lunedì 5 gennaio 2015

La versione del vigile. - Alessandro Giglioli

Vigili assenti a Roma, Grillo: “Noi stiamo con loro. Accanimento pro Jobs act”

Un vigile urbano di Roma, visto il post di ieri e un po’ di polemiche che ne sono nate qui e sui social, mi ha inviato la sua versione sui fatti di Capodanno. Per timore di ritorsioni, mi ha chiesto di mantenerne l’anonimato. Qui si è naturalmente più che disponibili a pubblicare versioni diverse, se il sindaco o altre autorità vorranno contraddire questa interessante ricostruzione.

Gentile Alessandro Gilioli,
chi le scrive è uno dei circa 6000 agenti di Polizia municipale di Roma, non sindacalista. La ringrazio se attraverso il suo blog è possibile far sapere qualcosa di più su quanto avviene e avvenuto a Roma.

Il contesto.
È in atto a Roma un braccio di ferro tra il Comune e i propri 24.000 dipendenti. Oggetto della vertenza, il nuovo contratto decentrato che il Comune ha voluto imporre e che porterà tra le tante cose a perdite medie sugli stipendi comprese tra i 100-200 e i 400-500 euro. Parliamo di stipendi mediamente da 1200-1600 euro.
Questa rivoluzione contrattuale è stata ispirata alla legge Brunetta del 2009, che prima era rimasta inapplicata.
Le proteste dei dipendenti, tra cui il primo sciopero unitario della loro storia, ne hanno solo rallentato l’iter ma alla fine il piano è partito. A dicembre il livello dello scontro sui tavoli sindacali è diventato durissimo, ed è stato vissuto con trepidazione sui posti di lavoro: il Comune vuole, in sintesi, modificare le norme contrattuali in modo da imporre maggior flessibilità e disponibilità oraria, pagandola però molto meno. La controproposta dei sindacati, per una volta tutti uniti tra loro, è rimasta del tutto inascoltata. Sui posti di lavoro l’assenza di una reale trattativa ha generato un crescente malcontento.
I vigili.
Per portare a termine il suo fine ultimo, il Comune ha dovuto prendere saldamente in pugno la situazione soprattutto per quel che concerne i vigili, il contingente più numeroso e significativo (anche economicamente, sia in entrata che in uscita) tra i suoi dipendenti. La nostra battaglia è diventata il vero fulcro di tutta la questione contrattuale romana, che è poi in realtà nazionale (si noti a tal proposito i continui interventi di Renzi e della Madia).
Marino ha tra l’altro imposto il controllo politico totale del Corpo portando da subito alle dimissioni l’ex comandante Buttarelli, esponente interno della Polizia Municipale, per sostituirlo con il carabiniere Liporace (candidatura poi saltata per assenza dei requisiti) ed infine con l’ex Polizia di Stato Raffaele Clemente, che costa circa 170 mila euro.
La Polizia Locale a Roma dovrebbe avere 9.400 dipendenti e siamo meno di 6000. E alle proposte di diminuire gli stipendi sono state affiancate l’eliminazione delle indennità di disagio notturno e festivo; dunque lavorare di più e peggio per guadagnare meno.
Capodanno.
Nessuno ha sufficientemente spiegato come funziona normalmente il servizio di Capodanno per la Polizia Locale: necessitano infatti circa 700 unità, che di solito vengono reperite in forma esclusivamente straordinaria (comunque ben pagata, tant’è che mai simili problemi si erano verificati).
Il recente innalzarsi dei toni sui tavoli sindacali ha avuto come risultato da parte dei sindacati la decisione, quest’anno, di non iscriversi agli straordinari nel periodo compreso tra il 20 dicembre e il 15 gennaio: così quasi nessun vigile ha dato la propria disponibilità a lavorare in quel periodo al di fuori dei propri turni ordinari, con conseguente rinuncia ad una buona remunerazione aggiuntiva.
È un risultato del tutto nuovo: mai in passato i sindacati sono stati così uniti, e mai una forma di protesta di questo tipo (che incidesse cioè sul salario del dipendente, come la rinuncia ai turni straordinari) ha avuto adesioni così massicce.
Ad ogni modo, non garantire del lavoro straordinario è un diritto garantito da tutti i contratti collettivi.
In questa tesissima partita a scacchi è parso fin da subito evidente che fulcro decisivo sarebbe stato rappresentato dalla notte di Capodanno, in quanto reperire il numero di vigili necessario a garantire gli eventi organizzati dal Comune sarebbe stato impossibile in assenza del lavoro straordinario, date le carenze d’organico del Corpo.
La contromossa del Comune/Comando al rifiuto degli straordinari è stata su due binari: per via mediatica (cercando di far ricadere sull’irresponsabilità degli addetti al Corpo un eventuale disorganizzazione in qualche evento festivo), con articoli su tutta la stampa locale e nazionale, dai toni duri e talvolta apocalittici; e sui posti di lavoro, sabotando la corretta informazione sull’organizzazione dei servizi e facendo terrorismo psicologico sull’ipotetico utilizzo/abuso di chi fosse stato in servizio nei giorni clou.
I sindacati hanno tentato di scardinare tale meccanismo indicendo un’assemblea per il giorno 31 dicembre, con orario 21.00/03.00 e sperando in un’adesione massiccia: l’intento, palese, era di mettere in luce in una delle situazioni logisticamente più delicate per la città quanto i vigili fossero necessari al Comune, al contrario di quanto dimostrato dall’ente in sede di trattativa. Era una minaccia, forse un bluff, per costringere il Comune a recedere per primo almeno in parte dalle proprie posizioni.
Gli ultimi giorni di dicembre hanno visto così procedere senza sosta due treni messi l’uno di fronte all’altro sul medesimo binario: sui posti di lavoro era dura comprendere chi avrebbe frenato prima, e se qualcuno lo avrebbe poi realmente fatto o se si sarebbe realmente arrivati al violento scontro frontale.
Il Comando, anziché fare mezzo passo indietro, ha lavorato coi propri giuristi per rintracciare ogni limite contrattuale e di legge e obbligarci a fare in ordinario ciò che in straordinario non sarebbe stato coperto. Sono arrivate diffide dalla Prefettura (con forti richiami all’ordine pubblico da garantire); una lettera della commissione di Garanzia per gli scioperi, stimolata dal Comune; e altri interventi intimidatori per farci fare lo straordinario, sebbene questa non sia una prestazione dovuta.
Così alla fine i sindacati hanno rinunciato all’assemblea, anche in seguito a una minacciosa circolare del Comando in cui, citando le porzioni di legge a proprio favore, se ne chiedeva uno spostamento e si minacciavano sanzioni disciplinari pesanti a chi vi avesse aderito: sebbene legalmente non fosse chiaro quanto e se fosse davvero nel giusto, i sindacati hanno deciso di non fare l’assemblea, insomma hanno “frenato per primi”.
A quel punto, senza assemblea, i vigili sono rimasti fermi a capire come il Comune volesse comunque organizzare le cose, a Capodanno, viste le scarsissime adesioni allo straordinario.
La risposta è stata questa: oltre il 50 per cento di chi era di turno il giorno 31 o il giorno 1, anche se come propria turnazione era previsto di mattina o di pomeriggio (e in base a questo avesse organizzato la propria esistenza), si è ritrovato improvvisamente spostato in orario 17-24, 18-01 o 23-06.
Un abuso? Probabilmente sì, specie perché accompagnato da telefonate intimidatorie al personale poche ore prima (del tipo: “Se non ti presenti sarai punito disciplinarmente, anche i malati saranno denunciati” ecc).
Il risultato è stato che, in maniera del tutto spontanea e slegata da qualsiasi proposta sindacale, molti vigili hanno iniziato per conto proprio a studiare il proprio contratto e hanno scoperto di aver diritto da contratto, per esempio, a donare sangue in un giorno di lavoro o ad assistere il proprio parente infermo o a effettuare una visita medica: tutti istituti contrattuali regolari, previsti, ovviamente da esercitarsi con giustificativo a norma di legge.
Dunque, quale che sia la motivazione con cui questi diritti sono stati usufruiti (fosse anche vero l’intento di voler smascherare il Re Nudo), essi rappresentano un legale esercizio delle proprie facoltà, proprio quelle norme opposte impugnate a proprio favore dal Comando sulla base del medesimo dettato contrattuale per impedire l’assemblea e per spostare i turni.
E i malati? Ammalarsi falsamente, è chiaro, è invece reato (reato anche per il medico che scrive il falso, s’intende); dunque chi ha fatto esercizio di un simile pretesto per non andare a lavorare lo ha fatto non usufruendo di un proprio diritto ma “delinquendo”.
Aggiungo tuttavia che la maggior parte dei malati ha ricevuto regolare visita del medico fiscale.
E, soprattutto, veniamo ora ai numeri reali, quelli non detti dal Comune.
I vigili a Roma sono circa 6000, di questi la stragrande maggioranza (oltre 4000, forse quasi 5000) erano già assenti il 31 dicembre perché in precedenza regolarmente autorizzati (si fa perlopiù riferimento ai piani ferie e riposi che ogni dirigente vaglia, modifica e sottoscrive come in ogni posto di lavoro); io stesso ero in ferie e dunque assente giustificato.
Dei circa 1000 e spiccioli rimanenti, con cui il Comune/Comando sperava di fare “le nozze coi fichi secchi”, circa 800 erano gli assenti per altre ragioni al di fuori dalle ferie di cui sopra: il dato del cosiddetto «83% di assenteismo» deriva quindi da questo calcolo.
Di questi 800 circa, i dati circolati parlano di meno della metà di malati (tutti gli altri hanno usufruito di diritti contrattuali di altra natura), e più d’uno da ben prima che il 31 dicembre venisse imposto il “servizio coatto” in centro: il numero degli ipotetici fannulloni quindi scende in modo vertiginoso. Tra l’altro, se invece di limitarsi al dato del 31 dicembre ci si sposta a verificare il lavoro del primo gennaio, si scopre che degli oltre 300 previsti a lavorare nella fascia oraria fino alle 6 di mattina solo 115 sono venuti a mancare per le ragioni già spiegate (siamo intorno al 30-35% del totale, e circa la metà significa una cifra tra il 10 e il 20% di malati, cifra in linea con la stagione e con la situazione meteorologica cui sono stati costretti gli agenti a fine dicembre).
Un ultimo dato significativo a cui è stato dato pochissimo risalto: il ricorso all’istituto della reperibilità dal Comando per coprire i servizi del 31 dicembre.
Si tratta di un istituto per cui i dipendenti, suddivisi in squadre lavorative, devono farsi eventualmente trovare pronti ad intervenire quanto prima in caso di estrema necessità. Il dipendente riceve un’indennità a tal proposito, e viene poi pagato (ad ore, diciamo con le stesse modalità dello straordinario) nel caso in cui venga chiamato effettivamente a prestare servizio. E’ un istituto da usarsi solo per estreme emergenze, molto costoso una volta attivato per il Comune, e utilizzato in tempi recenti solo per una delle nevicate romane degli ultimi anni con Alemanno (ma non, per esempio, per l’alluvione del 31 gennaio 2014). E’ corretto averne fatto uso per un evento ampiamente programmabile e meglio gestibile, non di certo una calamità, come un concerto in piazza? O è stato costosamente utilizzato per far fronte alla disorganizzazione per cui si era fatto affidamento su lavoro non dovuto dei dipendenti, si erano sbagliati i piani ferie, il personale è sotto organico ecc?
Comico, poi, il fatto che siano stati erroneamente contattati anche dipendenti in pensione, trasferiti in altro Comune o addirittura deceduti: si è perso tempo che sarebbe stato prezioso nel caso di un’emergenza vera a causa di elenchi mal aggiornati, responsabilità imputabile a chi dirige il Corpo.

Cordiali saluti.

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Vigili assenti a Roma, Grillo: “Noi stiamo con loro. Accanimento pro Jobs act”

Il leader del Movimento 5 stelle sul blog pubblica la lettera di un poliziotto al quotidiano online Fanpage: "Vogliono distogliere l'attenzione da mafia capitale"
“Noi stiamo con i vigili”. Dopo le polemiche sui vigili urbani assenti a Capodanno a Roma, interviene Beppe Grillo pubblicando sul suo blog la lettera di un poliziotto al giornale online Fanpage che racconta la sua versione dei fatti. “Stop alla disinformazione”, scrive il leader del Movimento 5 stelle. “L’accanimento mediatico da parte del governo e dei giornali al suo servizio ha due obiettivi precisi: distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla vicenda di mafia capitale collusa con i politici del Comune (a proposito Marino e Poletti quando vi dimettete?), in secondo luogo criminalizzare una categoria sul piano mediatico per agire con misure sempre più restrittive nei confronti di una parte del pubblico impiego”.
Nella lettera del vigile urbano, si cercano di ridimensionare i numeri della polemica. “Per giustificare la disorganizzazione figlia della presunzione e dell’arroganza”, scrive il vigile, “non si è trovato di meglio che sparare cifre a capocchia sui malati. 835, come ripreso anche dal premier. Solo che in quel numero c’erano anche ferie, riposi, maternità, donazioni. Oggi si parla di 44 casi sospetti, non 835. Ma per estendere il Jobs act ai pubblici dipendenti 835 suona meglio. Anche evitare di parlare della protesta è meglio. Perché twittare dalla pista di Courmayeur è scomodo, bisogna essere sintetici”.
L’agente racconta poi i motivi sindacali per cui si è arrivati allo scontro con il Campidoglio. “Non vi raccontano”, si legge nella lettera, “che i vigili sono in agitazione, insieme agli altri comunali, da un mese. Non vi raccontano che Marino, mostrando insofferenza e un po’ di schifo verso la categoria, non si è mai presentato agli incontri con i sindacati. Non vi raccontano che dal primo gennaio è entrato in vigore un nuovo contratto, imposto unilateralmente che prevede riduzioni di stipendio per tutti, su un contratto fermo già da 8 anni”.
Prosegue il ‘j’accusè del vigile, fino ad arrivare alla notte incriminata, quella di San Silvestro con l’astensione in massa da lavoro. “I vigili hanno dichiarato che – spiega l’interessato – come forma di protesta avrebbero disertato la prestazione straordinaria volontaria di capodanno, anche perché sciopero ed assemblea non sono stati autorizzati. Non vi raccontano che ‘siccome i vigili si comprano con un caffè’, nessuno al comando ha preparato il servizio ordinario per il 31, nessuno ha sospeso richieste e riposi come prassi. Perché tanto i vigili verranno a frotte volontari, visto che la notte del 31 è ben pagata. Alla faccia dei sindacati”. E conclude: “Per la prima volta, i vigili hanno tenuto il punto, e le adesioni volontarie sono state zero. Così Campidoglio e comando si sono trovati, a poche ore dal capodanno, nel panico più totale, per colpa della loro schifosa arroganza.
Leggi anche:
La lettera del vigile David:
La lettera del vigile David: “Per chi avesse voglia di conoscere la verità sui vigili brutti e cattivi”

David, un vigile urbano della Capitale, scrive a Fanpage per raccontare la sua verità sulla notte di Capodanno: "Per chi avesse voglia di conoscere la verità sui vigili brutti e cattivi, che non è quella che vi raccontano".
Per chi avesse voglia di conoscere la verità sui vigili brutti e cattivi, che non è quella che vi raccontano.
Non vi raccontano che i vigili sono in agitazione, insieme agli altri comunali, da un mese. Non vi raccontano che Marino, mostrando insofferenza e un po’ di schifo verso la categoria, non si è mai presentato agli incontri con i sindacati.
Non vi raccontano che dal primo gennaio è entrato in vigore un nuovo contratto, imposto unilateralmente che prevede riduzioni di stipendio per tutti, su un contratto fermo già da 8 anni.
Non vi raccontano che il vicesindaco Nieri, eletto con Sel, ha da subito manifestato una sorta di fastidio epidermico nell’incontrare i rappresentanti dei vigili. E che, all richiesta di un agente circa il perché di tanto accanimento, lui rispondeva su Facebook: “dovete imparare a nuotare in mezzo bicchiere d’acqua”.
E non vi raccontano che i vigili sono in agitazione perché il provvedimento anticorruzione voluto da Brunetta è stato recepito dall’amministrazione nel modo più estensivo e punitivo possibile. Non per i corrotti o i ladri, ma per tutti. E finora ha portato al trasferimento in altre sedi di persone integerrime, senza macchia alcuna, a pochi mesi dalla pensione. Con una cattiveria ed un cinismo unici.
Non vi raccontano, soprattutto, che i vigili hanno dichiarato che, come forma di protesta avrebbero disertato la prestazione straordinaria volontaria di Capodanno, anche perché sciopero ed assemblea non sono stati autorizzati.
Non vi raccontano che “siccome i vigili si comprano con un caffè” , nessuno al comando ha preparato il servizio ordinario per il 31, nessuno ha sospeso richieste e riposi come prassi. Perché tanto i vigili verranno a frotte volontari, visto che la notte del 31 è ben pagata. Alla faccia dei sindacati.
Ed invece, per la prima volta, i vigili hanno tenuto il punto, e le adesioni volontarie sono state 0 (leggi zero)
Così Campidoglio e comando si sono trovati, a poche ore dal capodanno, nel panico più totale, per colpa della loro schifosa arroganza. E per metterci una toppa hanno commesso ogni genere di sopruso, modificando arbitrariamente turni di lavoro, cercando di richiamare abusivamente in servizio gente in ferie o a riposo. Ed utilizzando la reperibilità, strumento utilizzabile solo per catastrofi. Per gestire un concerto. Dall’altra parte, ovviamente, ogni genere di resistenza, lecita e meno lecita, con ogni mezzo per difendersi da una serie di porcate mai viste.
E per giustificare questa disorganizzazione figlia della presunzione e dell‘arroganza, per giustificare l’aver tenuto le persone in servizio appiedato 19 ore, non si é trovato di meglio che sparare cifre a capocchia sui malati. 835, come ripreso anche dal premier. Solo che in quel numero c’erano anche ferie, riposi, maternità, donazioni. Oggi si parla di 44 casi sospetti, non 835. Ma per estendere il Jobs act ai pubblici dipendenti 835 suona meglio. Anche evitare di parlare della protesta è meglio.
C'è da dire, però, che quando si ha a che fare con disonesti bisogna usare prudenza e intelligenza; i vigili sono stati ingenui ed hanno prestato, con il loro comportamento, il fianco alle critiche della gente ed alle probabili punizioni delle amministrazioni.La contestazione si può manifestare in altri modi, uno fra i tanti, ed oserei dire il migliore, è quello manifesto e non violento. 
Loro si sono "assentati".

Ecco come eliminare umidità e muffa in modo assolutamente naturale.

umidità muffa

Umidità e muffa provocano danni non solo all’edificio ma anche alla salute a causa dei batteri! Puoi risolvere il problema con metodi naturali. Ecco quali sono.

Pareti ingiallite, muffe che affiorano, incrostazioni varie e superfici bagnate sono lo sgradevole effetto del fattore umidità che si manifesta sui muri delle case più vecchie, meno esposte al sole o poco soggette a manutenzione. Senza trascurare l’incidenza dei lunghi periodi piovosi, che caratterizzano sempre più i nostri inverni. Ma allora,come togliere l’umidità dai muri di casa senza dover ricorrere a soluzioni strutturali o sostanze chimiche? E rimedi semplici e naturali esistono anche per chi non vuol ricorrere al tradizionale deumidificatore.
L’eccesso di umidità, causa della proliferazione di batteri e virus, è negativo non solo per la struttura degli edifici ma perfino per la salute dei suoi abitanti, provocando problemi respiratori, congestione nasale, mal di gola e reumatismi.
Naturalmente la prevenzione è sempre la migliore arma per evitare che i problemi insorgano. Se vi preme quindi mantenere la salubrità dei vostri ambienti, in fase di progettazione della casa basterà seguire alcuni accorgimenti,altrimenti non vi resta altra scelta oltre quella di deumidificare l’ambiente.
Se non volete spendere per comprare un deumidificatore, vi proponiamo alcune soluzioni fai-da-te molto economiche.
Il  rimedio efficace contro l’umidità è poco costoso e facilmente reperibile: il sale grosso. Grazie al processo di osmosi riesce ad attirare a sé l’acqua, compresa quella allo stato di vapore presente nell’aria. Vi sono varie possibilità per approntare il vostro deumidificatore fatto in casa.
Potete per esempio utilizzare un sacchetto di organza o di garza di cotone con del sale grosso, posto sopra un contenitore in plastica chiuso, dopo aver fatto dei buchi sul suo coperchio. La scatola accoglierà l’acqua in eccesso e basterà svuotare periodicamente il contenitore e far asciugare il sale per poter riutilizzareefficacemente il tutto. Per una corretta deumidificazione calcolate 150 gr di sale grosso ogni 10 mq.
In alternativa al contenitore di plastica, potete utilizzare uno scolapasta posto al di sopra di una pentola in grado di contenerlo, copritelo con un telo da cucina e cospargetevi sopra i soliti 100-150 gr di sale grosso, a seconda della grandezza della stanza.  Se non volete coprire lo scolapasta, potete sempre utilizzare un sacchetto di tela ponendo al suo interno il sale. Sono tutti procedimenti simili, capaci di ottenere gli stessi ottimi risultati.
Un altro dispositivo antiumidità può esser ricavato da una semplice bottiglia di plastica. In questo caso basterà asciugarla con cura e tagliarla a metà in prossimità del tappo per ottenere un’apertura abbastanza ampia. La parte superiore, contenente il sale grosso, verrà quindi bucherellata e posta all’interno dell’altra che fungerà da raccoglitore, come nel caso della scolapasta. Prima del suo utilizzo ponetela in frigorifero per una nottata, in modo da aumentarne il potere anti-umidità. I risultati non vi deluderanno!
Esistono inoltre delle alternative all’acquisto del deumidificatore elettrico che consuma molta energia: le lampade di sale. Si tratta di veri oggetti di design,  a forma piramidale, che emettono una luce rossastra. Al loro interno si trova il prezioso sale dell’Himalaya, che assorbe naturalmente l’umidità. La temperatura attivata dalla lampada origina infatti il processo di osmosi, sottraendo acqua all’ambiente. Per quanto riguarda il loro utilizzo, è consigliabile di non porle direttamente al di sopra dei mobili ma su un supporto in legno. Non una soluzione a costo zero, ma sicuramente più conveniente dei deumidificatori tradizionali: in commercio le lampade di sale possono essere acquistate ad un prezzo variabile dai 20 ai 60 euro a seconda della grandezza. La base può naturalmente esser recuperata, mentre la parte in sale va sostituita quando il minerale si deteriora. 
Infine, per quanto riguarda i piccoli ambienti, quali cassetti, scarpiere e mobili di ridotte dimensioni, risultano particolarmente efficaci in chiave antiumidità i granuli di silice, dotati di un forte potere assorbente.
Chiudiamo così questa carrellata di rimedi naturali poco costosi e di estrema semplicità, che ci aiuteranno a tener lontane le tanto malsane muffe.

Minacciato e isolato Nino Di Matteo è un pm "fuori posto". - Attilio Bolzoni


L'ITALIA più ubbidiente lo guarda con sospetto.
L'antimafia pettinata e profumata fa finta di niente o — quando non può farne a meno — lo sparla sottovoce, mette distanze, precisa, distingue. Si mantiene "allineata e coperta", un po' per il suo innato conformismo e un po' per convenienze miserabili.
Anche i suoi colleghi non lo amano, il vicepresidente del vecchio Csm non ha voluto neanche stringergli la mano.
Un magistrato più denigrato, minacciato e isolato di Nino Di Matteo non lo ricordo dagli anni di Falcone e Borsellino. Anche loro avevano tutti contro. La sua colpa grave è quella maledetta inchiesta sulla trattativa. Dare addosso alla mafia si può ma con giudizio, prudenza, equilibrio. Don Luigi Ciotti ha fatto il suo nome davanti a Papa Francesco, è il solo che l'ha difeso sempre. Per me, Nino Di Matteo è uno di quegli italiani "fuori posto" in un'Italia che non cambia mai.

Attilio Bolzoni

Napule è - Pino Daniele

Pino Daniele - Gente Distratta



Un omaggio a chi ci ha regalato se stesso mettendo in risalto emozioni e sentimenti.

sabato 3 gennaio 2015

Topinambur, l’alimento che combatte il diabete.



Il topinambur, Helianthus tuberosus, è un tubero dal sapore di carciofo e dall’aspetto molto simile a quello delle patate e svolge varie azioni che portano benefici al nostro organismo. Oltre a riequilibrare la flora intestinale e ridurre la formazione di gas, il topinambur è anche in grado di contrastare il diabete, come dimostrato da vari studi. Leggiamo sul Corriere.it:
è conosciuto anche come “patata americana” o “tartufo di canna”. Ha un sapore molto gradevole, simile al carciofo, con una consistenza croccante. Ha un elevato contenuto di inulina, un polisaccaride che viene assorbito solo in piccole quantità dal nostro organismo, dotato di varie azioni positive soprattutto nel riequilibrare la flora batterica intestinale e ridurre la formazione di gas. E’ una fibra alimentare e come tutte le fibre è molto indicato nella dieta delle persone affette da diabete perchè rallenta l’assorbimento degli zuccheri, abbassando il picco di glucoso nel sangue dopo i pasti. Riduce anche l’assorbimento del colesterolo. L’assunzione di acqua in abbondanza unendosi a questo polisaccaride aumenta il senso di sazietà, spingendo quindi a mangiare meno. Oltre al topinanbur tutte le verdure devono essere assunte in abbondanza, non solo per l’elevato contenuto di vitamine, ma perchè hanno un basso contenuto calorico, danno sazietà e per il loro contenuto di fibre riducono l’assorbimento degli zuccheri, permettendo di limitare le escursioni della glicemia dopo il pasto“.
Il topinambur può essere cucinato in vari modi, potete fare delle chips, o della crema, oppure può essere impiegato nella preparazione di risotti, come quello che vi riportiamo di seguito:
Risotto con Topinambur: ingredienti
risotto-topinambur
280 g di riso
500 g di topinambur
2 cucchiai di vino bianco secco
q.b. di sale
q.b. di pepe
1 ciuffo di Prezzemolo
600 ml di brodo vegetale
30 g di pecorino
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
Preparazione
1) Lavare, spazzolare e pulire i topinambur come riportato su QUESTO VIDEO.
2) Tagliare i topinambur a cubetti e, man mano che si preparano, tuffarli in una soluzione di acqua e succo di limone per prevenire l’ossidazione.
3) Scaldare una casseruola, dunque aggiungere un filo d’olio e far rosolare i dadini di topinambur, ben scolati dall’acqua di ammollo.
4) Salare e pepare a piacere, dunque sfumare con un po’ di vino bianco secco, mantenendo una fiamma sostenuta per favorire l’evaporazione dell’alcool. Abbassare la fiamma, coprire la pentola con il coperchio e far cuocere dolcemente per 10-15 minuti, mescolando spesso. Se necessario, aggiungere un po’ di acqua calda o di brodo vegetale durante la cottura.
5) Nel frattempo, portare ad ebollizione il brodo vegetale.
6) Quando i topinambur sono pronti, alzare la fiamma, unire il riso e tostarlo per alcuni minuti.
7) Una volta tostato, aggiungere un paio di mestoli di brodo bollente e mescolare. Continuare in questo modo, idratando il riso spesso ma poco per volta, per 12-15 minuti o fino a quando il risotto sarà morbido e cremoso. Per la cottura ideale, rispettare i tempi suggeriti in confezione.
8) Pochi minuti prima del termine della cottura, togliere il coperchio, alzare la fiamma per far asciugare il liquido in eccesso ed insaporire con una grattugiata di pecorino romano. Spegnere il fuoco ed aromatizzare con prezzemolo fresco e pepe macinato al momento.
9) Servire subito

Mussolini iscritto al Pd. Ormai le tessere false sono più di quelle vere… - Paolo Lami



Una burla.O forse no. Semplicemente la dimostrazione pratica di come il Pd sia un colabrodo. Altro che regole ferree. Altro che controlli minuziosi e capillari. Altro che trasparenza. Per iscriversi al Pd basta una carta di credito, un pc e un po’ di tempo a disposizione. Possono farlo tutti. Anche Benito Mussolini. Lo ha provato il giornalista del GiornaleAndrea Cuomo che ha iscritto, appunto, il Duce, al Pd nazionale. Sezione di Predappio, ovviamente. Obiettivo: dimostrare che in pochi minuti è possibile iscrivere chiunque al partito del Nazareno. In cambio una bella tessera firmata Matteo Renzi. Si sa, la fame di iscritti nei partiti in questo momento è tanta. C’è un calo di consenso generalizzato. Una fuga di massa. E dunque si può anche chiudere un occhio – o forse tutti e due – per allargare la base elettorale.
E, infatti, l’esperimento del Giornale sta proprio in questo: dimostrare che, di fatto, si può truccare la partita. Con qualunque nome. Perfino quello piuttosto noto dell’uomo del Ventennio. Al quale il sistema online del Partito Democratico, dopo aver chiesto la data di nascita – 29 luglio 1883 – e corretto “astutamente” l’anno portandolo al 1983 – ha assegnato la tessera Pd numero 999820141560517. Con una mail di benvenuto: «Gentile Benito Mussolini, questa mail ti viene inviata a seguito del completamento del tuo tesseramento online al Partito Democratico…».

Tesseramenti gonfiati, gli scheletri nell’armadio del Pd

Dodici giorni fa ci aveva provato anche La Stampa a fare l’esperimento. In versione un po’ diversa. Mandando su tutte le furie la segretaria del Circolo EsquilinoCaterina Zuccaro, per la beffa subìta. In quel caso la giornalista Flavia Amabile si era presentata di persona al circolo Pd Esquilino di via Galilei dellaCapitale e si era fatta passare per Flavia Alessi. Anche in quel caso, nessun controllo nè verifiche. Era bastato pagare 20 euro. Non era stato neanche necessario presentare qualche documento di identità. Nessuno lo aveva preteso, a dimostrazione che chiunque può iscriversi al Pd. Con qualsiasi nome falso.L’importante è pagare. E fare numero.
D’altra parte quello dei tesseramenti gonfiati è un argomento delicato in casa Pd. Basterebbe ricordare quando, due mesi fa, si azzuffarono due signore della politica: Pina Picierno e Susanna Camusso. Una lite da cortile con la Picierno che, indispettita perchè la leader Cgil sosteneva che Renzi è al governo grazie ai poteri forti, gli si rivoltò contro velenosa: «Sono rimasta molto turbata dalle parole di Camusso che dice oggi a qualche giornale che Renzi è  al governo per i poteri forti. Potrei ricordare che la Camusso è eletta contessere false o che la piazza è stata riempita con pullman pagati, ma non lo farò…». Apriti cielo. Dovette intervenire, a difendere la verginità del sindacato contiguo al PdPippo Civati consapevole che la questione ischiava di scivolar verso un pericoloso piano inclinato: «Un’europarlamentare del Pd questa mattina in tv ha parlato di tessere false (con le quali sarebbe stata eletta la segretaria generale della Cgil) e di pullman pagati (che hanno riempito la piazza di sabato). Preferivo quando queste cose le diceva la destra, non la “sinistra”. Era piu’ semplice».

Le accuse della Picierno e poi l’imbarazzante marcia indietro

Insomma la Picierno fu costretta a un’umiliante maria indietro: «Non era mia intenzione lanciare accuse. Se le mie affermazioni hanno dato questa impressione, mi dispiace. Rispetto il sindacato e il popolo della piazza…».
Gli argomenti tessere false, tesseramenti gonfiati e truppe cammellate, in casa Pd sono una specie di mantra, un tema che, di tanto in tanto, riaffiora in superficie sollevando polemiche e imbarazzi a non finire.
Poco più di un anno fa la questione esplose a Ferrara dove un gruppo di dirigenti del circolo Lagonegro si dimise in blocco per protestare contro quella che a tutti apparve come un’improvvisa e ingiustificata ondata di iscrizioni sospette. Anche lì volarono gli stracci. Con accuse reciproche. E liti da cortile.

Il caso di Rom e bengalesi in fila in massa alle primarie Pd

Ancora. Ad aprile 2013 esplode il caso dei Rom che votano compatti alle primarie del Pd. Lo denuncia su Facebook, Cristiana Alicata, membro della direzione regionale del Pd Lazio. tirando una bordata micidiale: «Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica. Non è razzismo: sono voti comprati Chi lo nega è complice dello sfruttamento della povertà che fa il clientelismo in politica». E, poi, rincarando la dose: non è «la prima volta che succedono queste cose, guarda il voto di Napoli con i cinesi. Il tema non è il razzismo, ma chi sfrutta gruppi poveri che abitano ai margini della città». Tiè. A conferma che le cose dette in maniera un po’ brutale dall’Alicata non erano proprio campate in aria arrivò, poco dopo, la notizia di una zuffa da osteria a Tor Bella Monaca con relativo intervento della polizia per placare gli animi arroventati dei piddini. Cos’era successo? Qualcuno aveva notato l’arrivo in massa al seggio di via dell’Archeologia di bengalesi e africani. E c’era anche chi giurava di aver visto girare soldi fra le mani. Un’accusa infamante regolata a pizze fra i piddini.
L’ultimo capitolo della saga è di qualche giorno fa a Civitavecchia dove le tessere del Pd sono lievitate a dismisura con un aumento di iscritti che ha fatto gridare qualcuno al miracolo – 700 i nuovi arrivati – e qualcun altro alla truffa. Il caso più clamoroso e imbarazzante è quello dell’ex-campione del mondo di pugilato, il civitavecchiese Silvio Branco, ritrovatosi improvvisamente tesserato con il Pd. Amareggiato, l’ex-pugile, ha scritto a Renzi. Che imbarazzato dalla figuraccia l’ha fatto cancellare.