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sabato 5 novembre 2022

Stragi del 1993: spariti gli atti dell’inchiesta su B. e Dell’Utri. - Marco Lillo

 

LA MANINA - Violato il plico spedito da Firenze a Roma. Scomparse le informative della Dia segrete per gli indagati. I pm : “Violazione di corrispondenza con aggravante di mafia”

Le carte delle indagini sulle stragi di Firenze e Milano del 1993 sono sparite dal fascicolo fiorentino che ora si trova in Cassazione. Una manina ha aperto il plico inviato dal Tribunale di Firenze alla Suprema Corte e le ha estratte. Il fascicolo dal quale provengono le carte è il 4703 del 2020, con indagati Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, pendente in Procura a Firenze. Mentre il fascicolo dal quale sono state sottratte è quello pendente in Cassazione, sull’annullamento delle perquisizioni a Nunzia e Benedetto Graviano, fratelli non indagati del boss Giuseppe Graviano già condannato per le stragi molti anni fa.

La sparizione è un fatto inquietante, che la Procura di Firenze prende molto sul serio. I pm indagano per articolo 616 c.p con aggravante ex art. 7, cioè violazione e sottrazione di corrispondenza con aggravante di mafia.

La questione è delicata non tanto per le carte (erano copie e il fascicolo è stato già ricostruito) ma per il contenuto delle carte.

Oltre al ricorso dell’avvocato Mario Murano, difensore dei terzi perquisiti, oltre al provvedimento del Tribunale, tra quelle depositate e sparite ci sono le carte dell’indagine su Berlusconi e Dell’Utri. Gli atti dell’indagine per le stragi sono segreti per gli indagati ed erano state inserite nel plico diretto alla Cassazione perché inviate con un altro fascicolo (quello sul sequestro) e perché in precedenza erano state già messe a disposizione del legale di Nunzia e Benedetto Graviano, non indagati.

Una manina è riuscita ad aprire il plico e qualcuno, evidentemente ben informato sul suo contenuto, ha trafugato gli atti.

La necessità di ricreare il fascicolo a causa della sua sottrazione parziale è stata comunicata all’avvocato Mario Murano. Il legale della famiglia Graviano, nel procedimento incidentale nel quale è avvenuta la sottrazione dei documenti, ha ripresentato il ricorso con un po’ di stupore. Non capita spesso che un plico in viaggio tra Tribunale e Cassazione sia aperto da qualcuno che asporta anche i documenti più delicati. A rendere inquietante il tutto è la delicatezza dell’indagine ‘madre’.

Il plico violato conteneva le informative della Direzione investigativa antimafia su Berlusconi e Dell’Utri. In quelle carte si descrivono gli indizi che hanno portato a ritenere possibile un legame tra mondi lontanissimi, come gli autori della stagione stragista del 1993 e i protagonisti di quella stagione politica, tra il boss Graviano e i due fondatori di Forza Italia.

Inoltre nel plico aperto c’era una consulenza recente di due esperti in materia bancaria sui flussi finanziari dell’inizio della storia del gruppo Berlusconi negli anni Settanta.

C’erano poi le informative con le deposizioni su mafia e politica di alcuni collaboratori di giustizia.

Quando si scrive di questa indagine è sempre bene ribadire che Berlusconi e Dell’Utri sono già stati indagati e prosciolti su richiesta della stessa Procura di Firenze altre tre volte negli anni 90, 2000 e 2010. Questa è la quarta volta che vengono iscritti e a breve i pm dovranno decidere se prosciogliere ancora o provare a concretizzare accuse (sempre negate dai protagonisti) tanto enormi e antiche da imporre in questo caso una presunzione di non colpevolezza al cubo. In questo caso poi sono anche le prime vittime della violazione della corrispondenza tra uffici giudiziari.

L’inchiesta punta a capire se ci fossero dei concorrenti esterni dietro ai boss della mafia già condannati per la strage di via dei Georgofili a Firenze del 27 maggio (cinque morti), quella di via Palestro del 28 luglio a Milano (cinque morti), il duplice attentato alle Basiliche di Roma avvenuto la stessa notte e per gli attentati falliti contro Maurizio Costanzo il 14 maggio 1993 e contro i carabinieri e i tifosi allo Stadio Olimpico il 23 gennaio 1994.

L’inchiesta è stata riaperta a metà del 2020 a seguito delle parole di Giuseppe Graviano. Il boss di Brancaccio, 59 anni, recluso al 41-bis dal 1994 per le sue condanne definitive all’ergastolo anche per quelle stragi, durante il processo “’Ndrangheta stragista” ha detto di avere incontrato più volte Berlusconi (non Dell’Utri) persino durante la latitanza. Le sue dichiarazioni, poi ampliate negli interrogatori in carcere davanti ai pm di Firenze, provengono da un mafioso mai pentito, che nega persino la sua responsabilità nelle stragi e comunque non coinvolge né Berlusconi né Dell’Utri in quei fatti. Però la Dia mette insieme le recenti dichiarazioni di Graviano con i video delle conversazioni del boss del 2016-17 in cella con il detenuto Umberto Adinolfi.

Secondo la Dia, quando a bassa voce parlava con l’amico detenuto, Graviano faceva intendere che aveva fatto una cortesia a Berlusconi e che quella cortesia potesse essere un evento esplosivo. Anche quell’informativa della Dia era contenuta nel fascicolo violato da una manina ignota.

Gli atti dell’indagine segreta sono giunti in Cassazione, perdendo il connotato della segretezza per questo particolare procedimento, per una questione incidentale.I fratelli di Giuseppe Graviano, Nunzia e Benedetto, pur non essendo indagati sono stati perquisiti dai pm alla ricerca di riscontri alle dichiarazioni di Graviano su Berlusconi. Il loro avvocato, Mario Murano, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento dei sequestri e delle perquisizioni, sostenendo che i suoi assistiti nulla c’entrano con quelle vicende. Contro il diniego del Riesame, Murano ha fatto ricorso in Cassazione ottenendo l’annullamento con rinvio dell’ordinanza del Tribunale. A giugno, però, il Tribunale del Riesame ha insistito sulla sua posizione ribadendo con un nuovo provvedimento che il sequestro dei pm va confermato.L’avvocato Murano ha presentato un nuovo ricorso e stavolta i pm, per convincere la Corte che il sequestro va confermato e che l’inchiesta è basata su elementi importanti, hanno depositato in Tribunale le carte poi inviate in Cassazione, come dichiarazioni di collaboratori, consulenze contabili, informative eccetera.Quando l’ufficio apposito della Cassazione stava procedendo all’iscrizione del ricorso per la trattazione, i funzionari di cancelleria si sono accorti che il plico era stato aperto e mancavano molte carte. Di qui l’invito all’avvocato Murano di ri-depositare il ricorso in Tribunale. Anche la Procura di Firenze ha dovuto rifornire al Tribunale le carte sparite. A questo punto i magistrati, sia a Firenze sia a Roma, vogliono capire cosa sia successo. La violazione del plico può essere accaduta a Firenze, a Roma o durante il trasferimento. Il fascicolo è stato ricostruito con le copie. Il procedimento sul ricorso contro il sequestro ai danni dei familiari non indagati di Graviano è ripartito con ritardo. Il ricorso dell’avvocato Murano risale a luglio ma è stato iscritto a ruolo solo il 29 ottobre.