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giovedì 15 maggio 2014
Expo, auto e centomila euro al mese, la cricca spremeva Maltauro.
Dall’imprenditore vicentino Enrico Maltauro volevano incassare 100 mila euro al mese. E dagli altri?
La contabilità della cricca, ciò che alla fine darà l’esatta misura del reale potere di condizionamento degli appalti da parte di Gianstefano Frigerio, Primo Greganti e Luigi Grillo, è ancora tutta da scrivere. Perché gli imprenditori coinvolti nell’assalto ai lavori dell’Expo e ai bandi nel settore della sanità sono decine. La guardia di finanza sta stilando l’elenco e nei corridoi della Procura si respira l’aria di Tangentopoli, con gli avvocati che bussano alle porte dei magistrati per avere qualche notizia sui loro clienti.
I SOLDI PER GLI APPALTI
Maltauro usa una metafora efficace per descrivere la condizione di un imprenditore nella giungla degli appalti: «Mi sentivo come un pesce nello stagno, mi dovevo dimenare». E lo fa a colpi di mazzette, finte consulenze e regali per la cifra complessiva di un milione di euro, come hanno ricostruito gli investigatori dai pizzini che al momento dell’arresto il mediatore Sergio Cattozzo ha cercato di nascondere nelle mutande. I biglietti erano il libro mastro nel quale l’uomo di Frigerio annotava la contabilità: le iniziali puntate dei nomi, l’ammontare della stecca, data e luogo di consegna. A volte fuori da un ristorante a Milano, con la busta infilata furtivamente sotto il cappotto, altre a Roma o a un casello dell’autostrada. La squadra chiedeva dallo 0,3 allo 0,5% del valore dell’appalto, da Maltauro ha incassato un milione di euro. Così ripartiti: 600 mila euro in contanti da dividere tra Frigerio e Grillo, un contratto annuale da 150 mila euro lordi (per due anni, quindi 300 mila euro) per la - finta, ritengono i magistrati - consulenza di Cattozzo, il quale poco prima di essere arrestato «pretende e ottiene» dall’imprenditore anche un’auto, un’Audi da 60 mila euro. A mettere le cose in chiaro è Frigerio, come si evince da un’ambientale di ottobre 2013: «Io gli ho già detto che prima di Natale vorrei almeno un centinaio a testa... poi ogni mese...». In cambio del denaro il gruppo fa da intermediario con il mondo politico, sponda essenziale per poter lavorare. Come ha raccontato Maltauro al gip: «Io ho bisogno di avere rapporti con la politica o con la parapolitica. Dopo una prima esperienza ero tentato di mollare, di vendere l’azienda. Poi ci ho riprovato, sono andato avanti e ci sono ricascato». Cioè a distribuire tangenti in cambio di appalti. «È una condizione irrinunciabile».
GREGANTI E LE COOP
Nei biglietti di Cattozzo non compare il nome di Primo Greganti. A spiegare la ragione è un’intercettazione del 28 aprile 2013 in cui Frigerio fa valere il proprio ruolo: «Primo ha preso troppo, ha preso troppo dalle coop e poi da noi, quindi bisogna rivedere i conti». Il «compagno G.», ex tesoriere del Pci, ha l’incarico di tenere i rapporti con la sinistra e secondo gli investigatori svolge coscienziosamente il compito: entra al Senato, parla con i politici e tutti i mercoledì beve il caffè al bar della Galleria Alberto Sordi. Frigerio invece si occupa del centro destra e dei personaggi operativi, ovvero manager e direttori. Dal suo archivio sono state sequestrate decine di lettere di raccomandazione e copie di fax inviati ai direttori sanitari degli ospedali. In casa la polizia giudiziaria ha trovato anche un libro che «il Professore» ha scritto nel 2012, dal titolo «Nel cuore dell’Impero. L’America di Barack Obama». La prefazione è firmata da Silvio Berlusconi, che presentò il volume a Roma, nel mese di giugno, con espressioni di affetto nei confronti di Frigerio: «Mio caro amico e supporter convinto dell’America».
ROGNONI NEGA
Ieri si è svolto l’ultimo interrogatorio di garanzia, quello di Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Ilspa (società regionale per la gestione delle commesse sulle grandi opere infrastrutturali) già arrestato nella prima inchiesta Expo con l’accusa di associazione a delinquere, truffa, turbativa d’asta e falso. Ha respinto ogni coinvolgimento nella «squadra» di Frigerio, sostenendo anzi di aver rifiutato gli avanzamenti di carriera prospettatigli dalla «cupola» per corromperlo. «Ho partecipato alle riunioni ma ho solo ascoltato le loro richieste», ha spiegato. La Procura intanto presenterà appello contro la decisione del gip di non accogliere la richiesta misura di custodia cautelare nei confronti di dodici indagati.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/expo_auto_cricca_maltauro_paris_figerio/notizie/689803.shtml
giovedì 8 maggio 2014
Expo 2015, sette nuovi arresti. Tra loro Primo Greganti e Angelo Paris.
Angello Paris e Primo Greganti
Secondo la Procura di Milano l'ex deputato Pci e il manager delle infrastrutture lombarde sarebbero coinvolti in episodi di turbativa d'asta e corruzione. Il loro arresto arriva a distanza di due mesi da quello del dg delle infrastrutture lombarde per presunte irregolarità negli appalti delle opere pubbliche.
Angelo Paris, manager delle infrastrutture lombarde, e Primo Greganti, ex militante del Pci coinvolto nell’ambito dell’inchiesta Mani Pulite, sono stati arrestati con altre quattro persone nell’ambito di un’inchiesta portata avanti della Procura di Milano per corruzione e turbativa d’asta nell’ambito di episodi legati all’Expo 2015. Un nuovo scandalo che si aggiunge all’arresto per presunte irregolarità negli appalti delle opere pubbliche del direttore generale delle infrastrutture lombarde, Antonio Rognoni, che risale a poche settimane fa. Nell’ambito di questa inchiesta Rognoni è stato raggiunto da un’ordinanza di arresti domiciliari.
Nelle intercettazioni, che arrivano fino alle ultime settimane del 2014, Paris racconta come favorire un loro costruttore di riferimento.
Primo Greganti, passato alle cronache come il Compagno G durante Mani Pulite, scontò una pena di 3 anni in carcere per finanziamento illecito al suo partito ma lui si professò sempre innocente e rifiutò ogni collaborazione con la magistratura. In manette anche Gianstefano Frigerio, ex segretario generale della Dc, poi passato tra le file di Forza Italia e l’ex senatore Pdl Luigi Grillo.
L’inchiesta è una delle indagini citate dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, a capo del pool “Pubblica Amministrazione”, nell’esposto da lui presentato al Csm contro il procuratore Edmondo Bruti Liberati per lamentare una serie di irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli. Nell’esposto, infatti, Robledo ha scritto, tra le altre cose, di aver richiesto più volte a Boccassini, che coordina l’inchiesta che oggi ha portato a sette arresti, atti dell’indagine a lei affidata per “costruire un quadro complessivo il più organico e completo possibile” e utile anche per le sue indagini. Atti che invece, a detta di Robledo, non sono mai arrivati sul suo tavolo, se non in minima parte.
L’inchiesta, che oggi ha portato anche ad una serie di perquisizioni da parte della Gdf e della Dia milanese, vede al centro i reati di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio. L’indagine è nata da un’altra inchiesta che nei mesi scorsi aveva portato all’arresto dell’ex consigliere lombardo, Massimo Gianluca Guarischi (ora sotto processo), per presunte tangenti nella sanità lombarda, un filone questo che vede indagato in una tranche (distinta dall’inchiesta scaturita nel blitz di stamani) anche l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni.
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