giovedì 13 novembre 2014

Amiu, tutti gli imprenditori indagati per corruzione. - Matteo Indice.



Genova - Il giro degli imprenditori in affari con i manager Amiu (l’azienda comunale della nettezza urbana) era molto più ampio di quanto trapelato finora. E svariava dai giganti come “Switch” alle cooperative sociali tipo “Il Giglio”. Non solo. Nelle carte dell’inchiesta sugli appalti pilotati in materia di smaltimento rifiuti, spunta oggi l’elenco dettagliato di chi è sospettato d’aver pagato vere e proprie tangenti in cambio di commesse pubbliche.
Le ultime perquisizioni sono state eseguite dai carabinieri due giorni fa. E hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati di Stefano e Daniele Raschellà, 55 e trent’anni, rappresentanti dell’impresa “EdilDue”. Sono accusati di corruzione poiché - insistono gli inquirenti - avrebbero pagato o comunque partecipato al pagamento di stecche per ottenere proprio da Amiu l’incarico per la «realizzazione delle opere di adeguamento dei locali siti in via Leoncavallo a Sestri Ponente» e il noleggio da loro d’una serie di mezzi per l’emergenza neve.
Ancora: i pm Paola Calleri e Francesco Cardona Albini inseriscono EdilDue nella galassia delle ditte che lavoravano a stretto contatto con il gruppo Mamone, ritenuti fra i principali collettori di mazzette a un paio di dirigenti Amiu sottoforma di notti (pagate) con escort. Perciò nelle scorse settimane erano stati indagati, sempre per corruzione, Gino e Vincenzo Mamone, che hanno ricoperto varie cariche in “ImpresAres” e “Ares International”, appaltatrici di Amiu. È notizia invece delle ultime ore l’estensione dell’addebito alla moglie di Gino, Ines Capuana. Il 7 febbraio scorso i militari del Nucleo operativo ecologico hanno consegnato a palazzo di giustizia un nuovo dossier, in cui circoscrivono con più chiarezza le «prove» sui “pagamenti”.
Quali erano, secondo gli investigatori, gli uomini Amiu “ammorbiditi” dai favori di chi voleva ottenere da loro appalti in materia di rifiuti e bonifiche-lampo? In primis il superdirigente Corrado Grondona, 56 anni, responsabile legale e affari generali. Ma sono accusati di corruzione pure Massimo Bizzi (56, servizi generali), Claudio Angelosanto (51, responsabile del centro smaltimenti alla Volpara) e Roberta Malatesta (55 segretaria di Bizzi)
Oltre al “gruppo Mamone”, legatissimo a Grondona, gli investigatori mettono nel mirino altre due presunte “cricche”. Si comincia con Maurizio Dufour (48) e Roberto Curati (54), ai vertici della Switch, che ha ottenuto appalti per milioni da Amiu specie per la raccolta della carta. Del loro lavoro, e grazie ai buoni uffici con i dirigenti pubblici, avrebbero beneficiato di riflesso altri impresari e consulenti: Augusto Russo, 55 anni, Franco Dardano (53), Gerlando Lorenzano (54) e Paolo Carrea (53).
I referenti nell’ex municipalizzata, per ottenere incarichi strutturali o urgenti, a parere dei pm erano in primis Bizzi e Angelosanto. In rapporti con Roberta Malatesta erano invece Antonio, Matteo e Simone Cicala (55, 27 e trent’anni), per le aziende “Spemi” (bonifiche) ed “Eurocolors”. Oltre all’accusa di corruzione, per loro è scattata la truffa ai danni di un ente pubblico (Amiu appunto). Stessi addebiti per Stefano Ionadi, 41 anni, al momento delle assegnazioni contestate guida della coop Il Giglio, che si è aggiudicata in particolare la «gara informale per l’affidamento del servizio di diserbamento nelle strade veicolari e pedonali di Genova».
Altro filone è sulla possibile truffa nella gestione della differenziata o in specifiche operazioni subappaltate da Amiu: certificate a regola d’arte, quindi pagate in toto dalla società comunale, ma eseguite solo sommariamente (non ci sarebbero però di mezzo tangenti). Qui gli indagati sono una trentina - alcuni nomi ricorrono dalla tranche sulla corruzione - e per sette s’ipotizza l’associazione a delinquere.

Appalti e sesso, “pilotati” pure i lavori per il post-alluvione

Corrado Grondona
Corrado Grondona

Genova - Anche gli appalti per lo smaltimento rifiuti dopo le alluvioni che hanno flagellato Genova negli ultimi anni venivano barattati in cambio di sesso : è uno degli aspetti più inquietanti che emergono dalle carte dell’inchiesta sugli appalti pilotati in favore di alcuni imprenditori da 3 dirigenti dell’azienda di nettezza urbana Amiu, che in mattinata ha fatto scattare 7 arresti.
In manette sono finiti Corrado Grondona, manager degli Affari generali della stessa Amiu, e uno degli imprenditori più noti della città, il “re delle bonifiche” Gino Mamone; in carcere anche suo fratello Vincenzo, il nipote Luigi e gli impresari Stefano e Daniele Raschellà, oltre a Claudio Deiana. Indagati a piede libero altri 2 dirigenti di Amiu, Massimo Bizzi e Roberto Ademio.
L’accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta: le ordinanze di arresto sono state emesse dal giudice dell’indagine preliminare Roberta Bossi su richiesta dei pubblici ministeri Francesco Cardona Albini e Paola Calleri.
Così scrive il gip nel circoscrivere le prime accuse: «Corrado Grondona, in esecuzione del medesimo disegno criminoso, nella qualità di dirigente dell’area Approvvigionamenti e Affari generali di Amiu Genova Spa, e quindi di pubblico ufficiale, accettava la promessa e quindi riceveva utilità da Gino Mamone, Vincenzo Mamone, Luigi Mamone, Stefano Raschellà, Daniele Raschellà, consistente nella reiterata fruizione di cene prestazioni sessuali da parte di prostitute pagate dai predetti, per compiere e avere compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio».
Ancora: «In particolare, con il concorso di Corrado Bizzi (responsabile dell’ufficio Servizi esterni di Amiu), nel triennio 2010-2013 affidava direttamente a Eco.Ge Srl (società di cui Gino Mamone era socio di maggioranza) prestazioni di servizi correlate a eventi alluvionali per l’importo complessivo di 585mila euro, senza compiere gli adempimenti previsti per gli affidamenti in economia di lavori di somma urgenza, tra cui in particolare la redazione da parte del responsabile del procedimento del verbale attestante i motivi dello stato d’urgenza, le cause che lo hanno provocato e i lavori necessari per rimuoverlo, nonché la redazione di perizia estimativa dei lavori, comunque in violazione dei principi di buon andamento».

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