A chi dice “Sono tutti uguali”, segnaliamo quanto segue. I 5Stelle si vedono congelare il leader dal Tribunale civile di Napoli per averlo eletto in base al proprio regolamento interno che l’ordinanza cautelare afferma non esistere e invece esiste dal 2018; il fondatore Beppe Grillo commenta: “Le sentenze si rispettano” (anche se quella non lo è). La Procura di Milano chiede la condanna a 8 mesi di carcere per il tesoriere della Lega, il deputato Giulio Centemero, per un finanziamento illecito di 40mila euro da Caprotti, passato per l’associazione “Più voci” e finito a Radio Padania e ad altre attività politiche del partito; nessun commento da Salvini. La Procura di Firenze chiede il rinvio a giudizio per Renzi, Boschi, Lotti, Bianchi, Carrai, altri 6 imputati e 4 società per l’inchiesta Open, con accuse che vanno dal finanziamento illecito alla corruzione, dal riciclaggio al traffico d’influenze illecite. L’imputato Renzi, nel felicitarsi perché “finalmente inizia il processo nelle aule”, rinverdisce i fasti del collega B. denunciando i pm per abuso d’ufficio, cioè per aver violato l’art. 68 della Costituzione: quello che vieta di perquisire i parlamentari. Purtroppo, all’epoca dei fatti contestati, Renzi non era senatore e non aveva alcuna immunità; e i messaggi e le chat agli atti sono stati estratti dai cellulari sequestrati ad altri indagati, non a lui. Ma per lui il “lei non sa chi sono io” tipico dei marchesi del Grillo si coniuga in formato extralarge: “Lei non sa chi ero io e chi sono i miei compari”.
Già che c’è, il noto garantista di scuola Rondolino procede alla character assassination dei tre pm: Creazzo “sanzionato per molestie sessuali dal Csm” (sanzione già impugnata in Cassazione e nessun processo penale); Turco “volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà” (arresto disposto non da Turco, ma dal gip e annullato per cessate esigenze cautelari, non per innocenza, infatti i due sono stati rinviati a giudizio); e Nastasi “accusato da un ufficiale dell’Arma di aver inquinato la scena criminis della morte del dirigente Mps David Rossi” (accuse postdatate, tutte da dimostrare e mai approdate a un processo). Che c’entra tutto ciò con l’inchiesta Open? Nulla, a parte il penoso e disperato tentativo di coprire i fatti. Che, a prescindere dagli aspetti penali, hanno già immortalato i fedelissimi del fu premier intenti a screditare politici e giornalisti liberi e a fare marchette con norme e fondi pubblici a chi foraggiava la cosiddetta fondazione. Soldi poi usati per viaggi privati, cellulari, tablet, pranzi, “spuntini”, giù giù fino ai 7,5 euro rimborsati a Renzi nel 2014 per “Auguri Natale Quirinale”. Più che finanziamento illecito, accattonaggio molesto.
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