mercoledì 30 ottobre 2019

MOVIMENTO 5 STELLE, L'ONESTÀ NON BASTA. - Roberta Labonia.

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Le proiezioni delle elezioni regionali in Umbria, in questo momento che scrivo, danno in netto vantaggio il centrodestra che si appresta a guidare la regione con una vittoria schiacciante.
I due candidati Presidente, Tesei e Bianconi, seguono lo stesso trend. In questo momento la Leghista Tesei stacca Bianconi della lista civica appoggiata dal centro sinistra e dai 5 Stelle, di oltre 15 punti ma, francamente, in queste regionali, stanno sullo sfondo, relegati al ruolo di comparse, potrebbero essere altri e i risultati non cambierebbero.

Non buoni i risultati del PD ma ancora peggio, molto peggio, quelli del Movimento 5 Stelle:
Lega al 37,5, Fdi all'10,4%, il Pd è al 20,5%, i 5 stelle all'8,4%.
Se anche qualche decimale potrà variare in più o in meno, ci troviamo di fronte ad una sconfitta bruciante, oltre ogni aspettativa, del Movimento 5 Stelle.

È vero, si sta parlando di un bacino di soli 700 mila elettori, è vero anche che una cosa è il voto locale, altra cosa è quello su base nazionale. Vero senz'altro che il Movimento è giovane e non ha ancora consolidato la sua presenza sul territorio, quindi nelle elezioni locali parte in svantaggio. Vero, infine, che questo dell'alleanza 5 Stelle/Pd a sostegno di un candidato civico è stato un esperimento, che con tutta probabilità non verrà replicato. Tutto vero, ma inutile far finta di nulla, con questo risultato il Movimento deve fare i conti e ripensare le proprie strategie. La propaganda di Salvini è stata micidiale e li ha schiacciati, relegandoli alle ultime file, più che doppiati anche dal PD e superati, addirittura, dal partito della Meloni FdI.
Propaganda, quella del leghista, che spesso è stata scorretta, ma i suoi messaggi, elementari quanto ruffiani, hanno fatto presa sulla gente e hanno messo in secondo piano la sua inconsistenza politica, le sue magagne e i punti oscuri mai chiariti che lo riguardano.
Tanto di cappello al suo staff di Comunicazione.

E qui casca l'asino, la comunicazione, quella che è mancata o è stata poca cosa, da quando i 5 Stelle sono andati al Governo. Ultimamente dispersa in mille rivoli di voci, molte delle quali fra loro contrastanti, quelle di nemici in casa, su cui i media e le opposizioni si sono gettati come sciacalli e che hanno dato l'immagine di un gruppo disunito.
Occorre che i 5 Stelle ritrovino unità d'intenti, ma oggi, subito, ne va della loro stessa sopravvivenza in politica.

Il Movimento, se vuole sperare di combattere Salvini e valorizzare le cose buone che ha fatto e che continua a fare, lo deve combattere con le sue stesse armi.
Non basta il fare, non basta l'onestà, non basta tagliarsi gli stipendi e non basta macinare provvedimenti guardando sempre all'interesse della collettività e mai a quello delle lobby di potere.
Occorre chiarirsi al proprio interno, scegliere una direzione e una sola ed investire in un modello di comunicazione efficace per raccontarla.

I 5 Stelle sono stati campioni quando erano all'opposizione, stando nelle piazze hanno macinato voti. Ora devono continuare a fare bene al Governo e nel contempo, ritornare a parlare con la gente. Fare, cioè, ciò che ha fatto Salvini nel Governo Conte 1 quando, pur stando a Palazzo Chigi, non ha mai smesso di farsi propaganda in tutte le piazze.
I 5Stelle non devono stancarsi di spiegare perchè non gli è stato possibile governare da soli, nonostante fossero, dopo le urne 2018, il primo partito in Parlamento.
Devono spiegare ancora e meglio alla gente, se necessario altre mille, 1 milione di volte, perché è stato obbligatorio allearsi con la Lega e poi, quando questa ha tradito, allearsi con il Pd, se volevano portare a casa i punti del loro programma.

E non solo. Troppo poco presenti i portavoce del Movimento nei media rispetto alla sovraesposizione di cui ha goduto e continua a godere il leghista e i suoi alleati (in termini di ore e presenze Salvini ha più che doppiato Di Maio).
L'aver messo in secondo piano, rispetto al loro programma, la riforma RAI, non aver voluto imporre loro uomini e donne nel servizio pubblico in quanto prima forza di Governo, è stata una scelta che, se pure eticamente condivisibile perché nata dal loro ripudio delle logiche di lottizzazione, gli è costata cara, molto cara.
In questi ultimi due anni la vulgata narrativa del servizio pubblico RAI, a cui si devono aggiungere le reti della corazzata Mediaset con presenze da capogiro, è stata e continua ad essere anche oggi, di segno centrodestra e, in particolare, leghista, nonostante al Governo siedano I 5 Stelle e il PD. Basti pensare alla vergogna del TG2, praticamente trasformatosi nell'organo d'informazione ufficiale della Lega.

Ora la risalita sarà lunga e faticosa. Oltre che dell'onestà occorrerà saper tornare a raccontare di quel progetto di Paese alternativo sulle cui basi si è formato ed è cresciuto il Movimento.
Un Movimento forse condannato a governare troppo presto, ancora troppo giovane per superare le trappole di un sistema di potere micidiale che ora rischia di travolgerlo.

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