domenica 8 novembre 2020

Malgrado l’Innominabile. - Marco Travaglio

 

Mentre gli strateghi discutono se abbia più vinto Biden o più perso Trump, se c’entri il Covid, se il sovranismo e il populismo siano passati o solo rimandati, noi profani preferiamo dedicarci a una questione all’apparenza minore: ma se il vecchio Joe è pappa e ciccia del nostro Innominabile, che salta sul carro del vincitore dopo aver perso tutto, lo chiama “fratello maggiore saggio”, racconta di averlo scoperto lui (“io ho capito che se la sarebbe giocata fino alla fine”) e narra telefonate, cene e pranzi quotidiani per scambi di “empatici consigli”, come avrà fatto a vincere? Stiamo parlando del politico che contende a Fassino il Guinness dei baci della morte e la fama di maggior perditore della storia dopo Fantozzi. Uno che dal 2014 riesce a schiantarsi in tutte le elezioni circoscrizionali, comunali e regionali, più referendum. Uno che annuncia la rinascita di Alitalia, che affonda. Il risanamento di Mps (“un bell’affare in cui investire”), che cola a picco. La resurrezione dell’Unità, che chiude. Il salvataggio di Almaviva, che defunge. L’Italicum che tutto il mondo c’invidia, e la Consulta glielo rade al suolo. Fa gli auguri agli azzurri per i Mondiali 2014 e vince la Germania. Li rifà per gli Europei 2016 e vince il Portogallo. Vola alle Olimpiadi di Rio e manda un “Forza Vincenzo” al superfavorito Nibali, che si schianta per la prima volta in vita sua (doppia frattura). Poi twitta: “Il mio atleta preferito è Federica Pellegrini, la Divina: l’ho vista in forma” e la poverina arriva quarta. Fa gli auguri alla sonda Schiaparelli per l’euromissione su Marte (“Un grande sogno europeo grazie alla straordinaria qualità dei ricercatori italiani che ho incontrato giorni fa a Torino. Viva chi ci prova, chi si mette in gioco e chi innova”) e la capsula spaziale precipita nel vuoto senza lasciare tracce. Fa il ganzo all’Expo con Putin: “Non parlo dei Mondiali, sennò c’è crisi diplomatica perché vogliamo vincere Russia 2018”: infatti l’Italia nemmeno si qualifica.

Nel 2016 tifa Hillary e vince Trump. Un anno fa vuole rovesciare Conte, e arriva il Covid. Non per nulla è l’Innominabile. Il Divino Otelma l’ha definito “un vampiro astrale che porta sfiga a chi gli è vicino”. Eppure stavolta tifava Biden e Joe ha vinto lo stesso. Un’eccezione alla regola? Mica tanto. Donald aveva dalla sua un menagramo ancor più potente: il Cazzaro Verde, che andava in giro con la mascherina “Trump 2020”. Quindi guai a trarre conclusioni affrettate: l’Innominabile ci ha provato anche stavolta, ma forze ancor più micidiali hanno neutralizzato le sue. Ieri però, mentre si arrampicava sulla spalla del fratello Joe per festeggiare, gli è piovuto in testa un avviso di garanzia. Come portatore di sfiga a se stesso, è sempre il numero 1.

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