venerdì 20 maggio 2011

Sgarbi debutta su Rai uno e si fa l’autodifesa Ma è flop e la Rai sospende il programma.


I dati bocciano il critico: la trasmissione registra appena l'8,27% di share. Un flop. Il sindaco di Salemi ha utilizzato la puntata per rispondere all'inchiesta della magistratura di Trapani che ha sequestrato 35 milioni di euro in beni a Giuseppe Giammarinaro, ex notabile dc, che avrebbe condizionato i lavori della giunta di Salemi. Ed è giallo sul compenso del conduttore di un programma costato un milione e mezzo a puntata

Prima puntata flop per Vittorio Sgarbi e la Rai decide di sospendere il programma. Con una nota ufficiale di viale Mazzini che arriva pochi minuti dopo lo share. “La Direzione di Rai1, considerati i dati di ascolto di Ora ci tocca anche Sgarbi, ha deciso di sospendere la trasmissione. La decisione è stata comunicata al professor Sgarbi che l’ha condivisa”. La sospensione in realtà, riguarda una sola puntata perché ne erano previste due in questa fase, per poi ripartire a settembre con altre quattro. Il risultato di ieri è fortemente penalizzante per la Rete ammiraglia rispetto al trend del periodo di garanzia. Ma è giallo sul compenso al conduttore. Secondo fonti di agenzia, nonostante il debutto imbarazzante, l’azienda onorerà il contratto.

Vittorio Sgarbi in prima serata ieri su Raiuno ha raccolto davanti alla tv appena 2,064 milioni di telespettatori, pari all’8,27% di share. Non un flop, di più. La trasmissione costa 1,5 milioni a puntata. Chi l’ha visto, che ne costa 85mila, ha registrato il doppio dello share: più del 16%. Cinque puntate di Sgarbi costano alla Rai otto milioni di euro. Per raggiungere la stessa cifra si devono sommare 30 puntate di Ballarò (81mila euro ciascuna), 40 di Chi l’ha visto e 18 di Report(111mila euro). Ma Sgarbi fa flop. E a guardarla, la prima puntata di Sgarbi, qualche dubbio che non potesse essere un successo si aveva.

Vittorio Sgarbi ha bisogno di un’oretta per ambientarsi sul palco di Rai1, durante un’introduzione infinita su se stesso, prima di sferrare l’annunciato attacco al Fatto Quotidiano: “Arriverà la mia vendetta, falsari!”. Il critico d’arte era furioso per l’articolo di ieri che spiegava l’influenza a Salemi di Giuseppe Giammarinaro, un politico locale con interessi nella sanità e amicizie pericolose: Pino terremoto ordina, Sgarbi esegue e la mafia ringrazia. Storie di terre sottratte a Cosa nostra, che il puparo voleva togliere a “quelli di don Ciotti”, storie di un controllo sul Comune amministrato da Sgarbi, che racconta l’ex assessore Oliviero Toscani. Ecco, preso a celebrare il suo mito, Sgarbi sovviene: “Non consentirò di umiliare Salemi dai magistrati”. E chi ha sequestrato 35 milioni di beni a Giammarinaro: “Cose vecchie, chiarite. Quei terreni andranno a Slow Food e Toscani ha poco senso dell’amicizia”.

Poi mostra la pagina del Fatto, commenta il titolo, il catenaccio, il sommario: “Quello che avete letto dà la sensazione di essere una macchina costruita per ostacolare la mia trasmissione. La mia è l’unica versione, non sono un mafioso e non frequento mafiosi”. Indica il Fatto: “Guardate! Non passerò. Avrò vendetta di questi bugiardi e falsari. La pagheranno. Tradiscono la mia verità”. La sua, appunto. Ecco il critico d’arte che, pagato un milione di euro per cinque o sei puntate, si tuffa in una stucchevole Sgarbiografia: il passato (e il presente) di insulti in televisione, citazioni colte e affreschi di Raffaello, buttate lì con ostinata confusione. Ecco, il palco enorme, la passerella con applausi finti, le statue, le colonne. Il titolo è esaustivo: “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi… Or vi sbigottirà (l’anagramma del suo nome, ndr)”.

Ecco, il sindaco di Salemi che si mostra a un pubblico entusiasta con politici e giornalisti: Anna Maria Bernini del Pdl, Ida Colucci del Tg2, Anna Falchi. Il programma è incartato in una lunga copertina con la registrazione di una telefonata, in viva voce, tra Sgarbi e un giornalista del Fatto con la sua memorabile definizione di “Fidel Castro per una redazione televisiva”. Una capra nera l’accompagna in scena, e libera il suo urlo: “Capra, capra, capra”. È in diretta, rivendica la vittoria con il direttore generale, Lorenza Lei: “Non esiste. Non si può andare in onda con una trasmissione registrata”. E invece il sontuoso programma di Sgarbi, 1,4 milioni di euro a sera, è proprio una collezione di filmati vecchi con un unico protagonista: Sgarbi medesimo. Dopo l’opposizione di viale Mazzini su dio, il tema era il padre, ma il sindaco è insieme padre, figlio, sorella. Tutto. C’è solo lui. Che racconta ai telespettatori, chissà quanto interessati, perché il regista Martinez l’ha mollato, perché il titolo è diverso: non è più “Il mio canto libero” in onore diLucio Battisti, forse la vedova non avrebbe apprezzato.

Guai a cambiare canale, passano sempre immagini di repertorio, sembra una caricatura di Blob eppure, parole sue, “c’è dietro un lavoro di sei mesi”. Il programma non inizia mai: non esistono tempi o scalette, solo improvvisazione. Creatività, certo. Quella con Sgarbi che inneggia al suo egocentrismo e, pur cercando di aspettare un briciolo di senso, le palpebre si chiudono. Ecco, l’effetto del tanto costoso ritorno in televisione del critico in televisione: l’effetto sonnifero. Una noia micidiale a suon di milioni di euro (pubblici).

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Campania, spende 22mila euro con la Visa del Comune. Condannato, rientra in Regione. - di Vincenzo Iurillo


Alberico Gambino è stato giudicato colpevole di peculato in primo e secondo grado per le spese ingiustificate in alberghi e ristoranti fatte come sindaco di Pagani (Salerno). Nel 2010 è stato eletto in Consiglio regionale per il Pdl, ma su di lui pendeva la sospensione dagli incarichi pubblici. Ora Berlusconi, in attesa che si pronunci la Cassazione, ha firmato il decreto di cessazione della sospensione

Ventotto gennaio 2004. Al ristorante Da Marcello viene presentato il calendario del Corpo dei Vigili Urbani di Pagani (Salerno). Al banchetto partecipano 44 persone, tra le quali il sindaco di Pagani,Alberico Gambino. Ne viene fuori un conto di 1848 euro. Non c’è da preoccuparsi: paga Gambino, con la carta di credito assegnatagli dal Comune, una Carta Sì Business Visa, ultimi quattro numeri 8834.

Paga Gambino, sì. Ma coi soldi pubblici, cioè nostri. “In casi del genere diventa difficile perfino immaginare quale possa essere il fine istituzionale che giustifica la spesa”, ha scritto il gup di Nocera Inferiore Gabriella Passaro nelle motivazioni della sentenza datata 13 luglio 2009 con cui ha condannato per peculato a un anno e sei mesi il sindaco che meno di un anno dopo verrà eletto consigliere regionale della Campania nelle fila del Pdl. In appello, nel febbraio 2010, poco prima delle elezioni regionali, la pena è stata ridotta di venti giorni. Finora la condanna, con conseguente sospensione dagli incarichi pubblici, aveva impedito a Gambino di entrare in Consiglio regionale. Ma poco fa il sindaco è stato formalmente ammesso nel parlamentino campano. La presa d’atto dell’aula segue di poche settimane il decreto di cessazione della sospensione firmato dal premier Silvio Berlusconi. Si tratta infatti di un provvedimento che non può essere perpetuato in eterno in assenza di una sentenza definitiva. La Cassazione dovrebbe pronunciarsi sul ricorso di Gambino nei prossimi mesi, forse già a luglio.

La scorpacciata Da Marcello pagata con la carta di credito comunale non fu un episodio isolato per il 45enne politico dell’agro nocerino, tornato nelle sue funzioni di legislatore della Campania. L’inchiesta del pm Roberto Lenza e della polizia tributaria ha ricostruito i dettagli di 118 strisciate della Visa nella disponibilità di Gambino. Utilizzata a un ritmo incessante tra il 30 dicembre 2002 e il 25 luglio 2005 per saldare i conti di 13 pernottamenti alberghieri e un centinaio tra pranzi, cene e (pochi) rifornimenti di carburante per un importo totale di 21.849 euro, senza uno straccio di documentazione che dimostrasse la finalità istituzionale e l’interesse pubblico degli incontri consumati a tavola e delle trasferte effettuate. “Il numero dei pranzi e delle cene – afferma il gup in sentenza – risulta talmente elevato da integrare una vera e propria prassi illegittima”.

Il sindaco-consigliere regionale si è difeso attraverso una memoria di rendicontazione delle spese. Una spiegazione ‘postuma’ e prodotta solo per i magistrati (in Comune non c’è traccia di atti simili), che però si limita a indicazioni vaghe di incontri con soggetti di vario tipo, come parlamentari, assessori, funzionari pubblici e ministeriali, e con finalità abbastanza generiche e non sempre precisate. Ad esempio, in qualche caso si legge “problematica ospedale civile di Pagani” oppure “problematiche amministrative comunali” o “ministero infrastrutture per problematiche Tav o finanziamento piscina”. Stop. Certe volte mancano pure quelle poche righe. Il “pranzo di lavoro” viene spiegato solo col nome del politico che vi ha partecipato. In un caso il politico in questione, sentito dagli inquirenti, ha smentito. Il giudice sottolinea che gran parte dei pranzi e delle cene avvenivano in ristoranti od osterie della zona per incontrare personalità residenti nei paraggi. Perché riceverle a tavola e non nell’ufficio del sindaco? “In questi casi – scrive – è provata in positivo che la spesa non era in alcun modo funzionale ad interessi pubblici”.

E non lo era nemmeno quando il sindaco viaggiava. Gambino giustifica la sua trasferta del 19 e 20 settembre 2003 a Fiuggi come “visita anziani del Comune in soggiorno climatico”. E utilizza la carta di credito del Comune per pagare il pernottamento presso l’Hotel San Marco per sé, il vice sindaco, un assessore e persino una persona che non ricopriva cariche istituzionali. Costo: 240 euro. Prima però un ricco pasto al ristorante Il Rugantino: 193 euro.

Numerose le trasferte a Roma, dove Gambino frequenta hotel e ristoranti di lusso. Solo per fare qualche esempio. Il 26 maggio 2003 con la Visa paga un conto di 310 euro presso la Taverna Flavia. Circa un mese dopo, altri 300 euro spesi nel ristorante Tullio. Il 12 novembre 2003 salda una spesa di 714,80 euro presso l’Hotel Bernini Bristol. Ci tornerà anche il 3 dicembre e il 9 maggio 2004: 411, 40 euro e 475, 20 euro. Quando sale a Milano, invece, Gambino pranza da Gaspare: due conti da 203,50 euro e 150 euro tra l’11 e il 14 febbraio 2005. La sera del 14, però, preferisce il ristorante Alla Scala: una strisciata da 104, 50 euro. Spicca nell’elenco delle spese il conto dell’Hotel Excelsior Galli del 14 febbraio 2004: 1800 euro. La Visa del Comune di Pagani ha toccato anche Rimini, per diversi pasti al ristorante Lo Squero tra il 22 e il 25 giugno 2005, e spese di pernottamento all’Hotel Ambassador da 258 euro.



Sky cancella Current Italia, Al Gore a Roma per il via a una campagna contro la chiusura.


L'ex vicepresidente americano sostiene che la decisione è stata presa a New York in risposta all'assunzione di un conduttore particolarmente inviso a Murdoch. Ma dal quartier generale milanese precisano: "Non abbiamo rinnovato il contratto perché volevano il doppio dei soldi a fronte di un calo degli ascolti"

Sky ha dato il benservito a Current Italia, il dorso italiano dell’emittente televisiva fondata in America sei anni fa dall’ex vicepresidente Usa Al Gore assieme a Joel Hyat. A luglio verranno infatti interrrotte le trasmissioni del canale che nel nostro paese dal 2008 fanno parte dell’offerta della piattaforma Sky.

“Un abuso di potere”, ha detto lo stesso Al Gore in un’intervista al Guardian. Alla base della decisione della News Corporation, la società di Rupert Murdoch proprietaria di Sky Italia, c’è la decisione di Current Usa di assumere Keith Olbermann, un conduttore liberal spesso protagonista di accese invettive contro il tycoon australiano e il suo impero mediatico.

“La News Corporation è una multinazionale con un programma politico molto preciso – attacca il premio Nobel americano – E quando ci sono voci che contrastano con la linea di Murdoch, lui semplicemente le spegne”.

La decisione di chiudere Current Italia non è stata presa nel quartiere generale di Santa Giulia a Milano, ma direttamente a New York come ritorsione all’annuncio del lancio di un nuovo programma condotto da Olbermann, anchorman televisivo di chiare simpatie di sinistra, particolarmente inviso a Murdoch.

Ma c’è di più. Secondo Al Gore, la decisione di mettere il bavaglio a Current ha anche a che vedere con le vicende di casa nostra. Il canale satellitare ha spesso mandato in onda inchieste e documentari critici verso Silvio Berlusconi e il suo governo e “Sky Italia – ha aggiunto Al Gore – sta trattando con l’esecutivo per entrare nel mercato del digitale terrestre. E ha bisogno del via libera di Berlusconi”.

A stretto giro è arrivata la risposta del network satellitare che imputa a Current la responsabilità della risoluzione del contratto. “Quando il contratto cè giunto alla sua naturale scadenza, Sky Italia ha proposto un rinnovo con un’offerta in linea con il mercato e con le performance di Current – si legge in un comunicato – Ma il management di Current TV ha ritenuto di non rispondere neanche a questa offerta, richiedendo invece un aumento dei corrispettivi da parte di Sky pari al doppio di quelli attuali. Questa scelta ha dunque portato, nostro malgrado, alla decisione di non rinnovare questo rapporto”.

La notizia della cancellazione imminente di Current ha provocato un terremoto in Italia. Al Gore in questi giorni si trova nel nostro paese proprio per dare il via a una campagna di sensibilizzazione contro la decisione di Sky e questa sera ripeterà il suo appello dagli studi di Annozero quando sarà fra gli ospiti di Michele Santoro.

“Siamo il solo canale televisivo che ha il coraggio di dire la verità anche di fronte al potere – sottolinea il general manager italiano Tommaso Tessarolo - Abbiamo usato la nostra piattaforma tv e web per informare, arricchire e dare ispirazione al nostro pubblico”.

Quella di Sky è una decisione, sostengono ancora dalla tv, che non si spiega nemmeno con uno scarso rendimento del canale. Current Italia ha infatti vinto di recente il premio Hot Bird Tv 2010come miglior canale news europeo, pari merito con BBC World News. Dai dati diffusi dall’emittente, ogni settimana viene visto da più di un terzo dell’intera audience di Sky e la sua crescita nell’ultimo triennio e stata del 270% di share in day time e del 550% in prime time. “E’ evidente che non si tratti di una decisione di business presa dal management”, spiegano.

Ma anche su questo punto Sky non è daccordo. “La sua performance non è in crescita – continua il comunicato diramato dal quartier generale di Santa Giulia – L’ascolto medio giornaliero del canale nel 2011 è stato finora di un totale di 2952 telespettatori, con una perdita del 20% rispetto ai 3.600 spettatori medi del 2010. Se poi si analizza il prime time, purtroppo, tra il 2011 ed il 2010, la perdita di ascolti di Current TV è prossima al 40%”.

Al di là della guerra sui reali dati d’ascolto, la decisione di Tom Mockridge viene vista dai protagonisti dell’emittente come un atto di censura. “Noi a Current abbiamo dedicato il nostro network internazionale a liberare dal guinzaglio chi racconta la verità – continua Al Gore – e per chi racconta la verità in Italia non c’è momento più critico di questo”.

“Se i regolatori nel Regno Unito e nell’Unione Europea si stanno chiedendo quale potrebbe essere l’impatto di un sistema televisivo satellitare totalmente di proprietà e controllo di News Corporation – gli fa eco il co-fondatore e vice chairman Joel Hyatt -, non hanno che da guardare all’Italia”. Per Hyatt, il gesto di Sky è “un flagrante abuso della sua posizione dominante”, soprattutto per aver deciso la chiusura “senza alcun preavviso e nonostante numerose e ripetute rassicurazioni sul proseguo della collaborazione”.




Don Seppia: “Trova un bambino di 10 anni” Bagnasco: “Nulla faceva presagire”


A Milano una prima vittima ha confermato le accuse. Secondo l'ordinanza il prete era "difficile da stanare" perché si sentiva un insospettabile. Eppure il primo parroco che ha avuto l'uomo come vice lo aveva detto: "La curia sapeva tutto". Ma il cardinale di Genova mostra stupore: "Dolore più sconvolgente perché inatteso"

Don Riccardo Seppia

Non era solo la canonica della chiesa Santo Spirito, in via Calda a Sestri Ponente, il luogo dove don Riccardo Seppia, il parroco arrestato venerdì scorso (Leggi l’articolo) con l’accusa di abuso sessuale su minore e cessione di stupefacenti, incontrava le sue vittime.

Le ammissioni delle vittime. Il prete, secondo l’accusa degli investigatori, vedeva i ragazzini anche in appartamenti a Milano, case “prestate”da complici che consegnavano le chiavi degli appartamenti, lasciando via libera al parroco. E intanto è emerso che, proprio nel capoluogo lombardo, una prima vittima ha confermato le accuse. “Sì, ho avuto rapporti sessuali con don Riccardo in cambio di cocaina”. L’ammissione è contenuta nel fascicolo trasmesso dalla procura milanese al pm Stefano Puppo. Ammissione che però gli investigatori genovesi devono ancora appurare. Nelle prossime ore, infatti, sarà sentita proprio la vittima, un ragazzo di 17 anni di origini slave, per vedere se il rapporto sia stato consumato davvero.

Don Seppia chiede e ‘Franky ‘ esegue. Secondo l’identikit tracciato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Maria Vicidomini, don Seppia era “difficile da snidare”, un uomo che “evidentemente si sentiva al di sopra di ogni sospetto”, ossessionato dal desiderio di avere rapporti con “bambini”. L’indagine, racconta La Repubblica oggi, prende le mosse nella seconda metà di ottobre quando i carabinieri del Nas, impegnati a Milano in un’inchiesta sul traffico di anabolizzanti in palestre e saune (Leggi l’articolo), si imbattono in una conversazione tra un pusher africano, soprannominato Franky, e il parroco genovese. Ecco la telefonata: “Ah… niente… senti…. non trovi nessun bambino…?” chiede don Riccardo Seppia a Franky. E’ il 22 ottobre. Don Seppia, nella stessa conversazione aggiunge: “… eh che mi piace… non hai tuoi amici che mi vogliono fare di tutto…?”. Gli inquirenti si precipitano in procura e aprono un fascicolo sul prete genovese. Scrive don Seppia a Franky in un sms: “Mi trovi bambini?”. Sono le 21 del 22 ottobre. Alle 21 e 26 un altro messaggio: “Hai trovato uomini negri?”. Il 23 ottobre altro traffico telefonico tra il parroco e Franky: “Senti, ti chiamo perché ieri avevi parlato che avevi trovato un ragazzo…” dice il prete. “Sì… io ho trovato però lui è andato in galera… hai capito?” risponde. “Ma ha meno di 15 anni?” chiede don Seppia. “Eh, magari 18…” replica Francy. “E no a me mi serve… mi piace… con meno di 14 anni io li cerco” dice il prete. Alle 22 dello stesso giorno diventa evidente che Franky ha dei contatti con altre persone in grado di fornirgli bambini per pedofili: “Adesso quando ti interessa dimmi… io chiamo a loro subito uomo: ho capito… se vuoi uno o due… io prendo… capito?” dice Francy al parroco. “Però ragazzo problema…” aggiunge. Il 29 ottobre don Seppia scrive in un sms: “Trova un bambino 10 anni”.

“Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino… che ha bisogno di coca no?!”.L’ossessione cresce, fino a dicembre, quando Franky sembra abbia trovato la ‘preda’ giusta. E’ il 13 dicembre: “Ti volevo dire, sei riuscito a trovare qualche bambino?” chiede Seppia. Franky dice che, sì, lo ha trovato: “Si trovato però ancora non c’è”. “Quanti anni?” chiede Seppia. “11, 12…” risponde Franky. “Bene bene – dice Seppia – senti, guardo, guarda se ce l’hai.. che… posso prenderlo”. E aggiunge: “Ah bene, me li trovi più piccoli?”. La sera del 22 dicembre 2010 Seppia vuole un bambino, e chiama un amico invitandolo ad abusarne insieme: “Stai a sentire, ti volevo dire questo… Ho avuto modo di trovare qualcosa di tenero eh… per noi… quando vengo in su… eh… e cazzo, così ci divertiamo”. La cosa non va in porto, il parroco è furioso e parla con Franky: “Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino… che ha bisogno di coca no?!”.

Non è facile lavorare leggendo questi messaggi, ma i carabinieri vanno avanti. Cercano, nei tre personal computer sequestrati a don Seppia, le prove di un’induzione alla prostituzione minorile che configura un altro reato gravissimo oltre a quelli già contestati.

Il giallo dei soldi. Ma la situazione del prete potrebbe aggravarsi ancora di più. Perché nel filone d’inchiesta principale s’innestano domande pesantissime. Potrebbe, il sacerdote, aver dato vita a un vero e proprio mercato di baby prostituti? E’ questa la domanda che si fanno gli inquirenti che cercano nei pc un riscontro a questa ipotesi. Certo è che le parole intercettate mentre il parroco chiedeva al suo pusher di avere ragazzini “più piccoli di 16 anni”, magari “negretti”, hanno un solo significato. Pagava, don Seppia, per trovare piccole vittime? Chi pagava? Quanto pagava? Domande che per ora rimangono senza risposta.

E ancora: perché un sacerdote che vive di uno stipendio da 1200 euro che gli passa la diocesi aveva un tenore di vita così alto da comprarsi 300 euro di cocaina al giorno? Da dove venivano quei soldi? Le ipotesi dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Stefano Puppo, sono diverse e partono dalla più intuitiva, quella che riguarda l’accusa di spaccio di stupefacenti. Ma gli accertamenti potrebbero anche riservare sorprese. Di certo c’è che quel tipo di vita non è alla portata dichi vive solo dello stipendio passato dalla Chiesa.

“La curia sapeva”. Intanto la Procura ha ascoltato anche don Piercarlo Casassa , il primo parroco che ha avuto Riccardo Seppia come vice. Ha ribadito quanto già dichiarato in esclusiva alSecolo XIX: «Non era adatto al sacerdozio, usciva tutte le notti, tornava tardi, e si svegliava alle de del pomeriggio. Lo avevo comunicato più volte alla Curia, ma i miei appelli sono caduti nel vuoto». Oltre a Casassa, nei giorni scorsi è emerso come, delle vicende di don Seppia, fossero al correnteben tre cardinali e tre vescovi che avevano disposto indagini informali, ma non avevano dato molta importanza alla cosa (Leggi l’articolo).

Infatti, già ai tempi del Cardinal Tettamanzi la curia era a conoscenza del fatto che nella canonica del Santo Spirito si svolgevano feste hard omosessuali. Poi la pratica su quella chiesa era passata al successore di Tettamanzi e le voci erano arrivate fino al vescovo di Albenga (Seppia aveva vissuto qualche mese a Giustenice, un comune della provincia di Savona) che lo aveva persino convocato e “assolto”.

Bagnasco: “Nulla faceva presagire”. Nonostante tutto, il cardinale di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco ha pronunciato un’omelia che suona come un tentativo di discolpare la chiesa dalla responsabilità dei reati di don Seppia: ”Il nostro dolore è tanto più sconvolgente in quanto improvviso e inatteso, perché nulla lo faceva presagire ai nostri occhi. Ci sentiamo percossi ma non abbattuti”, ha detto il presidente della Cei in occasione della giornata di santificazione sacerdotale al santuraio della Madonna della Guardia. Bagnasco ha espresso “dolore per ogni forma di peccato e di male che, se risulterà realmente commesso da un nostro confratello, sfigura la bellezza dell’anima, scandalizza le anime, ferisce il volto dela Chiesa. Vogliamo affidare alla Madonna quanti hanno subito scandalo in qualunque modo e dire a loro la nostra vicinanza umile e sincera”.

Quando Bagnasco disse a Seppia ‘mi raccomando’. In parrocchia però, come racconta ilSecolo XIX oggi, si racconta un aneddoto: nonostante don Seppia fosse sempre assente durante le attività di volontariato, in occasione dell’inaugurazione di un centro per senza-tetto nel febbraio 2010, il parroco volle esserci assolutamente. Era infatti annunciata la presenza dell’arcivescovo Angelo Bagnasco. E proprio quando l’ospite d’onore vide tra la folla don Seppia, gli si avvicinò e gli rivolse un invito che oggi sembra profetico: “Mi raccomando”.

Intanto Valerio Barbini, portavoce di Arcigay Genova, prende posizione contro l’accostamento tra omossessualità e pedofilia: “Stiamo verificando la sua iscrizione, se dovesse risultare negli elenchi dell’associazione, don Riccardo Seppia verrà immediatamente espulso”. “Vogliamo evitare le stupide speculazioni di certi giornali”, ha aggiunto Barbini ricordando che “in Liguria Arcigay ha più di 6 mila iscritti”. E’ quindi “possibile – ha proseguito – che don Seppia si sia iscritto magari un anno fa, se frequentava i nostri locali notturni, magari anche a Milano”.




giovedì 19 maggio 2011

Ultime ore per fermare il bavaglio alla TV!


Lontano dai riflettori, oggi il Parlamento potrebbe definitivamente votare la legge bavaglio alla tv, che metterebbe in grave pericolo la libertà d'informazione nel nostro paese.

Con ben 70.000 firme, una consegna d'impatto e migliaia di telefonate,qualche mese fa siamo riusciti ad affossare la legge bavaglio alla tv, che avrebbe messo in seria difficoltà indagini giornalistiche contro la corruzione e il malgoverno e avrebbe trasformato l'informazione tv in un presidio governato dai partiti. Ma con un blitz pochi giorni fa i parlamentari berlusconiani sono riusciti a imporre la votazione di questa legge. Se passerà, la nostra democrazia ne uscirà seriamente indebolita.

Ci rimangono solo poche ore - vinciamo anche questa volta! I parlamentari si sono riuniti da ieri pomeriggio e potrebbero votare già oggi: inondiamoli di messaggi per chiedere loro di votare contro la legge bavaglio! Manda il tuo messaggio a destra e inoltra l'appello a tutti.

Legge anti-gay in Uganda: abbiamo vinto!

Ricken Patel - Avaaz.org a me



Cari amici,



Frank Mugisha e altri attivisti coraggiosi pro-diritti umani consegnano la nostra petizione al Parlamento ugandese poco prima che i leader hanno accantonato la pena di morte contro i gay.
La legge anti-gay ugandese è stata definitivamente accantonata! La settimana scorsa era quasi scontato che passasse, ma dopo 1,6 milioni di firme consegnate al Parlamento, decine di migliaia di telefonate fatte ai nostri governi, il giro del mondo della notizia riguardante la nostra campagna e un'indignazione globale incredibile, i politici ugandesi hanno rinunciato ad adottare questa legge!

E' stata una battaglia senza esclusione di colpi: gli estremisti religiosi hanno provato a far passare la legge mercoledì, e poi si sono accordati per fissare una sessione d'emergenza del Parlamento venerdì, una tattica mai utilizzata prima. Ma ogni volta, nel giro di poche ore, abbiamo reagito prontamente. Tantissimi complimenti a tutti quelli che hanno firmato, fatto chiamate, inoltrato l'appello e fatto una donazione per questa campagna. Con il nostro aiuto migliaia di persone innocenti della comunità gay ugandese non si sveglieranno questa mattina con una condanna a morte sulla loro testa decisa in base a chi hanno scelto di amare.

Frank Mugisha, impavido leader della comunità gay in Uganda, ci ha inviato questo messaggio:

"I coraggiosi attivisti pro-diritti degli omosessuali ugandesi e i milioni di persone da tutto il mondo si sono uniti e hanno sconfitto questa orrenda legge anti-gay. Il sostegno dalla comunità globale di Avaaz è stato fondamentale per far sì che questa legge venisse bloccata. La solidarietà globale ha fatto la differenza".

Anche l'Alto Rappresentante dell'UE per gli Affari internazionali ha scritto ad Avaaz:

"Grazie mille. Come sapete, grazie alla pressione esercitata e ai vostri sforzi, uniti a quelli di altri rappresentanti della società civile, all'UE e ad altri governi, insieme alle nostre delegazioni e ambasciate lì presenti, questa mattina la legge non è stata presentata".

La battaglia non è finita qui. Gli estremisti che vogliono questa legge potranno riprovarci di nuovo fra 18 mesi. Ma questa è la seconda volta che siamo riusciti a sconfiggerli, e andremo avanti finché questi seminatori d'odio non si fermeranno.

Debellare le cause più profonde dell'ignoranza e dell'odio che stanno dietro all'omofobia fa parte di una battaglia storica e molto lunga, una delle cause più nobili della nostra generazione. E l'Uganda è diventato uno dei campi di battaglia più importanti, e un simbolo molto potente. La vittoria in quel paese rimbalza in tutti gli altri luoghi in cui c'è bisogno di speranza, a dimostrazione che l'amore, la tolleranza e il rispetto possono sconfiggere l'odio e l'ignoranza. Ancora una volta, un enorme grazie a tutti coloro che hanno reso questa impresa possibile.

Con enorme gratitudine e ammirazione per questa incredibile comunità,

Ricken, Emma, Iain, Alice, Giulia, Saloni e tutto il team di Avaaz.


La notizia sui media:

Legge anti-gay accantonata (in inglese):
http://www.bbc.co.uk/news/world-africa-13392723

La risposta di Avaaz al risultato positivo sul Guardian (in inglese):
http://www.guardian.co.uk/world/2011/may/13/uganda-anti-gay-bill-shelved

Il Presidente ugandese non ha appoggiato la legge a causa delle "enormi critiche dai gruppi pro-diritti umani" (in inglese):
http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/n/a/2011/05/13/international/i042638D37.DTL

La legge anti-gay rimandata a seguito dell'indignazione generale (in inglese):
http://www.news24.com/Africa/News/Uganda-shelves-anti-gay-bill-20110513

Uganda, nessun dibattito in Parlamento sulla legge contro i gay:
http://www.wallstreetitalia.com/article/1131071/uganda-nessun-dibattito-in-parlamento-sulla-legge-contro-i-gay.aspx

CHI SIAMO
Avaaz.org è un'organizzazione no-profit e indipendente con 8 milioni di membri da tutto il mondo, che lavora perché le opinioni e i valori dei cittadini di ogni parte del mondo abbiano un impatto sulle decisioni globali (Avaaz significa "voce" in molte lingue). I membri di Avaaz vivono in ogni nazione del mondo; il nostro team è sparso in 13 paesi distribuiti in 4 continenti e opera in 14 lingue. Clicca qui per conoscere le nostre campagne più importanti, oppure seguici su Facebook o Twitter.

Per contattare Avaaz non rispondere a questa e-mail, ma scrivici utilizzando il nostro modulo www.avaaz.org/it/contact, oppure telefonaci al 1-888-922-8229 (USA).

mercoledì 18 maggio 2011

Camera, governo battuto cinque volte.



ALFANO: «SOLO UNA NORMALE RILASSATEZZA POST-VOTO». VOTO SUL BIOTESTAMENTO RINVIATO.


Sotto sulle mozioni di Fli, Pd ed Idv su cui aveva espresso parere negativo. Molti assenti tra i Responsabili


MILANO - Rientro amaro in Parlamento per il governo alla ripresa dei lavori parlamentari dopo le amministrative. Infatti la maggioranza è stata battuta in Aula alla Camera nel corso delle votazioni delle mozioni sulla situazione delle carceri. L'esecutivo è andato sotto cinque volte. Quattro al mattino sui documenti presentati da Fli, dal Pd e da Idv su cui aveva espresso parere negativo e che invece sono stati approvati dall'Assemblea di Montecitorio, poi sul testo, respinto, presentato dalla maggioranza su cui il parere era positivo. La quinta volta nel pomeriggio, sconfitto per tre voti su un ordine del giorno di Augusto Di Stanislao dell'Idv alla ratifica della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo. Il testo, su cui c'era il no del governo, è passato con 267 sì e 264 no.

LE MOZIONI - In precedenza è passata in aula prima una mozione del Fli su cui il governo aveva dato parere contrario con 264 sì e 254 no. Poi in altre tre votazioni il governo è andato sotto. La prima su una parte della mozione del Pd, approvata nonostante l'esecutivo fosse contrario; la seconda sul una parte della mozione del Pdl, bocciata anche se il governo era favorevole; la terza su una parte della mozione dell'Idv, approvata con il no del governo. In questi ultimi tre casi l'opposizione si è imposta con uno scarto di almeno 12 voti. A questo punto l'esame in Aula alla Camera del disegno di legge sul biotestamento è stato rinviato a data da destinarsi. La Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha accolto l'orientamento della maggior parte dei gruppi, anche di opposizione, di rimandare la discussione certamente almeno a dopo i ballottaggi.

GLI ASSENTI - Intanto i Responsabili «delusi» si fanno sentire. È tra le file del neogruppo nato a sostegno del governo Berlusconi che si registrano le assenze più evidenti che hanno portato il governo ad andare sotto nella prima votazione a Montecitorio dopo la pausa elettorale. Oggetto del voto, le mozioni delle opposizioni sulle carceri, in particolare quella di Fli, nulla di grave dunque, ma nel gruppo di Scilipoti&co. gli assenti sono stati ben 12 su 29, tra i quali spiccano Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini che attendono ancora una nomina da sottosegretario. Assenti anche il neoministro Saverio Romano e Arturo Iannacone, il neoconsigliere economico del premier, Massimo Calearo e poi tra i neofiti della maggioranza si segnalano assenti anche Luca Barbareschi e Italo Tanoni. Non hanno partecipato al voto - che si è concluso con 264 sì per la mozione firmata dal finiano Della Vedova, e 254 no, 4 astenuti tra i quali i Pdl Luigi Vitali e Marcello De Angelis - anche 16 deputati del Pdl, tra i quali il vicecapogruppo Massimo Corsaro e Nicola Cosentino, e 2 dell'Mpa. Assenti anche due deputati della Lega.

ALFANO - Cerca di smorzare l'importanza dell'infortunio parlamentare il ministro della Giustizia, Angelino Alfano che definisce i quattro voti contrari al parere del governo sulle mozioni delle opposizioni sulle carceri un «normale ritardo post voto, normale rilassatezza post competizione elettorale». In riferimento alla materia Alfano ha poi osservato: «non si tratta di leggi ma di mozioni. Ho letto con attenzione il contenuto degli emendamenti e compatibilmente con le disponibilità di bilancio farò di tutto per adempiervi».

LE ALTRE REAZIONI - «Si vedono i primi effetti dello Tsunami di domenica e lunedì: dopo la botta elettorale la maggioranza evapora anche in Parlamento. Si capisce che tira una brutta aria dalle parti del centrodestra. Tira una brutta aria e lo si capisce dall'assenza in Aula dei sottosegretari dei cosiddetti Responsabili» afferma invece il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. «Maggioranza battuta al primo voto in aula dopo le elezioni... Non male» scrive il capogruppo alla Camera del Pd Dario Franceschini, su Twitter e Facebook. «Non c'è nessun motivo politico», risponde il vicepresidente dei deputati Pdl Massimo Corsaro. «C'è gente in giro, c'è gente distratta dalla campagna elettorale per i ballottaggi», minimizza Corsaro, conversando con i giornalisti.

http://www.corriere.it/politica/11_maggio_18/governo-battuto-camera_d1ce655e-8138-11e0-ab0f-f30ae62858c8.shtml