lunedì 19 dicembre 2016

LA FABBRICA DELLE NOTIZIE SULLA GUERRA IN SIRIA – LA TESTIMONIANZA DELLA GIORNALISTA CANADESE EVA BARTLETT. - SAINT SIMON



La giornalista canadese Eva Bartlett, rispondendo alle domande di un collega, parla delle fake news sulla guerra in Siria e sulla battaglia di Aleppo, spiegando come vengono fabbricate le notizie riprese dai media mainstream e perchè vi trovino così tanto spazio. I media occidentali sposano infatti un chiaro obiettivo politico, non condiviso dalla stragrande maggioranza del popolo siriano: il cambio di regime. 
Una testimonianza inquietante della fabbrica delle notizie, proprio nel momento in cui da più parti si lanciano iniziative di stampo maccartista contro le “fake news” – quelle che vanno contro la narrazione ufficiale del politicamente corretto – e si cerca di far passare i media mainstream come unici depositari di notizie attendibili.
Giornalista: Quando parla del popolo siriano e di quello che il popolo siriano vuole, come fa a quantificarlo? Ha a disposizione delle inchieste indipendenti per poterlo davvero documentare? In secondo luogo lei parla dei grandi media, dei media occidentali, delle loro menzogne e via dicendo. Potrebbe spiegare quale pensa che potrebbe essere il nostro programma, come media occidentali, e perché dovremmo mentire? Perché le organizzazioni internazionali che lavorano sul posto dovrebbero mentire? Perché non dovremmo credere a tutti questi fatti, assolutamente documentabili, che vediamo sul posto? Questi ospedali che vengono bombardati, questi civili di cui lei sta parlando, le atrocità che hanno sperimentato. Come giustifica il fatto di chiamarci tutti quanti bugiardi? Grazie.
Eva Bartlett: 
Voglio dire, ci sono sicuramente giornalisti onesti nel mondo estremamente compromesso dei media. Iniziamo con la sua seconda domanda. Lei dice, organizzazioni internazionali sul posto. Mi dica, quali organizzazioni internazionali sono sul campo ad Aleppo Est?
Ok, le rispondo io: nessuna.
Nessuna.
Queste organizzazioni si appoggiano all’Osservatorio Siriano per i Diritti umani [SOHR] che ha la sua sede a Coventry, nel Regno Unito, ed è formato da una sola persona. Si appoggiano a gruppi compromessi come i Caschi Bianchi che… bene, parliamo dei Caschi Bianchi. I Caschi Bianchi sono stati fondati nel 2013 da un ex-ufficiale militare inglese, sono stati fondati con un accordo da 100 milioni di dollari tra Stati Uniti, Regno Unito, Europa e altri stati. Sostengono di soccorrere i civili ad Aleppo Est e a Idlib… ma nessuno ad Aleppo Est ha mai sentito parlare di loro e dico “nessuno” avendo ben presente che adesso il 95% delle aree di Aleppo Est sono state liberate. I Caschi Bianchi sostengono di essere neutrali, eppure sono stati visti girare armati e in piedi sui corpi di soldati siriani morti e i loro filmati video mostrano perfino bambini “riciclati” per differenti testimonianze. Puoi trovare una bambina di nome Aya che appare in una testimonianza, per esempio, ad Agosto, e poi torna di nuovo fuori il mese successivo in due posti diversi.
Non sono credibili. Neanche il SOHR è credibile. Gli “attivisti anonimi” non sono credibili. Una volta o due, forse. Ma ogni volta? Non è credibile.
Quindi di fonti vostre sul posto, non ne avete.
Per quel che riguarda il vostro programma, non il suo, ma il programma di alcuni grandi media: è il programma di rovesciare il regime. Come può il New York Times… l’ho letto stamattina… o come può Democracy Now… l’ho letto l’altro ieri… sostenere ancora oggi che questa è una guerra civile in Siria? Come possono continuare a sostenere ancora oggi che questa è una guerra civile in Siria?
Come possono continuare a sostenere ancora oggi che le proteste erano disarmate e non violente fino, diciamo, al 2012? Questo non è assolutamente vero. Come possono sostenere che il governo siriano sta attaccando i civili ad Aleppo quando tutti quelli che escono da queste zone occupate dai terroristi dicono il contrario?
Come quantifico il sostegno del popolo siriano? Le elezioni.
Nel 2014 in Siria si sono tenute le elezioni. Quello che è emerso è che la gente sostiene in maniera schiacciante il presidente Assad. Ci sono persone che vogliono un cambio di governo, non stiamo facendo finta che non vogliano il cambiamento. Tutti vogliono un cambiamento. Ma se valutiamo il sostegno al governo, il punto è che non vedono il presidente Assad come un problema. Vedono il problema del terrorismo, vedono elementi problematici nel sistema che hanno, ma il presidente Assad non è visto come un problema. Lo sostengno in maniera preponderante. Quindi, io mi baso sulla loro scelta del loro leader e sui miei rapporti con le persone in Siria.

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