martedì 5 febbraio 2013

L’anticipo. - Massimo Gramellini



Presidente nostro che sei nei bancomat, la tua proposta choc mi ha effettivamente scioccato. Pur non essendo un berlusconiano della prima ora e nemmeno della seconda, bensì un bieco stalinista orfano del compagno Cavour e del subcomandante Montanelli, l’ultima offerta del supermercato della libertà mi ha folgorato a tal punto che sto pensando di darti il mio voto. Anche due o tre, sempre che si trovi uno scrutatore compiacente. Dunque, se ho capito bene il senso della tua profonda elaborazione politica, in caso di vittoria restituiresti l’Imu sulla prima casa pure a me e non solo all’arbitro di Milan-Udinese. (Il mio amico Paolo, esperto di cose egizie, sostiene che Ruby non è il nome della nipote di Mubarak, ma la seconda persona del verbo preferito dal procaccia-rigori rossonero El Shaarawy). Inoltre mi garantiresti un condono tombale. Il condonissimo che fa benissimo. Questo significa avere un progetto di ampio respiro, una visione da statista. Ti ringrazio, Presidente: sia fatta la tua volontà, così alla Camera come al Senato. Però.  

Perché aspettare le elezioni per realizzare un’intuizione simile? Non potremmo ripianare l’Imu già stamattina? Mica tutta. Sono uno stalinista, non un ingordo. Mi accontento della metà. Dopo il voto completeremo serenamente la pratica. Se avrai vinto, mi rifonderai la seconda parte. Altrimenti, in un istruttivo ribaltamento dei ruoli fra eletto ed elettore, sarò io a restituirti l’Imu (in comode rate, s’intende, ma vedrai che col tuo ragionier Spinelli troveremo un accordo). 

P.S. Ci sarebbero anche due autovelox e un divieto di sosta, qualora.  


domenica 3 febbraio 2013

Fiumicino, volo Alitalia appaltato ai rumeni atterra fuori pista: 16 feriti.


Prima e dopo la "cura".

Incidente durante la fase di atterraggio. L'aereo, un Atr 72 proveniente da Pisa, trasportava cinquanta persone. I feriti più gravi sono stati trasportati in ospedale ma non sono in pericolo di vita. E' il quinto incidente che coinvolge Carpatair in Italia da maggio a oggi.


Un aereo, un Atr 72, è finito fuori pista all’aeroporto “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino. L’aereo è sobbalzato due volte in terra, il carrello si è piegato rompendosi e l’aereo è finito sull’erba, con i passeggeri che urlavano convinti che si stessero schiantando: “Abbiamo pensato di morire”, hanno dichiarato una volta scesi a terra. Sul velivolo, decollato alle 19,15 da Pisa, c’erano 50 persone: quattro componenti dell’equipaggio e 46 passeggeri. Sedici i feriti. Due sono stati soccorsi dai sanitari in codice rosso, ma non sono in pericolo di vita. La persona più gravemente ferita ha riportato un trauma alla colonna vertebrale ed è stato trasportato in elicottero al policlinico Gemelli, un altro paziente è stato trasportato al San Camillo, mentre altri due, in codice giallo, al Sant’Eugenio e all’Aurelia Hospital. L’ipotesi più probabile, per il momento, è che il forte vento possa aver inciso sulla delicata fase di atterraggio. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha aperto un’inchiesta per stabilire le cause dell’incidente.
Il velivolo fa parte della flotta che la compagnia italiana ha subappaltato alla compagnia rumena Carpatair, sollevando diverse polemiche. In tutto, da maggio 2012, sono cinque gli incidenti che hanno coinvolto la compagnia rumena in Italia, di cui quattro negli ultimi due mesi. La Carpatair ha sede a Timisoara, dove ha il suo hub principale, e serve diverse destinazioni nazionali ed internazionali. Ha rapporti commerciali con più di una compagnia internazionale, come Malev, Lufthansa, Austrian Airlines e, appunto, Alitalia.
Nei primi giorni di gennaio, la Uil trasporti aveva espresso “forte preoccupazione per i livelli di sicurezza espressi dal vettore romeno Carpatair che opera, da alcuni mesi, voli in subappalto per conto di Alitalia”. Il segretario nazionale del sindacato Marco Veneziani aveva citato “l’ennesima emergenza, avvenuta sul volo AZ 1126 Ancona-Roma di venerdì 4 gennaio, ha visto l’Atr 72 di Carpatair effettuare una discesa di emergenza, a causa di una avaria alla pressurizzazione, e rientrare ad Ancona. Non si tratta del primo evento che ha coinvolto il vettore romeno dall’inizio della collaborazione con Alitalia”. Un altro episodio era avvenuto lunedì 7 gennaio: il volo AZ1666, in partenza alle 7 da Pisa in direzione di Roma-Fiumicino aveva dovuto rientrare a terra poco dopo il decollo per un guasto di bordo. Veneziani ha rincarato la dose in serata: “Siamo impressionati dal numero di avarie e problemi di questa compagnia tanto che io personalmente ho fatto una denuncia sia all’Enac sia all’agenzia nazionale del volo per verificarne la sicurezza. Poi non ne ho saputo più nulla”. “La compagnia lascia forti perplessità – continua Veneziani -, speriamo che il servizio venga sospeso immediatamente. Prima di lanciare allarmi però aspettiamo l’inchiesta”.
Il presidente dell’Avia, Antonio Divietri, ricorda come “da tempo, insieme ad Anpac ed Anpav” abbiano segnalato “l’anomalo addensamento di eventi operativi che vedono coinvolta la Carpatair mentre opera voli Alitalia”. “Ci auguriamo – ha aggiunto – che le indagini siano approfondite e facciano piena luce su eventuali responsabilità o omissioni da parte di tutti i soggetti coinvolti”.
Durissima la reazione dei sindacati di base: “A quanto pare la compagnia di bandiera Alitalia sembra molto più interessata a risparmiare sul costo del lavoro, nonostante le migliaia di lavoratori in cassa integrazione e mobilità, che a seguire come sono operati i propri voli”, ha dichiarato l’Usb. “La compagnia romena Carpatair – prosegue la nota del sindacato -, che opera alcune rotte in wet leasing per conto di Alitalia non è infatti nuova ad incidenti con i propri velivoli. Troviamo inoltre inconcepibile che all’acquisto del biglietto, i passeggeri non siano neanche informati di volare con velivoli ed equipaggi romeni”.
Nella mattinata di domenica il logo Alitalia, ben visibile nelle ore seguenti l’incidente sulla coda dell’aereo, è stato cancellato. Sull’aereo, che ora appare completamente bianco, sono rimaste la matricola YR-ATS e la bandierina della Romania.

Promemoria utile per il voto.



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sabato 2 febbraio 2013

Trovato finalmente il batterio del morbo di MPS: si chiama MM. - Sergio Di Cori Modigliani



Il Monte dei Paschi di Siena ha un logo.Si chiama “groviglio armonico”.Sembra una barzelletta, invece è la realtà.
E’ la nostra situazione attuale, basata sul paradosso della surrealtà: ci dicono addirittura la verità già nel loro nome. Un logo che è una autentica minaccia all’intelligenza civica della nazione. 

Come a dire: “cari magistrati, cara Europa, provateci –se vi riesce- a districarvi in questo perfetto groviglio di interessi che noi abbiamo costruito in 541 anni di Storia al servizio delle oligarchie del privilegio”.
Inevitabile, quindi, spendere ancora due parole su MPS.E’ una grande occasione da non perdere per tutti, e per diversi motivi.Procediamo punto per punto.
Qualunque cittadino italiano sarebbe autorizzato a porsi, oggi, una elementare domanda: “come mai il caso MPS esplode proprio al centro della campagna elettorale?”.Se, a essere coinvolti, fossero soltanto quelli del PD, la risposta sarebbe semplice: “sono quelli del PDL che tirano fuori gli scheletri dall’armadio degli oppositori”. Se invece fossero coinvolti soltanto quelli del PDL si potrebbe dire l’opposto e così via dicendo. In entrambi i casi si tratterebbe di una logica miope e banale, ma –in teoria- avrebbe anche potuto avere una sua piatta coerenza.
Poiché, mano a mano che trascorrono i giorni e si leggono le carte e i documenti e si viene a sapere di tutto (soprattutto dalla stampa estera europea) ed è ormai ufficiale che, a essere coinvolti siano stati il PDL, il PD, l’Udc, la Lega Nord, la lista Monti, le più forti logge massoniche toscane, l’Opus Dei, ne consegue che la domanda elementare ed essenziale merita ben altra risposta.
Ed ecco la grande occasione per tutti noi.


1). “Ce lo chiede l’Europa”. Anzi: “L’Europa l’ha preteso”.
Va da sé che non lo dicono, ma questa è la realtà. Ed è il grandioso vantaggio di essere membri importanti dell’Europa, e a questo serve l’Europa. Ecco perché è necessario combattere i demagoghi e il populismo analfabeta anti-europeista, per affermare il principio di “un’Europa dei diritti, della civiltà, del lavoro, dell’evoluzione culturale”, approfittando di questa ghiotta occasione. Poiché il nostro paese, purtroppo, come ormai sanno anche i bambini, è diventato un luogo di pirateria legalizzata, una nazione a-etica, priva di legalità applicata, travolta dalla corruttela e, se lasciata al proprio destino (senza controlli esterni), troverebbe il modo di eleggere come Ministro del Tesoro Bernardo Provenzano, di conseguenza diventa essenziale approfondire i legami con il resto dell’Europa. Non è certo un caso che oggi, giovedì 31 gennaio 2013, l’intera stampa tedesca è andata all’attacco frontale di Mario Draghi –il padre dell’austerità e del passaggio dall’economia delle merci a quella finanziaria- ritenendolo il principale responsabile di questo dissesto annunciato. Ai tedeschi hanno fatto da contraltare i giornalisti britannici e francesi che descrivono “il caso MPS” come la punta dell’iceberg di un sistema politico decotto, di una classe politica impresentabile, lanciando il severo allarme Italia: avendo promosso la criminalità organizzata, avendo spazzato via ogni limite di decenza e di decoro, l’intero sistema economico mondiale rischia di essere infettato e mandato a picco dalla nostra piccola Italietta, ancora una volta –che strano curioso destino che abbiamo- protagonista assoluta al gran tavolo del gioco dei potenti, laddove, da bravi piccolo-borghesi mitomani, una volta seduti a tavola, invece di rispettare le regole, abbiamo voluto fare a modo nostro. Perché gli italiani sono rimasti vittime (peraltro compiaciute) del morbo pestilenziale della corruttela condivisa consociativa in quanto colpiti dal batterio che io definisco M.M. Siamo malati. Abbiamo bisogno di essere curati.M.M. sta per Mafia MentaleE’ la chiave di comprensione della natura italiota, senza la quale non è possibile capire, né comprendere, ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo. Il che ci consente di poter tranquillamente dichiarare che attualmente “la splendida città di Siena e la sua provincia, unica al mondo, sono state colpite dalla Mafia Mentale”.
“I senesi sono dei mafiosi”.Mi sento autorizzato a dirlo.Sono persone gravemente malate di MM.Siena è ormai come era Palermo nei primissimi anni ’90, quando la vecchia DC e i nuovi craxiani, legati a doppio filo ai potenti boss mafiosi siciliani, facevano il bello e il cattivo tempo, grazie a una totale copertura politica parlamentare, a un capillare controllo del territorio nel quale lasciavano delle briciole clientelari a disposizione della gente, che le raccoglieva come necessarie elemosine, perché avevano bisogno di sopravvivere e avevano bisogno di uno straccio di lavoro per mantenere la famiglia. Lo sapevano tutti, a Palermo. Lo sapevamo tutti, in Italia. Dall’alto della nostra diversità e distanza, dal resto del continente osavamo anche disprezzarli, identificandoli come una etnia condannata da se stessa, un popolo di cui vergognarsi, un handicap sociale che l’Italia era costretta a portarsi appresso, e li maledicevamo pure, alimentando il consueto razzismo anti-meridionalista sul quale la Lega Nord costruì –proprio in quegli anni- la base portante del suo successo elettorale.22 anni dopo, invece, Palermo e la Sicilia vivono una realtà psico-sociale che a Siena se la sognano la notte quando c’è la luna piena.Rimangono gli effetti di un antico processo di stratificazione dell’elemento mafioso criminale ma le giovani generazioni (soprattutto) si sono armate di coraggio e di fantasia, si sono assunte le responsabilità collettive e individuali in proprio, hanno spedito a casa tutti quanti (o gran parte) alle ultime elezioni regionali e lentamente –ma già proficuamente- cominciano a tentare di organizzare la propria vita secondo un meccanismo liberatorio di evoluzione sociale, perché stanno applicando il concetto basilare del servizio pubblico a disposizione della cittadinanza nel nome di un bene comune: il passaggio epico e davvero rivoluzionario da Cosa Nostra a Casa Nostra.
Non così a Siena dove si è verificato esattamente il processo opposto, senza neppure avere la scusante sociale di essere un luogo degradato dalla Storia. Con l’arroganza derivata dall’eredità culturale delle grandi signorie medioevali, hanno costruito una rete locale di potere mafioso criminale dove i boss non portano la scoppola, non usano la lupara, non si chiamano tra di loro picciotti, ma frequentano ogni sera le case giuste, le persone giuste, appartengono a un censo sociale alto, violando la Legge senza opposizione alcuna e soprattutto senza nessuno scrupolo, perché l’intera città e tutta la provincia ha aderito a un sistema mentale “mafioso” in cambio di una vita lussuosa, di soldi, di privilegi, pur sapendo  che il danaro proveniva da operazioni illecite, che stavano succhiando linfa allo Stato, alla collettività, al resto della nazione.Nessuno ha scusanti.E’ la realtà di cui non si vuol parlare.Nella nuova capitale della mafia italiana del terzo millennio si vive sotto il cappello di una banca/mamma legata all’opus dei e alle logge massoniche locali, benedetti da tutti i partiti, rappresentati dalle potenti lobby delle corporazioni dei notai, dei farmacisti, dei fantini, dei proprietari di aziende agricole, dei gestori di agriturismo, delle confederazioni legate all’artigianato, individui, sigle e aziende che hanno usufruito negli ultimi anni di centinaia e centinaia di milioni di euro di sovvenzioni da parte di MPS (senza fornire mai garanzia alcuna) perché ciò che conta davvero, a Siena, è a quale loggia massonica sei iscritto, quale è il tuo cardinale di riferimento, e se sei in quota PD/Margherita oppure PDL/immobiliaristi. Tra il 2009 e il 2011 MPS ha elargito 356 milioni di euro di sovvenzioni alle piccole e medie imprese ma tutto è finito sotto la voce “elargizioni territoriali nel nome della beneficenza”, è scritto proprio così. Ogni senese sa che cosa è avvenuto e sta avvenendo nel proprio territorio e ha scelto di praticare l’omertà, per mancanza di etica, di coraggio, di passione civile. Non è possibile controllare una intera provincia se non esiste la complicità territoriale della cittadinanza che, con agghiacciante cinismo, ha accettato di diffondere il morbo MM pensando di farla franca.Il fatto è però,che siamo in Europa.E siccome in questo giochetto ci sono finiti gli spagnoli, gli inglesi, i tedeschi e, in conseguenza della nuova politica bancaria di Bruxelles, sono scattati alcuni parametri specifici di controllo, è scattato il meccanismo di “ce lo chiede l’Europa” e lì è avvenuto il tonfo. E’ venuto fuori che MPS, in verità, è una organizzazione finanziaria per la quale la nazione Italia, il Tesoro, Bankitalia, lo spread, le tasse, le esigenze della collettività, sono cose inutili. A loro basta una telefonata.All’Europa no.E noi dobbiamo aiutare l’Europa che in questo momento sta cercando di aiutare l’Italia a liberarsi dai malfattori nostrani.E quindi è necessario fare un salto e denunciare l’esistenza della malattia endemica italiana che ha colpito l’intera provincia di Siena e l’intera cittadinanza: il morbo MM.E’ troppo facile dire –come fanno regolarmente- quando i giornalisti televisivi li inseguono per le strade di Siena “non mi faccia dire, la prego, suvvia, sia bono”, è la risposta consueta.Tacciono tutti.

Perché Siena è ora la capitale della mafia mentale d’Italia e va denunciata con coraggio.

2). Ecco alcune notiziole ormai pubbliche e diffuse dovunque su MPS che qui sintetizzo: nell’autunno del 2007 MPS emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini (deputato ente fondazione mps) con la quale vengono “ingaggiati gli advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l’andamento degli investimenti finanziari e l’intera procedura relativa all’acquisizione di Antonveneta”. Firmano l’accordo con tre società: J.P.Morgan, Credit Suisse a Banca Leonardo. Costo delle competenze 4.980.000.000 di euro (poco meno di 5 miliardi). Scelgono anche il delegato dell’intera operazione, Mr. Monti jr., il figlio dell’attuale premier dimissionario Mario Monti, in quanto direttore responsabile del marketing operativo europeo di J.P.Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di PD, PDL, Udc e logge massoniche locali. Due mesi dopo, una ulteriore delibera accredita a J.P.Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su conto estero/estero. Il presidente di MPS è Muccari e vice presidente che deve mettere la firma è Francesco Caltagirone, suocero di Casini. Ma è necessaria l’autorizzazione definitiva sia del sindaco di Siena che del presidente della provincia, i quali autorizzano e firmano la delibera che dà pieni poteri a questi colossi di gestire i loro soldi. Non c’era nessun senese che non lo sapesse, anche perché non appena parte l’operazione arrivano soldi per tutti a Siena, dai grossi imprenditori al modesto barista che voleva ristrutturare il suo locale: MM.

Nel 2008 MPS eroga 222.000.400 di euro (duecentoventidue milioni di euro) come “cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio” e partono altri soldi che ricadono a pioggia sull’intera città e provincia. A novembre di quell’anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (così è scritto) “di consentire all’istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei”. Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare bpt italiani, 600 milioni in derivati scelti da J.P.Morgan (cioè Mr. Monti jr.) e 400 milioni in “beneficenza” di cui si occupa la Banca Leonardoche chiude una joint venture per “gestire il patrimonio nel territorio” con la BancaMediolanum. Non è dato sapere dove siano andati a finire questi soldi perché essendo una “fondazione benemerita” che non paga tasse, si avvale (nel rispetto della privacy!!) del diritto di non rendere pubblico il nominativo di chi gode della beneficenza dell’ente che deve risultare anonimo. Nel 2010, Tremonti fa avere alla banca circa 25 miliardi di euro, con i quali MPS fa lo stesso giochetto: acquista circa 15 miliardi di bpt così abbassa lo spread, ne investe 9 in speculazioni azzardatissime e un altro miliardo così, a pioggia, nel territorio, di cui si sa poco o nulla. Per celebrare la bontà dell’operazione viene chiamato come “consulente e advisor d’aggiunta” l’on. Gianni Letta, a nome di Goldman Sachs, il quale provvede a fare in modo che venga varata una delibera nei primi mesi del 2011 nella quale si sostiene che “la fondazione per fare cassa e poter dunque sostenere l’ònere dell’operazione di acquisizione di banche terze, delibera di cedere il pacchetto delle proprie azioni privilegiate nell’ordine di 370 milioni di euro al nuovo advisor aggiunto Goldman Sachs, nella persona del suo consulente delegato rappresentante on. Gianni Letta”. E così, si trovano insieme, nel 2011, la famiglia Monti, la famiglia Letta, la federazione del PD sia di Siena città che di Siena provincia, i Caltagirone, con il management direttivo che è composto da massoni indicati dalla federazione del PD. Nel solo 2010, Giulio Tremonti fa avere alla banca circa 40 miliardi di euro che seguono il solito giro di sempre, creando un vorticoso anello virtuale di grande salute finanziaria delle banche italiane e di tenuta della nostra economia, perché si tratta, in pratica, dello stato che si compra i titoli da solo fingendo che li stia comprando il mercato. Ma l’economia, prima o poi vuol sapere i conti reali. E nel giugno del 2011 cominciano i guai. J.P.Morgan, Goldman Sachs e Credit Suisse si ritirano, “grazie e arrivederci abbiamo fatto il nostro lavoro”, e a MPS si accorgono che dei 32 miliardi complessivi investiti in derivati non soltanto non hanno guadagnato un bel niente, ma è tutto grasso che cola se riescono a recuperare sul mercato qualche miliarduccio. Devono quindi coprire il buco. Perché? Semplice: hanno messo in bilancio negli ultimi due anni le cifre dei guadagni sui derivati presentando il tutto come soldi acquisiti mentre, invece, erano virtuali. Quindi i bilanci erano truccati. Non si sa a quanto ammontino le perdite. Lo sanno soltanto, presumibilmente, Gianni Letta e Monti jr. Lo stato, però, in quel giugno del 2011 non ha davvero più soldi da dare a MPS, perché solo nel 2010 Giulio Tremonti ha fatto avere complessivamente al sistema bancario italiano 89 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi passati alle fondazioni (Lega Nord) di Banca Carige, Banco di Desio e Brianza, Banco di Brescia, Banco Popolare di Valtellina, Banca di Sondrio (per questo l’hanno voluto nella loro lista) che si comportano come MPS, lo stesso tipo di giochetto.Ma a giugno del 2011 sono finiti i soldi. Il management di MPS è disperato: non c’è più lo Stato a tirar fuori il grano, come si fa? Ghe pensi mì, dice Mario Draghi, conosco gente in Europa. E così il 10 giugno del 2011 fa avere subito 350 milioni da 12 banche europee, altri 400 milioni dallo stesso consorzio e successivi 2 miliardi da un pool di altre 19 banche europee ma MPS è ormai un colabrodo, perché i soldi servono soltanto a pagare gli interessi composti sui derivati. Il management, infatti, ha venduto carta straccia a 10 a gente che si è assicurata: quella carta, a giugno del 2011 vale 2 quindi adesso MPS deve pagare anche l’assicurazione. E così, entra in campo lo spread.Benvenuto!Una parola ignorata dagli italiani fino al giugno del 2011. PD PDL Udc Lega Nord Massoni senesi e Vaticanensi pensavano che il giochetto fosse eterno. E invece non era così. MPS si rivolge quindi al mercato che gli sbatte la porta in faccia e si trova davanti a tre alternative: a) fallisce; b) vende titoli tossici che nessuno vuole; c) vende i bpt italiani di cui ne ha almeno 80 miliardi scadenza a 2 5 e 10 anni.Sceglie l’opzione C.Gli viene imposta da tutta la classe politica.E così, l’intera classe politica italiana (con l’aggiunta della famiglia Monti) dà il via.Ma il mercato è implacabile.E quelli di Goldman Sachs e di J.P.Morgan sanno i conti veri di MPS (li hanno gestiti loro) e così spargono la voce che la banca è disperata perché “tecnicamente” è già fallita e consiglia ai clienti di acquistare a peso morto bpt italiani scommettendo sull’innalzamento alle stelle dello spread italiano puntando all’implosione del sistema economico italiano. Il bello è che, in questo giro perverso, partecipa addirittura MPS, perché i malati si comportano così: la terza banca italiana si lancia nel luglio del 2011 in una gigantesca operazione finanziaria puntando tutto sui debiti delle banche italiane, e le altre banche italiane la seguono.Da cui, finalmente si è riuscita a sapere la vera verità.La truffa dello spread iniziata nel giugno del 2011 non era una truffa: era reale.E non fu un attacco della speculazione internazionale, bensì un attacco suicida delle banche italiane, guidato da MPS che, per coprire le proprie perdite, vendeva sul mercato secondario miliardi e miliardi di bpt italiani come se fossero carta straccia, diminuendo il nostro potere d’acquisto, aumentando il disavanzo pubblico e rendendosi responsabili, nonché protagonisti, dell’ultima mazzata inferta alla Repubblica Italiana.Merita rispetto gente così?
La magistratura ha già pronto un mandato d’arresto sotto l’infamante accusa di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa nei confronti dello Stato, falso in bilancio, dichiarazioni mendaci agli ispettori di Bankitalia, aggiotaggio, e alterazione degli equilibri di mercato” contro l’ex presidente Mussari, e contro Baldassari, Toccafondi e Vigni. Il problema consiste che il procuratore della repubblica di Siena, dott. Salerno, che ha in mano l’inchiesta, sostiene “di avere ormai accertata la piena consapevolezza del management e dell’intera dirigenza della banca, la quale, però, nel frattempo è stata sostituita, e quindi si tratta di colpevolezze pregresse”. Un finale tutto italiano, quindi.
Nessuno sapeva nulla. Questi quattro signori sarebbero dunque quattro individui che, da soli, si svegliano un mattino e decidono di rubare dei soldi allo stato, ai correntisti e all’intera collettività senza che nessuno sapesse nulla al riguardo. Come scriveva Die Welt in Germania “soltanto gli italiani possono credere a simili fandonie”.
Nessuno, quindi, sapeva nulla?Nessuno ne ha parlato, neppure in rete?
Sì, uno c’è.
E lo ha anche fatto a nome della sua compagine politica, un importante esponente politico della destra moderata, che si chiama Agostino Milani, il quale, a nome del suo gruppo (Futuro e Libertà) nel febbraio del 2011 denunciò il tutto mandando anche una lettera ufficiale a Mario Draghi. Si diede da fare per cercare di ottenere una interrogazione parlamentare. Era il momento dello scontro frontale tra Berlusconi e Fini, con il PD che guardava a distanza come se la faccenda non lo riguardasse. Non accadde nulla e si mise a tacere quello che –allora, nella primavera del 2011- era stato definito negli ambienti politici nazionali “il più grande e grave scandalo della storia della repubblica”. I soggetti politici di FLI che si impuntarono per portare avanti la loro lotta, sono stati prima isolati e poi censurati e, finalmente, allontanati dalla vita politica attiva.Martedì scorso, a Ballarò, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha dichiarato come se nulla fosse: “si sa che una banca non può fallire mai”.
Lo considero un avvertimento minaccioso, frutto del morbo MM.Chi l’ha detto che una banca non può fallire?Chi l’ha detto che un imprenditore mafioso non può fallire?Chi l’ha detto che la Guardia di Finanza non può piombare con la mannaia sui capitali riciclati delle grosse famiglie mafiose?Chi l’ha detto che c’è qualcuno al di sopra della legge di mercato che vale per tutti?Ma dove vive questa gente.Per nostra fortuna esiste la rete, che non perdona.Perché quando si finisce in rete, lì si rimane.Ragnatele impolverate, silenziose, assopite, che possono ritornare in vita soltanto in un unico caso: se qualcuno va a rispolverarle.
Ho saputo di questo articolo, a suo tempo pubblicato in un sito che non esiste più (il cittadino.it) per un caso davvero strano, attraverso un blogger olandese che segue le questioni italiane e poi fa un rapporto alle commissioni europee. In giro per l’Europa si sa anche della lettera consegnata a Mario Draghi e di successive pressioni da parte di deputati indignati, sia di destra che di sinistra che di centro.In Italia non è accaduto nulla.
Questo articolo, oggi, 20 mesi dopo, acquista un sapore completamente diverso.Lo metto qui, in copia e incolla, come stimolo a riflettere. Per pensarci su.
Soprattutto per pensare e ripensare alla MM, il morbo pestilenziale che ha colpito l’intera provincia di Siena e di cui tutti fanno finta non sapere che esiste, che ha colpito un’intera provincia, e che in qualunque momento può ammalare l’intera popolazione italiana.
Auspico che il popolo senese riesca a trovare dentro di sé un guizzo di decenza e di decoro per insorgere.
Il mondo si è globalizzato, e lo hanno fatto anche i boss della criminalità organizzata, i rentier, le baronie, i capitalisti coloniali, autentiche cavallette del mondo post-moderno.Esiste una “questione nazionale” che dovrebbe essere seguita dal Ministero della Sanità Pubblica, perché si tratta di una gravissima malattia sociale: è la MM.
L’omertosa Mafia Mentale del popolo italiano  ha devastato questa splendida etnia, composta da tutti noi, dalle Alpi al canale di Sicilia e ha condotto ad una deriva morale dalla quale nessuno dei partiti presenti in parlamento è immune.
Ecco l’articolo, pubblicato il 18 aprile 2011, che ha prodotto effetto zero.Ringraziamo il web.E facciamo in modo di aggrovigliare noi, grazie alla rete, i responsabili di questo sfacelo annunciato.Per farli finire tutti come mosche fastidiose, arroganti e presuntuose, vittime della loro stessa natura.

18/04/2011 17:14
MILANI (FLI) COMMENTA LA "DITTATURA A SIENA"

Un "armonico groviglio" scollegato dalla realtà
SIENA. Ci sconcerta lo sconcerto con il quale la stampa locale commenta le dichiarazioni di Claudio Martelli a proposito del fatto che a Siena ci sia una dittatura esercitata da sempre da un partito unico che da sempre controlla, quasi manu militare, il sistema senese influenzando financo la stampa che si riduce ad esaltare tutto quel che fa l’amministrazione.
Ci sconcerta, dicevamo, che qualcuno si sconcerti per cose che sanno tutti e alle quali in qualche modo ci siamo abituati, anche se non rassegnati.
Certamente noi, abituati al clima ovattato senese, non avremmo usato il termine dittatura, anche se contestuale ad un ragionamento più articolato, ed avremmo optato per un più corretto politicamente “groviglio armonico di interessi”, che poi è la stessa cosa, però fa meno effetto.
Certo l’anomalia senese non ha uguali, perché non esiste paese al mondo dove il candidato dell’opposizione (a parole) viene scelto di concerto con la maggioranza.
Qualcuno si scorda per caso come il candidato Nannini, che per sua stessa ammissione ha sempre votato a sinistra, sia stato prescelto da un certo Rocco Girlanda che lo ha portato a Verdini il quale a sua volta l’ha portato da Berlusconi per l’imprimatur definitivo.
E non è lo stesso Girlanda amministratore delegato della società editrice di un quotidiano locale notoriamente schierato a sinistra e, al contempo, deputato umbro del PDL, coinvolto in alcuni scandali con Denis Verdini?
E lo stesso Verdini, sin dalle amministrative del 2006, non è forse in rapporti con quel Franco Ceccuzzi che oggi si candida a sindaco di Siena?
Ci spieghi allora Ceccuzzi quali sono stati e quali sono i suoi rapporti con Denis Verdini e ci spieghi anche se parlavano di donne, di sport o di qualcosa di altro.
Nella nostra concezione politica (dove non esiste l’ abitudine di insultare o di tentare di comprare il nemico) non c’è niente di illecito ad avere rapporti e confrontarsi con l’avversario, purché ciò avvenga alla luce del sole e che tutti ne siano informati.
Nella nostra concezione politica non esiste neppure che un sindaco uscente (il Cenni) sia costretto l’ultimo giorno a votare contro la propria maggioranza, che è già passata al nuovo padrone e per ingraziarselo, dopo avere approvato Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico, si rifiuta di approvare il Regolamento Edilizio, che dei primi due costituisce il libretto delle istruzioni, solo per poter dare al povero Cenni la responsabilità di quanto accaduto negli ultimi dieci anni.
Il sistema Siena è certamente un “groviglio armonico e virtuoso”, dove però i gestori stanno chiusi nel palazzo e non si rendono conto di quel che avviene nel mondo reale e nulla fanno per sottrarre la città a quella decadenza verso la quale sembrano invece spingerla.
Perché per governare una comunità, anche se ricca di grandi risorse come è stata Siena fino a poco tempo fa, bisogna ascoltare le istanze dei cittadini che danno il polso della situazione, farsi carico dei loro bisogni e delle loro speranze per trasformarli in progetti reali, trovare le necessarie risorse e poi realizzarli.
E’, in altre parole, necessario guardare la realtà, coglierne i problemi e sapere immaginare il futuro.
Non ci sembra che questa capacità sia il tratto distintivo dell’armonico groviglio.
Agostino Milani Futuro e Libertà, 18 aprile 2011

http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/02/trovato-finalmente-il-batterio-del.html

Solo chiacchiere e distintivo.



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Burani: 6 anni a Walter e Giovanni per bancarotta in crac gruppo moda.


Walter e Giovanni Burani

Il marito e il figlio della stilista Mariella condannati dal Tribunale di Milano.

MILANO - Walter Burani, marito della stilista Mariella, e il figlio Giovanni sono stati condannati a 6 anni di reclusione per bancarotta dal Tribunale di Milano, in relazione al crac del gruppo di moda di Cavriago, Reggio Emilia. I due vennero arrestati nel 2010 nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm Luigi Orsi.
I giudici della terza sezione penale di Milano (presidente del collegio Piero Gamacchio) hanno condannato inoltre Walter e Giovanni Burani, imputati per bancarotta fraudolenta aggravata, anche ad un risarcimento a titolo di provvisionale complessivo di circa 13 milioni di euro a favore delle curatele fallimentari delle tre società del gruppo coinvolte nel crac e di due fondi. Walter Burani, ex presidente del gruppo, e il figlio Giovanni, ex amministratore delegato, erano imputati in relazione al fallimento di Burani Designer Holding del febbraio 2010, per il fallimento di Mariella Burani Fashion Group del marzo dello stesso anno e a quello di Mariella Burani Family Holding dell'aprile 2010. Il pm Orsi aveva chiesto per i 2 una condanna a 9 anni di carcere, parlando nella sua requisitoria di una "bancarotta da antologia" realizzata con una "frode sistematica" in un "triennio infernale", tra il 2007 e il 2010, nel corso del quale il marito e il figlio della stilista avrebbero messo in piedi "una serie di operazione farlocche al solo fine di gonfiare il prezzo dei titoli in borsa". Come ha spiegato oggi in udienza il legale degli imputati l'avvocato, Stefano Borella, i due hanno risarcito attraverso accordi transattivi oltre 300 piccoli azionisti, la Burani Private Holding e un altro fondo e "altre transazioni per i risarcimenti sono ancora in corso". In mattinata Walter Burani aveva anche rilasciato dichiarazioni spontanee per dire che "non abbiamo rubato nulla per noi e per altri". I giudici hanno assolto i due imputati per alcuni fatti di capi di imputazione e hanno concesso loro le attenuanti generiche, dichiarandoli però interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e incapaci di svolgere ruoli in uffici direttivi di imprese per 10 anni.