Abbiamo sempre avuto un debole per Bernard-Henri Lévy, il gagà più engagé degli intellò, il filosofo di cui sfuggono le idee, il firmaiolo di appelli un tanto al chilo (scambiò persino un volgare assassino come Cesare Battisti per un perseguitato politico). Di lui, più che il pensiero sottovuoto spinto ben mascherato dall’aria pensosa, ci hanno sempre affascinato la chioma sale e pepe da galleria del vento, i colletti modello Air France della camicia bianca spalancata sul petto villoso e l’acronimo con cui si fa chiamare: BHL che, più che alla filosofia, rimanda ai corrieri espresso pronta consegna. Fosse nato qualche annetto prima, avremmo giurato che avesse ispirato Totò per Pupetto Montmartre di Champs Elisées, “camminata internazionale, stanchezza congenita e al posto della erre la evve”, che si alliscia il ciuffo sbarazzino tra gli esistenzialisti Poldo, Poppy, Fuffy, Lallo&C. nella villa a Capri di Giulia Sofia (Franca Valeri). Da giorni, dopo la fuga ingloriosa degli amati yankee da Kabul, cercava al telefono Ahmad Massud, figlio del “leone del Panshir”, il signore della guerra afghano ucciso dai talebani nel 2001, per incitarlo alla pugna. Cioè alla guerra civile, che dopo 42 anni di orrori è proprio quel che ci vuole. Ma trovava staccato: da quelle parti non c’è campo. Poi, “la sera del 21 agosto”, il miracolo: “la linea è sicura, ma traballante. La voce mi giunge nitida, ma frammentata”, narra il filosofo telefonista su Repubblica.
Ogni tanto cade la linea. Ma lui, furbo, che fa? “Richiamo e mi faccio ripetere le parole”. Una non vuole proprio sentirla: “resa”. Il leoncino del Panshir lo accontenta: “Sono più determinato che mai”, “la resistenza è appena iniziata”, “‘resa’ non esiste nel mio vocabolario”. Ma a BHL non basta: vuole sentirsi dire che coi talebani non si parla. E qui Massud jr. lo delude: “Parlare si può. In ogni guerra si parla. Mio padre ha sempre parlato coi nemici. Pensi se i talebani si mettessero a rispettare i diritti delle donne, delle minoranze. Perché rinunciare a dire loro che tali principi avrebbero effetti positivi su tutti gli afghani, talebani compresi?”. Ahiahiahi, le cose si mettono male. BHL potrebbe decollare da Parigi sulle ali della camicia e lanciarsi sul Panshir. Ma un compromesso in extremis scongiura il peggio. BHL: “Posso dire al mio Paese e agli Stati Uniti che lei continua a nutrire speranza?”. Massud: “Sì, restiamo saldi nella tempesta e il vento finirà per soffiare a nostro favore”. Resta un piccolo problema: “A Kabul ho chiesto armi e me le hanno negate, quelle americane son finite nelle mani dei talebani”. I quali, incredibilmente, non gliele danno. Ma ora con Macron e Biden ci parla lui, Pupetto Montmartre di Champs Elysées, e risolve. Pronta consegna.
ILFQ
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