giovedì 6 aprile 2017

CIVITA DI BAGNOREGIO: 10 MOTIVI PER VISITARE ALMENO UNA VOLTA LA CITTÀ CHE MUORE. - Dominella Trunfio

civita_di_bagnoregio

Civita di Bagnoregio è un suggestivo borgo della provincia viterbese che rischia però di scomparire per sempre a causa dell’erosione. Questo piccolo gioiellino è, infatti, incastonato in un colle tufaceo continuamente tormentato da pioggia e vento.
Vi avevamo già parlato di Civita di Bagnoregio e dell’appello fatto dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti all’Unesco, per farla rientrare tra i Patrimoni dell’Umanità. Non a caso è considerato uno dei borghi più belli d’Italia.
Di motivi per visitarla ce ne sarebbero tantissimi, ne abbiamo scelti 10, eccoli:

1) Perché è anche detta la ‘città che muore’

Il suo destino era forse già stato scritto da Bonaventura Tecchi che l'aveva denominata la "Città che muore", una sorte che oggi sembra più realistica che mai, perché il colle tufaceo in cui sorge è minato alla base sia dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti che, dalle piogge e dal vento.
civita di bagnoregio1

2) Per la sua storia medievale

Considerato uno dei borghi più belli d’Italia, il piccolo è stato fondato 2500 anni fa dagli Etruschi e sorge su una delle più antiche vie, quella che inizia dal Tevere e finisce nel lago di Bolsena.
 

3) Per ammirare i calanchi argillosi

Civita di Bagnoregio è tutto uno scenario fatto da case medievali abitate dalle poche famiglie rimaste e dal paesaggio quasi surreale dei calanchi argillosi, formatisi spontaneamente.
 
civita di bagnoregio2

4) Perché non ci sono automobili

Civita di Bagnoregio è raggiungibile solo a piedi, attraverso un suggestivo ponte che conduce tra le viuzze medievali. Un’oasi di pace senza smog.

5) Per respirare aria di altri tempi

Tutto il borgo ha, infatti, un’impronta medievale e un’atmosfera familiare ferma nel passato: fiori alle finestre, frantoi rinascimentali, strette viuzze.
civita di bagnoregio3

6) Per visitare la Chiesa di San Donato

Lo scenario è arricchito dalla Chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale e custodisce al suo interno il Crocifisso ligneo quattrocentesco, ritenuto miracoloso, cui è legata la processione del Cristo morto.

7) Per assistere a una suggestiva processione

La sera del venerdì santo la scultura viene portata in processione a Bagnoregio ma la tradizione vuole che essa ritorni assolutamente entro mezzanotte a Civita, pena la sua acquisizione della stessa dai bagnoresi.

8) Per vedere la Porta di Santa Maria

La Porta di Santa Maria attribuita al Vignola composta da due bassorilievi che raffigurano un leone che tiene un uomo con gli artigli, metafora della cacciata dei Monaldeschi.

9) Per vedere il Palazzo vescovile e non solo

Il Palazzo vescovile, un antico mulino del XVI secolo e la casa natale di San Bonaventura. Un territorio che non può e non deve scomparire.
civita di bagnoregio5

10) Per conoscere da vicino la storia del suo abbandono

Dopo gli Etruschi furono i romani ad abitare il piccolo borgo che, già all’epoca, faceva i conti con terremoti e smottamenti. Ci furono poi i barbari, Carlo Magno e la Santa Sede. Un terribile terremoto nel 1695 fece franare mezzo paese e crollare l’unica via che lo collegava a quello che oggi è Civita di Bagnoregio.

Civita di Bagnoregio, come arrivare

Percorrendo la A1, da nord si può uscire al casello di Orvieto e da lì prendere la direzione per Bagnoregio (18 km); se si arriva da sud si può uscire al casello di Orte, poi direzione Viterbo (superstrada), prendere l‘uscita Bagnaia-Montefiascone e percorrere la strada provinciale Teverina che porta diretto a Bagnoregio.
Firma la petizione per salvare Civita di Bagnoregio clicca qui

mercoledì 5 aprile 2017

Corte dei Conti: il cuneo fiscale in Italia 10 punti oltre la media Ue.

Archivio © ANSA

Distorsioni in sistema fiscale, ridurre pressione su contribuenti.

Il cuneo fiscale è in Italia "di ben 10 punti" superiore a quello che si registra mediamente nel resto d'Europa: il 49% viene infatti prelevato "a titolo di contributi e di imposte". Così la Corte dei Conti nel Rapporto 2017 sulla finanza pubblica, parlando di "limiti e dispersioni" del sistema fiscale italiano. I magistrati contabili evidenziano l'esigenza di ridurre la pressione fiscale sottolineando che "un'esposizione tributaria tanto marcata non aiuta il contrasto all'economia sommersa e la lotta all'evasione".
"Nonostante le incertezze iniziali - rileva d'altra parte la Corte - l'andamento dell'economia italiana sembra aver segnato un'inversione di marcia verso un'espansione meno fragile e più qualitativa". Allo stesso tempo però il sentiero del risanamento finanziario è per l'Italia "più faticoso" rispetto agli altri Paesi europei, anche se "necessario considerato il maggior livello del debito".
Nelle ultime manovre - rileva ancora - il Governo ha previsto un "rilevante contributo" dalle misure di contrasto all'evasione. Tuttavia "le difficoltà di verifica in sede di consuntivo inducono cautela nell'utilizzare tali proventi, per loro natura incerti, per finanziare maggiori spese o riduzioni di entrata certe". 
"Il contributo  delle dismissioni - si evidenzia ancora - certamente necessario, potrà difficilmente risultare determinante nel breve-medio periodo. E d'altra parte in un contesto di crescita moderata, riduzioni rapide del debito potrebbero essere eccessivamente costose". Secondo la Corte, "occorre quindi porre il debito su un sentiero discendente, non troppo ripido ma costante, procedendo speditamente alle azioni di riforme strutturali per sostenere la crescita e migliorare, anche sotto questo profilo, le condizioni di sostenibilità della finanza pubblica".
Lo dico da tempo immemorabile, Il cuneo fiscale troppo alto non agevola l'espansione economica, la penalizza, perchè chi non ha soldi non può comprare ciò che si produce.

Facce di bronzo.

L'immagine può contenere: 23 persone, persone che sorridono, sMS

Hanno contribuito al fallimento economico della nazione, ma hanno la faccia tosta di riproporsi come salvatori in grado di tirarci fuori dal disastro che loro stessi hanno provocato.

Le allusioni del Fatto Quotidiano sull’attentato di San Pietroburgo: è opera di Putin. - Eugenio Cipolla

Le allusioni del Fatto Quotidiano sull’attentato di San Pietroburgo: è opera di Putin

“Bomba nella metro. Il terrorismo islamico dà una mano a Putin”. 

Stamattina sul Fatto Quotidiano campeggia questo titolo, sicuramente fuori luogo rispetto alla portata dell’attentato che ieri mattina ha sconvolto la città russa di San Pietroburgo. A nemmeno 24 ore dall’azione suicida che ha causato 14 vittime e oltre 50 feriti, i titolisti di Travaglio hanno deciso di buttarsi nella mischia e politicizzare subito la cosa, mettendo in secondo piano il lato umano e il rispetto per i corpi ancora caldi e sanguinanti sulle banchine della stazione Sennaya Ploshad.

La conferma arriva leggendo il pezzo di Leonardo Coen a pagina 3, dove, nell’articolo intitolato “La pista del terrore e la strategia ‘zarista’ tra paura e rabbia”, si parla subito di una presunta strategia della tensione messa in atto dal Cremlino, spaventato dalle proteste di piazza delle scorse settimane (nemmeno 100.000 persone su 143 milioni di abitanti) e dall’avanzata del fantomatico leader dell’opposizione Alexey Navalny (il cui rating elettorale non superare il 2%). Il disegno del Cremlino, secondo il giornalista del Fatto, è quello di «sbriciolare l’opposizione e dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica, dalla corruzione ai jihadisti ceceni e daghe stani reduci dalla Siria». D’altronde, secondo il giornale diretto da Travaglio, «la collera, strumentalmente indirizzata contro i jihadisti, è utile al Cremlino per sviar el’attenzione dell’opinione pubblica dalla massiccia e iniqua repressione contro i manifestanti che erano scesi in piazza il 26 marzo».

Coen allude subito a quanto successo nel 1999, durante i primi mesi di governo Putin. La storia racconta che Mosca e molte città della Russia furono al centro di numerosi attentati da parte di guerriglieri ceceni a causa della esplosiva situazione nella regione caucasica. Gli oppositori del presidente russo, invece, hanno sempre asserito che quelle furono bombe di stato, piazzate lì da uomini dell’FSB, il servizio segreto russo, con l’obiettivo di alzare il rating di Putin in vista delle presidenziali e dare all’esercito un casus belli per attaccare la Cecenia. «Le bombe – scrive ancora Coen – alzano il livello. […] Questa strategia della tensione ricorda un’altra fosca stagione politica, il crepuscolo cioè della presidenza Eltsin […] La situazione era tesa, rischiava di diventare incontrollabile. Il diversivo arrivò tra l’agosto e il settembre del ’99 quando si moltiplicarono gli attentati a Mosca e in altre città: attribuiti agli islamisti ceceni». Grazie a quegli episodi, secondo la ricostruzione del Fatto, Putin mostrò i muscoli e radicalizzò la popolazione russa, distraendola dagli scandali giudiziari insabbiati su Eltsin.

Le allusioni del quotidiano di Travaglio sono abbastanza sottili, ma sicuramente comprensibili a chi ha un po’ di conoscenza della storia russa degli ultimi venti anni. Putin si sarebbe fatto da solo o avrebbe in qualche modo favorito l’attentato di San Pietroburgo perché congeniale a un disegno più ampio, mirato a reprimere il proprio popolo. In fin dei conti è la stessa teoria che molti hanno enunciato in questi anni riguardo le stragi italiane di Piazza Fontana nel 1969 e della Stazione di Bologna nel 1980, parlando di servizi deviati, commistioni con la politica, segreti insabbiati.

A riprova della malafede del Fatto Quotidiano, c’è quel titolo, così esplicito quanto poco imparziale. Negli ultimi 365 giorni l’Europa continentale ha assistito a numerosi attentati e Il Fatto Quotidiano non ha mai nemmeno lontanamente ipotizzato una strategia della tensione di Francia, Germania o UK per distrarre la propria popolazione da altro. Ecco un paio di esempi:

Bruxelles, 22 marzo 2016: 31 morti e circa 300 feriti in una raffica di attentati compiuti a Bruxelles e rivendicati dall'Isis: due all'aeroporto Zaventem e uno alla stazione della metro di Maalbeek. Il Fatto Quotidiano il giorno dopo titola: ”I kamikaze di Bruxelles lasciati liberi di uccidere”.

Nizza, 14 luglio 2016: un camion per 2 km sul lungomare della Promenade del Anglais falcia la folla presente per festeggiare la presa della bastiglia e fa 87 morti. Il Fatto quotidiano il 16 luglio, due giorni dopo, titola: ”Il lupo solitario ne ammazza più dei jihadisti”.

Berlino, 19 dicembre 2016: un camion si schianta contro un mercato di Natale invadendo il marciapiede in Breitscheidplatz, nei pressi della Chiesa del Ricordo. Ci sono 12 morti, tra le quali anche una italiana. Il Fatto Quotidiano il giorno dopo titola così: “Jihad, il sangue sul Natale”.

Londra, 22 marzo 2017: 5 morti e 50 feriti sono il bilancio dell’azione di un pazzo che con un suv affittato a poche centinaia di km da Londra, si è schiantato sulla folla presente nei pressi del Parlamento. Il Fatto Quotidiano titola così: “Londra, morte al Parlamento”.

Perché il terrorismo islamico ha dato una mano solo a Putin e non ad Angela Merkel, Francois Hollande o Teresa May? A questa domanda vorremmo che quelli del Fatto rispondessero con sincerità. E non ci dicano che in Francia, Germania e Regno Unito non hanno gli stessi problemi della Russia, perché di problemi da distogliere agli occhi dell’opinione pubblica ne hanno, a centinaia, anche loro. 

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-le_allusioni_del_fatto_quotidiano_sullattentato_di_san_pietroburgo__opera_di_putin/82_19593/

Quindi, se il terrorismo avanza in Germania, in Francia, in Inghilterra, etc., è terrorismo di matrice islamica, se scoppia una bomba in Russia è colpa di Putin che pone in atto una strategia della tensione per scongiurare l’avanzata del leader dell’opposizione Alexey Navalny (il cui rating elettorale non superare il 2%)?

Apperò!

La disoccupazione giovanile diminuisce ma c'è un trucco: aumentano gli inattivi. - Claudio Paudice



In tre mesi meno 86mila giovani disoccupati, più 86mila giovani inattivi. È in questo rapporto a saldo zero il dato più interessante che emerge dal bollettino Istat sul lavoro. Il Partito Democratico non ha esitato molto prima di esultare per i numeri diffusi dall'Istituto Nazionale di Statistica: a febbraio la disoccupazione giovanile ha toccato il livello più basso, scendendo dell'1,7% al 35,2%, da agosto 2012. "Possono dire tutto quello che credono: ma il Jobs Act funziona, ormai negarlo è impossibile amici", ha scritto l'ex premier Matteo Renzi nella sua e-news.
Ma spulciando meglio i dati si capisce che forse non è il caso di festeggiare. Il dato relativo alla disoccupazione giovanile è infatti accompagnato da quello sugli inattivi che, in maniera speculare, segue l'andamento opposto. Per inattivi, vale la pena ricordare, si intende coloro che non hanno un lavoro e che hanno smesso di cercarlo, solitamente perchè sfiduciati. L'Istat riporta un calo di 41mila unità tra le persone d'età compresa tra i 15 e i 24 anni alla ricerca di un lavoro a febbraio rispetto al mese precedente. A fronte di questa buona notizia ce n'è una cattiva: l'incremento di 38mila unità tra gli inattivi.

ISTAT

Se da un lato quindi molti giovani spariscono dal conteggio di coloro che sono alla ricerca di un'occupazione, dall'altro ricompaiono improvvisamente nella platea di chi ormai il lavoro non lo cerca più. Non si tratta di una tendenza nuova: il percorso opposto e speculare tra giovani disoccupati e inattivi è confermato dal calcolo fatto in base alle serie storiche Istat. Negli ultimi tre mesi (dicembre 2016-febbraio 2017) i disoccupati sono calati di 86mila unità mentre gli inattivi sono aumenti della stessa cifra, fa notare il direttore della Fondazione Adapt Francesco Seghezzi. Gli occupati invece sono diminuiti di 7mila unità. In sintesi il numero di chi è alla ricerca di un lavoro (disoccupati) non cala perché ha trovato un'occupazione (occupati) ma perché ha smesso di cercarla (inattivi).

ISTAT

"Credo che la polemica sulle cifre sia molto da addetti ai lavori. Oggi la statistica più bella non è quella sul voto nei circoli, è che finalmente scende la disoccupazione giovanile, che il Jobs Act funziona, che i numeri dell'economia italiana non vanno ancora bene come vorrei ma vanno un po' meglio", ha dichiarato Renzi a Rds. Tuttavia un altro indizio che le cose per i giovani non stiano migliorando - come invece pare nella narrazione dell'ex segretario del Pd - arriva dal dato sugli occupati, fermo al 16,4% e stabili su gennaio.
L'aumento degli inattivi, se risulta molto evidente per la fascia d'età più bassa, riguarda però tutto il mercato del lavoro. Tra i 15 e i 64 anni la stima nell'ultimo mese è in crescita (+0,4%, pari a +51 mila). L'aumento si concentra tra gli uomini, mentre calano leggermente le donne e coinvolge tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni.


Ultimi 3 mesi +86mila giovani inattivi e -86mila giovani disocc. Hanno ricominciato a studiare a febbraio o hanno smesso di cercare lavoro?

Proprio sugli ultracinquantenni vale la pena sottolineare un altro dato. "Al netto dell'effetto della componente demografica, su base annua, cresce l'incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età e si conferma il ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita occupazionale, anche per effetto dell'aumento dell'età pensionabile", scrive l'Istat nel suo bollettino. Nell'ultimo anno gli occupati sono cresciuti di 15mila unità tra i giovani, sono calati di 17mila nella fascia 25-34 anni, sono diminuiti significativamente di 106mila nella fascia tra i 35-49 anni mentre per gli over 50 ci sono stati +402mila occupati. Una tendenza che è dovuta, spiega tra le righe l'Istat, agli effetti della legge Fornero che ha posticipato l'età per andare in pensione. In sintesi, per buona parte non si tratta di nuovi occupati ma di persone che escono più tardi dal mercato del lavoro.
http://www.huffingtonpost.it/2017/04/03/la-disoccupazione-giovanile-diminuisce-ma-ce-un-trucco-aumenta_a_22024065/

Come definirli?
Buffoni, bugiardi, furbi, stupidi, .....?
Di certo non responsabili.
Questi non prendono in giro noi, si autoridicolizzano da soli!

LA DITTATURA E LA SUA VARIANTE. - mariapiacaporuscio

Risultati immagini per ribellione

Premesso che temo la dittatura più di una epidemia di peste, devo, nello stesso tempo, riconoscere di temere ancor più la sua variante: la cosiddetta “democrazia”.

La paura è dettata dal fatto che mentre la dittatura impone le sue leggi con la forza (suscitando l’indignazione e la voglia di combatterla in chi viene obbligato a subirla) la variante impone le sue leggi con la manipolazione mediatica e questa forma di plagio, ne impedisce ogni tipo di reazione. 

Il cittadino (ignorando di essere diventato una sorta di cavia) non si ribella, convinto di avere liberamente scelto questa forma di governo, solo recandosi in una cabina elettorale ad apporre una x su un nome. 
Finora pochi sono consapevoli dell’inganno, mentre la maggioranza dei cittadini è in buona fede e non li sfiora neppure l’idea di venire ingannati, proprio da quelli a cui hanno accordato fiducia. 
Nessuno si chiede del perché deve essere costretto ad apporre la sua croce su uno dei nominativi preconfezionati e non su personaggi che si siano distinti per intelligenza, capacità, onestà, in poche parole persone scelte tra le tante eccellenze di cui gode il nostro paese, piuttosto che gente sconosciuta, scelta dai componenti la casta (Ma è proprio su questa mancanza di interesse che si fonda la loro forza).
Benché il mondo in cui da sempre il potere ci costringe a vivere è sempre stato un mondo ingiusto, dove lo sfruttamento degli esseri umani non è mai venuto meno, essendo stato costruito in modo tale che nulla lo possa cambiare, risulta necessario convincersi che niente è impossibile. Certo da sempre questa gente studia il modo per impedire il risveglio delle coscienze della classe lavoratrice, che schiavizzata nel lavoro consente loro di ottenere ben due risultati: farsi mantenere nel lusso e sfiancarli di stanchezza fino ad impedirgli di pensare, desiderosi solo di riposare.
E quando le circostanze hanno permesso anche ai figli della “plebe” la scolarizzazione, è stato fatto in modo da impedirne lo sviluppo intellettivo. Il loro obiettivo è quello di stritolare chiunque osi mettere in pericolo il mondo dorato in cui vivono. 

Col passare dei secoli si sono talmente specializzati, da arrivare ai giorni nostri addirittura all’oscenità di voler sottomettere l’intero pianeta. Da qui nasce l’idea della “globalizzazione” e coloro che ne avevano capito le vere intenzioni (No Global) sono stati massacrati dalle vergognose “forze dell’ordine” sempre al servizio dei dittatori e mai per difendere i cittadini dai loro feroci abusi.
Adesso ci ritroviamo dentro una società globalizzata e criminale dove impera l’egoismo, la prepotenza, e l’ingiustizia ha raggiunto i massimi livelli. Un mondo dove si sono persi tutti i valori e ucciso ogni forma di civiltà di educazione, di rispetto, di solidarietà. Un mondo dove lo sfruttamento nel lavoro ha raggiunto livelli inaccettabili perché una miserabile classe dirigente favorisce gli sfruttatori e condanna i lavoratori, ridotti ad elemosinare un lavoro sotto pagato e senza tutele.
Condannare questo sistema e quelli che lo gestiscono, non può essere definito populismo, ignoranza o fascismo, perché è un sacrosanto desiderio di civiltà della popolazione! L’ignoranza fa parte di questa degenerata classe politica che chiama progresso la più vergognosa forma di regresso che l’umanità abbia mai conosciuto! Sappiamo tutti molto bene che parole come progresso, globalizzazione, crescita, modernità, cambiamento, non significano altro che impoverimento dei popoli in favore del capitale. Sappiamo bene che lo scopo di questi “moderni” politicanti è quello di arricchire sempre più le caste, le banche, le mafie, depredando sempre più la povera umanità.
Basta demonizzare chi li contesta! La popolazione DEVE essere contro i governi quando i governi sono contro la popolazione. Necessita chiamare a raccolta l’intera classe lavorativa globale, affinché si unisca per combattere insieme questo osceno sistema contro natura, oltre che contro la logica, la morale e la civiltà!


https://mariapiacaporuscio.wordpress.com/2017/04/04/4916/#comment-6257

Aggiungo che difficilmente chi si distingue per intelligenza ed onestà venga messo in evidenza ed osannato, al contrario, viene demonizzato;
che ai figli della plebe viene data, è vero, l'opportunità di studiare, ma anche la libertà di seguire schemi divulgati dal mass-media che deviano e ottundono ogni forma di insegnamento;
che tutto è stato predisposto in maniera tale che al povero venga offerto un lavoro sempre meno gratificante e redditizio e chi lo offre guadagni in borsa in base a criteri altamente opinabili;
infine, che ad ogni sintomo di malessere del popolo venga innescato un diversivo che incuta, a seconda dei casi, paura oppure tranquillità.

martedì 4 aprile 2017

Milano, tangenti in Comune: 3 arresti. Il gip: "Mazzette come sistema". Sala: "Dirigenti sospesi". - Emilio Randacio

Milano, tangenti in Comune: 3 arresti. Il gip: "Mazzette come sistema". Sala: "Dirigenti sospesi"

In carcere un funzionario e due dirigenti. Centomila euro in contanti, più un orologio da 11 mila euro, pagati da un imprenditore che avrebbe portato i soldi anche negli uffici comunali.

Le tangenti come "sistema", e un "contesto di numerose ed endemiche corruttele che governano e verosimilmente continuano a governare l'assegnazione degli appalti all'interno del Comune di Milano". Dopo lo scandalo dei lingotti d'oro, su disposizione del gip Alfonsa Ferraro, questa mattina gli uomini del nucleo di polizia tributaria hanno eseguito ancora tre arresti per corruzione in Comune a Milano. Dove, ad esempio, "il bando sulle sicurezza delle scuole è stato oggetto di una vera e propria pianificazione a tavolino tra imprenditori interessati e dirigenti comunali".

"Sono fatti che si rifanno ad anni fa - è stato il commento del sindaco Giuseppe Sala - i dirigenti erano stati spostati in uffici in cui non avevano più nessun contatto con l'esterno e non si occupavano di gare. A questo punto con la notizia di stamattina, sono stati sospesi". L'inchiesta non potrebbe però finire qui. E Sala lo sa. "La vigilanza non è mai sufficiente - dice a chi gli ricorda le parole di Pisapia che, con la prima tornata di arresti, parlò di quattro mele marce - perché da quanto capiamo ci sono altri coinvolti. Certamente il Comune si farà poi parte attiva per tutelare la sua immagine e i suoi diritti rispetto a questi dipendenti, qualora fossero condannati".

In carcere sono finiti un funzionario, Massimiliano Ascione, e due dirigenti, Armando Lotumolo e Stanislao Virgilio Innocenti, già indagati dal 2015, nell'inchiesta del pm Luca Poniz che aveva portato ai primi quattro arresti. Era venuto a galla allora il giro di mazzette e regali per aggiudicarsi i lavori nelle scuole cittadine e nelle case popolari dell'Aler. Nelle carte, il pm aveva evidenziato il pericolo di "reiterazione dei reati" perché i due "continuano a ricoprire ruoli di vertice all'interno dell'amministrazione comunale in settori pertinenti ai lavori pubblici" e il gip, che ha accolto la richiesta, ha sottolineato la "sfera di potere molto ampia e solida, sia per i ruoli apicali sia per la stratificazione nel tempo del loro potere".

Cento mila euro, più un orologio da 11 mila euro: questo il "prezzo" della tangente pagata da un imprenditore, corrisponde al 5% del valore dell'appalto. E' stato Marco Volpi - titolare della 'Professione Edilizia Srl' e rappresentante del Consorzio Milanese Scarl, arrestato nella prima tranche dell'inchiesta - a mettere a verbale di aver pagato ad Ascione la tangente per lavori di ristrutturazione nella scuola, portando anche parte dei soldi in contanti negli uffici del Comune di via Pirelli. Anche altre persone, tra cui alcuni collaboratori e soci dell'imprenditore, avrebbero confermato agli inquirenti il versamento della 'stecca' per ottenere certificazioni utili per gli appalti.

Nel lungo verbale Volpi ha raccontato di aver dovuto versare ad Ascione una presunta tangente equivalente "al 5%" del valore dell'appalto e ha spiegato come sono avvenute le consegne: "In una busta, sempre in una busta e le consegne dipende, molte volte erano in cantiere, molte volte erano in ufficio perché non è una botta ... cioè non è 100 mila in una volta sola". Nel motivare l'arresto il gip spiega che Ascione "continua a ricoprire ruoli di vertice nell'amministrazione".

Per il gip Ferraro, a Palazzo Marino, esisteva un "sistema" per le mazzette. Gli appalti, secondo le indagini che il pm Poniz ha affidato al Nucleo di polizia tributaria, prevedevano per essere aggiudicati il pagamento di tangenti "in tutte le fasi dell'appalto: dall'aggiudicazione, all'esecuzione dei lavori, per finire ai pagamenti".

A Lotumolo viene contestato anche di aver ricevuto come tangente alcuni lavori di ristrutturazione nel centro estetico intestato alla figlia da un socio dell'impresa 'Christian Color srl', che gli avrebbe messo a disposizione le "proprie maestranze". In cambio Christian Naccari - socio dell'impresa e indagato - avrebbe ottenuto dal dirigente comunale, che era "responsabile unico del procedimento nell'ambito del settore scuola del Comune", l'aggiudicazione "di uno dei lotti" del bando di gara sui certificati di "idoneità statica" delle scuole milanesi. Appalto aggiudicato nel 2013.

Ma anche Volpi offrì "ricompense" ai due dirigenti, oltre a due tablet ("due ero in Comune e li ho già distribuiti, poi ce ne ho lì uno). A Innocenti versò 13.500 euro - due tranche da 2.500 e una da 8.500 - mentre Lotumolo avrebbe ricevuto per ottenere firme e certificati, sempre nel suo ufficio, 6mila euro: 3mila nel settembre 2014 e 3mila nell'agosto 2015.


I tre dirigenti finiti in manette questa mattina - che erano tutti in servizio - "hanno consentito, tra l'altro, di pilotare l'aggiudicazione di alcune gare di appalto bandite a favore del Consorzio Milanese Scarl e delle imprese sue associate", si legge in una nota della procura, che cita "due casi di accertati di concussione". Sono indagate anche due ditte per la violazione della legge sulla responsabilità delle società per reati commessi dai dipendenti.

Le indagini, già nel 2015, avevano creato più di un imbarazzo nell'amministrazione di Palazzo Marino. In quella occasione, a casa degli arrestati - un ex dirigente e 2 dipendenti, "soci occulti" di una ditta di manutenzioni - erano stati ritrovati allora 32 lingotti d'oro, quasi 520mila euro in contanti, 19 orologi di pregio e oltre 120 gioielli e oggetti d'oro. Beni per un valore di circa 2 milioni di euro. Secondo l'accusa che hanno fatto partire gli accertamenti, tra il 2005 e il 2012 e sotto tre diversi sindaci, per ottenere appalti di manutenzione di immobili comunali come scuole o per abitazioni dell'Aler, era necessario allungare bustarelle. I dipendenti avrebbero pilotato le gare anche in cambio di un semplice tablet. In altri casi, avrebbero ricevuto "utilità o denaro" per agevolare una società edilizia. La notizia dell'indagine circolava da oltre un anno. Il Comune aveva annunciato l'intenzione di costituirsi parte civile. Da allora, però, sull'inchiesta era calato il silenzio. Fino ad oggi.


http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/04/04/news/arresti_comune_milano-162144840/