venerdì 19 febbraio 2021

Disobbedienza. Il quesito era al buio, ci vorrebbe l’obiezione di coscienza. - Gianni Barbacetto

 

L’obbedienza non è una virtù, di certo non nei momenti di grandi cambiamenti, non nelle svolte radicali, non in questo caso unico al mondo di Governissimo in nome della pandemia. Molti parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno disobbedito alle regole interne, non votando la fiducia al governo Draghi decisa dal voto sulla piattaforma Rousseau, e secondo le regole dovrebbero essere espulsi. Ma il quesito su cui si è votato non era proprio un esempio di limpidezza. E soprattutto è stato posto prima di poter verificare i nomi dei ministri politici (e che nomi!) e l’inconsistenza della Grande Promessa, il superministero della Transizione ecologica, che poi superministero non è e che sarà gestito da un Recalcati della scienza che non riusciva neppure a spendere i soldi che il governo aveva assegnato al suo Istituto italiano di tecnologia. Come si fa, allora, a cacciare dal Movimento quelli che sono rimasti coerenti con la promessa “mai al governo con lo Psiconano” e che proprio non ce l’hanno fatta a dire sì alla Grande Ammucchiata? Hanno disobbedito alle regole, d’accordo, ma forse lo statuto del Movimento dovrebbe introdurre almeno la possibilità dell’obiezione di coscienza.




Diciamo, piuttosto, che all'interno del movimento ci sono molti malesseri dovuti alle ferree regole poste inizialmente ed applicate alla lettera. Io credo che bisognerebbe revisionare dette regole ed adeguarsi, senza compromettersi, alle evoluzioni dovute alle novità che si vanno verificando nel tempo. In altri termini, visto il campo minato nel quale ci si trova a doversi muovere, bisognerebbe smussare, rendere meno rigide alcune regole. I malumori esistenti potrebbero anche essere il risultato di regole estremistiche ed antidemocratiche.
cetta.

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