Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 9 luglio 2015
Ars, lo scandalo dei vitalizi infiniti: da 40 anni il contributo agli eredi. - Emanuele Lauria
La sede dell'Assemblea regionale siciliana
Sono 117 gli assegni di reversibilità che pesano per sei milioni all'anno sulle casse dell'Assemblea siciliana.
Natale Cacciola nacque in provincia di Messina prima ancora del terremoto. Si candidò per il partito monarchico alle elezioni regionali del 1947. E, in virtù dei soli tre anni trascorsi a Sala d'Ercole nella prima legislatura, c'è ancora un erede che - da 40 anni - percepisce dall'Ars un vitalizio: è la figlia Anna Maria, cui vanno puntualmente oltre duemila euro al mese.
Anche il marsalese Ignazio Adamo fu uno dei pionieri dell'Assemblea: eletto per il Blocco del popolo, fu deputato sino al 1955. Quando lasciò Palazzo dei Normanni aveva già 58 anni, quando morì (nel 1973) gli anni erano settantasei. Da allora, ovvero da 42 anni, l'amministrazione versa un contributo alla famiglia: 3.900 euro al mese sono andati alla moglie Irene Marino, oggi - dopo la scomparsa della signora - la stessa cifra è corrisposta alla figlia Anna Rosa.
La storia passa il testimone alla cronaca, nell'Ars dei privilegi, nell'amministrazione dei vitalizi infiniti: sono 117 gli assegni di reversibilità versati a congiunti di parlamentari scomparsi che già godevano di una "pensione". Per le sole reversibilità l'Assemblea spende mezzo milione di euro al mese, sei milioni l'anno. Sia chiaro: sono soldi che, in base al regolamento del parlamento regionale, spettano di diritto agli eredi dell'onorevole caro estinto. E, in qualche caso, forniscono un insufficiente ristoro a chi ha dovuto patire tragedie che hanno segnato la memoria collettiva, come nel caso del vitalizio per la signora Irma Chiazzese, moglie di Piersanti Mattarella.
Ma queste uscite, in un'Ars che insegue la spending review, non mancano di sollevare una questione di opportunità. Sia perché derivano da un sempre più labile allineamento al Senato, sia per la natura stessa del vitalizio, non assimilabile a una pensione del pubblico impiego che deriva da contributi trentennali. Riassumiamo le regole: il vitalizio spetta agli ex deputati che hanno fatto almeno una legislatura. Lo percepisce anche chi è stato deputato per appena sei mesi, attraverso il meccanismo del riscatto, se eletto prima del 2000. Alla morte dell'onorevole, il contributo passa al coniuge superstite e, in alternativa, al figlio inabile al lavoro o alla figlia nubile e "in stato di bisogno".
Queste norme finiscono per premiare, tutt'oggi, parenti di deputati che, anche per pochi anni, si sono affacciati a Sala d'Ercole nell'immediato Dopoguerra. Determinando contributi alla stessa famiglia che, tramandati dal deputato alla vedova e poi ai figli, si perpetuano per decenni.
Qualche altro esempio: Giuseppa Antoci, sorella del deputato ragusano Carmelo Antoci che rimase all'Ars sino al '55, riceve un vitalizio dal '78. Un beneficio che dal 1980 viene percepito pure dalla moglie e dai figli dell'onorevole dc Luigi Carollo, in carica sino al 1959. Da 37 anni Irene Recupero, moglie del comunista Pietro Di Cara (all'Ars dal '47 al '55), percepisce un vitalizio da 3.900 euro mensili. Circa 2.400 euro mensili vanno invece ad altri beneficiari. Un bonifico con questa somma lo riceve dal 1983 Giovanna Aloisio, consorte del missino Orazio Santagata, che militò in parlamento dal '51 al '55. Olga Leto, invece, è la vedova di Giovanni Cinà, democristiano che frequentò l'Ars per quattro anni, fino al 1959: da 25 anni la signora prende la "pensione" di reversibilità. Gioia Eschi è la moglie del defunto deputato socialista Calogero Russo, all'Ars per una legislatura fra il '51 e il '55: il vitalizio le tocca da 22 anni.
Non mancano cognomi più celebri, quelli di famiglie che rappresentano un pezzo di storia della Sicilia, nell'elenco dei beneficiari. Il vitalizio da 5.900 euro (lordi) al mese spetta pure a Sergio Alessi, figlio del primo presiedente della Regione morto nel 2008. Nel decreto che concede il vitalizio si precisa che ha più di 60 anni, senza reddito e viveva a carico del padre. Un altro congiunto di un presidente della Regione, la signora Maddalena Nicolosi (vedova di Rino Nicolosi), dal '98 percepisce un contributo da 2.400 euro mensili.
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/02/12/news/ars_lo_scandalo_dei_vitalizi_infiniti_da_40_anni_il_contributo_agli_eredi-107139840/
CONSEGUENZE DELLA GRECIA: ITALIA E SPAGNA HANNO FINANZIATO SOTTO BANCO IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE FRANCESI. - CARMEN THESISTER
l sito del Council on Foreign Relations (CFR) sottolinea in maniera esplicita come il denaro che l’Italia perderebbe in seguito a un default della Grecia è in realtà quello che il nostro paese ha impegnato per il salvataggio delle banche francesi sovraesposte. Se ne possono dedurre due considerazioni: la prima, evidente, è che non è stata la Grecia a usufruire dei soldi; la seconda, che nella socializzazione delle perdite dai debiti privati ai debiti pubblici, quello che conta non è la nazionalità delle banche, ma la partecipazione di ogni paese a questa “Unione europea per il salvataggio della finanza”.
di Benn Steil e Dinah Walker
2 luglio 2015
Nel marzo 2010, due mesi prima dell’annuncio del primo salvataggio greco, le banche europee erano esposte sulla Grecia per 134 miliardi di €. Le banche francesi, come mostrato nella figura qui sotto, erano di gran lunga le più esposte: 52 miliardi di € – 1,6 volte più della Germania, undici volte l’Italia, e sessantadue volte la Spagna.
I 110 miliardi di € di finanziamenti erogati alla Grecia dal FMI e dall’Eurozona a maggio 2010 hanno permesso alla Grecia di evitare il default sulle sue obbligazioni verso queste banche. In assenza di tali prestiti, la Francia sarebbe stata costretta a un piano di salvataggio di massa del suo sistema bancario. Invece, le banche francesi sono state in grado di eliminare virtualmente la loro esposizione verso la Grecia vendendo le obbligazioni, portandole a scadenza, e subendo una parziale ristrutturazione nel 2012. Il piano di salvataggio ha sostanzialmente socializzato gran parte della loro esposizione all’interno della zona euro.
L’impatto di questo salvataggio clandestino delle banche francesi si fa sentire ora, con la Grecia sul punto di uno storico default. Mentre a marzo 2010 circa il 40% del totale dei prestiti europei alla Grecia passava per le banche francesi, oggi è solo lo 0,6%. I governi hanno coperto la falla, ma non in proporzione a quella che era la esposizione delle loro banche nel 2010. Piuttosto, in proporzione al loro capitale versato alla BCE – che nel caso della Francia è solo il 20%.
Di conseguenza, la Francia è effettivamente riuscita a ridurre la sua esposizione totale – bancaria e sovrana – verso la Grecia di € 8 miliardi, come si vede nella figura qui sopra. All’opposto, l’Italia, che nel 2010 non aveva praticamente nessuna esposizione verso la Grecia, ora ha un’esposizione massiccia: 39 miliardi di €. Complessivamente, l’esposizione tedesca è di un importo analogo – 35 miliardi di €. Anche la Spagna ha visto la sua esposizione espolodere, passando da quasi nulla nel 2009 ai 25 miliardi di € di oggi.
In breve, la Francia è riuscita a utilizzare il salvataggio greco per scaricare 8 miliardi di € di debito spazzatura sui suoi vicini, caricandoli con decine di miliardi in più che essi avrebbero potuto evitare se nel 2010 alla Grecia fosse stato semplicemente permesso di fare default. Il risultato è che oggi Italia e Spagna sono molto più vicine alla crisi finanziaria di quanto dovrebbero essere.
Camera revoca vitalizi a 10 ex deputati condannati.
Tra gli altri Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Giancarlo Cito. Ansche se presenti, non hanno votato i rappresentanti di Fi e Ncd.
La Camera revoca il vitalizio a dieci ex deputati condannati a titolo definitivo per reati di particolare gravità ad oltre due anni. La decisione è stata assunta dall'Ufficio di presidenza all'unanimità. Pur se presenti, non hanno partecipato al voto i rappresentanti di Fi e Ncd.
A non percepire più il vitalizio saranno Massimo Abbatangelo (ex deputato di Msi), Giancarlo Cito (ex sindaco di Taranto, ex Msi, oggi in Fi), Robinio Costi (ex Psdi); Massimo De Carolis (ex Dc); Francesco De Lorenzo (ex ministro della Sanità, ex Pli); Giulio Di Donato (Ex Psi); Pietro Longo (Ex Psdi); Raffaele Mastrantuono (Ex Psi); Gianstefano Milani (ex Psi) e Gianmario Pellizzari (ex Dc).
Sono in corso ulteriori accertamenti su un undicesimo ex deputato. La Camera aveva deciso di far cessare il vitalizio per gli ex deputati condannati in via definitiva per reati di particolare gravità, così come ha fatto anche il Senato, lo scorso 7 maggio. I nomi degli ex parlamentari condannati è stato trasmesso alle Camere dal Dipartimento affari giuridici del ministero della Giustizia. Il vitalizio viene attualmente percepito da 1.548 deputati, dei quali 346 hanno più di 80 anni, età al compimento del quale viene eliminata l'iscrizione al casellario giudiziale. Su questi ultimi non è stato possibile un accertamento, che ha quindi riguardato solo 1.202 ex deputati. Tuttavia, la presidente della Camera ha chiesto alla Cassazione una ricerca di eventuali condanne nei suoi archivi relativi a tali ex onorevoli 'over 80'
Di Maio, sospensione per condannati è una farsa
"Ricordate la sospensione del vitalizio agli ex parlamentari condannati? E' una farsa. Oggi in Ufficio di Presidenza alla Camera abbiamo saputo quanti saranno coloro a cui si applicherà quella norma. Su 1.543 ex deputati che stanno percependo ingiustamente un vitalizio - anche oltre i 3000 euro al mese - solo 10 avranno il vitalizio sospeso. 10 sfigati che non avevano nessun partito a proteggerli". Lo scrive, in un post sul blog di Beppe Grillo, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
"Ricordate la sospensione del vitalizio agli ex parlamentari condannati? E' una farsa. Oggi in Ufficio di Presidenza alla Camera abbiamo saputo quanti saranno coloro a cui si applicherà quella norma. Su 1.543 ex deputati che stanno percependo ingiustamente un vitalizio - anche oltre i 3000 euro al mese - solo 10 avranno il vitalizio sospeso. 10 sfigati che non avevano nessun partito a proteggerli". Lo scrive, in un post sul blog di Beppe Grillo, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Una nuova Banca di sviluppo anti Fmi.
Brics. In corso in Russia il VII Vertice dei cinque grandi emergenti.
Si conclude domani a Ufa, in Russia, il VII Vertice dei Brics, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica: il 40% della popolazione mondiale e oltre il 30% del Pil globale.
A Mosca tocca la presidenza di turno, dopo il precedente incarico del Brasile, che ha ospitato il summit dell’anno scorso. E il ministro dello Sviluppo economico russo, Anton Siluanov è il governatore della nuova Banca dello sviluppo, grande invenzione dei Brics. L’altro ieri, le banche centrali dei cinque grandi emergenti hanno firmato un accordo operativo che regola il funzionamento del fondo di riserve monetarie comune, pari a 100.000 milioni di dollari. La Cina metterà 41 miliardi di dollari, Russia, India e Brasile 18 miliardi ciascuno e il Sudafrica 5 miliardi. La sede sarà a Shanghai, ma un altro centro regionale si troverà in Sudafrica. La Banca è dotata di un consiglio di amministrazione, il cui primo presidente è Siluanov, di un direttivo a conduzione brasiliana e da una presidenza, a cui è stato nominato l’indiano Kundapur Vaman Kamath, affiancato da 4 vicepresidenti degli altri 4 paesi. La nuova Banca di sviluppo comincerà ad essere operativa entro la fine di aprile del 2016. Obiettivo del fondo comune sarà quello di concedere prestiti ai paesi partecipanti in caso di problemi con la liquidità in dollari.
La decisione di dotarsi di una banca è stata presa dai Brics l’anno scorso, durante il vertice di Fortaleza, in Brasile. Se ne discute però dal 2009, con il primo vertice dell’organismo. Ora, l’intenzione dei cinque paesi è quella di farne un organismo finanziario globale «specializzato in progetti di infrastruttura»: il disegno di una nuova architettura finanziaria, alternativo al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale (che ha un patrimonio di 490 miliardi di dollari), egemonizzati dagli Usa. I Brics hanno dichiarato la loro disponibilità ad incorporare altri stati fondatori, ma le modalità sono ancora da definire.
L’indirizzo è però dichiarato: una logica di prestiti senza il cappio al collo degli aggiustamenti strutturali richiesti dall’Fmi, presso cui i Brics hanno solo il 10,3% del diritto di voto. Un atteggiamento importante dato il dislivello esistente all’interno dei paesi membri, ove l’economia cinese è 28 volte quella del Sudafrica, e date le differenti modalità di governo adottate dai singoli paesi.
Verso la fine dell’egemonia del dollaro?
Intanto, i Brics ragionano sull’istituzione di una moneta comune.
Intanto, costituiscono una sponda per la Russia colpita dalle sanzioni.
E potrebbero lanciare un salvagente anche all’economia greca, nell’ottica di una politica di Atene a più dimensioni, in cui i Brics giocherebbero un ruolo principale. A fine maggio, la Grecia ha manifestato interesse per la nuova Banca di sviluppo. E anche se Atene non potrà certo apportare contributi iniziali, potrebbe ricevere un credito non condizionato e un appoggio finanziario significativo. Di recente, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che la crisi greca è fuori dall’agenda della Banca di sviluppo, ma non da quella del vertice, e che se ne dovrebbe discutere in una colazione di lavoro, insieme ad altri temi di interesse internazionale come l’Ucraina o la minaccia del Califfato. L’anno scorso, l’Argentina ricattata dai fondi avvoltoio, posizionati a Washington, è stata presente a Fortaleza e la presidente Cristina Kirchner ha posto decisamente l’esigenza dei paesi del sud di impostare un sistema finanziario alternativo. Presenti anche i presidenti dei paesi socialisti latinoamericani, che — Venezuela in testa — hanno inaugurato una logica solidale alternativa negli scambi sud-sud.
Domani, sempre a Ufa, si svolge anche un altro importante vertice finanziario, quello dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai (Ocs), che attualmente include Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, e prevede l’entrata di India e Pakistan per configurarsi come un nuovo G8.
http://ilmanifesto.info/una-nuova-banca-di-sviluppo-anti-fmi/
Borsa europee in rialzo, Shangai record.
Rimbalzo sprint, per indice maggior balzo giornaliero dal 2009.
Le Borse europee sono tutte ben intonate, in quella che appare una seduta di maggior fiducia sulla Grecia e di minori apprensioni sulla Cina. L'Euro Stoxx sale dello 0,88%, Londra dello 0,51%, Parigi dello 0,85% e Francoforte dello 0,61%. A Milano l'indice Ftse Mib avanza dello 0,78%. A livello settoriale sono in progresso i titoli dell'auto (+1,57% il Dj Stoxx del comparto). A Milano, bene le banche con Bpm e il Banco in rialzo dell'1,8%, Unicredit e Ubi dell'1,6%. Pesante Saipem
Lo spread tra Btp e Bund apre in calo a 149,6 punti dai 154 punti della chiusura di ieri con un rendimento al 2,18%.
Rimbalzo record alla Borsa di Shanghai. L'indice Shanghai Composite ha chiuso con un rialzo del 5,76% a 3.709 punti in quello che appare come il maggior balzo giornaliero dal 2009.
mercoledì 8 luglio 2015
Wall Street si ferma, timori di un attacco hacker. In tilt anche alcuni voli della United Airlines.
Sono temporaneamente sospese le contrattazioni di tutti i titoli quotati sul New York Stock Exchange, meglio noto come NYSE. Ad annunciarlo è la stessa piattaforma di trading statunitense, che ha anche cancellato tutti gli ordini. Non si esclude che la causa sia dovuta a un attacco hacker
La sospensione è iniziata alle 11.32 ora di New York (17.32 ora italiana). Il NYSE ha dichiarato che ulteriori informazioni in merito saranno rilasciate ”al più presto possibile” e che le azioni quotate sulla sua piattaforma continuano ad essere scambiate in altre sedi come il Nasdaq e il BATS Global Markets.
Curiosamente, anche il sito del Wall Street Journal è andato in tilt. Per qualche istante sulla home page è apparsa la scritta “”Oops, 504! Something did not respond fast enough, that's all we know...”. Il quotidiano online ha successivamente ripristinato il servizio, anche se in forma ridotta, parlando di “difficoltà tecniche”.
Da rilevare che oggi il colosso dei cieli United Airlines ha bloccato per due ore tutti i decolli negli Stati Uniti per problemi informatici.
Sui strani disservizi sta indagando anche il Dipartimento per la Sicurezza nazionale.
L'Fbi sta controllando da vicino la situazione al New York Stock Exchange. La polizia federale ha anche fatto sapere che non servono interventi delle autorità al Nyse che comunque ha escluso la possibilità di un attacco hacker. Il New York Stock Exchange ha infatti detto di essere al lavoro per risolvere «un grave problema tecnico». Intanto la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente americano Barack Obama è stato informato di quanto sta avvenendo a Wall Street in queste ore.
Si è trattato di un problema tecnico e non di un attacco hacker. Così la borsa di New York ha spiegato la sospensione delle contrattazione, scrivendo su Twitter che «si tratta di una questione tecnica interna e non è il risultato di un cyber attacco». «Abbiamo deciso di sospendere le operazioni alla Borsa di New York - si legge sul social network - per evitare che dei problemi potessero derivare dalla nostra questione tecnica. I titoli quotati continuano ad operare inalterati su altri centri di mercato».
Ma i dubbi di un massiccio attacco hacker su larga scala ancora restano.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/wall_street_hacker_wall_street_journal_united_airlines/notizie/1453378.shtml
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