivi pubblici non ce n'è più traccia. C'è il nodo del cognome cambiato; c'è il dubbio sul perché un comandante di polizia Giudiziaria non porti la pistola, la richiesta di sapere come sono stati spesi i soldi della sala operativa provinciale della Protezione Civile, le società che ne curano la manutenzione e il motivo per cui oltre allo stipendio di 120 mila euro l'anno lordi, Odevaine riceve anche un assegno ad personam di altri 14 mila euro l'anno.
IL COMANDANTE SENZA PISTOLA. Due sono gli atti in cui l'allora consigliere Roberto Petrocchi chiede al presidente Zingaretti di spiegare il perché il "capo della guardie" non ha la pistola d'ordinanza come i suoi colleghi sottoposti.
Il primo atto è del 5 novembre del 2009. Scrive l'interrogante: ".. per conoscere per quale motivo il Comandante della Polizia Provinciale non figuri nell'elenco dei dirigenti dotati di arma o abilitati all'uso".
Ancora il 24 novembre del 2011: Petrocchi interroga Zingaretti e chiede il motivo per cui Odevaine è pur essendo il "capo" non ha la qualifica prevista dalla legge regionale di "ufficiale di pubblica sicurezza" e poi aggiunge: "Se l'attribuzione della su indicata qualifica sia impedita da pregressa obiezione do coscienza o da quali impedimenti legali o precedenti vicende di qualsivoglia natura". E' un dubbio che rimane sospeso perché negli archivi non c'è traccia di risposta. E' evidente che se Nicola Zingaretti fosse in grado di produrre copia della replica, affaritaliani.it pubblicherebbe volentieri il documento. Aiuterebbe a fare chiarezza.
LUTTO IN CASA ODEVAINE. Le cronache della Provincia narrano di una vicenda surreale legata al cognome del dirigente. In occasione della morte del padre compaiono sui giornali una serie di necrologi bizzarri. Nato nel 1929 a Barcellona, José Ramòn Larraz viene ricordato anche come José Ramón Larraz Gil, Joseph Braunstein, Joseph L. Bronstein, Jos L. Gil, J. R. Larrath, Joseph Larraz, Jos R. Larraz, Jos Larraz, J. R. Lazzar e, infine, come Remo Odevaine. Beato chi ci capisce in una selva di nomi o pseudonimi che impediscono la riconducibilità del lutto familiare a Luca Odevaine, che avrebbe già cambiato il suo cognome per via della condanna per droga rimediata in gioventù, poi cancellata con l'indulto.
Dopo dieci anni di prima linea con Melandri, Veltroni e Zingaretti, ora la carriera del 58 enne affabile e con la faccia da attore, sembra conclusa. Ci ha pensato Salvatore Buzzi: "Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese... ogni mese... ed io ne piglio quattromila". 
E' in carcere. Secondo il gip era pronto a fuggire in Venezuela, paese d origine della moglie o dell'ex moglie, dove avrebbe trasferito il suo "tesoro".
http://www.net-parade.it/cgi-bin/link.aspx?utente=informare

Io mi rifiuto di credere che nessuno sapesse....