Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 24 settembre 2023
NAPOLITANO È MORTO (MA IL VITALIZIO VIVE) - Andrea Battantier
Un topo paralizzato torna a camminare dopo una lesione spinale. - Benedetta Bianco
Grazie a nervi rigenerati e ricongiunti con i loro obiettivi naturali.
Un topo paralizzato è tornato a camminare dopo una lesione completa del midollo spinale: è stato possibile grazie a una terapia che non solo promuove la rigenerazione dei nervi, un risultato ottenuto nel 2018 dallo stesso gruppo di ricerca guidato dal Politecnico di Losanna, ma consente ai nervi rigenerati di congiungersi a quelli natural, ripristinando le connessioni e con esse la mobilità.
Lo studio, coordinato da Jordan Squair e pubblicato sulla rivista Science, apre la strada per rendere questa terapia disponibile per gli esseri umani, anche se sono ancora molti gli ostacoli da superare.
"Cinque anni fa abbiamo dimostrato che le fibre nervose possono essere rigenerate anche attraverso lesioni del midollo spinale anatomicamente complete”, commenta uno degli autori dello studio, Mark Anderson, del centro svizzero NeuroRestore e della fondazione di ricerca Wyss Center. “Ma ci siamo anche resi conto - aggiunge - che questo non era sufficiente per ripristinare la funzione motoria poiché le nuove fibre non riuscivano a connettersi ai punti giusti sull’altro lato della lesione”.
I ricercatori hanno così messo a punto una nuova terapia che lavora contemporaneamente su più fronti: attiva i geni responsabili della rigenerazione delle fibre nervose, regola le proteine che aiutano questa crescita e somministra anche molecole-guida che attirano i nervi in via di riparazione verso i loro bersagli naturali al di là della lesione.
“Nel progettare questa strategia terapeutica – osserva Squair – ci siamo ispirati a ciò che avviene naturalmente, replicando i meccanismi di riparazione del midollo spinale che si verificano spontaneamente dopo lesioni parziali”. I topi sui quali è stata sperimentata la terapia hanno riacquistato la capacità di camminare, con un‘andatura che assomiglia a quella dei topi guariti da lesioni solo parziali.
Nafion, il cuore delle nuove batterie ad aria solida ricaricabili. - Elisabetta Coni
Le batterie ad aria basate su Nafion rappresentano un avanzamento epocale nell’energia rinnovabile e sostenibile. Queste batterie, sviluppate da ricercatori giapponesi, eliminano i metalli pesanti e gli elettroliti liquidi, riducendo l’impatto ambientale. Il Nafion, un polimero conduttore di protoni, è al cuore di questa rivoluzione, offrendo prestazioni superiori e una maggiore durata. Sebbene inizialmente con capacità di scarica inferiori, l’ottimizzazione ha portato a risultati promettenti. Questo progresso segna una tappa importante verso un futuro energetico sostenibile e pulito.
Giorgio Napolitano. - Alessandro Di Battista e Il fatto quotidiano -
Per quei pochi che incensano questo signore che ne ha combinato di tutti i colori. Molti sono rimasti segreti.
Rifiuti tossici, Schiavone a Der Spiegel: “Napolitano fece secretare i miei verbali”
AMBIENTE & VELENI
Rifiuti tossici, Schiavone a Der Spiegel: “Napolitano fece secretare i miei verbali”
In un'intervista al giornale tedesco afferma che fu l'attuale Capo dello Stato italiano, ministro dell'Interno dal '96 al '98 nel governo Prodi, a secretare i documenti depositati dal pentito. E fa riferimento a Paolo Berlusconi come capo di un'azienda del nord protagonista dei suoi traffici
“La mia testimonianza sul traffico di rifiuti tossici è stata secretata da Re Giorgio“. Il pentito Carmine Schiavone in una lunga intervista al giornale Der Spiegel afferma che fu l’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ministro dell’Interno dal ’96 al ’98 nel governo Prodi, a secretare le sue deposizioni sul traffico di rifiuti tossici che tiravano in ballo persino Paolo Berlusconi, fratello del Cavaliere, come capo di un’azienda del nord protagonista dei suoi traffici.
“Tutte le informazioni in mio possesso”, ha detto al giornalista Walter Mayr, “le ho date ai funzionari dell’anti Mafia italiana negli anni ’90. In quei documenti era anche scritto il nome di un’azienda intermediaria basata a Milano, che ha giocato un ruolo importante nel trasferimento dal nord al sud. Ma quella parte della mia testimonianza è stata classificata da Re Giorgio, che era ministro dell’Interno”. E al giornalista che gli chiede chi ci fosse dietro l’azienda di Milano, risponde: “Uno dei soci era Paolo Berlusconi“. Il vice presidente dell’AC Milan e fratello di Silvio Berlusconi, “era davvero parte del commercio mafioso di rifiuti tossici?”, si chiede il cronista. Ma l’articolo ricorda: “Il fratello di Berlusconi ha definito tutto questo una favola”.
Il Der Spiegel individua inoltre i nomi dei quattro personaggi che sulla questione in questo momento vivono maggiori pressioni sul tema: “Alessandro Pansa, che allora era a capo dello Sco (Servizio Centrale operativo) e adesso è Capo della Polizia; Nicola Cavaliere era con la polizia e fu coinvolto nel caso, sempre secondo il pentito, ora è vice capo dell’Aisi; Giorgio Napolitano, che era primo ministro dell’Interno e incaricato dell’indagini. Oggi è il Presidente della Repubblica del Paese; Gennaro Capoluongo che, secondo Schiavone, era a bordo di un elicottero che faceva un tour delle discariche di rifiuti tossici. Oggi è il capo dell’Interpol in Italia;”.
venerdì 22 settembre 2023
PORTE STELLA ZOGOTH 29 novembre 1932, Iraq.
Eccezionale scoperta in Zambia: una costruzione in legno risalente a quasi mezzo milione di anni fa.
Alcuni frammenti di legno potrebbero cambiare la prospettiva su come vivevano i nostri antenati e mettere in dubbio il nomadismo delle comunità primitive.
Risalgono a 476mila anni fa le più antiche tracce di una costruzione in legno opera di esseri umani e sono state trovate in Africa nel 2019. Oggi, uno studio pubblicato su Nature, rivela l'importanza della scoperta.
La costruzione, rinvenuta nei pressi delle cascate di Kalambo in Zambia, è elementare - una coppia di tronchi sovrapposti, incastrati tra loro con un intaglio - ma potrebbe cambiare radicalmente le conoscenze finora acquisite sulla vita degli antichi esseri umani e mettere in dubbio il nomadismo delle comunità primitive.
È noto da tempo che, già milioni di anni fa, i nostri antenati usassero utensili in pietra sempre più evoluti per molte funzioni, come intagliare il legno per costruire altri strumenti o per accendere il fuoco ma si riteneva che le prime abitazioni fossero comparse molto tempo dopo.
Lo studio del gruppo di scienziati dell'Università di Liverpool guidato da Larry Barham potrebbe cambiare completamente lo scenario.
I tronchi sono lavorati in modo da combaciare tra loro, uniti con delle corde per formare una struttura più grande che aveva forse proprio una funzione abitativa.
Fin da subito è stato chiaro che si trattava di reperti antichi, ma il problema era datarli, poiché le tecniche di datazione tradizionali non riuscivano ad andare abbastanza in profondità nel passato.
In questo studio, i ricercatori hanno utilizzato un nuovo metodo chiamato datazione a luminescenza, che sfrutta minuscoli minerali presenti nella sabbia per stimare quanto tempo i materiali sono stati sepolti risalendo alla data della loro ultima esposizione alla luce solare.
Utilizzando questa tecnica innovativa, i ricercatori hanno potuto stabilire che la basica costruzione lignea risale a 476mila anni fa, circa 300 mila anni prima di qualsiasi altro ritrovamento del genere.
La conservazione di reperti in legno è molto molto rara in natura e se confermata potrebbe obbligare a retrodatare di molto la nascita delle prime strutture abitative stabili.
Secondo lo studio, i tronchi incrociati potrebbero essere la base di una struttura più grande, come una passerella o una piattaforma: “Ecco come la vedo io: questa è una struttura su cui poi si possono aggiungere altre cose, come una piattaforma”, dice ad Associated Press il professor Barham.
La datazione colloca la struttura in un'epoca precedente all'evoluzione dell'Homo sapiens. Secondo gli autori, sarebbero stati realizzati da un nostro cugino primitivo, forse l'Homo heidelbergensis, un ominide vissuto tra i 600.000 e i 100.000 anni fa e che all'epoca era presente in Africa.
Ciò, secondo Barham, indica che questi uomini dell'età della pietra potrebbero essere stati più progrediti di quanto si pensasse in precedenza: “È quella che definisco una scoperta dirompente […] suggerisce che i primi esseri umani, i primi ominidi prima di noi, erano effettivamente in grado di fare cose di cui ci meraviglieremmo se le facessimo noi. Quindi non si tratta solo di utensili di pietra, ma anche di legno. Possono trasformare il loro ambiente. Possono costruire cose che durano nel tempo. È una novità”.
In passato si pensava che queste persone fossero cacciatori e raccoglitori che si spostavano da un luogo all'altro, senza mai fermarsi a lungo in un sito. Ma la semplice struttura dimostrerebbe che avevano messo radici.
Alcuni frammenti di legno potrebbero cambiare la prospettiva su come vivevano i nostri antenati.