domenica 15 ottobre 2023

L'OLOGRAMMA E LA SINCRONICITÀ- Viviana Vivarelli.

 

Cos’è un ologramma? Un ologramma è un oggetto tridimensionale che sembra solido ma non lo è, in quanto è privo di solidità anche se è visibile da ogni lato, è una fotografia di luce a 3 dimensioni, proiettata da due rubini.
Un rubino è un cristallo di corindone con cromo, una struttura di silicio e ossigeno i cui elettroni hanno una trama molto debole. Se si agita un cristallo o lo si riscalda, esso scioglie il suo cuore, passando dallo stato solido a quello liquido, e in ciò cede elettroni. Questi non sono materia, ma luce, energia… La proprietà di cedere elettroni si chiama proprietà piezoelettrica.
Il rubino possiede un po’ di silicone, il silicone è un semiconduttore cioè può cedere o trattenere elettricità. I conduttori dei computer sono di silicone. E la centrale di produzione di computer IBM in America si chiama SILICON VALLEY. Un cristallo può vibrare in modo ritmico, si accende e si spegne, rilasciando o no energia. A causa di questa vibrazione ritmica, si usano cristalli liquidi per computer o orologi (rubini, quarzi…). I cristalli permettono al computer di lavorare secondo un sistema binario, ON-OFF, immagazzinando informazioni. Secondo la teoria delle energie sottili, i cristalli liquidi permettono anche alle nostre menti di immagazzinare informazioni sotto forma di energia.
Un pranoterapeuta dovrebbe portare a contatto della propria pelle un quarzo ialino o citrino che gli cederà elettroni, rigenerando le energie che la terapia dissipa.
In un rubino appositamente trattato, gli elettroni saltellano, ma ognuno con un movimento ondulatorio diverso. Dopo un certo tempo si sincronizzano e si dispongono tutti in un’onda di un solo tipo, entrando in fase. Allora, accade un fatto straordinario.
Gli elettroni sono particelle di luce, informazioni luminose. La luce è radiante, cioè si irradia da una fonte luminosa a 360°. Ma, quando gli elettroni danzano tutti allo stesso modo, la luce si allinea, si potenzia, diventa mirata e dal rubino nasce un filo sottilissimo di luce pura: il raggio laser. Il laser è una luce amplificata, continua, allineata, dove gli elettroni non balzano su e giù a caso, ma sono tutti in fase e vengono sparati come i proiettili di un fucile. La sua mira è precisissima e può avere un diametro piccolo a piacere, l’onda è coerente, in ogni suo punto i campi elettrici vibrano in fase, esso spara dunque in modo esattissimo il massimo dell’informazione col massimo della potenza. Un raggio laser può fare un foro piccolissimo a piacere in qualunque materiale, può tagliare un velo microscopico di cellule da un occhio, può saldare tra loro materiali diversi, può distruggere cellule tumorali, saldare la retina attraversando il bulbo oculare senza sfiorarlo, o lavorare sulla superficie di un organo senza penetrarlo all’interno, arrestare un’emorragia interna, coagulare uno strappo, perforare una cassaforte. Il laser è usato nelle fusioni nucleari, in elettronica, in chirurgia, può trasmettere informazioni, creare strumenti di precisione ecc…
Con due raggi laser si può creare un ologramma, una proiezione di luce a tre dimensioni. Su una lastra riproduciamo le informazioni luminose di un oggetto, poi, con un laser, possiamo fare il processo inverso e riprodurre l’oggetto, un oggetto che sembra vero e reale, con tutti i suoi punti luminosi e oscuri, perfettamente identico all’originale, in tutti i suoi dettagli, incrinature, sporgenze, rugosità, colori….così perfetto che l’ologramma di uno specchio è ancora uno specchio che specchia.
L’ologramma registra i campi ondulatori della luce e li ricostruisce. È una fotografia di luce nello spazio. L’immagine ha profondità e l’osservatore può anche girarvi attorno per guardarla da dietro. Si ha l’impressione di un oggetto sospeso per aria. L’oggetto da fotografare viene immerso in un raggio laser, un secondo raggio è fatto rimbalzare dal riflesso del primo, il punto di incontro tra i due è impresso su una pellicola, che, sviluppata, appare come un insieme di linee scure e di punti luce. Se un terzo laser la illumina, appare in aria l’immagine tridimensionale dell’oggetto originale.
Per ora abbiamo inventato solo l’ologramma fisso. C’è chi ha visto in una fiera l’ologramma di un rubinetto che versa acqua ed ha allungato la mano per chiuderlo. Nel film Guerre Stellari il protagonista riceve un ologramma della Principessa Bianca, la vede come fosse reale, alta 30 cm, che si muove e parla, e può ricominciare da capo a ripetere il messaggio come una segreteria telefonica tridimensionale. Questo è il nostro futuro. Immaginate un pilota che deve atterrare con scarsa o nulla visibilità di campo…nessuno strumento moderno oggi riesce a fargli vedere il campo di atterraggio così com’è veramente, ma se i piloti ne avessero una immagine olografica potrebbero vedere tutto il campo chiaramente… Un giorno potremo avere schermi per film o tv olografiche che fanno sorgere davanti ai nostri occhi immagini virtuali, una realtà tridimensionale con cui potremmo forse anche interagire. Viene da chiedersi se le famose apparizioni (le visioni mariane) non siano proiezioni di questo tipo. E ci chiediamo anche se i nostri sogni non siano la stessa cosa. Tutto in essi sembra solido, reale, interagente, ma niente è reale nel senso di materiale. Probabilmente il nostro cervello funziona come un ologramma, riceve frequenze e le converte in proiezioni. Il velo di Maia di cui parla la tradizione induista potrebbe essere il corrispondente religioso di un ologramma. Se il sogno fosse l’ologramma di una notte, il mondo potrebbe essere l’ologramma di una vita.
Anche in un sogno vedo le immagini calate in coordinate spazio-temporali, ma dove sono quello spazio e quel tempo? Dove stanno? Semplicemente non esistono, sono un’illusione percettiva soggettiva, una dilatazione della mia percezione, un fenomeno allucinatorio privo di consistenza. Se il mio sogno è un film interiore, allora anche la mia vita da sveglio potrebbe esserlo. Ogni realtà percepita potrebbe essere una realtà virtuale.
Il fisico inglese David Bohm ipotizzò che una realtà oggettiva non esistesse e che l’universo fosse un gigantesco ologramma. (“Ma allora”- chiese Andreina -“se la realtà è una proiezione, chi è che mi sta proiettando?”)
Il neurofisiologo americano Karl Pribam ipotizza una doppia conversione, l’oggetto percepito è convertito in frequenze mentali, che sono convertite in immagini davanti alla coscienza. Dal punto di vista olografico il mondo potrebbe essere un’enorme illusione, la materia non esisterebbe, tutto sarebbe maya, miraggio, come dicono le filosofie orientali, una realtà virtuale di cui faccio parte. È un’illusione che noi siamo persone fisiche che si muovono in un mondo fisico, potremmo essere sogni che si muovono in un sogno e un giorno potremmo svegliarci e scoprire di aver sognato la vita.
Ma se l’universo fosse una proiezione interconnessa, in cui ogni punto ha l’informazione totale, allora ciò che succede altrove potrebbe essere conosciuto qui. E un’esperienza di telepatia o di conoscenza diretta, una visione, un’inferenza della mente sulla materia, un atto di sincronicità diventerebbero spiegabili. L’esperienza mistica sarebbe l’immissione improvvisa in una coscienza olografica, il passaggio da una coscienza personale a una coscienza totale, il frammento che contiene l’intero. Non più una limitata vista periscopica, ma una visione d’insieme (come quella dell’Akasha indiano).
In una realtà unica e interconnessa, l’interazione diventa implicita. Quando ho paura, ho reazioni tanto sul piano organico che mentale che psichico. Corpo, mente, anima interagiscono con simmetrie di senso, isole di significato, picchi di corrispondenza, quello che Calligaris chiamava risonanza.
Allo stesso modo l’organismo olografico universale reagisce in modo sincrono. Risonanza e sincronicità sarebbero le due leggi del reale.
Dal mio libro ‘Introduzione alla radioestesia’: Le energie buone o cattive che influenzano l'uomo”. Pagg. 203. con figure. Euro 15,60 su carta, euro 3 in lettura digitale.

Il liceo classico? È inutile ormai, non serve più a nulla. Chi lo difende è un classista. - Professor X - G. Middei

 

In questi giorni sui giornali non si parla d’altro: sono sempre meno i ragazzi iscritti al classico. Proprio ieri ho letto su Repubblica un articolo che parla degli studenti che preferiscono lo scientifico «soft» al liceo classico. Il merito? L’aver eliminato lo studio del latino. A quanto pare oggi «modernizzare e riformare la scuola» significa eliminare dai programmi tutte quelle materie difficili, impegnative, che stressano inutilmente i ragazzi insomma.

Ecco, fateci caso, oggi quando si parla del latino, del greco, della filosofia, c’è sempre qualcuno che obietta: certo, sono cose interessanti, ma sono davvero utili? Non è più utile in fondo insegnare a un ragazzo un mestiere? Ma indovinate un po’? I classisti, i veri classisti sono loro. Perché non c’è niente di più antiquato e classista che dire questo: insegniamo a un ragazzo un mestiere. Gioverebbe a questi fautori del modernismo, ripassare un po’ di storia.

Sapete cosa dicevano gli intellettuali del XIX? Che se ne fa il popolo della letteratura, della storia? Meglio mandarli a bottega, insegnare loro un mestiere, almeno avranno di che campare. E a cosa serve in fondo a una donna, si domandavano altri, avere un’istruzione? Sarà utile per trovarle un buon marito? No, certo che no, insegniamo loro a cantare, a danzare, insegniamo loro l’arte della conversazione, del disegno e del ricamo, non sia mai che si mettano a leggere e poi pensino di essere “intelligenti come un uomo”.

Ecco, sarebbe davvero opportuno oggi prestare un po’ più di attenzione a tutte quelle materie “inutili” come il latino, la storia e la letteratura, ma forse hanno ragione loro, forse non è opportuno educare in questo modo i ragazzi. Non sia mai che poi capiscano da soli che quando il sistema dice loro: imparate un mestiere, non ha a cuore i loro interessi.

Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (Carissimi, è appena uscito «Intervista con un matto», il mio nuovo romanzo. Se volete leggerlo anche voi e scoprire di cosa parla, potete leggerne un estratto gratuito qui (andando su Kindle): https://www.amazon.it/Intervista-matto.../dp/883205597X/

#istruzione #scuola #latino #letteratura

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venerdì 13 ottobre 2023

Crespelle di riso.

 

Ingredienti:
-500 gr di riso
-1 litro di latte
-La buccia di 1 arancia
-4 cucchiai di zucchero
-200 gr farina 00
-Una bustina di lievito vanigliato
-Un pizzico di cannella e di sale.
Preparazione.
In una pentola capiente versare latte, riso, la buccia d’arancia, lo zucchero, il sale e la cannella. Far bollire a fuoco basso cuocere fino a quando si asciuga tutto , girare spesso attenzione altrimenti si attacca togliere la buccia lasciare intiepidire e versare la farina ed il lievito, amalgamare il tutto. Farlo raffreddare, fare dei cilindri e passarli nella farina, Friggere in olio ben caldo, facendo attenzione a che non si colorino eccessivamente. Scolare ogni crispella su carta assorbente e poi farla rotolare dentro allo zucchero semolato. Servire e buon appetito.

giovedì 12 ottobre 2023

Un classico che ogni donna dovrebbe leggere almeno una volta nella vita? - Professor X - G Middei


 Un classico che ogni donna dovrebbe leggere almeno una volta nella vita?

Oggi voglio parlarvi di un libro che è stato vietato, bandito e censurato per quasi un secolo, un libro che è stato giudicato «pericoloso» e sovversivo dai benpensanti e che ancora oggi continua ad essere vietato in molti paesi perché «contiene del materiale che potrebbe fuorviare le giovani donne». Sto parlando dell’Amante di Lady Chatterley di Lawrence.

Ma di cosa parla? Di una donna che ha una relazione clandestina con il guardiacaccia di suo marito. La trama in sé non ha nulla di scandaloso, tanti grandi classici parlano di donne che amano uomini al di fuori del matrimonio. Vedete, la cosa davvero scandalosa dell’Amante di Lady Chatterley è che parla della sessualità femminile. Della scoperta da parte di una donna del piacere sessuale, in un’epoca in cui l’orgasmo era considerato un sintomo di «isteria».

Ma oggi i tempi sono cambiati, obietterà qualcuno, vale ancora la pena leggere L’amante di Lady Chatterley? Sì, perché in questo libro che in apparenza potrebbe sembrarvi soltanto il racconto di una relazione clandestina, vi troverete riflessioni capaci di emozionarvi e farvi sussultare. Parla della passione ma anche della ricerca della libertà, delle convenzioni sociali che ci impongono i ruoli che interpretiamo, del potere salvifico della natura e di una società che sta diventando sempre più meccanizzata e sembra non dare più importanza all’uomo. Vi suona attuale?

E poi c’è un altro motivo per cui dovreste leggerlo: la scrittura di Lawrence ti incanta. È come una foresta lussureggiante di colori, profumi, aggettivi, sostantivi nei quali perdervi. A chi lo consiglio? A chi ama ancora il fascino di una bella prosa in un’epoca di scritture sciatte, anonime, incolori. E ricordate sempre: leggete tutti quei libri che qualcuno ha giudicato pericolosi o immorali. Il vero pericolo sarebbe non leggerli.

Vi è piaciuto questo consiglio? E voi lo avete mai letto?

Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (Se vi piace ciò che pubblico, potete trovarmi anche su Instagram, dove vi parlerò dei grandi classici, mi trovate a questo link: https://www.instagram.com/ilprofessorx

#letteratura #cultura #istruzione #libri 

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VISIONE MECCANICISTICA E IDEALISTICA DEL MONDO. - Viviana Vivareli

 

Giordano Bruno e la fisica quantistica.

DOPO 4 SECOLI LA FISICA QUANTISTICA CONCORDA CON GIORDANO BRUNO.

Giordano Bruno dice: "Non è la materia che crea il pensiero ma il pensiero che crea la materia". Cosa vuol dire?
Prendiamo la domanda: "Cos’è il mondo?" La riposta cambia secondo come ognuno lo concepisce secondo la sua opinione. Questa cambia nel tempo, secondo i popoli e culture e cambia da persona a persona.
Al tempo di Giordano Bruno la Chiesa era la massima autorità non solo religiosa e filosofica ma anche scientifica. Lo abbiamo visto con Galileli che dovette abiurare le sue teorie sul sistema solare perché erano in disaccordo con quelle degli astronomi della Chiesa. Lo stesso strapotere fu esercitato contro le teorie filosofiche di Giordano Bruno al punto che la Chiesa lo condannò al rogo. Giordano Bruno era un filosofo e un visionario. Oggi possiamo affermare che molte delle sue intuizioni si accordano alle ipotesi dei più moderni fisici quantistici.
In linea di massima, nella storia della filosofia occidentale si sono alternate due posizioni base.
“Cos’è un albero?”.
La 1a posizione dice: Un albero è un oggetto a sé stante che mi viene descritto dai miei sensi e può essere definito dalla mia ragione (posizione realistica o meccanicistica: Aristotele. Il mondo è come un meccanismo formato da parti).
La 2a posizione dice: L’albero come fenomeno, cioè come mi appare, esiste solo in quanto è percepito in un certo modo dai miei sensi e filtrato dalla mia ragione ma io non so cosa sia l'albero "in sé" (posizione idealistica: Platone). Posso solo intuirlo, elevandomi a un livello superiore ai sensi e alla ragione.
Giordano Bruno è un idealista e sta dalla parte di Platone. Non so cosa sia il mondo nella sua realtà, so solo che idea me ne faccio attraverso sensi e ragione ma dell'albero "in sé" non so nulla.
Giordano Bruno vive alla fine del 1500, tardo Rinascimento, tempo di grandi mutamenti. Martin Lutero. Lotta tra cattolici e protestanti. Controriforma. Galilei che fa trionfare le leggi copernicane: la Terra gira attorno al Sole e non viceversa...
Per lungo tempo domina il pensiero meccanicistico.
Oggi è tramontato il pensiero meccanicistico di Galileo, Newton, Cartesio e Einstein e sta tornando l’idealismo con i Niels Bohr, Werner Heisenberg e David Bohm e stiamo rivalutando Giordano Bruno: non possiamo considerare il mondo come un orologio formato da tanti pezzi, esso è un intero in cui tutte le parti sono interconnesse. Tutto è uno. Nell’assoluto tutto esiste insieme, tutte le cose sono una cosa sola.
Se guardiamo solo ai fenomeni, ci sembrano tanti. Ma se cerchiamo l’Essere in sé, esso è UNO.
Giordano Bruno aveva detto: “La materia è in parte corporea e in parte incorporea”.
Ovviamente questa Materia assoluta o astratta non coincide con la parola materia come la indichiamo noi.. È la sostanza prima del mondo e in sé non ha forma anche se può prendere tutte le forme. Sostituisci alla parola Materia la parola Energia e hai la fisica attuale. La famosa formula di Einstein: E = mc2, dimostra che la materia (massa) e l’energia (E) sono solo due modalità (informazioni) della stessa sostanza fondamentale. Ma l’universo come noi lo vediamo è intrinsecamente un prodotto mentale.
Dice Bruno: “Tutto è uno rispetto alla sostanza”.
Dice ancora: “Nella Natura possiamo riconoscere due ordini di Essenza, conoscendo la Forma e la Materia”. Che è come dire l’Energia e l’Informazione sono tutto ciò che esiste. L’energia è informazione.
L'informazione struttura l’energia, le dà forma, cioè la modella in tutte le dimensioni dell’essere, a partire da sé stessa. L’informazione modella l’energia creando il mondo minerale, vegetale ecc.
Cosa unisce l’Energia con l’Informazione? La coscienza.
Esiste solo la Coscienza. A seconda dell’Informazione, esistono diverse entità di coscienza, che tuttavia sono composte dalla stessa sostanza, dai minerali, alle piante, agli animali e agli esseri umani fino alle forme di vita superiori. La forma si presenta attraverso l’auto-organizzazione, con l’aiuto dell’informazione.
David Bohm (meccanica quantistica) si chiede: “Una pietra ha coscienza?” Secondo la fisica quantistica, tutto è pieno di Coscienza da un sasso a una stella perché tutto è Vita, non esiste la “non vita”.
Spazio, tempo e causalità si applicano nel mondo reale, ma possono non esistere in mondi paralleli.
Bruno: “Nell’assoluto tutto esiste insieme, cioè nell’assoluto sia la possibilità che la realtà sono una cosa sola”.
Nell’assoluto non c’è tempo. Il tempo è un’illusione.
La fisica moderna lo chiama Paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen.
Einstein formulò, insieme agli altri, un paradosso che per 20 anni fu oggetto di una disputa tra Einstein e il teorico della meccanica quantistica Nils Bohr.
Einstein diceva: “Se i postulati della fisica quantistica sono validi, dobbiamo accettare che, se dividiamo in due sulla Terra una particella, spostiamo la particella A verso la stella Sirio, che dista 4 milioni di anni luce dalla Terra, e la particella B della stessa distanza, ma in direzione opposta. Se la particella A su Sirio dovesse divergere, anche la particella B, che attualmente si trova a 8 milioni di anni luce da Sirio, dovrebbe divergere simultaneamente in direzione opposta.”
Ma com'era possibile che la stessa informazione si fosse trasmessa istantaneamente e quale era la causa della divergenza di B. Einstein diceva che il fatto era impossibile.
Ma nel 1982 Alain Aspeck riuscì a dimostrare per la prima volta e in modo sperimentale, cioè in laboratorio, che le idee di Bohr erano corrette e che Einstein sbagliava (sincronicità= due fatti possono accadere nello stesso istante come fossero collegati senza causa apparente). Jung prende la sincronicità come principio base: un uomo muore, il suo orologio si ferma. Io sono arrabbiata, mi si rompe la macchina. Due fatti uno dentro dime e uno fuori di me avvengono nello stesso istante come se uno rispecchiasse in modo simbolico l'altro.
Dunque c'è una dimensione dell'Essere in cui il tempo non esiste ma nemmeno lo spazio (la distanza) e non esiste il rapporto causa- effetto, ma tutte le cose sono collegate tra loro, perché tutto è Uno.
Finora si era ipotizzato un universo a tre dimensioni spaziali (altezza, larghezza e profondità), Einstein ci aggiunse una quarta: il tempo, ma non bastarono. I fisici si trovarono davanti dei problemi per risolvere i quali dovettero ipotizzare universi con più dimensioni. Hawking, per es., parla di 24 dimensioni.
Può essere che il mondo nella sua interezza sia multidimensionale.
Dunque noi viviamo in due mondi: da un lato il mondo fisico come ci appare ai sensi e alla ragione, da un altro lato un mondo metafisico che sfugge alla nostra percezione sensoriale e alla nostra logica. Ma questo mondo metafisico è esattamente quello di cui parlano da millenni tutte le religioni e tutti i filosofi idealisti come Platone che ci sono arrivati non con i sensi o la ragione ma con l'intuizione.
Giordano Bruno: “Nell’assoluto tutto esiste insieme, in un momento, cioè nell’aldilà non c’è tempo”.
Se il realismo non è corretto, allora deve essere vero l’idealismo, cioè devono esistere delle dimensioni metafisiche, che ancora non conosciamo e che non percepiamo con i sensi, le quali oltrepassano la fisica. Ne consegue che noi viviamo contemporaneamente in due mondi, quello della realtà biologica e quello della coscienza metafisica.
La realtà è una illusione, così come dicono da sempre le filosofie indiane.
Bruno: “Il pluralismo dell’Essere è solo apparente e casuale, In realtà l'Essere è uno. "
Come si manifesta allora la Realtà fenomenica, cioè quella che ci appare? La fisica quantistica risponde col “paradosso del gatto di Schrödinger”.
Schrödinger mise un gatto in una scatola, dove c'era un meccanismo in cui un atomo radioattivo poteva decadere o no, casualmente, liberando un gas velenoso che uccideva il gatto.
La vita del gatto era intrecciata (entanglement)) a un elettrone.
Ora, di fronte alla scatola chiusa, ci chiediamo: "Il gatto è vivo o morto?" In teoria sono possibili entrambi i casi. Finché non si apre la scatola, non abbiamo una certezza ma una probabilità. Possiamo avere nello stesso istante e insieme un 50% di gatto vivo e un 50% di gatto morto. Ma questo è un paradosso.
C'è un film "Sliding door" (porte scorrevoli), in cui una ragazza può prendere il metro o no. A seconda di quello che sceglie, la sua vita cambierà.
La realtà si presenta quindi come una “funzione di probabilità”, cioè ogni scelta che fai ti aprirà un mondo diverso.
Quando si studiano le particelle subatomiche, per es, gli elettroni, che sono funzioni d'onda e nella camera a bolle appaiono come un rapidissimo movimento, possiamo valutare la loro velocità o la loro posizione ma non entrambe le cose. Perché?
Abbiamo solo due risposte:
1) Non si sa, succede solo perché è così. È una legge di natura.
2) Il collasso della funzione F è il risultato dello scambio di informazioni tra una coscienza e l’altra.
La prima riposta non è soddisfacente.
Resta solo la seconda. In teoria può esserci un universo in cui il gatto è vivo e uno in cui il gatto è morto. Ma questa riafferma l’Idealismo. Se il mondo è il risultato di uno scambio di informazioni tra una coscienza e un'altra, il mondo è il frutto delle nostre coscienze. Il mondo emana dalle nostre idee, dalla nostra intuizione.
Il mondo inteso come una molteplicità di fenomeni è illusorio.
Bruno dice: “Perciò dovete accettare che tutto esiste in tutto, ma non in ogni cosa in modo universale e non in tutti i modi possibili. Perciò non sbaglia chi parla dell’Uno come Essere ed Essenza allo stesso tempo, chi dice che l’Uno è allo stesso tempo umano e illimitato, sia nella sostanza che nella durata”.
Così si vede che tutte le cose sono nell’Universo e che l’Universo è in tutte le cose. Noi in esso ed esso in noi e così tutte le cose finiscono in una perfetta unità. Questa unità è unica e duratura e rimane sempre. Questo Uno è eterno. Affermare il contrario sarebbe assurdo e arrogante, non avrebbe alcun significato accettabile. Cioè, questo mondo, questo Essere, il vero, l’universale, l’infinito, l’incommensurabile, contiene in ciascuna delle sue parti il tutto e con esso l’Onnipresenza stessa”.
Dunque può esserci una dimensione in cui non esiste il tempo, non esiste il luogo, non esiste la causa.
Di conseguenza, non esiste nemmeno la morte.
L'essere non nasce e non muore. Esiste per sempre.
La concezione globale del mondo di Giordano Bruno coincide quindi pienamente con la fisica quantistica, così come con le filosofie di Platone, Plotino, Fichte, Schelling, Hegel, i buddisti, gli induisti…
La conoscenza che può essere estratta dalla scienza è variabile. Dai Greci ai giorni nostri, le raffigurazioni che la scienza ha cercato di costruire del mondo sono in continua evoluzione. La conoscenza scientifica non è stabile. Ma c’è una filosofia eterna e assoluta che può essere solo intuita o sperimentata ed è la Metafisica.
La fisica quantistica di oggi si sta ricollegando alla Metafisica.
Il fisico quantistico di cui si parla tanto oggi, Tonelli, trae la sua fisica da esperienze extrasensoriali, a carattere metafisico.
Forse quell'unione tra scienza e fede che Steiner tanto desiderava si sta compiendo.
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Sapevi che l'intelligenza si eredita dalle madri? - JENNIFER DELGADO

 

Le persone intelligenti dovrebbero ringraziare le loro madri perché, secondo i ricercatori, le loro madri sono le principali responsabili della trasmissione dei geni dell'intelligenza. Pertanto, gli stereotipi di genere sopravvissuti per secoli stanno forse per scomparire. Le donne single che desiderano un figlio intelligente non hanno bisogno di cercare un premio Nobel presso la banca del seme più vicina ed è probabile che gli uomini inizieranno a vedere l'intelligenza delle donne come una parte importante della loro attrazione.

Alla base di questa idea si trovano i cosiddetti “geni condizionati” , che si comportano diversamente a seconda della loro origine. In sostanza, questi geni hanno una sorta di etichetta biochimica che permette di risalire alla loro origine e rivela anche se sono attivi o meno all'interno delle cellule discendenti. È interessante notare che alcuni di questi geni condizionati funzionano solo se provengono dalla madre. Se lo stesso gene viene ereditato dal padre, risulta disattivato. Ovviamente altri geni funzionano in modo opposto e si attivano solo se provengono dal padre.

I geni della madre vanno direttamente alla corteccia cerebrale, quelli del padre al sistema limbico.

Sappiamo che l'intelligenza ha una componente ereditaria, ma fino a qualche anno fa pensavamo che gran parte di essa dipendesse dal padre oltre che dalla madre. Tuttavia, diversi studi hanno rivelato che i bambini hanno maggiori probabilità di ereditare l’intelligenza dalla madre, perché i geni dell’intelligenza si trovano sul cromosoma X.

Uno dei primi studi in questo ambito è stato condotto nel 1984 presso l’Università di Cambridge, seguito nel corso degli anni da molti altri. In questi studi è stata analizzata la coevoluzione del cervello e il condizionamento del genoma, portando alla conclusione che i geni materni contribuiscono maggiormente allo sviluppo dei centri di pensiero nel cervello.

Nel corso del primo esperimento, i ricercatori hanno creato embrioni di ratti che possedevano solo i geni della madre o del padre. Ma quando arrivò il momento di trasferirli nell’utero di un ratto adulto, gli embrioni morirono. Si è così scoperto che esistono geni condizionati che si attivano solo se ereditati dalla madre e che sono vitali per il corretto sviluppo dell'embrione. D'altra parte, il patrimonio genetico del padre è essenziale per la crescita del tessuto che formerà la placenta.

A quel tempo, i ricercatori ipotizzarono che se questi geni fossero importanti per lo sviluppo dell'embrione, sarebbe anche probabile che potrebbero svolgere un ruolo importante nella vita degli animali e delle persone, forse addirittura potrebbero influenzare alcune funzioni cerebrali. Il problema era come dimostrare questa idea, perché gli embrioni con i geni di un solo genitore morivano rapidamente.

I ricercatori hanno trovato una soluzione: hanno scoperto che gli embrioni potevano sopravvivere se le cellule embrionali normali venivano mantenute e il resto veniva manipolato. In questo modo hanno creato diversi topi da laboratorio geneticamente modificati che, sorprendentemente, non si sono sviluppati allo stesso modo.

Quelli con una dose extra di geni materni sviluppavano una testa e un cervello più grandi, ma avevano corpi piccoli. Al contrario, quelli con una dose extra di geni paterni avevano cervelli piccoli e corpi più grandi.

Analizzando più approfonditamente queste differenze, i ricercatori hanno identificato cellule che contenevano solo geni materni o paterni in sei diverse parti del cervello che controllano diverse funzioni cognitive, dalle abitudini alimentari alla memoria.

In pratica, durante i primi giorni di sviluppo embrionale, qualsiasi cellula può apparire ovunque nel cervello, ma man mano che gli embrioni maturano e crescono, le cellule che avevano i geni paterni si accumulano in alcuni centri emotivi del cervello: l'ipotalamo, l'amigdala, il cervello zona preottica e setto. Queste aree fanno parte del sistema limbico, che è responsabile di garantire la nostra sopravvivenza ed è coinvolto in funzioni come il sesso, il cibo e l'aggressività. Tuttavia, i ricercatori non hanno trovato cellule paterne nella corteccia cerebrale, dove si sviluppano le funzioni cognitive più avanzate, come l'intelligenza, il pensiero, il linguaggio e la pianificazione.

Nuovi studi, nuove luci.

Naturalmente, gli scienziati hanno continuato a indagare su questa teoria. Robert Lehrke, ad esempio, ha rivelato che gran parte dell'intelligenza di un bambino dipende dal cromosoma X. Ha anche dimostrato che, poiché le donne hanno due cromosomi X, hanno il doppio delle probabilità di trasmettere caratteristiche legate all'intelligenza.

Recentemente, ricercatori dell’Università di Ulm, in Germania, hanno studiato i geni coinvolti nei danni cerebrali e hanno scoperto che molti di questi, soprattutto quelli legati alle capacità cognitive, si trovano nel cromosoma X. Non è infatti un caso che la disabilità mentale sia 30 % più comune nei maschi.

Ma forse uno dei risultati più interessanti in questo senso arriva da un’analisi longitudinale condotta dalla Medical Research Council Social and Public Health Sciences Unit di Glasgow, in Scozia. In questo studio, a partire dal 1994, sono stati intervistati ogni anno 12.686 giovani di età compresa tra i 14 e i 22 anni. I ricercatori hanno preso in considerazione diversi fattori, dal colore della pelle, all'istruzione, allo stato socio-economico. Hanno scoperto che il miglior predittore dell’intelligenza era il QI della madre. In effetti, il QI dei giovani variava in media solo di 15 punti da quello delle loro madri.

La genetica non è l’unico fattore

Oltre alla genetica, troviamo anche altri studi che rivelano che la madre svolge un ruolo importante nello sviluppo intellettuale dei bambini, attraverso il contatto fisico ed emotivo. In effetti, alcuni studi suggeriscono che un legame sicuro è intimamente legato all’intelligenza.

I ricercatori dell’Università del Minnesota, ad esempio, hanno scoperto che i bambini che hanno sviluppato un forte attaccamento con le loro madri sviluppano la capacità di giocare a giochi simbolici complessi all’età di due anni, sono più persistenti e mostrano meno frustrazione mentre risolvono i problemi.

Questo perché un legame forte dà ai bambini la sicurezza necessaria per esplorare il mondo e la fiducia necessaria per risolvere i problemi senza perdersi d’animo. Inoltre, queste madri tendono anche a dare ai propri figli un livello più elevato di supporto nella risoluzione dei problemi, contribuendo così a stimolare ulteriormente il loro potenziale.

L'importanza della relazione affettiva per lo sviluppo del cervello è stata dimostrata da ricercatori dell'Università di Washington, che hanno rivelato per la prima volta che un legame sicuro e l'amore della madre sono cruciali per la crescita di alcune parti del cervello . Per sette anni, questi ricercatori hanno analizzato il modo in cui le madri si relazionano con i propri figli. Hanno scoperto che quando le madri erano emotivamente di supporto e soddisfacevano adeguatamente i bisogni intellettuali ed emotivi dei loro figli, l’ippocampo dei ragazzi all’età di 13 anni era del 10% più grande di quello dei figli di madri emotivamente distanti. Vale la pena ricordare che l’ippocampo è un’area del cervello associata alla memoria, all’apprendimento e alla risposta allo stress.

Naturalmente, questo non vuol dire che il rapporto con il padre non dovrebbe essere così pienamente sviluppato, solo che a causa della nostra struttura sociale, compresi alcuni stereotipi di genere che ancora rimangono, di solito è la madre che trascorre la maggior parte del tempo con bambini piccoli.
Si può davvero parlare di intelligenza ereditaria?

Si stima che tra il 40 e il 60% dell'intelligenza sia ereditaria. Ciò significa che la percentuale rimanente dipende dall'ambiente, dagli stimoli e dalle caratteristiche personali. In effetti, ciò che chiamiamo intelligenza non è altro che la capacità di risolvere problemi. Ma il fatto curioso è che per risolvere problemi, anche semplici matematici o fisici, entra in gioco anche il sistema limbico, perché il nostro cervello funziona nel suo insieme. Quindi, anche se l'intelligenza è strettamente legata alla funzione del pensiero razionale, è influenzata anche dall'intuito e dalle emozioni, che geneticamente parlando, sono influenzate dal contributo del padre.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che anche se un bambino ha un QI elevato, dobbiamo stimolare quell’intelligenza e nutrirla per tutta la vita con nuove sfide. Altrimenti quell’intelligenza ristagnerà.

Nonostante ciò che può essere influenzato dalla genetica, i padri non dovrebbero scoraggiarsi perché anche loro possono contribuire molto allo sviluppo dei loro figli, soprattutto essendo emotivamente presenti. Il QI con cui nasciamo è importante, ma non decisivo.

 

Fonti:

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Der, G. et. Al. (2006) Effetto dell’allattamento al seno sull’intelligenza nei bambini: studio prospettico, analisi delle coppie di fratelli e meta-analisi. BMJ; 333(7575): 945 .

Keverne, EB; Surani, MA et. Al. (2004) Coadattamento nella madre e nel bambino regolato da un gene impresso espresso paternamente. Proc Biol Sci.; 271(1545): 1303–1309 .

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Gécz, J. & Mulley, J. (2000) Genes for Cognitive Function: Developments on the X. Genome Res; 10: 157-163 .

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Surani, MA; SC Barton e ML Norris. (1984) Lo sviluppo di uova di topo ricostituite suggerisce l'imprinting del genoma durante la gametogenesi. Natura; 308: 548–550 .

McGrath, J. & Solter, D. (1984) Il completamento dell'embriogenesi del topo richiede sia il genoma materno che quello paterno. Cellula; 37(1): 179-183 .

Barton, Carolina del Sud; Surani, MA & Norris, ML (1984) Ruolo dei genomi paterni e materni nello sviluppo del topo. Natura; 311:374-376 .

Matas, L.; Arend, RA & Sroufe, LA (1978) Continuità dell'adattamento nel secondo anno La relazione tra la qualità dell'attaccamento e la successiva competenza. Sviluppo del bambino; 49: 547-556 .

Lehrke R. (1972) Una teoria del collegamento X dei principali tratti intellettuali. Sono J Ment Defic; 76: 611-619 .

https://psychology-spot.com/did-you-know-that-intelligence-is/

Sapevate che l'intelligenza dei bambini dipende da quella della mamma? - Virginia Di Marco

 

Madri e Figli

La madre degli imbecilli è sempre incinta. Ma se i bambini nascono intelligenti il merito è materno: ora ci sono le prove. 

Non mi stupisce.

Del resto, io lo dico da sempre. E finalmente ora anche lo scienza lo conferma.

Diversi studi provano che, geneticamente, i bambini ereditano l’intelligenza da parte materna.

Un detto popolare assicura che la madre degli imbecilli è sempre incinta. Ma pure i figli intelligenti devono dire grazie alla loro mamma.   

Ce lo conferma, per esempio, anche questo articolo pubblicato sul blog scientifico Psychology Spot (con una lunga coda bibliografica che potete spulciare con calma).  

Ma se noi donne lo abbiamo sempre saputo, come fanno invece i ricercatori a provare che l’intelligenza si eredita da mammà?

L'intelligenza si eredita dalla madre

La risposta è nei “geni condizionati”.

In sostanza - e per non sbagliare qui cito direttamente, traducendolo, l’articolo che vi ho segnalato - si tratta di geni che hanno una sorta di etichetta biochimica che consente di tracciare le loro origini e che rivela anche se sono attivi o no all’interno delle cellule dei discendenti.

La cosa interessante è che alcuni di questi geni sono attivi solo se ereditati per via materna. Se lo stesso gene è ereditato dal padre, viene disattivato. Allo stesso modo, altri geni lavorano in senso opposto e vengono attivati solo se ereditati dal papà.

Ora: l’intelligenza è ereditaria e comunemente si credeva che fosse trasmessa da entrambi i genitori. Ma non è così: ci sono ormai parecchie ricerche che dimostrano che l’intelligenza è situata nel cromosoma X.

E il portatore del cromosoma X è - rullo di tamburi! - la mamma!

Alla faccia, viene da dire, del patriarcato e dei più odiosi (e purtroppo recidivi) stereotipi di genere.

L'intelligenza risiede nel cromosoma X

Da decenni ormai la ricerca si muove in questa direzione.

Robert Lehrke è il ricercatore che per primo ha teorizzato che l’intelligenza fosse un dono materno. 

Più recentemente, un altro studio (realizzato dall'Università di Ulm) ha studiato i geni coinvolti nei danni cerebrali e ha scoperto che la maggior parte di essi, in particolare quelli connessi con abilità cognitive, si trovano nel cromosoma X.  

Un altro studio tedesco ha dimostrato che il miglior indizio per predire il quoziente intellettivo di un bambino è il QI della madre.

Certo, l’ereditarietà non è l’unica componente per determinare l’intelligenza di un individuo.

Nello specifico, il bagaglio genetico pesa per circa il 50-60% (gli studi al momento non sono concordi sulla percentuale esatta). Il resto è determinato da cause di natura ambientale.

Dunque il QI che ci regala la mamma alla nascita è solo il punto di partenza.

Importante, molto importante. Ma non decisivo.

Ancora una volta, l’educazione è centrale.

Parafrasando il maestro dell’aforisma moldavo Efim Tarlapan, possiamo concludere che fare figli potenzialmente intelligenti è procreazione; ma educarli e crescerli realmente intelligenti è la vera creazione.  


https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2018/11/27/sapevate-che-l-intelligenza-dei-bambini-dipende-da-quella-della-#:~:text=Ora%3A%20l'intelligenza%20%C3%A8%20ereditaria,%2D%20la%20mamma!