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martedì 12 febbraio 2019

M5S: un gigante con i piedi di argilla. - Rosanna Spadini



Grande festa oggi per tutto il mainstream, perché in Abruzzo ha perso il M5S e ha vinto la Lega. Esultano tutti i media neoliberisti, rappresentati da Gruber, Mentana, Vermigli, Vespa, Merlino, Panella… gongolano i politici dell’ancien régime, come Cacciari, Renzi, Berlusca &C… tripudiano le lobby affaristiche esperte di privatizzazioni, perché Salvini è il loro naturale interlocutore.
Esultano dunque i gufi e gli sciacalli della stampa e della politica italiana, per la vittoria in Abruzzo del Cdx, con Marco Marsilio il nuovo governatore, che ottiene il 48% dei voti, poi a seguire Giovanni Legnini Csx molto distanziato al 31,3%,  e infine Sara Marcozzi del M5S al 20,2%.
Esultano anche gli oligarchi e i tangentari, che denunciano il fallimento del MoV in Abruzzo, ricordando che solo un anno fa alle politiche era primo partito in regione con quasi il 40% dei voti… che ci azzecchino poi le regionali con le politiche sarebbe interessante saperlo.
Annoiato e divertito appare invece Andrea Scanzi, che dice: “Il centrodestra coincide con Lega e Salvini. E’ il più forte, vincerà tutto e sarà il prossimo Presidente del Consiglio.” Daje!
Mentre i vertici del MoV probabilmente minimizzeranno: “Sono solo regionali, abbiamo confermato i dati del 2014”. Vero che non si possono amalgamare completamente regionali con politiche, perché per le ultime il MoV non ha problemi a fare ampie scorpacciate di voti, ma per le amministrative in genere la formula da adottare dovrebbe essere completamente riveduta e corretta.
Il MoV è un gigante politico a livello nazionale, ma sfiora il territorio con i suoi piedini di argilla, pronti a sgretolarsi al primo vento avverso. Piedini di argilla, di ceramica, di porcellana, adatti per camminare sulle punte, su lastre di ghiaccio facilmente scalfibili, senza calcare troppo i sentieri regionali e le vie cittadine, senza disturbare troppo il marasma affaristico mafioso gestito dai partiti, senza troppo incidere sui legami d’interesse tra la casta e le lobby privatistiche.
Ci sono molte ragioni per la débâcle del MoV alle regionali abruzzesi, sempre le stesse, sempre quelle, già presenti da tempo nell’agenda di chi si occupa di politica, ma che probabilmente i vertici non hanno ben chiare, o forse semplicemente vogliono coscientemente ignorare.
La strategia del non-statuto, del non-regolamento, dell’uno vale uno, poteva avere un senso nei primi anni dell’affermazione politica del MoV, quando ancora stava vivendo la fase della crescita, ma non aveva ancora acquisito importanti postazioni di governo.
Ora il MoV sta governando il Paese, alleato con una forza politica complementare ma anche allo stesso tempo antitetica, quindi si dovrebbe dotare di rappresentanze locali all’altezza del compito, capaci e competenti, e non dei soliti improvvisati avventurieri, che si limitano a postare copia e incolla su FB, organizzare banchetti per le manifestazioni paesane con la presenza di qualche stranito portavoce, e di 4 gatti come pubblico.
Piazze stracolme quindi quando parlano i big, Grillo, Di Maio e Dibba… sale mezze vuote invece quando qualche meetup organizza incontri con esperti e cittadini. Un’incongruenza che corre subito agli occhi, e svela il vero tallone d’Achille del MoV: il suo mancato radicamento sul territorio.
L’organizzazione interna infatti è (dis)ordinata in termini assolutamente anarchici, i vari meetup nati sul territorio sono destinati spesso ad entrare in conflitto tra di loro, perché rivaleggiano per la vittoria di un loro candidato, e gareggiano per boicottare tutti gli altri. Mancano completamente i legami tra i vertici e la base, tranne che in alcuni casi, in cui una delle correnti abbia individuato un soggetto apparentemente vincente, magari anche privo di competenze e professionalità, ma che dovrà rispondere unicamente al prototipo dello yes man, e piegarsi ai voleri dei capi bastone di quella circoscrizione.
Questo anarchismo ottuso e suicida favorisce necessariamente figure opache, prive di qualità professionali, disposte a subire i diktat dei loro capi pur di arrivare a rivestire qualche ruolo politico, e pur essendo assolutamente ignoranti in ambito storico politico, ma pronte a documentarsi all’occasione e prepararsi lo spot del momento.
Non è certo il caso di Sara Marcozzi, una persona delle più competenti e preparate, ma è solo l’eccezione che conferma la regola. Di conseguenza il MoV lievita a livello nazionale con il suo 32,5% dei consensi, ed è sistematicamente condannato a perdere quasi tutte le amministrative.
Una sorta di triste avatar postmoderno del David di Michelangelo, il mitico pastore che osò sfidare il temibile Golia, scolpito però con una testa troppo pesante e ingombrante per un corpo decisamente troppo fragile ed esile.  Troppo ingombrante infatti è sembrato il MoV ai padroni del vapore, che sono stati in grado di pilotare perfino l’ultimo Sanremo, con la vittoria del sardo egiziano Mamhood, per affermare il loro credo migratorio, mentre la vittoria di Salvini è apparsa pienamente funzionale al sistema.
Le élites affaristiche sono per il Sì-Tav (come Salvini), adorano il golpista massone venezuelano Guaidò (come Salvini), difendono Macron contro le proteste dei Gilets Jaunes (come Salvini), hanno boicottato il Dl Dignità (annacquato dai leghisti, ma che limita il precariato, reintroduce la Cassa Integrazione straordinaria e l’art.18), hanno sabotato il ddl Anticorruzione (con agenti infiltrati, aumenti di pena e premi ai pentiti), hanno intralciato il blocca-prescrizione (dal 1° gennaio 2020), il veto al nuovo voto di scambio politico-mafioso, l’abolizione dei vitalizi, i fondi in manovra per RdC, i rimborsi ai truffati dalle banche, lo stop al bavaglio sulle intercettazioni e alla svuotacarceri.
Poi non bastasse sono scese in piazza insieme con i sindacati contro il RdC e l’aumento delle pensioni minime a 780€, caso unico nella storia d’Italia, in cui le élites affaristiche manifestano insieme con i sindacati.
Il M5S si afferma così come unica forza antisistema, che combatte contro le lobby di potere (Iren, inceneritori, Tav, Mose, banche…), mentre la Lega appare come un partito pienamente integrato nel sistema neoliberista, sostiene le privatizzazioni al pari di Confindustria (sanità, welfare, concessioni), asseconda le cattedrali nel deserto delle grandi opere inutili… ma nonostante ciò il cdx ha vinto la regione Abruzzo, quella dei terremotati de L’Aquila, miseramente frodati dalle news town di plastica di Berlusconi.
La guerra di Davide contro Golia è una guerra all’ultimo sangue, cruda e violenta, quindi non può accontentarsi di candidati inesperti e incapaci, ignari delle battaglie pregresse, privi di un attivismo incisivo e di una dialettica eloquente, capaci solo di fare i lacché di sciacalli dorati, attorniati da altri veri sciacalli pronti a mordere mortalmente la preda.

Perché allora dovrebbe essere la stessa cosa votare Lega o votare M5S? Dato che la guerra contro il sistema la fa solo il MoV, ma sarebbe decisamente più determinante se finalmente si risolvesse l’anarchismo parassitario e clientelare dell’organizzazione interna. Arridaje!