Il capo dello Stato risponde all'intervento di Magris sul«Corriere» di sabato: no all'inerzia di fronte al crimine.
«NO ALL'ASSUEFAZIONE» - Nell'intervento pubblicato sabato, dopo il naufragio al largo della Tunisia del peschereccio partito dalla Libia, Magris aveva sottolineato come «le tragedie odierne dei profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile che periscono, spesso anonimi e ignoti, in mare non sono meno dolorose, ma non sono più un'eccezione sia pur frequente, bensì una regola», rappresentano una «cronaca consueta» che «non desta più emozioni collettive», provocando «assuefazione che conduce all'indifferenza».
Per il Capo dello Stato l'indifferenza è proprio «la soglia che non può e non deve essere varcata». Scrive il Presidente a Magris: «Lei ha spiegato con crudezza come miseria della condizione umana l’acconciarsi a convivere con quella che diviene orribile “cronaca consueta”. Ma se in qualche modo è istintiva l’assuefazione, è fatale anche che essa induca all’indifferenza? A me pare sia questa la soglia che non può e non deve essere varcata. Se è vero, come lei dice, che la democrazia è tale in quanto sappia “mettersi nella pelle degli altri, pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare”, occorre allora scongiurare il rischio di ogni scivolamento nell’indifferenza, occorre reagire con forza – moralmente e politicamente – all’indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all’odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca – e accogliente? – Europa».
IL DOVERE DELL'ACCOGLIENZA - Per il presidente della Repubblica, chi quotidianamente organizza la partenza dalla Libia, «su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio, di folle disperate di uomini, donne, bambini» compie un «crimine» di fronte al quale «la comunità internazionale e innanzitutto l'Unione Europea, non possono restare inerti». Stroncare questo «traffico» di esseri umani, prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte (ben più che «viaggi della speranza») e aprirsi – regolandola – all’accoglienza: è questo – per Napolitano – «il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia».
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