venerdì 20 maggio 2011

Don Seppia: “Trova un bambino di 10 anni” Bagnasco: “Nulla faceva presagire”


A Milano una prima vittima ha confermato le accuse. Secondo l'ordinanza il prete era "difficile da stanare" perché si sentiva un insospettabile. Eppure il primo parroco che ha avuto l'uomo come vice lo aveva detto: "La curia sapeva tutto". Ma il cardinale di Genova mostra stupore: "Dolore più sconvolgente perché inatteso"

Don Riccardo Seppia

Non era solo la canonica della chiesa Santo Spirito, in via Calda a Sestri Ponente, il luogo dove don Riccardo Seppia, il parroco arrestato venerdì scorso (Leggi l’articolo) con l’accusa di abuso sessuale su minore e cessione di stupefacenti, incontrava le sue vittime.

Le ammissioni delle vittime. Il prete, secondo l’accusa degli investigatori, vedeva i ragazzini anche in appartamenti a Milano, case “prestate”da complici che consegnavano le chiavi degli appartamenti, lasciando via libera al parroco. E intanto è emerso che, proprio nel capoluogo lombardo, una prima vittima ha confermato le accuse. “Sì, ho avuto rapporti sessuali con don Riccardo in cambio di cocaina”. L’ammissione è contenuta nel fascicolo trasmesso dalla procura milanese al pm Stefano Puppo. Ammissione che però gli investigatori genovesi devono ancora appurare. Nelle prossime ore, infatti, sarà sentita proprio la vittima, un ragazzo di 17 anni di origini slave, per vedere se il rapporto sia stato consumato davvero.

Don Seppia chiede e ‘Franky ‘ esegue. Secondo l’identikit tracciato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Maria Vicidomini, don Seppia era “difficile da snidare”, un uomo che “evidentemente si sentiva al di sopra di ogni sospetto”, ossessionato dal desiderio di avere rapporti con “bambini”. L’indagine, racconta La Repubblica oggi, prende le mosse nella seconda metà di ottobre quando i carabinieri del Nas, impegnati a Milano in un’inchiesta sul traffico di anabolizzanti in palestre e saune (Leggi l’articolo), si imbattono in una conversazione tra un pusher africano, soprannominato Franky, e il parroco genovese. Ecco la telefonata: “Ah… niente… senti…. non trovi nessun bambino…?” chiede don Riccardo Seppia a Franky. E’ il 22 ottobre. Don Seppia, nella stessa conversazione aggiunge: “… eh che mi piace… non hai tuoi amici che mi vogliono fare di tutto…?”. Gli inquirenti si precipitano in procura e aprono un fascicolo sul prete genovese. Scrive don Seppia a Franky in un sms: “Mi trovi bambini?”. Sono le 21 del 22 ottobre. Alle 21 e 26 un altro messaggio: “Hai trovato uomini negri?”. Il 23 ottobre altro traffico telefonico tra il parroco e Franky: “Senti, ti chiamo perché ieri avevi parlato che avevi trovato un ragazzo…” dice il prete. “Sì… io ho trovato però lui è andato in galera… hai capito?” risponde. “Ma ha meno di 15 anni?” chiede don Seppia. “Eh, magari 18…” replica Francy. “E no a me mi serve… mi piace… con meno di 14 anni io li cerco” dice il prete. Alle 22 dello stesso giorno diventa evidente che Franky ha dei contatti con altre persone in grado di fornirgli bambini per pedofili: “Adesso quando ti interessa dimmi… io chiamo a loro subito uomo: ho capito… se vuoi uno o due… io prendo… capito?” dice Francy al parroco. “Però ragazzo problema…” aggiunge. Il 29 ottobre don Seppia scrive in un sms: “Trova un bambino 10 anni”.

“Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino… che ha bisogno di coca no?!”.L’ossessione cresce, fino a dicembre, quando Franky sembra abbia trovato la ‘preda’ giusta. E’ il 13 dicembre: “Ti volevo dire, sei riuscito a trovare qualche bambino?” chiede Seppia. Franky dice che, sì, lo ha trovato: “Si trovato però ancora non c’è”. “Quanti anni?” chiede Seppia. “11, 12…” risponde Franky. “Bene bene – dice Seppia – senti, guardo, guarda se ce l’hai.. che… posso prenderlo”. E aggiunge: “Ah bene, me li trovi più piccoli?”. La sera del 22 dicembre 2010 Seppia vuole un bambino, e chiama un amico invitandolo ad abusarne insieme: “Stai a sentire, ti volevo dire questo… Ho avuto modo di trovare qualcosa di tenero eh… per noi… quando vengo in su… eh… e cazzo, così ci divertiamo”. La cosa non va in porto, il parroco è furioso e parla con Franky: “Ma puoi trovare qualche madre che ha un bambino… che ha bisogno di coca no?!”.

Non è facile lavorare leggendo questi messaggi, ma i carabinieri vanno avanti. Cercano, nei tre personal computer sequestrati a don Seppia, le prove di un’induzione alla prostituzione minorile che configura un altro reato gravissimo oltre a quelli già contestati.

Il giallo dei soldi. Ma la situazione del prete potrebbe aggravarsi ancora di più. Perché nel filone d’inchiesta principale s’innestano domande pesantissime. Potrebbe, il sacerdote, aver dato vita a un vero e proprio mercato di baby prostituti? E’ questa la domanda che si fanno gli inquirenti che cercano nei pc un riscontro a questa ipotesi. Certo è che le parole intercettate mentre il parroco chiedeva al suo pusher di avere ragazzini “più piccoli di 16 anni”, magari “negretti”, hanno un solo significato. Pagava, don Seppia, per trovare piccole vittime? Chi pagava? Quanto pagava? Domande che per ora rimangono senza risposta.

E ancora: perché un sacerdote che vive di uno stipendio da 1200 euro che gli passa la diocesi aveva un tenore di vita così alto da comprarsi 300 euro di cocaina al giorno? Da dove venivano quei soldi? Le ipotesi dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Stefano Puppo, sono diverse e partono dalla più intuitiva, quella che riguarda l’accusa di spaccio di stupefacenti. Ma gli accertamenti potrebbero anche riservare sorprese. Di certo c’è che quel tipo di vita non è alla portata dichi vive solo dello stipendio passato dalla Chiesa.

“La curia sapeva”. Intanto la Procura ha ascoltato anche don Piercarlo Casassa , il primo parroco che ha avuto Riccardo Seppia come vice. Ha ribadito quanto già dichiarato in esclusiva alSecolo XIX: «Non era adatto al sacerdozio, usciva tutte le notti, tornava tardi, e si svegliava alle de del pomeriggio. Lo avevo comunicato più volte alla Curia, ma i miei appelli sono caduti nel vuoto». Oltre a Casassa, nei giorni scorsi è emerso come, delle vicende di don Seppia, fossero al correnteben tre cardinali e tre vescovi che avevano disposto indagini informali, ma non avevano dato molta importanza alla cosa (Leggi l’articolo).

Infatti, già ai tempi del Cardinal Tettamanzi la curia era a conoscenza del fatto che nella canonica del Santo Spirito si svolgevano feste hard omosessuali. Poi la pratica su quella chiesa era passata al successore di Tettamanzi e le voci erano arrivate fino al vescovo di Albenga (Seppia aveva vissuto qualche mese a Giustenice, un comune della provincia di Savona) che lo aveva persino convocato e “assolto”.

Bagnasco: “Nulla faceva presagire”. Nonostante tutto, il cardinale di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco ha pronunciato un’omelia che suona come un tentativo di discolpare la chiesa dalla responsabilità dei reati di don Seppia: ”Il nostro dolore è tanto più sconvolgente in quanto improvviso e inatteso, perché nulla lo faceva presagire ai nostri occhi. Ci sentiamo percossi ma non abbattuti”, ha detto il presidente della Cei in occasione della giornata di santificazione sacerdotale al santuraio della Madonna della Guardia. Bagnasco ha espresso “dolore per ogni forma di peccato e di male che, se risulterà realmente commesso da un nostro confratello, sfigura la bellezza dell’anima, scandalizza le anime, ferisce il volto dela Chiesa. Vogliamo affidare alla Madonna quanti hanno subito scandalo in qualunque modo e dire a loro la nostra vicinanza umile e sincera”.

Quando Bagnasco disse a Seppia ‘mi raccomando’. In parrocchia però, come racconta ilSecolo XIX oggi, si racconta un aneddoto: nonostante don Seppia fosse sempre assente durante le attività di volontariato, in occasione dell’inaugurazione di un centro per senza-tetto nel febbraio 2010, il parroco volle esserci assolutamente. Era infatti annunciata la presenza dell’arcivescovo Angelo Bagnasco. E proprio quando l’ospite d’onore vide tra la folla don Seppia, gli si avvicinò e gli rivolse un invito che oggi sembra profetico: “Mi raccomando”.

Intanto Valerio Barbini, portavoce di Arcigay Genova, prende posizione contro l’accostamento tra omossessualità e pedofilia: “Stiamo verificando la sua iscrizione, se dovesse risultare negli elenchi dell’associazione, don Riccardo Seppia verrà immediatamente espulso”. “Vogliamo evitare le stupide speculazioni di certi giornali”, ha aggiunto Barbini ricordando che “in Liguria Arcigay ha più di 6 mila iscritti”. E’ quindi “possibile – ha proseguito – che don Seppia si sia iscritto magari un anno fa, se frequentava i nostri locali notturni, magari anche a Milano”.




1 commento:

  1. LA CHIESA CATTOLICA DEVE PER FORZA DI LEGGE APRIRE I PROPRI ARCHIVI SUI PEDOFILI
    SECONDO L’ART. 7 DELLO STATUTO DI ROMA DEL 1.7.2002, IN BASE AL QUALE RATZINGER E' STATO DENUNCIATO PER CRIMINI CONTRO L'UMANITA', di conseguenza anche tutti i vescovi e cardinali sono corresponsabili.
    Per quanto riguarda la “gravità” della violenza,
    si deve tener presente che l’abuso sessuale esercitato
    su bambini e adolescenti da un sacerdote, sia esso stato
    commesso con violenza compulsiva o assoluta, provoca
    gravissime compromissioni della salute psichica e fisica
    delle vittime. Molte volte esse restano gravemente traumatizzate
    per anni e decenni e lo sviluppo della loro
    personalità viene gravemente compromesso, spesso
    per tutta la vita. Gli abusi sessuali commessi su bambini
    sono come un assassinio dell’anima. Costituiscono allo
    stesso tempo un attacco alla dignità umana e una grave
    umiliazione ai sensi dell’Explanatory Memorandum
    della Corte Penale Internazionale.
    I crimini contro l’umanità
    definiti nello Statuto di Roma non riguardano soltanto
    gli attacchi in massa e la responsabilità penale dei capi
    in carica, ma è stata ampliata anche la gamma dei beni
    giuridici protetti: nell’art. 7, par. 1k vengono dichiarati
    perseguibili “gli atti inumani di analogo carattere diretti
    a provocare intenzionalmente grandi sofferenze o gravi
    danni … alla salute mentale, premesso che questi danni
    siano gravi per esempio come lo stupro, la riduzione
    in schiavitù o la deportazione. Di conseguenza viene
    inclusa anche la violenza psichica che può provocare
    danni alla salute. Molte violenze abituali che sono state
    accettate in questo mondo perché “è sempre stato
    così”, nell’ambito dello Statuto di Roma diventano ora
    rilevanti anche sotto l’aspetto penale.

    Chi pretende i soldi e gli stipendi per i propri dipendenti da una nazione repubblicana deve quantomeno rispettarne le leggi civili e giudiziarie, visto che quelle divine non lo sfiorano neppure un po’.
    La presunzione di stupidità da parte dei monsignori nei nostri confronti consiste nel fatto che le gerarchie della Santa Sede vorrebbero darci ad intendere che la pedofilia sia un puro e semplice peccato e non un reato gravissimo, punito con giusta ed estrema severità dall’ordinamento legislativo internazionale. Secondo questa tesi balorda, i chierici che si fossero macchiati di simili abusi criminosi non dovrebbero essere giudicati da una giuria popolare, durante un dibattimento prima penale e poi civile, ma semplicemente da un dicastero canonico nell’ambito delle segrete stanze ekklesiastiche.

    DENUNCIA INTERNAZIONALE PER CRIMINI CONTRO L'UMANITA' A CARICO DI BENEDETTO XVI
     All’attenzione
     del Procuratore Capo
     della Corte Penale Internazionale
     Dr. Luis Moreno Ocampo
     Maanweg, 174
     NL-2516 AB L’Aia
     14 febbraio 2011
     Denuncia penale
     contro
     Dr. Joseph Ratzinger,
     papa della chiesa cattolica romana
     per
     crimini contro l’umanità
     in base all’art. 7 dello Statuto di Roma della CPI (CORTE PENALE INTERNAZIONALE)
    DEL RESTO LO STESSO VANGELO EKKLESIASTICO AFFERMA SENZA OMBRA DI DUBBIO:
    “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, s
    arebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino,
    e fosse gettato negli abissi del mare”. (Matteo, XVIII, 6).
    DA: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
    COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ
    (Nexus Edizioni)
    517 pagine, 130 immagini, € 25
    http://alessiodibenedetto.blogspot.com/2010/04/fuori-della-chiesa-non-ce-salvezza.htmle

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