giovedì 31 ottobre 2013

Giustizia, responsabilità civile dei magistrati: cosa ci chiede davvero l'Europa. - Claudio Forleo

Tribunale

Da anni ormai sentiamo i politici italiani, soprattutto i più vicini a Berlusconi, sostenere la necessità di mettere mano alla responsabilità civile dei magistrati, perchè "ce lo chiede l'Europa". Ieri anche Matteo Renzi è tornato sull'argomento, come già fatto alla Leopolda, chiedendo una riforma che rispetti gli "standard europei".

Ai politici conviene giocare su un equivoco, che in molti (per questioni elettorali) non chiariscono: cosa ci chiede davvero l'Europa? 
Una legge che regola la responsabilità civile dei magistrati esiste da 25 anni. E' la cosiddetta legge Vassalli, la 117 del 1988, emanata sulla scia del referendum del 1987.  Cosa prevede: chi è vittima di provvedimenti giudiziari contraddistinti da "grave violazione di legge, affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento, negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento, emissione di un provvedimento concernente la libertà della persona fuori dei casi consentiti dalla legge oppure senza motivazione" ha diritto ad un risarcimento.
Da chi? Dallo Stato, il quale può rivalersi sul magistrato nel caso in cui si sia macchiato di "dolo" (detto barbaramente: l'ha fatto apposta) o"colpa grave" (negligenza). Ha diritto al risarcimento "chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia". Per diniego di giustizia si intende chi è vittima di "omissioni o ritardi ingiustificati nelle sentenze o in altri provvedimenti".  "La misura della rivalsa - prosegue ancora la legge - non può superare una somma pari al terzo di una annualità dello stipendio, al netto delle trattenute fiscali, percepito dal magistrato al tempo in cui l'azione di risarcimento è proposta". 
Altro punto che è meglio chiarire: se ad esempio l'imputato viene condannato in primo grado, ma assolto in Appello, in assenza di dolo o colpa grave è molto difficile parlare di errore giudiziario. E' fisiologico che nel sistema italiano, contraddistinto da tanti (troppi?) gradi di giudizio, le prove possano essere valutate diversamente. Ed è improprio, come ha fatto Renzi alla Leopolda, partire dal caso Scaglia (assolto nella vicenda Telecom Sparkle - Fastweb) per agitare l'ennesima richiesta di riformare la giustizia e infilarci poi la questione 'responsabilità dei magistrati'.  A meno che non dimostri che i pm che lo hanno indagato, chiesto il rinvio a giudizio e la custodia cautelare, così come i vari giudici che hanno avallato quelle richieste, abbiano violato le leggi in vigore.
Renzi non è nuovo a questo genere di scivoloni in materia di giustizia. Nel 2012, a proposito del caso Mills, fece passare l'ennesima prescrizione perBerlusconi come una vittoria dell'ex Cavaliere. Sempre su B, dopo il rinvio a giudizio per la compravendita di senatori, ci ha informati che lui sapeva già tutto, perchè dall'ex premier potevamo aspettarci un comportamento del genere. Pm e giudice in una sola persona, prima ancora che il processo venga celebrato, alla faccia del presunto garantismo sbandierato su Scaglia.
Ma torniamo alla responsabilità civile dei magistrati. La Corte di Giustizia Europea ha emesso due sentenze (2006 e 2011), in cui viene affrontato l'argomento della 'responsabilità degli Stati membri dell'Unione Europea', chiamati a risarcire i danni "causati ai cittadini da manifeste violazioni del diritto comunitario da parte di un giudice". In sostanza l'Europa ci chiede di modificare la legge Vassalli, perchè 'limiterebbe' la platea di chi ha diritto a chiedere un risarcimento, non essendo oggi applicabile alle violazioni del diritto comunitario. Ma fa riferimento alla sola 'responsabilità diretta dello Stato", non dei singoli magistrati che fanno parte dell'Ordine giudiziario, un potere dello Stato.
Anche l'ultima lavata di capo (settembre 2013) arrivata dalla Commissione Europea, ci intima di modificare l'articolo in questione, altrimenti andremo incontro a sanzioni. Tanto le sentenze della Corte che l'ultimo 'avviso' della Commissione sono stati utilizzati dal Pdl come clava per attaccare sul fronte giustizia, utilizzando però argomenti che poco o nulla hanno a che fare con il merito della questione. In primo luogo, come abbiamo visto, non è vero che in base alla legge "i magistrati che sbagliano, non pagano". E se commettono reati, vengono indagati e processati (non godono di 'scudi' o immunità) Se incappano in infrazioni disciplinari, il Csm (organo di autogoverno della Magistratura) è chiamato a giudicarli.
L'equivoco cui facevamo riferimento è che l'Europa non chiede l'introduzione nel nostro ordinamento della responsabilità diretta dei magistrati. Argomento su cui invece, secondo l'Huffington Post, anche i 'renziani' starebbero discutendo. 
Nel corso degli ultimi anni, i tentativi di far approvare emendamenti che introducevano una "responsabilità diretta di fatto" sono stati numerosi.  Ma è stato proprio il Consiglio d'Europa a sostenere, nella raccomandazione del Comitato dei Ministri agli Stati membri sui giudici n.12 del 2010, adottata il 17 novembre 2010, che "i giudici non devono essere personalmente responsabili se una decisione è riformata in tutto o in parte a seguito di impugnazione".
La legge sulla responsabilità civile dei magistrati può e deve essere migliorata (seguendo le indicazioni dell'Europa). Ha ragione Renzi quando dice di pensare "ad una cosa seria che rappresenti la garanzia migliore per il magistrato serio", ma il rischio è che, visti i precedenti, una riforma venga utilizzata dalla politica, da questa politica, per intimidire la magistratura. 
Introdurre un sistema di responsabilità diretta, offrendo all'imputato che è stato condannato la possibilità di denunciare direttamente il magistrato, creerebbe un evidente cortocircuito. Quanti potenti di turno utilizzerebbero questa arma impropria? Quanti magistrati, dopo aver visto qualche collega sepolto da denunce il più delle volte basate sul nulla, chiuderanno poi un occhio o tutti e due per evitare lo stesso trattamento? Sarebbe il caos, anzi la paralisi di una macchina già lenta. Ma forse è proprio questo quello che vogliono.  

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