Il 4 agosto, quando Claudio Durigon, sottosegretario leghista all’Economia, annunciò in un comizio alla presenza di Salvini che, in caso di vittoria del centrodestra a Latina, il Parco Falcone e Borsellino sarà ridedicato ad Arnaldo Mussolini, pensammo ingenuamente che quello fosse troppo persino per i Migliori. E che in poche ore il Migliore dei Migliori, SuperMario Draghi, l’avrebbe accompagnato alla porta con una dichiarazione per ricordare che nel suo governo non c’è spazio per i nostalgici del fascismo e della mafia, che Arnaldo Mussolini non era solo un fascista ma pure un tangentista, che preferirlo a Falcone e Borsellino è uno sfregio alla legalità e una captatio benevolentiae ai malavitosi che imperversano a Latina (anche nella campagna elettorale del fascioleghista). Invece non accade nulla da 22 giorni. Anzi, da Palazzo Chigi trapelano “fastidio” e “irritazione” perché M5S, Pd e varie forze di sinistra, spinti dal Fatto e dalle 160mila firme sulla nostra petizione, hanno provveduto a fare ciò che non faceva il premier: chiedere le dimissioni dell’impresentabile. Ora che Salvini e Durigon, dopo i capricci, appaiono rassegnati all’estremo sacrificio, leggiamo sul Foglio di un “lavorio di Palazzo Chigi”, che però “non apprezza le uscite tese a umiliare” Durigon.
Ma povere stelle, Draghi e Durigon: l’uno non vuole umiliare un fascista che preferisce Arnaldo Mussolini a Falcone e Borsellino; e l’altro, quello che preferisce Arnaldo Mussolini a Falcone e Borsellino, non vuole essere umiliato. Sta’ a vedere che alla fine la colpa di questo sconcio è di chi lo denuncia, cioè nostra. Due anni fa un premier, non certo dei Migliori, cacciò il sottosegretario leghista Armando Siri, coinvolto in una storiaccia di rapporti con giri di mafia e indagato per corruzione. E lo spiegò pubblicamente: “Questo è un governo che ha l’obiettivo di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e ha un alto tasso di sensibilità per l’etica pubblica”. Ora invece siamo al “lavorio”, al pissipissibaubau tra il lusco e il brusco. Come per gli altri impresentabili – Gerli, Tabacci, De Carolis, Farina-Betulla – nominati dai Migliori e poi, appena smascherati (quasi sempre dal Fatto), fatti sparire alla chetichella, aumma aumma, senza uno straccio di spiegazione. Desaparecidos come nelle purghe staliniane, quando i gerarchi scomparivano dalle foto ufficiali senza motivazioni. Ma, su Durigon, la motivazione conta più della rimozione. Se Draghi non dice nulla sul suo sottosegretario che preferisce Mussolini a Falcone e Borsellino, vuol dire che gli sta bene così. E allora respinga le sue dimissioni. Tanto ormai l’han capito in tanti che quella storia dei Migliori era solo un’esca per gonzi.
ILFQ