martedì 10 ottobre 2023

La Materia è Pensiero: Giordano Bruno anticipò la Scienza.

 

“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia”, scrive l’astrofisica Giuliana Conforto. “La Forza è la Vita Cosmica”. Giordano Bruno? “Non esprime filosofia, ma una scienza del futuro e una saggezza antica. Testimonia l’eterno presente e, con l’Arte della Memoria, indica il modo per viverlo”.


Di fatto, il grande pensatore rinascimentale bruciato vivo a Roma il 17 febbraio 1600, “anticipa la scoperta della Forza, la Vita Cosmica, e rivela il grande segreto della materia nucleare che la scienza non ha ancora compreso: la comunione diretta e quindi l’etica naturale di ogni essere umano con la Forza”. Fu questo, aggiunge la Conforto, il motivo vero della sua condanna, “perché rende vano il ruolo delle chiese come presunte rappresentanti di Dio”. Infatti, “la comunione diretta rivela la centralità dell’uomo e spiega il faticoso preludio al grande evento: la nascita dell’uomo nuovo che, per il fatto di ‘aver mutato intento’, diverrà cosciente, responsabile di sé e capace di creare un nuovo mondo”.

Da sempre, sulla Terra, sottolinea una studiosa come Manuela Racci, esistono esseri che indicano la via per edificare un ‘nuovo mondo’, per aprire il cammino all’umanità verso una nuova aurora: sono esseri di luce, accomunati dalla stessa forza ed energia, marchiati dalla stessa solitudine”. Forse “venuti troppo presto, nati postumi con la mente dinamite”, come direbbe Nietzsche.

Giordano Bruno potrebbe davvero considerarsi un nobile antesignano di questa specie chiamata “indaco”, giunta a edificare un nuovo mondoun mondo di luce per esseri di luce che vedono e sentono con gli stessi occhi e la stessa mente sia gli universi visibili che quelli invisibili”, scrive Manuela Racci, in una riflessione ripresa dal blog Visione Alchemica“Un grande pensatore, arso vivo per il vizio di pensare; un filosofo di una modernità quasi inquietante, ma soprattutto un uomo fuori del comune, uno spirito folletto, fantasioso, originale”. Quello che trasmetteva “non era solo un’immagine della vita, ma un’emozione del mondo”.

Giordano Bruno “era un grande: in lui albergava la conoscenza dei mondi paralleli, della metempsicosi, delle energie sottili”. Straordinario, per quei tempi. La sua profondità “non è quella che connota il pensiero tecnico-scientifico da secoli imperante in Occidente”. Va ricercata nell’inconscio della scienza stessa, “che è a un tempo ciò da cui la scienza scaturisce e ciò che la scienza rimuove”. Innegabili sono i miglioramenti che la scienza ha apportato alla vita dell’uomo occidentale. “Ma sotto l’aspetto della felicità, della ricerca di una pace interiore, di una quiete dell’anima in piena armonia con la natura e più ampiamente con il Tutto, risulta più difficile parlare di progresso”.

Per la professoressa Racci, sembra quasi che la scienza abbia sradicato l’uomo dal suo habitat naturale, la fusione con la natura, “facendolo sentire meno alienato di fronte a un computer che al cospetto di un tramonto”. Allo stesso modo, la religione, “per quanto antiscientifica possa sembrare”, ha sovente “cercato il connubio con la ragione, con l’evidenza e la chiarezza del “lumen” naturale, perdendo in realtà la sua vera ‘quidditas’, la sua dimensione sacrale”. Per questo Giordano Bruno fu messo al rogo: La sua ‘nova filosofia’ non era né scientifica, né strettamente religiosa, in quanto si fondava sulla ‘magia naturale’, sulla ‘prisca Aegiptorum sapientia’ “, l’antica sapienza egizia.

Bruno è infatti il vero sensitivo immerso nella ‘fusis’, convinto che si possano abbattere le barriere tra l’umano e il divino“. E attenzione: “Niente è più positivo dello sfondamento dei limiti, dello spostare le pietre di confine per arrivare alla comprensione che l’uomo, la Natura e Dio sono la stessa cosa. Nell’universo tutto è Vita, tutto è animato da uno stesso spirito vivificatore“. Letteralmente: “Tutte le cose sono nell’universo e l’universo è in tutte le cose”, in perfetta armonia.

È un’innegabile forma di animismo: per Bruno, tra le piante, gli animali, gli uomini non c’è differenza se non di grado. La differenza è nel “Dorso della Forma”, sono fenomeni di un’unica sostanza universale. Pensare che il mondo sia là solo per l’uomo è un grave errore: “Il filosofo esce così dalla cultura occidentale cristiana e modula il suo sentire sul registro affine a quello buddista”. Con l’ammirazione dovuta a chi sacrifica la vita per le proprie idee, “Bruno andrebbe inserito in una sfera iniziatica, riferendosi non tanto alla sua laicità, bensì alla sua sacralità, al suo vedere la presenza divina in ogni cosa, alla sua ansia di ricerca che trascende il raziocinio nel suo identificarsi nella natura, che è per lui un vero e proprio ‘indiamento’ cioè un’unione estatica tra l’umano e il divino. Si tratta di varcare il limite dell’homo sapiens per avviarsi ‘verso altra natura, altri corsi, altri mondi’ “.

La materia dunque non è inerte, ma viva, animata (pampsichismo) e costituisce uno dei centri archimedei del pensiero di Bruno: infatti, continua Manuela Racci, il filosofo perviene ad una concezione della materia universale come fonte dell’infinito prodursi di tutta la realtà: come la gestante che riscuote da sé la sua prole, la materia contiene in sé tutte le forme, è “cosa divina e ottima parente, genitrice e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza”; è “fonte de l’attualità” di ogni cosa.

Per Bruno la materia è Vita, materia infinita, e tra l’anima dell’uomo e quella delle bestie non c’è alcuna differenza sostanziale. “Potremmo dire che la ‘magia naturale’ di Bruno si colloca in quella sotterranea corrente che prende il nome di ‘pensiero per immagini’ che, pur perdente in Occidente, costituisce la fonte segreta del sapere, fonte a cui si accede non per via logico-architettonica ma per pratica amorosa”. La concezione che Bruno ha della forza dell’Amore ribadisce la pregnanza e l’attualità di tale concetto in campo metafisico e metempirico: la forza “che move il sole e l’altre stelle”, di cui parla Dante, è “l’unica che muove infiniti mondi e li rende vivi”. E quella “magia naturale” che solo il vero saggio da sempre sente.

“L’amore, dice il filosofo, sa ‘comprendere’ ciò che la ragione non sa ‘spiegare’, là dove la scienza può spiegare tutto, senza nulla comprendere”. L’astrofisica Giuliana Conforto, in uno studio irrinunciabile sulla futura scienza di Giordano Bruno, evidenzia come il pianeta si sta trasformando e come il filosofo nolano sia uno dei grandi saggi che l’aveva previsto. “Quella di Bruno è scienza del futuro, coscienza delle infinite potenzialità dell’essere umano e soprattutto della sua immortalità. Egli annuncia la nascita dell’uomo nuovo, libero da tabù e paure, capace di ricevere e di riflettere nelle sue opere l’intero messaggio vitale, oggi noto come Dna, quindi di creare un nuovo mondo di pace e vera giustizia”.

In altre parole, “Bruno rivela il grande segreto, la magia della natura: la comunione naturale di ogni corpo con il messaggio genetico, che fu poi il motivo vero della sua condanna, perché vanifica il ruolo della Chiesa come intermediaria tra l’uomo e Dio: Bruno rivela il ruolo centrale di protagonista dell’uomo nel progetto cosmico, prevede i tempi attuali e l’evento che ristabilirà l’antico volto: il risveglio dell’uomo alla coscienza dell’infinita e vera realtà, l’Amore“.

Quella forza cosmica prende il nome, in Bruno, di “eroico furore”: L’uomo nuovo è il furioso, l’ebbro di Dio e arso d’amore che, con uno sforzo eroico (da eros) e appassionato, giunge a una sorta di sovrumana immedesimazione con il processo cosmico per cui l’Universo si dispiega nelle cose e le cose si risolvono nell’Universo, generando una sorta di copula d’amore tra lui e la Natura. Solo il fuoco dell’esperienza dell’Amore è in grado di aprire la strada alla visione di Dio, del Tutto, dell’unità. Scorrendo in particolare i suoi sette scritti magici, tra cui esemplare risulta essere la “Lampas triginta statuarum”, testo di eccezionale bellezza poetica e immaginativa, il lettore non può non cogliere questo moderno senso del divino nell’uomo come appartenenza al Tutto, scintilla perfetta di un Tutto unico e animato. Per Manuela Racci, è una affascinante concezione della metempsicosi di ascendenza orfico-pitagorica: la morte non è altro che una dissoluzione di legami, ma nessun spirito o nessun corpo celeste perisce; è solo un continuo mutare di complessione e combinazioni. Affiora un “senso etico di giustizia cosmica”, che spinge le anime “a comunicarsi a corpi sempre diversi, in una sorprendente affinità con il Karma delle religioni orientali, nella commossa intuizione che l’anima possa istituire innumerevoli legami tra piani dell’universo”.

Prima ancora dello stesso movimento romantico, Giordano Bruno ha quindi riportato l’attenzione sull’intima connessione del Tutto rispetto all’analitica scansione delle parti, in cui il pensiero logico-razionale per natura trattiene se stesso, smarrendo i vincoli che legano tra loro tutte le cose. Dunque, “non essendoci nell’universo parte più importante dell’altra, non è concesso all’uomo quel primato che lo prevede possessore e dominatore del mondo, ma semplice cooperatore dell’operante natura”.

All’enfatizzazione del soggetto, Bruno contrappone un percorso opposto: non il primato dell’uomo, ma “il primato degli equilibri sempre instabili e sempre da ricostruire tra soggetto e oggetto, tra uomo e natura”. La sua “magia”? “Non è potere sulla natura, ma scoperta dei vincoli con cui tutte le cose si incatenano, secondo il modello eracliteo dell’invisibile armonia”. Ed è la proposta filosofica di Bruno, “antitetica sia alla matematica sia alla religione”. Alla legge dell’uomo occidentale sul Tutto, la “magia” bruniana si volge alla legge del Tutto: siamo parte della natura, non i suoi dominatori. E la nostra possibilità di felicità risiede nella complementarità attraverso cui possiamo combaciare con altri esseri, al tempo stesso naturali e divini.

Tra le idee straordinarie che Bruno ha consegnato alla modernità, aggiunge la Racci, è impossibile non citare le due opere in chiave ermetica che si presentano come veri trattati di arte della memoria, la mnemotecnica (“De umbris idearum” e “Cantus circaeus”). Ne sviluppa un’analisi sottile Gabriele La Porta, nel suo libro “Giordano Bruno. Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero”: le immagini descritte dal filosofo non avrebbero solo il compito di potenziare e raffinare la memoria visiva, ma rivestirebbero anche un significato propriamente “magico”. “Infatti la loro contemplazione e la loro rammemorazione porterebbero in contatto con energie cosmiche primordiali, con la vera ‘quidditas’ delle cose, con le realtà supreme e archetipiche, infondendo nell’animo pace, quiete, serenità“. Secondo La Porta, Bruno si propone di suscitare una sorta di rivoluzione spirituale: “Seguendo le vie di un sapere esoterico, che ha tutti i caratteri di un’illuminazione, l’uomo si libera dai pregiudizi, dalle passioni negative, dagli egoismi, per diventare saggio, cioè in grado di percorrere la via della Forza, quella Forza che è trasparenza, libertà, verità”.

Una vera e propria scienza futura, che i saggi come Bruno già conoscevano: “Una coscienza che comprende interamente il messaggio della Vita e soprattutto il ruolo cosmico, immortale dell’essere umano”Come non ricordare poi la sua vulcanica intuizione cosmologica? Giordano Bruno, aggiunge la Racci, fu il primo a dedurre che la vita intelligente è distribuita un po’ dappertutto nell’universo, “ponendo così le basi alla giustificazione dei trasferimenti di essa da pianeti in estinzione ma ad alto livello di tecnologia a pianeti non abitati ma tali da consentire la vita”. A ragione, Bruno viene visto come il primo ufologo“Oggi le sue osservazioni sono considerate il punto di partenza per la ricerca di altre forme di vita nell’universo”. Superando la rivoluzione copernicana, Bruno immaginava un universo infinito, popolato da un’infinità di stelle che, abbattute le muraglie del cielo fisso e finito, corrono per ogni dove. “Stelle come il nostro sole, ciascuna circondata da pianeti, su taluni dei quali prosperano altre intelligenze, creature viventi senzienti e razionali”.

“Apri la porta attraverso la quale possiamo osservare il firmamento senza limiti”, era il suo motto. “Così si magnifica l’eccellenza di Dio, si manifesta la grandezza de l’imperio suo: non si glorifica in uno, ma in soli innumerevoli, non in una terra, un mondo, ma in duecentomila, dico in infiniti”. Un universo dunque senza limiti, dai caratteri divini: infinito lo spazio, infiniti i mondi, infinite le creature, infinita la vita e le sue forme. Per Manuela Racci si potrebbe chiudere questa riflessione, meramente propedeutica alla necessità di far risorgere le intuizioni bruniane, con un’asserzione efficace del geniale filosofo che più volte sostiene di essere la reincarnazione di Ermes, il messaggero degli dei, sceso per aprire gli occhi agli uomini. “L’umanità ha bisogno di persone che testimonino la possibilità della fratellanza, in nome della conoscenza e della ricerca”. Obiettivo: “Gettare i semi per piante che faranno frutti nel futuro”. Non è possibile dire quando, “ma è importante lasciare un segno, dire parole, formulare pensieri, viver in una dimensione di segno opposto a quella dell’attuale imbecillità. E soprattutto, non scoraggiarsi”.

Fonte: http://www.libreidee.org/2017/07/la-materia-e-pensiero-giordano-bruno-anticipo-la-scienza/

https://www.fisicaquantistica.it/scienza-di-confine/la-materia-e-pensiero-giordano-bruno-anticipo-la-scienza

Fragilità cosmica. - Filippo Bonaventura

 

Basta veramente niente. La parete di un vaso sanguigno che cede, un grumo di cellule che si riproduce in modo incontrollato. Una caduta da un’altezza sufficiente, un virus microscopico. Siamo fragili.

Se sopravviviamo è solo perché ci troviamo su questo minuscolo strato che chiamiamo “biosfera”, per il quale la selezione naturale e altri processi ci hanno altamente adattati. In qualunque altro punto del cosmo moriremmo quasi istantaneamente. Ci piace pensare che l’universo sia disegnato apposta per noi, ma l’universo è fatto di 400 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di km3 pronti a ucciderci all’istante, eccezion fatta per la superficie di un minuscolo sassolino sospeso nel vuoto, che un giorno verrà inghiottito dalla sua stessa stella madre.

Siamo come una matita in equilibrio sulla sua punta: un istante e tac, ci ritroviamo orizzontali e lì rimaniamo. Quando un astronomo dice «Betelgeuse esploderà tra poco» intende «entro il prossimo milione di anni». È vero che gli astronomi parlano in un modo tutto loro, ma è vero anche che i nostri tempi-scala sono ridicoli rispetto a quelli cosmici. Duriamo talmente poco che ci sembra di vivere in un universo immobile nonostante tutto sfrecci a milioni di km/h come tante schegge impazzite. Siamo come esserini che vivono per un nanosecondo in una cascata e non si accorgono nemmeno che l’acqua si sta muovendo.

Siamo apparentemente anche l’unica specie su questo pianeta a rendersi conto di tutto questo. Nessun altro con cui parlarne se non tra noi. Abbiamo anche provato a inviare messaggi nello spazio, senza mai ricevere risposta. Doppia spunta blu cosmica. Anzi, peggio: non sappiamo nemmeno se qualcuno ci sia, là fuori, in grado di ascoltarci.

Eppure ci piace disegnare linee immaginarie sulle mappe. Abbiamo il 99,9% del nostro genoma in comune con quello di qualunque altro essere umano. Se fossimo libri, la differenza tra me e te sarebbe di appena una lettera per pagina. Questa è la differenza tra chi odia e chi è odiato, tra chi ama e chi è amato. La verità è che siamo tutti vivi per miracolo, fragili come fibre di vetro e soli come cani sotto la pioggia. Ci piace disegnarle, quelle linee, ma sappiamo anche che sono immaginarie. Siamo tutti prodotti dell’eterno riciclo degli atomi nell’universo.

A partire dai quark la forza attrattiva nucleare ha generato i nuclei atomici. A partire dai nuclei atomici la forza attrattiva elettromagnetica ha generato gli atomi. A partire dagli atomi la forza attrattiva gravitazionale ha generato le stelle e i pianeti. Su questo pianeta ci siamo noi, e a partire da noi un’altra forza attrattiva, che però non sta nei libri di fisica, genera tutto ciò che di buono può venire dalla nostra specie.

https://www.chpdb.it/2022/03/17/fragilita-cosmica/

lunedì 9 ottobre 2023

Patto di stabilità, “Giorgetti all’Ecofin ha chiesto di scorporare dal deficit spese militari per l’Ucraina e investimenti del Pnrr”. 16.9.2023

 

Gli investimenti fatti nell’ambito del Pnrr e le spese militari per aiutare l’Ucraina vanno scorporate dal deficit. È la richiesta fatta nel corso della discussione all’Ecofin informale sulla riforma del patto di stabilità dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha ribadito la posizione inserita nel Def dello scorso aprile. Lo scorporo sarebbe temporaneo, fanno sapere da via XX Settembre, fino al 2026, anno in cui termina Next Generation Eu. Su questo, secondo le stesse fonti, si sarebbe registrato un atteggiamento aperto da parte della Germania. Per quanto riguarda la proposta della Commissione, che prevede percorsi di riduzione del debito individuali per Paese, l’Italia preferirebbe una regola unica, che valga per tutti, purché sia sostenibile, anche per evitare classificazioni dei Paesi membri in “virtuosi” e “ad alto debito”. Per Roma è una partita cruciale in vista della prossima legge di Bilancio.

La Commissione lo scorso novembre ha proposto uno schema di massima che prevede piani “personalizzati” di aggiustamento fiscale e riduzioni del debito di durata compresa tra 4 e 7 anni (in questo secondo caso il Paese deve impegnarsi a realizzare ambiziosi investimenti e riforme), concordati bilateralmente con Bruxelles e monitorati da vicino. Per gli Stati che risultano avere “elevati rischi di sostenibilità del debito”, l’aggiustamento fiscale deve garantire tra l’altro che il disavanzo si mantenga al di sotto del parametro del 3 per cento del Pil nei successivi dieci anni. Ora il Consiglio sta definendo la sua posizione con l’obiettivo di chiudere entro fine anno.

Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato che “la proposta che abbiamo fatto è aperta alle modifiche che decideranno gli Stati membri, ma bisogna, se ci sono delle correzioni, che vadano nella direzione di non cambiare l’equilibrio che c’è nella nostra proposta. In altri termini non possiamo modificare in modo che va soltanto in una direzione una proposta che deve comunque tenere insieme l’obiettivo della stabilità finanziaria e l’obiettivo di promuovere gli investimenti, la crescita in un contesto di rallentamento dell’economia”.

La ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino – la Spagna ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea – a margine del vertice ha detto che durante l’estate, con “due riunioni alla settimana, abbiamo elaborato un testo di consenso sul 70% del regolamento“. Adesso “è ora di passare al negoziato politico, per arrivare al necessario consenso” sui punti ancora irrisolti. “Serve un compromesso, che deve avere il giusto equilibrio tra, da una parte, la necessità di percorsi di riduzione del debito sostenibili e, dall’altra, assicurare lo spazio necessario per gli investimenti e incentivi per le riforme strutturali”.

“In fin dei conti – ha aggiunto Calvino – le questioni principali o gli elementi principali per questo consenso dipenderanno dal raggiungimento di un equilibrio adeguato tra una riduzione” del rapporto tra debito e Pil, “e quindi finanze pubbliche sostenibili nel medio e lungo termine, e la realizzazione, allo stesso tempo, degli investimenti e degli incentivi necessari ad affrontare le riforme strutturali. Questo è il cuore degli elementi più importanti che ci permetteranno di raggiungere un consenso nelle prossime settimane. Proporremo ai ministri un calendario ambizioso, in modo da poter raggiungere questo accordo prima della fine dell’anno”.
“Abbiamo coperto, con un intenso lavoro tecnico, il 70% del testo, che è già stato chiuso negli articoli corrispondenti – continua la ministra e vicepremier – arriva il momento di lavorare a livello politico per raggiungere il consenso necessario”. La presidenza spagnola del Consiglio Ue punta a “fare progressi” sulla riforma del patto di stabilità nell’Ecofin di “ottobre“, a Lussemburgo, per risolvere “tutte le questioni tecniche” nell’Ecofin di “novembre“, a Bruxelles.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/16/patto-di-stabilita-giorgetti-allecofin-ha-chiesto-di-scorporare-dal-deficit-spese-militari-per-lucraina-e-investimenti-del-pnrr/7293970/#:~:text=Zonaeuro

Il governo attuale si comporta come un bambino che, dopo aver ottemperato agli ordini ricevuti da chi non avrebbe dovuto emetterli, accorgendosi di aver commesso una fesseria le cui conseguenze negative si sono ritorte sfavorevolmente su se stesso, chiede aiuto e perdono...
Oltre al fatto che, volendo essere precisi, il debito pubblico verrebbe "falsificato" reso meno pesante di quello che è in realtà.
E' come prendersi per i fondelli con l'ausilio paternalistico di chi lo ha messo nei guai.
In che mani siamo?
cetta

SCOMMETTIAMO: SPESE MILITARI E PNRR SARANNO SCORPORATI DAL DEFICIT! - Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

 

Il ministro Giorgetti portavoce del Draghi-pensiero a Roma e Bruxelles, due settimane fa ha chiesto esplicitamente all'Ecofin di decidere di metter fuori dal conteggio sul deficit le spese militari sostenute per l'invio di armi in Ucraina e quelle per gli investimenti del PNRR. Le probabilità che il prossimo 17 Ottobre venga presa una decisione per far respirare il governo Meloni in vista delle elezioni europee sono altissime. Come è altrettanto probabile che dietro tale decisione ci sia il nuovo corso europeo diretto dall'Agenda-Draghi per condurci agli Stati Uniti d'Europa.


Con la scala sociale che nel paese si sta allargando sempre di più ed il numero di italiani verso la povertà assoluta che aumenta giorno dopo giorno, a Palazzo Chigi non sanno proprio più che pesci prendere, e soprattutto dove trovare i soldi per provare almeno a tamponare, quella che ormai pare essere una drammatica situazione sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Un paese in rivolta non è certo quello che serve in questo momento così delicato a livello geopolitico mondiale, alla traballante Unione Europea ed al progetto elitario su cui si fonda; che vede come porto di approdo finale, quello che da quasi un secolo nella testa dei poteri globalisti, è rappresentato dalla costituzione degli Stati Uniti d’Europa.

Con una guerra che pare volutamente infinita e da gestire per procura, ed il 40% della popolazione mondiale rappresentata dai BRICS+ che dopo aver pareggiato il Pil dei paesi del G7, oggi è sempre più in fuga da dollari e euro – a Roma e Bruxelles non è più tempo di giocare con i loro sadici esperimenti di stress-test sulla tenuta sociale dei popoli europei, attraverso le solite ricette di austerità infinita.

E’ per questo che, sia Giancarlo Giorgetti che Giorgia Meloni, ricevute le garanzie da Mario Draghi, si aspettano che dalla riunione del prossimo 17 Ottobre all’Ecofin, esca fuori la decisione di scorporare, dal conteggio sul deficit contenuto nel documento Nadef in via di definizione, le spese sostenute per l’invio di armi in Ucraina e quelle per gli investimenti del PNRR.

Si parla di un recupero di 2/4 punti percentuali di deficit sul Pil, che potrebbero far respirare, sia il governo che quella parte di italiani sempre più ampia, ormai alla canna del gas.

Insomma, tanto per parlare in soldoni, se 100 miliardi andranno a pagare i soliti interessi per fornire il dovuto reddito da divano ai rentier di casa nostra ed al mondo finanziario, circa una metà o forse più, si potrebbero spendere per far recuperare, almeno in parte, agli italiani più disagiati, la capacità di consumo persa con l’avvento programmato – da chi opera nelle stanze dei bottoni della grande finanza – del fenomeno inflazionistico in corso. Un aumento generalizzato dei prezzi che, stante l’immobilità cronica degli stipendi, in media costa alle famiglie italiane dai 2 ai 4 mila euro all’anno di rinunce a beni e servizi in quei settori, che a loro volta, in conseguenza dell’invenduto, andranno ad aumentare il numero dei fallimenti per il nostro sistema economico.

La richiesta di scorporare dal deficit gli investimenti fatti nell’ambito del PNRR – e le spese militari per aiutare l’Ucraina -fatta due settimane fa nel corso della discussione informale all’Ecofin sulla riforma del patto di stabilità dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, va a ribadire la posizione del nostro governo inserita nel Def dello scorso aprile. Lo scorporo sarebbe temporaneo, fanno sapere da via XX Settembre, fino al 2026, anno in cui termina il Next Generation Eu.

Se ad aprile scorso, sempre durante la discussione della riforma al patto di stabilita, la posizione della Germania era fortemente contraria alle idee italiane, oggi, pare proprio che le potenti bombe dell’inflazione con recessione annessa sganciate su Berlino, stiano funzionando. Tanto che, la Germania apre alle richieste del nostro governo. Una regola unica, che valga per tutti, nei percorsi di riduzione del debito per evitare classificazioni dei Paesi membri in “virtuosi” e “ad alto debito” e non piani personalizzati; questo chiedono da Roma.

Come vedete anche l’Italia è in grado di puntare i piedi, quando la posta in gioco è il portafoglio della nostra élite e la necessità di emarginare quei pochi falchi tedeschi rimasti a contrastare l’Agenda-Draghi, si fa urgente!

E’ bene essere chiari: la vittoria italiana sui tavoli della trattativa sul patto di stabilità, nella quale ricordiamo rientra anche la riforma del Mes, equivale a realizzare i desideri di Mario Draghi e dei poteri globalisti che lui stesso rappresenta in modo fedele da sempre. L’unione bancaria e la definitiva consegna della politica fiscale nelle mani di un unico organismo europeo, che nelle loro menti diaboliche potrebbe essere addirittura la Banca Centrale, è essenziale per i poteri che ci comandano per gestire la difficile situazione geopolitica attuale, senza correre il rischio di colpi di testa da parte di politici fuori dal coro, modello Orban per intenderci.

C’è bisogno di soldi e quindi non più limiti al deficit per spese militari, transizione green e digitale, Draghi lo ha detto chiaramente poche settimane fa dalle colonne dell’Economist [1] – pochi giorni prima di accettare il nuovo incarico che gli è stato assegnato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, per delineare una strategia sul futuro della competitività dell’industria Ue per tenere testa a Cina e Usa.

Qualcuno potrebbe obbiettare: e per il lavoro e la gente che non arriva a fine mese cosa si fa?

Per loro, è già pronto il reddito universale fornito attraverso la moneta digitale direttamente dalla Banca Centrale, ma solo per coloro che rinunceranno a pensare ed accetteranno passivamente tutto quello che viene loro indottrinato. Insomma, sempre con la schiettezza che mi contraddistingue:

a chi non rompe le scatole pane, pasta e patate sarà garantito!

Come al solito, a fronte di quello che il potere ha in mente, ci sono poi le varie dichiarazioni prive di senso tecnico ma con un preciso messaggio da lanciare alla gente ignara, profuse dai paggetti, impersonificati dalle solite figure della politica. Da Gentiloni, per poi finire al ministro dell’Economia spagnolo Nadia Calvino (la Spagna ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea):

“Serve un compromesso, che deve avere il giusto equilibrio tra, da una parte, la necessità di percorsi di riduzione del debito sostenibili e, dall’altra, assicurare lo spazio necessario per gli investimenti e incentivi per le riforme strutturali”.

“In fin dei conti – ha aggiunto Calvino – le questioni principali o gli elementi principali per questo consenso dipenderanno dal raggiungimento di un equilibrio adeguato tra una riduzione” del rapporto tra debito e Pil, “e quindi finanze pubbliche sostenibili nel medio e lungo termine, e la realizzazione, allo stesso tempo, degli investimenti e degli incentivi necessari ad affrontare le riforme strutturali. Questo è il cuore degli elementi più importanti che ci permetteranno di raggiungere un consenso nelle prossime settimane. Proporremo ai ministri un calendario ambizioso, in modo da poter raggiungere questo accordo prima della fine dell’anno”. [2]

Queste parole sono la traduzione di quello che prevede l’Agenda Draghi, ovvero gli stati membri, prossimi ad essere federati, agiranno all’interno del solito pareggio di bilancio con il limite delle risorse che quindi otterranno dal prelievo fiscale, provenienti dal lavoro dei cittadini e delle piccole e medie imprese che operano nel paese, ma senza la possibilità di dichiarare i propri redditi in giro per il mondo, come invece consentito alle multinazionali. Mentre i deficit, ovvero la creazione di moneta e la sua relativa distribuzione sarà gestita a livello centralizzato ed indirizzata secondo i voleri e naturalmente il solito interesse elitario.

Non esiste altra interpretazione alle parole del ministro spagnolo che, se riportate a livello di governi locali, inseguirebbero due obbiettivi totalmente opposti (ovvero la pretesa di crescere facendo investimenti senza fare deficit) e di conseguenza impossibili da realizzare. E quindi è puramente logico pensare che il futuro sia quello di registrare tali deficit solo a livello di governo europeo. E tanto per cominciare, vista l’urgenza, molto probabilmente si inizierà dal tener fuori dai bilanci locali le spese per l’invio di armi in Ucraina e quelle per gli investimenti del PNRR, che ricordo già essere finanziati con debito europeo (eurobond).

E’ chiaro che siamo allo step successivo del Grande Reset; dopo aver reso i governi limitati nel portafoglio attraverso il dogma dell’indipendenza delle banche centrali dagli stessi, con questo ulteriore passaggio si toglie definitivamente ai governi locali ogni possibilità di decisione di spesa in deficit, con la quale, se volessero, oggi sarebbero in grado di ottemperare al loro ruolo di unici regolatori dell’economia con la messa in atto di politiche economiche anti-cicliche.

Niente colpi di testa da parte di politici fuori dal coro, a cui venga l’idea di introdurre mezzi di pagamento a corso legale alternativi per il benessere del proprio paese. L’eventualità, ad esempio, che qualcuno possa internamente al proprio paese in autonomia creare moneta fiat (i cd crediti fiscali), per finanziare consumi ed occupazione anziché le ristrutturazioni edilizie, senza usare le stampanti di Francoforte, deve essere fermata a priori, poiché potrebbe compromettere in maniera definitiva il piano federalista per un ritorno a quello che ormai ha tutte le sembianze di un feudalesimo moderno.

La moneta, elemento essenziale per la crescita ed un benessere generalizzato, è necessario, nel modo più assoluto, che torni ad essere  ad uso esclusivo del Signore, mentre riguardo alla gente, stante l’attuale tecnologia avanzata e le continue innovazioni in salsa digital, la schiavizzazione delle braccia lascerà sempre più il posto a quella della mente.

Questo è il futuro che i padroni del mondo hanno già disegnato per noi!

Come sapete, non è mia abitudine fare previsioni e scommettere su eventi futuri, ma questa volta già dal titolo dell’articolo ho voluto farlo – quasi per induzione scaramantica nel voler esorcizzare il contrario – sul fatto che l’Italia di Draghi uscirà vincitrice il prossimo 17 Ottobre dal tavolo delle trattative sulla riforma del patto di stabilità.

Per molti questo evento potrebbe sembrare una vittoria sia a livello di dottrina economica che politico per il nostro paese; chi vi scrive non la considera tale, per i motivi che ho ampiamente spiegato.

Abbiamo imparato a nostre spese, in questi anni, che le cessioni forzate di sovranità ottenute attraverso il susseguirsi di crisi opportunamente programmate a tale scopo, contengono in sé solo e soltanto disegni di colonizzazione e saccheggio delle nostre vite e della nazione.

Niente di buono è contenuto per il popolo dentro l’Agenda di Mario Draghi, ma solo strade lastricate di marmo per l’Inferno.

Vorrei tanto perdere questa scommessa!

https://comedonchisciotte.org/scommettiamo-spese-militari-e-pnrr-saranno-scorporate-dal-deficit/

LA SINDROME DI ASPERGER. - Viviana Vivarelli

 

Sembra che Mark Zuckerberg abbia confessato di essere affetto dalla sindrome di Asperger, così come altri personaggi molto famosi come Greta Thunberg, a Steve Jobs, Henry Ford, Bob Dylan, Elon Musk, Dan Aykroyd, Anthony Hopkins, Daryl Hannah, Sia, Susanna Tamaro, Antonia De Gattis, Bobby Fischer, Temple Grandin, Alan Turing, Susan Boyle e Courtney Love.
Questi soggetti vengono chiamati "aspie".
Hanno una forma di autismo che si manifesta soprattutto in relazione alle interazioni sociali poiché, chi ne soffre, oltre ad essere dotato di poca empatia tende spesso ad esprimersi in maniera inappropriata comunicando i propri pensieri in modo smaliziato, senza peli sulla lingua, troppo diretto.
Le persone con Asperger tendono ad avere difficoltà a creare legami di amicizia e sentirsi esclusi, per la difficoltà a comprendere le regole sociali non scritte e, in alcuni casi, potrebbero mostrare delle mimiche facciali incontrollate.
La SA è un disturbo dello spettro autistico. Non comporta ritardi nell'acquisizione delle capacità linguistiche né disabilità intellettive.
La causa è ignota.
Questi soggetti non riescono a comunicare, ad adeguarsi agli usi sociali, possono presentare o ripetitivi e stereotipati.
Il soggetto prova sentimenti ma si comporta come se non fosse sensibile ai sentimenti altrui e dà l'impressione di diisprezzare gli altri e di essere insensibile. Non riesce a interagire socialmente, non è capace di farsi degli amici. A differenza dei soggetti autistici, gli aspie possono contattare socialmente gli altri ma lo fanno in modo goffo e inusuale, come fossero stranieri in un mondo umano. Un soggetto con questa sindrome è in grado di fare una conversazione unilaterale ma fa fatica ad ascoltare l'altro e capirlo.
Nei casi estremi, il soggetto non tenta nemmeno di relazionarsi, non parla con nessuno o lo fa solo con pochi soggetti selezionati. Non riesce a mostrare il proprio affetto per qualcuno o lo fa in modo strano.
Non riuscendo a collegarsi con gli altri, può essere più soggetto alla depressione e portato al suicidio.
Mostra interessi e attività limitati e ripetitivi, talvolta anormalmente intensi o che implicano un'esagerata concentrazione. I bambini Asperger talvolta possono raccogliere volumi di informazioni dettagliate su un argomento relativamente ristretto, come i dati meteo o i nomi delle stelle, senza che necessariamente abbiano una reale comprensione di un tema più ampio.Questo comportamento è di solito evidente all'età di 5 o 6 anni. I comportamenti motori stereotipati e ripetitivi sono una caratteristica fondamentale della sindrome con rilevanza diagnostica e sono chiamati stimming. Essi comprendono i movimenti della mano, come lo sbattimento o torsioni e movimenti complessi dell'intero corpo. Questi sono in genere ripetuti più a lungo e più volontariamente rispetto ai tic, che solitamente sono più veloci, meno ritmici e meno simmetrici.
Una mancanza di interesse nella narrativa è comune tra gli adulti con la sindrome.
I bambini possono avere un vocabolario insolitamente sofisticato per la loro età, ma hanno difficoltà a comprendere il linguaggio figurato. Inoltre, sembrano avere particolari carenze in alcuni settori come: l'umorismo, l'ironia, la derisione e il sarcasmo. Anche se gli individui con la sindrome di solito non comprendono la base dell'umorismo e non riescono a condividere il divertimento con gli altri.
Spesso mostrano eccellenti doti uditive e di percezione visiva, possono essere, ad esempio, particolarmente sensibili o insensibili al suono, alla luce e ad altri stimoli. Possono avere dei ritardi nell'acquisire competenze che richiedono destrezza motoria, come andare in bicicletta o aprire un barattolo, e possono sembrare goffi nei movimenti o sentirsi "a disagio nella propria pelle".

Foto di Venita Oberholster da Pixabay

Cassazione: va garantito un salario minimo costituzionale. - Giuseppe Bulgarini d'Elci

 


La Suprema corte, chiarisce che il salario minimo fissato per legge non è esente da una verifica del giudice sulla congruità rispetto ai parametri costituzionali della giusta retribuzione.

La presenza di una legge sul salario legale non può realizzarsi operando un rinvio in bianco alla contrattazione collettiva, in quanto anche in questo caso occorre muoversi nella cornice dei parametri costituzionali di sufficienza e adeguatezza della retribuzione.

Il nostro ordinamento è ispirato a una nozione della remunerazione non come prezzo di mercato in rapporto alla prestazione di lavoro, ma come retribuzione adeguata e sufficiente per assicurare un tenore di vita dignitoso .

La circostanza che la retribuzione minima sia determinata sulla scorta del contratto collettivo comparativamente più rappresentativo nell’ambito del settore di attività non impedisce, laddove sia dedotto un contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, di allargare l’analisi ad altri parametri concorrenti.

Questa regola si applica, ad avviso della Cassazione (sentenza 27711/ 2023, depositata ieri,) anche nel caso del «salario minimo legale» , quando la determinazione del trattamento economico sia devoluta per legge a uno specifico contratto collettivo.

Il rispetto dei parametri costituzionali opera anche in presenza di una disciplina legale del salario minimo dove, come avviene per il settore del lavoro in cooperativa (articolo 3, legge 142/2001), è previsto che il lavoratore abbia diritto a un trattamento economico complessivo non inferiore ai livelli minimi previsti dalla contrattazione collettiva nazionale “leader” di settore.

La Cassazione perviene a questa soluzione osservando che l’assetto costituzionale vigente impedisce «una riserva normativa o contrattuale a favore della contrattazione collettiva nella determinazione del salario».

Se, in prima battuta, il rispetto dei parametri costituzionali sulla giusta retribuzione richiede di sottoporli a una verifica di conformità sulla base del contratto nazionale di lavoro firmato dalle associazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative, come prevede la legge 142/2001, l’eventuale esito negativo impone di allargare l’indagine ad altri parametri concorrenti.

In questo passaggio ritroviamo un elemento di grande interesse perché viene chiarito che il parametro di valutazione non sono solo gli altri contratti collettivi di settori affini, ma anche fonti esterne come gli indicatori economici e statistici utilizzati per misurare la soglia di povertà (indice Istat) o la soglia di reddito per accedere alla pensione di inabilità.

La Corte di legittimità non fornisce un elenco analitico di parametri alternativi e richiama, tuttavia, alcuni istituti di immediata lettura, tra cui spiccano i dati Uniemens censiti dall’Inps per il salario medio, i valori dell’indennità Naspi, i trattamenti di integrazione salariale in presenza di riduzione o sospensione dell’attività e altre forme di sostegno al reddito.

Un elemento di forte richiamo è agli indicatori statistici individuati dalla Direttiva Ue sui salari minimi adeguati (2022/2041), di cui la Cassazione sottolinea l’obiettivo di perseguire la dignità del lavoro, l’inclusione sociale e il contrasto alla povertà.

In un contesto sociale influenzato da severe dinamiche inflazionistiche e da cronici ritardi nei rinnovi dei contratti collettivi emerge una situazione di lavoro povero, declinato dalla Cassazione come «povertà nonostante il lavoro», che i Ccnl non sono sempre in grado di intercettare.

È su questo piano che agisce la Suprema corte, prevedendo che il salario minimo fissato per legge non è esente da una verifica di congruità rispetto ai parametri costituzionali della giusta retribuzione.

https://www.ilsole24ore.com/art/cassazione-salario-minimo-rispetti-parametri-costituzionali-giusta-retribuzione-AF77Rp4

“Salario minimo”, il giudice disapplica il contratto collettivo sotto la soglia costituzionale. - Francesco Machina Grifeo

 
 Autore: Marie-Lan Nguyen Copyright: Public Domain

 Lo ha stabilito la Corte di cassazione, sentenza n. 27711 depositata oggi, accogliendo (con rinvio) il ricorso del dipendente di un cooperativa che lamentava la non conformità all’articolo 36 Cost del suo Ccnl.

L’articolo 36 della Costituzione laddove indica che la retribuzione deve essere (oltre che “proporzionata”) “sufficiente” ad assicurare un’esistenza “libera e dignitosa” pone un limite sotto il quale non si può scendere. Un limite sempre sindacabile dal giudice e che dunque prevale anche sulla contrattazione collettiva “che non può tradursi, in fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale”. E le cose non cambiano neppure quando sia una legge a rinviare espressamente al Ccnl (come nel caso specifico). Lo scrive la Corte di cassazione, sentenza n. 27711 depositata oggi, accogliendo (con rinvio) il ricorso del dipendente di un cooperativa che lamentava la non conformità all’articolo 36 Cost. del suo stipendio di vigilante (in un supermercato Carrefour) nonostante fosse quello indicato dal Ccnl Servizi Fiduciari. In primo grado il giudice gli aveva dato ragione confermando l’inadeguatezza dell’emolumento. Per la Corte di appello invece la valutazione di conformità del giudice non poteva applicarsi in presenza di contratti collettivi vigendo il principio della libertà sindacale.

Una lettura bocciata dalla Sezione lavoro secondo cui “nell’attuazione dell’art.36 della Cost. il giudice, in via preliminare, deve fare riferimento, quali parametri di commisurazione, alla retribuzione stabilita dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria, dalla quale può motivatamente discostarsi, anche ex officio, quando la stessa entri in contrasto con i criteri normativi di proporzionalità e sufficienza della retribuzione dettati dall’ art. 36 Cost ., anche se il rinvio alla contrattazione collettiva applicabile al caso concreto sia contemplato in una legge, di cui il giudice è tenuto a dare una interpretazione costituzionalmente orientata”. Inoltre, ai fini della determinazione del giusto salario minimo costituzionale “il giudice può servirsi a fini parametrici del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini o per mansioni analoghe”. Infine, nell’opera di verifica della retribuzione minima adeguata “può fare altresì riferimento, all’occorrenza, ad indicatori economici e statistici”, non dovendo però ancorare la propria valutazione, per esempio, alla soglia di povertà fissata dall’Istat annualmente ma accogliendo una nozione più ampia, anche secondo quanto suggerito dalla Direttiva UE 2022/2041 del 19 ottobre 2022, per la quale si deve tener conto “anche della necessità di partecipare ad attività culturali, educative e sociali”.

Nel caso concreto il lavoratore aveva dedotto che a seguito dell’applicazione, da un cambio di appalto all’altro, di Ccnl sempre diversi e peggiorativi – sottoscritti anche dalle OO.SS. maggiormente rappresentative – si era prodotto il risultato di una diminuzione della retribuzione pur nell’identità dell’attività di lavoro svolta da esso e dalla stessa datrice di lavoro.

La necessità di una verifica giudiziale “nonostante” la contrattazione, prosegue la sentenza, “per individuare nel caso concreto un minimo invalicabile in attuazione della regola costituzionale, si pone dunque in ogni caso, ed anche in questa causa in cui il giudice è stato chiamato a sindacare il salario applicato da una cooperativa di lavoro ed attraverso di esso la stessa legge che sta a monte imponendone l’applicazione”.

L’intervento giudiziale, precisa la Corte, può riguardare non solo il diritto del lavoratore di richiamare in sede di determinazione del salario il CCNL della categoria nazionale di appartenenza, “ma anche il diritto di uscire dal salario contrattuale della categoria di pertinenza”. Dal momento che “per la cogenza dell’art. 36 Cost., nessuna tipologia contrattuale può ritenersi sottratta alla verifica giudiziale di conformità ai requisiti sostanziali stabiliti dalla Costituzione che hanno ovviamente un valore gerarchicamente sovraordinato nell’ordinamento”.

Spetta dunque al giudice di merito “valutarne la conformità ai criteri indicati dall’art. 36 Cost.”, mentre il lavoratore “ deve provare solo il lavoro svolto e l’entità della retribuzione, e non anche l’insufficienza o la non proporzionalità”. Al lavoratore dunque “spetta soltanto l’onere di dimostrare l’oggetto sul quale tale valutazione deve avvenire, e cioè le prestazioni lavorative in concreto effettuate e l’allegazione di criteri di raffronto, fermo restando il dovere del giudice di enunciare i parametri seguiti, allo scopo di consentire il controllo della congruità della motivazione della sua decisione”.

Risulta pertanto, conclude la Suprema corte, che nel nostro ordinamento una legge sul “salario legale”, come quella in materia di cooperative, non possa realizzarsi attraverso un rinvio in bianco alla contrattazione collettiva; posto che il rinvio va inteso nel quadro costituzionale che impone un minimum invalicabile nel caso concreto. “Sicché una legge (come quella in tema di cooperative ed in ogni altro settore) che imponga la determinazione di un salario minimo attraverso la contrattazione deve essere parimenti assoggettata ad una interpretazione conforme all’art. 36 ed all’art 39 Cost.”.

https://ntplusdiritto.ilsole24ore.com/art/salario-giusto-giudice-disapplica-contratto-collettivo-sotto-soglia-costituzionale-AF5jMj4